“Il patto del Nazareno esiste e io l’ho visto. Io come molti altri dirigenti di Forza Italia“. Giovanni Toti, eurodeputato di FI, conferma l’esistenza della carta spesso evocata nel dibattito politico degli ultimi giorni. Il “contratto” sulle riforme tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi, ha spiegato il consigliere politico del leader di Fi durante un dibattito alla rassegna culturale Ponza d’Autore, “è’ un semplicissimo foglio di carta che prevede alcune tappe schematiche del processo di riforma”.

Il patto del Nazareno è il frutto del contestato incontro sulle riforme del 18 gennaio 2014 tra il segretario del Pd (non ancora premier) e il decaduto e pregiudicato leader di Forza Italia. Da lì in poi si è periodicamente parlato di un testo scritto che fissava i paletti – più o meno confessabili – dell’accordo che dovrebbe cambiare la fisionomia costituzionale dell’Italia. Con conseguenti proteste, del Movimento 5 Stelle ma non solo, sul fatto che delle riforme attualmente in discussione in Parlamento possa esistere una versione ignota a quegli stessi parlamentari che dovranno votarle. E ai cittadini. “Renzi tolga il segreto sul patto del Nazareno”, ha esortato tra gli altri il giurista Stefano Rodotà. Quanto ai Cinque Stelle, l’ombra del patto segreto incombente su Renzi è stata evocata nei tentativi di approccio al Pd sui temi della corruzione, che poi in Parlamento stentano a decollare: “Perché Pd e Forza Italia temporeggiano e rinviano?”, si chiedeva per esempio il senatore Maurizio Buccarella. “E’ sempre più evidente che nello scellerato patto del Nazareno ci sia una garanzia di impunità per corrotti, corruttori e falsificatori di bilancio e che la linea calata dall’alto imponga uno stop alle norme anti-corruzione che ormai siamo rimasti in pochi a chiedere a gran voce”.

Pochi giorni fa è stato lo stesso Berlusconi a evocarlo in termini non proprio da padre costituente, secondo un retroscena pubblicato da Il Fatto Quotidiano: “Ma cosa volete che m’importi del Senato, quella è una cosa di Renzi, io il patto del Nazareno l’ho fatto per la giustizia e la legge elettorale. Se non c’è l’Italicum con i nominati io come vi riporto alla Camera?”. Del pacchetto concordato, concordano diverse fonti che hanno potuto visionarlo, fa parte l’altro nervo eternamente scoperto dell’ormai ex Cavaliere: la salvaguardia dei suoi interessi televisivi e la garanzia contro una nuova ed efficace legge sul conflitto d’interesse

“E’ una cosa semplicissima nella sua banalità, un appunto scritto a penna sulle cose da fare”, ha spiegato ancora Toti. “La legge elettorale per cui la partenza era il modello spagnolo, e riguardo il Senato prevedeva tre clausole: la non elettività, il non compenso, e la fine del bicameralismo, ovvero la doppia approvazione delle leggi”. Infine, sul foglio Toti dice che non c’era nessuna firma, ma rivela che la calligrafia non era quella di Berlusconi, forse – osserva ironico – era quella di Verdini.

Che il patto includa la giustizia è stato confermato pochi giorni anche dal Mattinale di Forza Italia: “Altro che riforme chic (che voteremo), qui si tratta di far partire riforme shock (che non si vedono)”, si leggeva nella nota politica di Fi del 23 luglio. “Renzi non punisca il Senato con i lavori forzati per il reato di lesa maestà. E si ricordi che nel Patto del Nazareno c’è la riforma della giustizia, calpestata preventivamente col trattamento Galan” (il parlamentare di Forza Italia per il quale la Camera ha votato sì all’arresto per corruzione nell’ambito dell’inchiesta Mose, ndr). In particolare, la giustizia è “al terzo punto del Nazareno”, specificava il Mattinale.

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