Fiumi di parole sulla gaffe razzista su Optì Pobà, sui giochi di potere in Federazione, sulla contrapposizione tra il vecchio che resiste e il nuovo che avanza. Ma cosa propongono nel concreto Carlo Tavecchio e Demetrio Albertini per cambiare il calcio italiano? Da qualche giorno sul sito della Figc sono disponibili i programmi presentati dai due candidati in vista dell’assemblea dell’11 agosto. E dal loro confronto emerge un insieme di proposte diverse e battaglie comuni. Ma anche alcuni punti nebulosi, su cui sarebbe stata opportuna maggior chiarezza, come ad esempio la riforma dei campionati, la questione del vincolo sportivo e la revisione degli equilibri federali. Nel manifesto di Albertini (25 pagine di intenti forse troppo programmatici) spiccano l’introduzione delle seconde squadre e di un sistema di rating dei vivai, la messa a punto di un Fair play finanziario italiano, una netta distinzione fra mondo del professionismo e dilettantismo. Il programma di Tavecchio è più breve e pragmatico: il piatto forte sono lo sviluppo dei centri di formazione federale per giovani e il modello britannico di ingresso per gli extra-comunitari, ma si parla anche di ius soli (il diritto di cittadinanza per i figli di immigrati nati in Italia), seconde proprietà e revisione del modello di governance.
VIVAI E CENTRI FEDERALI: PIÙ SPAZIO PER I GIOVANI
La parte sportiva è quella dove probabilmente i candidati esprimono le idee più interessanti. Leitmotiv comune è il rilancio dei talenti italiani. Albertini è da sempre grande sostenitore delle seconde squadre, “modello di crescita ideale dei giovani in gran parte d’Europa” (proposta però fortemente invisa alla Lega Pro); insieme ad esse, l’ex centrocampista del Milan vorrebbe introdurre una serie di norme ispirate ai principi del Fair play finanziario, per “valorizzare gli investimenti a lungo termine” come quelli nei settori giovanili. L’obiettivo finale è quello di costruire un sistema di rating dei vivai, con l’incentivo di contributi per i migliori. Tavecchio, invece, è contrario alle squadre B (non potrebbe essere altrimenti, visto il patto di ferro con Mario Macalli, presidente della Lega italiana calcio professionistico), e rilancia con l’idea delle seconde proprietà (come quella di Claudio Lotito, altro suo alleato, che possiede sia la Lazio che la Salernitana), un modello che “può offrire risorse in termini di formazione dei giovani e salvaguardare importanti realtà” (ma che può prestare il fianco a pericolosi conflitti d’interesse). Soprattutto, però, il presidente della Lega nazionale dilettanti punta sullo sviluppo di venti centri di formazione federale (già realizzati dalla sua Lega), in cui organizzare corsi, allenamenti e selezioni regionali dei migliori prospetti in coordinamento con i club di appartenenza, così da “potenziare al meglio la base della piramide del nostro calcio”.
COMPOSIZIONE DELLE ROSE E RIFORMA DEI CAMPIONATI
L’obiettivo è quello di ampliare il numero di giocatori reclutabili dalla nazionale. Qui, però, arrivano i primi nodi. Entrambi vorrebbero introdurre dei criteri di composizione delle rose. Albertini entra anche nel dettaglio, proponendo un tetto di 25 giocatori, di cui 8/10 formati nei vivai nazionali. L’idea piace pure a Tavecchio, che però sottolinea la necessità di confrontarsi con le norme nazionali e comunitarie in tema di libera circolazione dei lavoratori (una questione che ha già procurato problemi alla Federazione Pallacanestro). La questione è più complessa di quanto sembri. Intanto, il numero uno dei dilettanti propone, per quanto riguarda gli extracomunitari, di copiare il modello britannico, che prevede il rilascio del visto solo in presenza di precisi requisiti qualitativi, così da evitare l’invasione di giocatori mediocri acquistati per far favori a procuratori e faccendieri. Proprio il tema su cui Tavecchio è scivolato in maniera grossolana dal punto di vista verbale, ma che presenta un fondo di verità. Entrambi i candidati parlano anche della riforma dei campionati, prospettando una riduzione fisiologica del numero delle squadre professionistiche. Nessuno dei due, però, spiega quanto, come e quando. E considerate le recenti difficoltà, sarebbe stato più opportuno mettere in chiaro da subito quale progetto di riforma si voglia perseguire (sul tema l’attrito fra le varie leghe è massimo).
