La notizia del giorno doveva essere il possibile cedimento della maggioranza e il primo (e finora unico) successo di chi si oppone al testo sulle riforme costituzionali: l’approvazione di un emendamento della Lega. E invece a conclusione della terza giornata di votazioni al Senato il bilancio è simile a quello di disordini al bar all’angolo: un parapiglia, una senatrice del Nuovo Centrodestra (Laura Bianconi) all’ospedale con una spalla lussata, un suo collega leghista (Nunziante Consiglio) che sviene e si riprende solo nell’infermeria di Palazzo Madama.
E’ la fine dell’ennesima giornata con tanta tensione (soprattutto tra il presidente Piero Grasso e le opposizioni) e pochissimo lavoro. Dopo l’approvazione di una proposta di modifica del Carroccio (con l’esultanza, baci e abbracci tra grillini e leghisti), Grasso nega il voto segreto su un altro emendamento che avrebbe dimezzato il numero dei deputati. Lì parte la protesta delle opposizioni che nel corso delle ore sembra salire sempre più di tono. Grasso sospende per 4 volte in pochi minuti la seduta perché i senatori della Lega e del M5s gridano “Libertà, libertà” ogni volta che riprendono i lavori. A quel punto il presidente del Senato riunisce i capigruppo: l’incontro dura più o meno tre ore, ma Vito Petrocelli (M5s) esce quasi sbattendo la porta (“E’ solo una finzione”). Si torna in Aula non prima delle 21, i toni sembrano finalmente urbani. Ma alla richiesta della Lega di rimandare la seduta all’indomani, tutte le forze di maggioranza dicono di no. Grasso quindi fa ripartire il dibattito, ma non c’è il tempo neanche di dare la parola a qualcuno dei senatori. Ripartono i cori e c’è chi va oltre. Questa volta i Cinque Stelle non c’entrano. Sono i leghisti che vanno oltre. Fischietti e cartelli (“Ladri di democrazia”, “Grasso come Moreno”, “Qual’è la merce di scambio” con tanto di apostrofo di troppo). Grasso cerca di resistere, non sospende la seduta, fa intervenire i commessi per rimuovere i manifesti. Si accende un tira e molla che finisce con un colpo alla senatrice Bianconi che si va a far visitare in ospedale. Il primo che corre da Grasso a dare l’allarme a Grasso è Domenico Scilipoti. A quel punto non si può non interrompere i lavori. “Quello accaduto è un colpo drammatico per il Senato della Repubblica – dice Grasso – Qualunque senatore, qualunque posizione ideologica abbia preso in questo dibattito, deve comprendere che quando a dei colleghi viene impedito di partecipare alla vita democratica, perchè colpiti o fisicamente feriti, si colpisce il morale, l’etica che deve essere alla base della nostra funzione”. Il consiglio di presidenza è pronto far scattare le sanzioni.
La vittoria delle opposizioni con l’emendamento Candiani
Nicola Latorre lo considera un incidente, Matteo Renzi si affretta a dire che non è un remake della carica delle 101 cannonate che abbatterono la strada di Romano Prodi verso il Quirinale e che i franchi tiratori non sono nemmeno del Pd. Ma le opposizioni al terzo giorno di votazioni sul disegno di legge sulle riforme costituzionali ottengono la prima vittoria, dopo ore di estenuante ostruzionismo, imboscate disinnescate dalla maggioranza, trucchi e cori in Aula che hanno portato allo scontro aperto con il presidente Piero Grasso. Con 154 a favore, 147 contrari e 2 astenuti, passa un emendamento della Lega Nord, firmato dal leghista Stefano Candiani, vicepresidente vicario del gruppo del Carroccio, già segretario del partito per la provincia di Varese e scatenatissimo sugli emendamenti-trappola. La sua proposta di modifica non ha la portata di quelle sul Senato elettivo (tutte bocciate): dà anche al Senato le competenze sui temi etici e i diritti civili. Ma assume un significato politico perché si tratta della conferma che la maggioranza con il voto segreto è più debole. Per questo, a parte l’apparente calma olimpica, su questo punto Renzi perde un po’ di pazienza: “L’idea che le riforme si facciano tutti incappucciati di nascosto col voto segreto perché non si ha il coraggio di dire le cose, non funziona”.
