Alla fine ha fatto un passo indietro. Peter Szentmihalyi Szabo, principale candidato a diventare ambasciatore dell’Ungheria a Roma, ha rinunciato all’incarico. E’ stato il ministero degli Esteri di Budapest a comunicare la decisione del 69enne poeta, scrittore ed esponente politico di destra, al centro delle polemiche per le sue posizioni antisemite. Da alcuni giorni in Ungheria la nomina dell’ambasciatore in Italia è diventata un caso politico che ha creato non pochi imbarazzi al governo guidato dal partito di destra nazionalista di Viktor Orban. Mercoledì 23 luglio (come riporta il Corriere della Sera) Abraham H. Foxman, direttore della più grande organizzazione mondiale contro l’antisemitismo, l’Anti Defamation League, aveva inviato da New York una lettera al ministro degli Esteri italiano Federca Mogherini in cui chiedeva di non concedere il gradimento a Szentmihalyi Szabo: “Noi speriamo – ha scritto Foxman – che risulterà chiaro al governo ungherese che il signor Szabo non sarebbe gradito a Roma”. Nella lettera il direttore di Adl denunciava che il poeta ungherese ha pubblicato testi contenenti teorie cospirative antisemite e ha bollato gli ebrei ungheresi come “agenti di Satana“, accusandoli di aver lucrato “sull’industria dell’Olocausto”.
Ma la Farnesina, in una nota, ha confermato che “non è arrivata al ministero alcuna richiesta di gradimento per la sostituzione dell’attuale ambasciatore di Ungheria a Roma, giunto alla fine della sua missione in Italia”. Il ministero – continua la nota – “auspica, per lo sviluppo proficuo del dialogo italo-ungherese, che entrambi i Paesi possano disporre dei migliori e più efficaci canali di comunicazione, e confida dunque che per la guida della rappresentanza diplomatica sia proposta una personalità in grado di contribuire efficacemente al consolidamento delle relazioni tra i due Paesi”. Con il ritiro di Szentmihalyi Szabo si interrompe l’iter per la formalizzazione della nomina: il ministero degli Esteri ha comunicato infatti che è stata annullata l’audizione in programma la prossima settimana, alla commissione esteri del Parlamento, che avrebbe segnato l’ultima tappa prima della richiesta del gradimento all’Italia.
L’ambasciatore Szentmihalyi Szabo ha alle spalle una lunga carriera accademica, anche se attualmente non ha nessuno incarico. Nel 2000 ha pubblicato “Gli agenti di satana”, di cui il quotidiano milanese riporta un passaggio: “Vivono qui in Ungheria, parlano e scrivono in ungherese, ma ci odiano (…) Non è difficile riconoscerli perché sono vili e impertinenti allo stesso tempo. Il denaro è il loro Dio (…) Cerchi scuri sotto gli occhi, la pelle flaccida, piedi freddi”. Nel 2002 l’ambasciatore è entrato a far parte del partito antisemita della destra radicale (Miép).
Inoltre, negli scorsi anni, lo scrittore ha esaltato la Guardia ungherese, organizzazione paramilitare del partito estremista Jobbik creata per l’intimidazione dei rom e degli ebrei, e nelle sue pubblicazioni ha esortato alla riconquista dei territori ungheresi persi nel 1918. Tra le tante critiche anche quelle più “moderate” di chi ne ha sottolineato la mancanza di esperienza diplomatica e la non conoscenza della lingua italiana. Nonostante il polverone solo due giorni fa, il portavoce del ministero degli Esteri aveva confermato che da ambasciatore avrebbe avuto una “importante missione culturale in Italia”.