FEDERAZIONE: MENO CORPORATIVISMO, MA COME?
Altro argomento è la riforma della governance federale. Sia Tavecchio che Albertini riconoscono la situazione stagnante della Figc, cristallizzata nei suoi equilibri di potere, e la necessità di rendere i processi decisionali più efficaci. Tavecchio immagina una figura di Segretario generale, che riunisca gli attuali ruoli di Direttore generale e Segretario Federale: una carica potente e ambita, braccio operativo del presidente, con alle dipendenze una serie di direttori con deleghe specifiche. Per Albertini, invece, bisogna separare in maniera netta il mondo del professionismo da quello del dilettantismo, anche in seno alla Federazione, a livello di competenze e poteri. Il vero scoglio, come riconoscono entrambi, è però quello di “affrontare il tema delle maggioranze per il governo e per le modifiche statutarie”, come scrive Tavecchio; di “individuare nuovi assetti che consentano al calcio professionistico di incidere maggiormente e a quello dilettantistico di svilupparsi”, aggiunge Albertini. Già, ma quali? Nessuno dei due entra nel dettaglio della questione, spinosissima visti gli interessi delle varie componenti in campo. E una vaghezza in sede di programma è sintomo di indecisione.
CONTRIBUTI CONI, IUS SOLI E ALTRI INTERVENTI
Battaglia che attende il prossimo presidente è quella sul fronte dei contributi pubblici: la revisione dei criteri di assegnazione dei fondi Coni spaventa la Figc, ed entrambi i candidati vi dedicano grande attenzione. Tavecchio, addirittura, rilancia, sostenendo come alla Federazione “venga restituita solo una piccolissima parte dell’enorme gettito che versa allo Stato” e che “è impensabile che si continui così”. Si prospetta quindi un duro scontro con il Coni. Nel programma del numero uno dei dilettanti c’è spazio anche per lo ius soli (“un tema non di competenza delle carte federali, ma che certamente può avere ripercussioni positive sul tesseramento di calciatori selezionabili per le nazionali, come in Germania”). Sia lui che Albertini citano poi il vincolo sportivo, questione su cui da anno non si riesce a trovare una soluzione. E nessuno si sbilancia su come farlo. È solo uno dei tanti punti su cui i candidati sembrano avere le idee poco chiare. Nelle pagine dei due manifesti si parla poi anche di lotta alla violenza, alla corruzione e al calcioscommesse, cultura sportiva, attività di base nelle scuole. Tanti buoni propositi, forse pochi numeri e misure concrete. Al di là delle polemiche, il cambiamento passa anche e soprattutto dai contenuti. E su questi, come dimostra l’analisi dei due programmi, c’è ancora molto da lavorare.
Twitter: @lVendemiale
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Figc, Albertini-Tavecchio: scontro per la presidenza. I programmi a confronto
Sul sito della Figc sono disponibili le proposte dei due candidati in vista dell'elezione dell'11 agosto. Visioni diverse ma anche battaglie comuni. L'ex centrocampista del Milan punta sull'introduzione delle seconde squadre e di un sistema di rating dei vivai, oltre che alla messa a punto di un Fair play finanziario. Mentre il numero uno della Lega dilettanti vuole centri di formazione federale per giovani e il modello britannico di ingresso per gli extra-comunitari, ma si parla anche di ius soli
Fiumi di parole sulla gaffe razzista su Optì Pobà, sui giochi di potere in Federazione, sulla contrapposizione tra il vecchio che resiste e il nuovo che avanza. Ma cosa propongono nel concreto Carlo Tavecchio e Demetrio Albertini per cambiare il calcio italiano? Da qualche giorno sul sito della Figc sono disponibili i programmi presentati dai due candidati in vista dell’assemblea dell’11 agosto. E dal loro confronto emerge un insieme di proposte diverse e battaglie comuni. Ma anche alcuni punti nebulosi, su cui sarebbe stata opportuna maggior chiarezza, come ad esempio la riforma dei campionati, la questione del vincolo sportivo e la revisione degli equilibri federali. Nel manifesto di Albertini (25 pagine di intenti forse troppo programmatici) spiccano l’introduzione delle seconde squadre e di un sistema di rating dei vivai, la messa a punto di un Fair play finanziario italiano, una netta distinzione fra mondo del professionismo e dilettantismo. Il programma di Tavecchio è più breve e pragmatico: il piatto forte sono lo sviluppo dei centri di formazione federale per giovani e il modello britannico di ingresso per gli extra-comunitari, ma si parla anche di ius soli (il diritto di cittadinanza per i figli di immigrati nati in Italia), seconde proprietà e revisione del modello di governance.