Sempre su un emendamento di Candiani la maggioranza e Forza Italia (cioè i firmatari dell’intesa sulle riforme) ha tenuto. Questa volta si votava d’altra parte a voto palese. Il leghista aveva chiesto anche in questo caso il voto segreto perché il testo faceva riferimento alle minoranze linguistiche (le cui questioni da regolamento devono essere trattate a scrutinio non palese). Ma il presidente Grasso lo ha negato: “Anche alla luce del recentissimo precedente, il voto segreto sull’emendamento non è ammissibile”. E l’aula lo ha respinto.
Mentre la tecnica del “canguro” – ritenuta legittima dalla giunta per il regolamento – bruciato qualche altro centinaio di emendamenti – la tensione tra le opposizioni e il presidente del Senato continua a essere molto alta. Sul rifiuto di concedere il voto segreto la Lega ha detto che è “scappato come fanno i ladri di notte”. Alla ripresa dei lavori, nel pomeriggio, i deputati di Lega ed M5s intonano il Va’ pensiero e al rientro in Aula di Grasso e cominciano a scandire “Li-ber-tà, li-ber-tà…”. Appena il presidente sospende si siedono, ma riscattano in piedi e ricominciano quando Grasso riavvia i lavori, facendo impazzire i commessi. Succede in tutto 4 volte.
Tutti contro Grasso (Zanda compreso)
Paralisi, caos, bagarre. Quando viene approvato l’emendamento Candiani le opposizioni esplodono in grida di gioia. Il ministro Maria Elena Boschi guarda grillini e leghisti si abbracciano, si baciano, si battono il 5 e fanno segno di vittoria. Grasso continua a fare da parafulmine. Gli dicono di tutto: “Vergogna”, “sei scappato come un ladro”, lo accusano di “continui soprusi e violazioni del regolamento”, di essere parziale, di “aver favorito i contraenti del patto del Nazareno” rendendo inutile il dibattito al Senato. Tanto che inizia a circolare la voce di un possibile “Aventino” dei grillini, intenzionati ad abbandonare il Senato. Ci si mette anche il capogruppo del Pd Luigi Zanda che attacca duramente Grasso per un eccesso di discussione, chiedendo di procedere al voto senza rallentamenti. Ancora sospensioni, rallentamenti, urla e strepiti.
Capigruppo in riunione per tre ore, Grasso: “Chiamo la polizia”. Cioè i commessi
E una interminabile capigruppo, convocata da Grasso per sedare un po’ gli animi dopo la richiesta di ripetere un voto, finisce con la minaccia di Lega e M5s di un’ininterrotta protesta in Aula, che il presidente gela con la controminaccia di far ricorso alla sicurezza per tirare ad uno ad uno fuori dall’Aula i ribelli. Dice polizia, ma intende i commessi d’Aula (che il regolamento del Senato definisce “polizia del Senato”). Alla ripresa dei lavori si è scusato: “La stanchezza mi ha fatto dire polizia d’udienza. Capite, dopo 43 anni… In realtà non voglio assolutamente gestire l’assemblea con modi autoritari”. In serata la Lega offre un ramoscello d’ulivo: “Abbassiamo i toni e rimandiamo a domani” dice il senatore Jonny Crosio. Ma intervento dopo intervento – con Zanda che si sgola e chiede più volte di ricominciare a votare senza parlare ancora sull’ordine dei lavori – i toni si alzano finché i Cinque Stelle e la Lega si ritrovano a gridare di nuovo questa volta aiutati anche da dei fischietti. La seduta viene sospesa per l’ennesima volta nonostante i tentativi di Grasso di “resistere”. Poi il far west finale. Si riprende alle 9,30 del primo agosto. Ma ora i tempi per gli interventi delle opposizioni sono ridotti al lumicino e gli emendamenti da votare sono ancora migliaia. E in maggioranza sembrano sempre più decisi: “Si può votare anche a Ferragosto”.
