Ci sono delle ragazze che dichiarano di non avere bisogno del femminismo, e le femministe che fanno? Non si pongono due domande, scrivono chilometri di parole autoconsolatorie e fanno marketing di se stesse. C’è chi scrive che il femminismo serve perché una bambina di otto anni, in India, è stata stuprata e impiccata. C’è chi dice che deve esistere perché le giovani ragazze hanno un debito storico con le mamme e dunque, ‘ste mamme, devono essere accompagnate fino alla tomba da figlie/badanti stracolme di gratitudine e con grande disponibilità alla cura. C’è chi scrive che va bene finché sono giovani e belle ma quando saranno vecchie, brutte e stanche, ecco, allora si che avranno bisogno del femminismo. C’è chi racconta che senza il femminismo, addirittura, le donne non potrebbero oggi scrivere su Facebook, o non avrebbero un tumblr, e io mi sento molto in imbarazzo, da femminista, per queste femministe che sfornano un luogo comune dopo l’altro, senza prestare ascolto ad una rivendicazione che alla meglio viene bollata con un insulto (deficienti, ignoranti, idiote) giusto per confermare quanto sia necessario il femminismo a quelle che dicono di non averne bisogno.
Loro dicono “io non ho bisogno di te” e quelle dicono “ingrate, deficienti, voi non capite niente, respirate solo grazie a noi”. E credo che non ci sia bisogno di essere un genio in comunicazione per capire che forse, questo, non è l’approccio giusto. Perché io vedo una reazione corporativa, di chi mostra tutta la propria fragilità e anche parecchia indisponibilità all’ascolto. Vedo una supponenza che poi è quella che rende antipatico un certo femminismo, e non scordiamo che parliamo soprattutto degli Stati Uniti, dove c’è il femminismo radicale alla Dworkin e MacKinnon che la fa da padrona (le antiporno, le abolizioniste della prostituzione, quelle che le donne sono tutte vittime e gli uomini tutti carnefici) e quel femminismo lì, di cui vediamo esempi, sempre più prepotentemente, anche in Europa, è fortemente normativo, svaluta e disprezza le donne che non aderiscono alla norma, applica slut shaming contro quelle che non sono d’accordo e a tratti si serve di bulle che in rete, su Twitter o Facebook, agiscono da squadriste e non fanno altro che assediare spazi e persone per farle sentire delle chiavichette umane se solo non diventano delle acritiche yeswomen.
Certo, molti messaggi propendono per la conservazione, alcuni sono profondamente sessisti, a dimostrare che le donne non sono tutte uguali. Certo, il linguaggio usato è preso in prestito anche dai maschilisti, ma hanno una alternativa culturale che dia risposte al loro disagio? Se una donna scrive “Io non ho bisogno del femminismo perché non mi sento vittima” qualcuna si è chiesta chi le ha imposto di sentirsi tale? Qualcuna ha immaginato quella ventenne mentre si muove in un mondo precario, assieme ad altri uomini precari, e vede che proprio le femministe, quelle filo/istituzionali, di cui dovrebbe aver bisogno sono attaccate al potere, alla poltrona, e votano leggi economiche che favoriscono la sua precarietà? Qualcuna ha rimesso in discussione un po’ delle proprie convinzioni? Qualcuna ha mostrato disponibilità all’ascolto o siete tutte lì dietro una barricata a sparare alle donne che non la pensano come voi?
Il punto è che le femministe, in generale, ne escono delegittimate, in special modo quelle che dicono di fare leggi e scelte in nome delle donne. Ebbene: quelle donne vi stanno prendendo in giro, sfottendo, licenziando perché stanno dicendo che si rappresentano da sole, perciò se il femminismo si riduce a una barricata dietro la quale ci sono donne con i fucili pronte per sparare ad una folla di gente, uomini e donne, che arrivano a dire che bisogna smettere di parlare in nome loro, direi che non c’è davvero molto di cui discutere. Invece il femminismo, per quel che mi riguarda, è quello che è anche disposto a rivedere il proprio linguaggio, ad abbandonare presunzione e supponenza e ad ascoltare le ragioni per cui queste ragazze sono così stufe di un movimento dal quale addirittura vogliono prendere le distanze.
E sia chiara una cosa: se le donne non vogliono essere rappresentate da altre donne figuriamoci se sono gli uomini che possono farlo. Di colonizzazioni maschili ne abbiamo già subite fin troppe e se c’è una cosa sulla quale siamo tutte d’accordo è che nessuno dice alle donne quel che è bene per loro, donna o uomo che sia.