VIVAI E CENTRI FEDERALI: PIÙ SPAZIO PER I GIOVANI
La parte sportiva è quella dove probabilmente i candidati esprimono le idee più interessanti. Leitmotiv comune è il rilancio dei talenti italiani. Albertini è da sempre grande sostenitore delle seconde squadre, “modello di crescita ideale dei giovani in gran parte d’Europa” (proposta però fortemente invisa alla Lega Pro); insieme ad esse, l’ex centrocampista del Milan vorrebbe introdurre una serie di norme ispirate ai principi del Fair play finanziario, per “valorizzare gli investimenti a lungo termine” come quelli nei settori giovanili. L’obiettivo finale è quello di costruire un sistema di rating dei vivai, con l’incentivo di contributi per i migliori. Tavecchio, invece, è contrario alle squadre B (non potrebbe essere altrimenti, visto il patto di ferro con Mario Macalli, presidente della Lega italiana calcio professionistico), e rilancia con l’idea delle seconde proprietà (come quella di Claudio Lotito, altro suo alleato, che possiede sia la Lazio che la Salernitana), un modello che “può offrire risorse in termini di formazione dei giovani e salvaguardare importanti realtà” (ma che può prestare il fianco a pericolosi conflitti d’interesse). Soprattutto, però, il presidente della Lega nazionale dilettanti punta sullo sviluppo di venti centri di formazione federale (già realizzati dalla sua Lega), in cui organizzare corsi, allenamenti e selezioni regionali dei migliori prospetti in coordinamento con i club di appartenenza, così da “potenziare al meglio la base della piramide del nostro calcio”.
COMPOSIZIONE DELLE ROSE E RIFORMA DEI CAMPIONATI
L’obiettivo è quello di ampliare il numero di giocatori reclutabili dalla nazionale. Qui, però, arrivano i primi nodi. Entrambi vorrebbero introdurre dei criteri di composizione delle rose. Albertini entra anche nel dettaglio, proponendo un tetto di 25 giocatori, di cui 8/10 formati nei vivai nazionali. L’idea piace pure a Tavecchio, che però sottolinea la necessità di confrontarsi con le norme nazionali e comunitarie in tema di libera circolazione dei lavoratori (una questione che ha già procurato problemi alla Federazione Pallacanestro). La questione è più complessa di quanto sembri. Intanto, il numero uno dei dilettanti propone, per quanto riguarda gli extracomunitari, di copiare il modello britannico, che prevede il rilascio del visto solo in presenza di precisi requisiti qualitativi, così da evitare l’invasione di giocatori mediocri acquistati per far favori a procuratori e faccendieri. Proprio il tema su cui Tavecchio è scivolato in maniera grossolana dal punto di vista verbale, ma che presenta un fondo di verità. Entrambi i candidati parlano anche della riforma dei campionati, prospettando una riduzione fisiologica del numero delle squadre professionistiche. Nessuno dei due, però, spiega quanto, come e quando. E considerate le recenti difficoltà, sarebbe stato più opportuno mettere in chiaro da subito quale progetto di riforma si voglia perseguire (sul tema l’attrito fra le varie leghe è massimo).
FEDERAZIONE: MENO CORPORATIVISMO, MA COME?
Altro argomento è la riforma della governance federale. Sia Tavecchio che Albertini riconoscono la situazione stagnante della Figc, cristallizzata nei suoi equilibri di potere, e la necessità di rendere i processi decisionali più efficaci. Tavecchio immagina una figura di Segretario generale, che riunisca gli attuali ruoli di Direttore generale e Segretario Federale: una carica potente e ambita, braccio operativo del presidente, con alle dipendenze una serie di direttori con deleghe specifiche. Per Albertini, invece, bisogna separare in maniera netta il mondo del professionismo da quello del dilettantismo, anche in seno alla Federazione, a livello di competenze e poteri. Il vero scoglio, come riconoscono entrambi, è però quello di “affrontare il tema delle maggioranze per il governo e per le modifiche statutarie”, come scrive Tavecchio; di “individuare nuovi assetti che consentano al calcio professionistico di incidere maggiormente e a quello dilettantistico di svilupparsi”, aggiunge Albertini. Già, ma quali? Nessuno dei due entra nel dettaglio della questione, spinosissima visti gli interessi delle varie componenti in campo. E una vaghezza in sede di programma è sintomo di indecisione.
CONTRIBUTI CONI, IUS SOLI E ALTRI INTERVENTI
Battaglia che attende il prossimo presidente è quella sul fronte dei contributi pubblici: la revisione dei criteri di assegnazione dei fondi Coni spaventa la Figc, ed entrambi i candidati vi dedicano grande attenzione. Tavecchio, addirittura, rilancia, sostenendo come alla Federazione “venga restituita solo una piccolissima parte dell’enorme gettito che versa allo Stato” e che “è impensabile che si continui così”. Si prospetta quindi un duro scontro con il Coni. Nel programma del numero uno dei dilettanti c’è spazio anche per lo ius soli (“un tema non di competenza delle carte federali, ma che certamente può avere ripercussioni positive sul tesseramento di calciatori selezionabili per le nazionali, come in Germania”). Sia lui che Albertini citano poi il vincolo sportivo, questione su cui da anno non si riesce a trovare una soluzione. E nessuno si sbilancia su come farlo. È solo uno dei tanti punti su cui i candidati sembrano avere le idee poco chiare. Nelle pagine dei due manifesti si parla poi anche di lotta alla violenza, alla corruzione e al calcioscommesse, cultura sportiva, attività di base nelle scuole. Tanti buoni propositi, forse pochi numeri e misure concrete. Al di là delle polemiche, il cambiamento passa anche e soprattutto dai contenuti. E su questi, come dimostra l’analisi dei due programmi, c’è ancora molto da lavorare.
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(Adnkronos) - Un Napoli a due facce batte il Genoa nell’anticipo del 17° turno di Serie A e si riprende la vetta della classifica almeno per una notte. A Marassi la squadra di Conte parte bene, soffre nella ripresa e liquida 2-1 la pratica rossoblù, grazie alle reti di Anguissa e Rrahmani. Gli azzurri volano a 39 punti e superano almeno per il momento l’Atalanta, ferma a quota 38 e impegnata domenica contro l’Empoli.
Il Napoli parte forte e mette subito le cose in chiaro. Gli azzurri bussano già al 5’ alla porta di Leali, con Lukaku che di testa centra la traversa. Poi, intorno al quarto d’ora, è un altro colpo di testa a regalare il vantaggio agli uomini di Conte: Neres crossa, Anguissa brucia Frendrup e salta più in alto di tutti per l’1-0. Partita sbloccata, con Conte che esulta e se la ride in panchina insieme allo staff. Passano altri 8 minuti e il tecnico salentino esulta ancora per il raddoppio, firmato da Rrahmani: Lobotka crossa, il difensore stacca di testa e infila Leali. Due a zero all’intervallo. La squadra di Vieira torna in campo con un altro piglio: dopo pochi secondi, Pinamonti si fa vedere dalle parti di Meret con un bel tiro a giro dal limite, che chiama il portiere al gran colpo di reni, e poi accorcia le distanze al 51’. Palla perfetta di Vitinha e piattone in rete. La partita cambia qui: il Genoa prende coraggio e si affaccia spesso oltre la trequarti, mentre il Napoli ha da difendere ma trova spazi per lanciare le frecce in contropiede. A un quarto d'ora dalla fine, Conte si gioca i cambi davanti e butta dentro la coppia Simeone-Kvaratskhelia al posto di Lukaku e Neres. È una mossa che riaccende gli azzurri, che tornano pericolosi con i guizzi del georgiano. Il pericolo più grande degli ultimi minuti arriva però da Balotelli (entrato a una manciata di minuti dal novantesimo al posto di Miretti). Il cross dalla sinistra pesca in area l'attaccante, ma sulla deviazione è fondamentale l'intervento di Meret, che devia il pallone sul palo. Sospiro di sollievo per Conte, che soffre un po' e porta a casa tre punti d'oro. Per qualche ora, guarderà tutti dall'alto.