Facciamo che ribaltiamo il messaggio e, a prescindere da chi detta le regole, ciascun@ dichiara quello di cui non ha bisogno. Io non ho bisogno di qualcun@ che mi dica se abortire oppure no. Non ho bisogno di qualcun@ che mi dica cosa fare del mio corpo, come vivere la mia sessualità e le mie relazioni. Non ho bisogno di qualcun@ che mi impone regole morali e divieti e che mi fa i cazziatoni se mi mostro in mutande, vestita, spogliata, con o senza trucco. Non ho bisogno di chi mi usa per legittimare un governo, un partito, o qualunque bottega alla quale porta linfa. Non ho bisogno di chi mi dice che devo restare in una terra povera se voglio migrare in quella che mi offre più opportunità. Io ho bisogno di essere libera da costrizioni normative, da chiunque esse vengano imposte. E questo è tutto.
Eretica
Precari(A)
Donne di Fatto - 26 Luglio 2014
#WomenAgainstFeminism e femministe che tendono all’autoconservazione
Loro dicono “io non ho bisogno di te” e quelle dicono “ingrate, deficienti, voi non capite niente, respirate solo grazie a noi”. E credo che non ci sia bisogno di essere un genio in comunicazione per capire che forse, questo, non è l’approccio giusto. Perché io vedo una reazione corporativa, di chi mostra tutta la propria fragilità e anche parecchia indisponibilità all’ascolto. Vedo una supponenza che poi è quella che rende antipatico un certo femminismo, e non scordiamo che parliamo soprattutto degli Stati Uniti, dove c’è il femminismo radicale alla Dworkin e MacKinnon che la fa da padrona (le antiporno, le abolizioniste della prostituzione, quelle che le donne sono tutte vittime e gli uomini tutti carnefici) e quel femminismo lì, di cui vediamo esempi, sempre più prepotentemente, anche in Europa, è fortemente normativo, svaluta e disprezza le donne che non aderiscono alla norma, applica slut shaming contro quelle che non sono d’accordo e a tratti si serve di bulle che in rete, su Twitter o Facebook, agiscono da squadriste e non fanno altro che assediare spazi e persone per farle sentire delle chiavichette umane se solo non diventano delle acritiche yeswomen.
Il punto è che le femministe, in generale, ne escono delegittimate, in special modo quelle che dicono di fare leggi e scelte in nome delle donne. Ebbene: quelle donne vi stanno prendendo in giro, sfottendo, licenziando perché stanno dicendo che si rappresentano da sole, perciò se il femminismo si riduce a una barricata dietro la quale ci sono donne con i fucili pronte per sparare ad una folla di gente, uomini e donne, che arrivano a dire che bisogna smettere di parlare in nome loro, direi che non c’è davvero molto di cui discutere. Invece il femminismo, per quel che mi riguarda, è quello che è anche disposto a rivedere il proprio linguaggio, ad abbandonare presunzione e supponenza e ad ascoltare le ragioni per cui queste ragazze sono così stufe di un movimento dal quale addirittura vogliono prendere le distanze.
E sia chiara una cosa: se le donne non vogliono essere rappresentate da altre donne figuriamoci se sono gli uomini che possono farlo. Di colonizzazioni maschili ne abbiamo già subite fin troppe e se c’è una cosa sulla quale siamo tutte d’accordo è che nessuno dice alle donne quel che è bene per loro, donna o uomo che sia.
Facciamo che ribaltiamo il messaggio e, a prescindere da chi detta le regole, ciascun@ dichiara quello di cui non ha bisogno. Io non ho bisogno di qualcun@ che mi dica se abortire oppure no. Non ho bisogno di qualcun@ che mi dica cosa fare del mio corpo, come vivere la mia sessualità e le mie relazioni. Non ho bisogno di qualcun@ che mi impone regole morali e divieti e che mi fa i cazziatoni se mi mostro in mutande, vestita, spogliata, con o senza trucco. Non ho bisogno di chi mi usa per legittimare un governo, un partito, o qualunque bottega alla quale porta linfa. Non ho bisogno di chi mi dice che devo restare in una terra povera se voglio migrare in quella che mi offre più opportunità. Io ho bisogno di essere libera da costrizioni normative, da chiunque esse vengano imposte. E questo è tutto.
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Mondo
Gaza, niente accordo per estendere la prima fase del cessate il fuoco. Israele blocca gli aiuti umanitari
Buriram, 2 mar. (Adnkronos) - Altra doppietta dei fratelli Marquez nel Gp della Thailandia di MotoGp. Dopo la Sprint Race i fratelli spagnoli hanno occupato le prime due posizioni anche nella gara lunga, con la Ducati ufficiale di Marc Marquez che fa doppietta davanti ad Alex Marquez, con la Ducati del Team Gresini, terza anche in gara l'altra Ducati ufficiale di Pecco Bagnaia, per il tris di ducatisti sul podio, a seguire Franco Morbidelli, poi l'Aprilia del rookie Ai Ogura, e Marco Bezzecchi, mentre sono usciti Acosta e Mir e si è ritirato Fernandez.