(Adnkronos) - Un Napoli a due facce batte il Genoa nell’anticipo del 17° turno di Serie A e si riprende la vetta della classifica almeno per una notte. A Marassi la squadra di Conte parte bene, soffre nella ripresa e liquida 2-1 la pratica rossoblù, grazie alle reti di Anguissa e Rrahmani. Gli azzurri volano a 39 punti e superano almeno per il momento l’Atalanta, ferma a quota 38 e impegnata domenica contro l’Empoli.
Il Napoli parte forte e mette subito le cose in chiaro. Gli azzurri bussano già al 5’ alla porta di Leali, con Lukaku che di testa centra la traversa. Poi, intorno al quarto d’ora, è un altro colpo di testa a regalare il vantaggio agli uomini di Conte: Neres crossa, Anguissa brucia Frendrup e salta più in alto di tutti per l’1-0. Partita sbloccata, con Conte che esulta e se la ride in panchina insieme allo staff. Passano altri 8 minuti e il tecnico salentino esulta ancora per il raddoppio, firmato da Rrahmani: Lobotka crossa, il difensore stacca di testa e infila Leali. Due a zero all’intervallo. La squadra di Vieira torna in campo con un altro piglio: dopo pochi secondi, Pinamonti si fa vedere dalle parti di Meret con un bel tiro a giro dal limite, che chiama il portiere al gran colpo di reni, e poi accorcia le distanze al 51’. Palla perfetta di Vitinha e piattone in rete. La partita cambia qui: il Genoa prende coraggio e si affaccia spesso oltre la trequarti, mentre il Napoli ha da difendere ma trova spazi per lanciare le frecce in contropiede. A un quarto d'ora dalla fine, Conte si gioca i cambi davanti e butta dentro la coppia Simeone-Kvaratskhelia al posto di Lukaku e Neres. È una mossa che riaccende gli azzurri, che tornano pericolosi con i guizzi del georgiano. Il pericolo più grande degli ultimi minuti arriva però da Balotelli (entrato a una manciata di minuti dal novantesimo al posto di Miretti). Il cross dalla sinistra pesca in area l'attaccante, ma sulla deviazione è fondamentale l'intervento di Meret, che devia il pallone sul palo. Sospiro di sollievo per Conte, che soffre un po' e porta a casa tre punti d'oro. Per qualche ora, guarderà tutti dall'alto.
(Adnkronos) - Un bel Napoli batte il Genoa nell’anticipo del 17° turno di Serie A e si riprende la vetta della classifica almeno per una notte. A Marassi la squadra di Conte liquida 2-1 la pratica rossoblù, grazie alle reti di Anguissa e Rrahmani. Gli azzurri volano a 39 punti e superano almeno per il momento l’Atalanta, ferma a quota 38 e impegnata domenica contro l’Empoli.
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(Adnkronos) - Un bel Napoli batte il Genoa nell’anticipo del 17° turno di Serie A e si riprende la vetta della classifica almeno per una notte. A Marassi la squadra di Conte liquida 2-1 la pratica rossoblù, grazie alle reti di Anguissa e Rrahmani. Gli azzurri volano a 39 punti e superano almeno per il momento l’Atalanta, ferma a quota 38 e impegnata domenica contro l’Empoli.