Marc Marquez parte bene e guadagna subito la testa della gara ma a circa 19 giri al termine, un po' a sorpresa, Alex Marquez passa il fratello, che sembra aver deliberatamente rallentato per farsi passare e mettersi in scia del fratello, forse per un problema di pressione gomme. Dopo aver seguito a pochi decimi il fratello, a tre giri dal termine, Marc passa il fratello e scappa via verso la seconda vittoria consecutiva e la testa della classifica mondiale. (segue)
Gaza, 2 mar. (Adnkronos/Afp) - Hamas insiste sulla necessità di attuare la seconda fase del cessate il fuoco con Israele, dopo che Israele ha approvato un'estensione temporanea della fase iniziale.
"L'unico modo per raggiungere la stabilità nella regione e il ritorno dei prigionieri è completare l'attuazione dell'accordo, iniziando con l'attuazione della seconda fase", ha affermato il leader di Hamas Mahmoud Mardawi.
Roma, 1 mar. (Adnkronos) - "Fulco Pratesi ha saputo non solo denunciare i mali che affliggono l'ambiente ma ha saputo esercitare una grande funzione pedagogica di informazione e formazione sui temi ambientali. Personalmente ricordo il grande contributo di consigli e di indicazioni durante il periodo in cui sono stato ministro dell'Ambiente e in particolare per l'azione che condussi per la costituzione dei Parchi nazionali e per portare la superficie protetta del paese ad un livello più europeo. Ci mancherà molto". Lo afferma Valdo Spini, già ministro dell'Ambiente nei Governi Ciampi e Amato uno.
Roma, 1 mar. (Adnkronos) - "Le immagini che arrivano dalla città di Messina, dove si sono verificati scontri tra Forze dell'Ordine e manifestanti nel corso di una manifestazione no ponte, mi feriscono come messinese e come rappresentante delle istituzioni. Esprimo tutta la mia solidarietà alle Forze dell'Ordine e all'agente ferito, cui auguro una pronta guarigione, e condanno fermamente quanto accaduto. Esprimere il proprio dissenso non autorizza a trasformare una manifestazione in un esercizio di brutalità”. Lo afferma la senatrice di Fratelli d'Italia Ella Bucalo.
Roma, 1 mar. (Adnkronos) - “Inaccettabile quanto accaduto oggi a Messina in occasione del corteo contro la costruzione del Ponte sullo Stretto. Insulti, intolleranza, muri del centro imbrattati con scritte indegne, violenze contro le Forze dell’Ordine. È assurdo manifestare con simili metodi, coinvolgendo personaggi che nulla possono avere a che fare con il normale confronto democratico. Ferma condanna per quanto accaduto, e solidarietà alle Forze dell’Ordine che hanno gestito con grande professionalità i momenti più tesi della giornata”. Così Matilde Siracusano, sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento e deputata messinese di Forza Italia.
Roma, 1 mar. (Adnkronos) - "Siamo orgogliosi della nostra Marina militare italiana che, con il Vespucci, ha portato nel mondo le eccellenze e i valori del nostro Paese. Bentornati a casa: la vostra impresa, che ho avuto la fortuna di poter vivere personalmente nella tappa di Tokyo, è motivo di vanto per ogni italiano. Grazie!” Così il capogruppo della Lega in commissione Difesa alla Camera Eugenio Zoffili.
Roma, 1 mar. (Adnkronos) - "Di fronte a quanto sta avvenendo nel mondo, agli stravolgimenti geopolitici e all’aggressione subita ieri alla Casa Bianca dal presidente ucraino, troviamo gravi e fuori luogo le considerazioni dei capigruppo di Fdi. Non è una questione di contabilità ma di rispetto verso il Parlamento. E in ogni caso la premier Meloni è venuta a riferire in Parlamento solo prima dei Consigli europei, come hanno fatto tutti gli altri suoi predecessori, perché era un suo dovere. E da oltre un anno e mezzo non risponde alle domande libere di un Premier time in Aula. Oggi siamo di fronte ad una gravissima crisi internazionale e alla vigilia di un Consiglio europeo che dovrà prendere decisioni importanti per l’Ucraina e per l’Europa. Dovrebbe essere la stessa Giorgia Meloni a sentire l’urgenza di venire in Aula per dire al Paese, in Parlamento, non con un video sui social, da che parte sta il Governo italiano e quale contributo vuole dare, in sede europea, per trovare una soluzione". Lo affermano i capigruppo del Pd al Senato, alla Camera e al Parlamento europeo Francesco Boccia, Chiara Braga e Nicola Zingaretti.
"Per questo -aggiungono- ribadiamo la nostra richiesta: è urgente e necessario che la presidente del Consiglio venga in Aula prima del Consiglio europeo del 6 marzo. Non si tratta di una concessione al Parlamento, che merita maggior rispetto da parte degli esponenti di Fdi e di Giorgia Meloni che continua a sottrarsi al confronto”.