Il Napoli parte forte e mette subito le cose in chiaro. Gli azzurri bussano già al 5’ alla porta di Leali, con Lukaku che di testa centra la traversa. Poi, intorno al quarto d’ora, è un altro colpo di testa a regalare il vantaggio agli uomini di Conte: Neres crossa, Anguissa brucia Frendrup e salta più in alto di tutti per l’1-0. Partita sbloccata, con Conte che esulta e se la ride in panchina insieme allo staff. Passano altri 8 minuti e il tecnico salentino esulta ancora per il raddoppio, firmato da Rrahmani: Lobotka crossa, il difensore stacca di testa e infila Leali. Due a zero all’intervallo. La squadra di Vieira torna in campo con un altro piglio: dopo pochi secondi, Pinamonti si fa vedere dalle parti di Meret con un bel tiro a giro dal limite, che chiama il portiere al gran colpo di reni, e poi accorcia le distanze al 51’. Palla perfetta di Vitinha e piattone in rete. La partita cambia qui: il Genoa prende coraggio e si affaccia spesso oltre la trequarti, mentre il Napoli ha da difendere ma trova spazi per lanciare le frecce in contropiede. A un quarto d'ora dalla fine, Conte si gioca i cambi davanti e butta dentro la coppia Simeone-Kvaratskhelia al posto di Lukaku e Neres. È una mossa che riaccende gli azzurri, che tornano pericolosi con i guizzi del georgiano. Il pericolo più grande degli ultimi minuti arriva però da Balotelli (entrato a una manciata di minuti dal novantesimo al posto di Miretti). Il cross dalla sinistra pesca in area l'attaccante, ma sulla deviazione è fondamentale l'intervento di Meret, che devia il pallone sul palo. Sospiro di sollievo per Conte, che soffre un po' e porta a casa i tre punti. Per qualche ora, guarderà tutti dall'alto.
Roma, 21 dic (Adnkronos) - Il concerto di Natale alla Camera "Morricone dirige Morricone", registrato questo pomeriggio nell'Aula di Montecitorio, sarà in onda su Rai 1, a cura di Rai Parlamento, lunedì 23 dicembre alle 15.30. Alla stessa ora sarà trasmesso anche sulla webtv della Camera e sul canale satellitare. Lo rende noto la Camera.
L'evento è introdotto dal Presidente Lorenzo Fontana. Il Maestro Andrea Morricone esegue molte delle celebri composizioni del padre Ennio. Il programma, introdotto dall'Inno italiano, abbraccia i brani più famosi, da "Gli Intoccabili" a "The Mission". A interpretare le musiche sono: l'orchestra Roma Sinfonietta, con la direzione del Maestro Andrea Morricone e il Coro Claudio Casini dell'Università di Roma Tor Vergata diretto dal Maestro Stefano Cucci. La direzione artistica è a cura di Luigi Lanzillotta.
Roma, 21 dic (Adnkronos) - “Le dimissioni del capo del Dap Giovanni Russo sono il segno evidente del fallimento delle politiche del governo sul carcere a fronte delle tragiche condizioni in cui versano". Lo dice Riccardo Magi.
"Sovraffollamento, suicidi, abusi, condizioni disumane indegne per un Paese europeo. Ed evidentemente sono anche il frutto del fatto che la linea portata avanti dal sottosegretario Delmastro Delle Vedove non ha favorito una visione e un approccio ai problemi del carcere compatibili con la Costituzione. Nordio riferisca in aula al più presto in aula e spieghi se sulle carceri vuole cambiare rotta o proseguire su questa linea disastrosa”, conclude il segretario di Più Europa.
Roma, 21 dic (Adnkronos) - "Le dimissioni di Giovanni Russo dal vertice del Dap sono una conferma del fallimento di una politica carceraria di questo Ministero, di questo Governo". Lo dicono la responsabile Giustizia Pd Debora Serracchiani, il capogruppo dem in Bicamerale Antimafia Walter Verini e i due capigruppo dem delle commissioni Giustizia Senato e Camera Alfredo Bazoli e Federico Gianassi.
"Questi due anni hanno aggravato una situazione difficile, con il dramma dei suicidi dei detenuti, con un sovraffollamento disumano, con condizioni difficilissime anche per il lavoro della Polizia Penitenziaria. E con risposte inesistenti e ciniche da parte di Ministro e Sottosegretari. Anche le condizioni di lavoro del Dap sono state rese certamente più difficili. Chiameremo Nordio a riferire alle Camere sulla gravità ulteriore della situazione", aggiungono.