CRONACA ORA PER ORA
23.35 – Grasso: “Saranno comminate le giuste sanzioni”
“Speriamo che la senatrice Laura Bianconi non abbia nessuna frattura. Il senatore Nunziante Consiglio ha invece avuto un malore, è in infermeria ma sta bene, è lucido. Quello accaduto è un colpo drammatico per il Senato della Repubblica. Qualunque senatore, qualunque posizione ideologica abbia preso in questo dibattito, deve comprendere che quando a dei colleghi viene impedito di partecipare alla vita democratica, perchè colpiti o fisicamente feriti, si colpisce il morale, l’etica che deve essere alla base della nostra funzione”. Lo ha detto in Aula, al Senato, il presidente Piero Grasso. “Io penso che in democrazia – ha aggiunto – non può essere consentito alcuno di questi comportamenti, per cui condanno fermamente quanto avvenuto e comunico che nelle prossime ore si riunirà il consiglio di presidenza per assumere tutti i provvedimenti e comminare le giuste sanzioni per quello che è successo. La seduta viene rinviata a domani mattina alle 9,30 e si riprenderà” con il ddl Riforme “che era all’ordine del giorno oggi. Sono spiacente per quello che è avvenuto oggi, è stata una brutta pagina quella che abbiamo registrato”.
23.26 – Grasso: “Colpo alla credibilità del Senato”
“Quanto avvenuto in Aula è un fatto molto grave. E’ un colpo drammatico alla credibilità del Senato”. Lo ha detto il presidente del Senato Pietro Grasso nell’aula di Palazzo Madama, riprendendo i lavori che sono stati subito chiusi e rinviati a domani mattina alle 9,30.
23.20 – Buccarella (M5s): “Da noi nessun fischietto né cartello”
“I senatori del gruppo M5s non hanno esposto alcun cartello in aula né hanno utilizzato fischietti”. Lo precisa il gruppo di M5s al Senato. “La nostra protesta – spiega Maurizio Buccarella – è consistita nel far risuonare nell’aula la parola ‘libertà'”.
23.17 – Nicodemo (Pd): “Ci vuole il Daspo”
“Indegni di rappresentare il popolo italiano, ci vorrebbe il Daspo per i violenti. Che vergogna”. Lo scrive su Twitter il responsabile Comunicazione del Pd, Francesco Nicodemo, commentando i tumulti in aula durante le votazioni sul ddl Riforme. Gli fa eco l’europarlamentare democratica Pina Picierno: “Il Senato trasformato nel Far West. No, questo non è fare opposizione e gli italiani non vi pagano per questo. Che vergogna”.
23.16 – Gasparri (Fi): “Senato fuori controllo, la notte della Repubblica”
“Senato fuori controllo, provocazioni tafferugli caos la notte della Repubblica” twitta il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri.
23.04 – Sacconi (Ncd): “Presidenza dimostri esistenza con le sanzioni”
“La presidenza del Senato dovrà dimostrare la propria esistenza applicando le necessarie sanzioni”. Lo scrive su Twitter Maurizio Sacconi, capogruppo di Ncd, a proposito degli incidenti che si sono verificati nell’Aula del Senato.
22.51 – Bianconi colpita nel parapiglia leghisti-commessi. Leghista
La senatrice Laura Bianconi si sarebbe fratturata il gomito in seguito alla bagarre in aula, dove sono in votazione gli emendamenti al ddl Boschi, nata dal rifiuto alla sospensione dei lavori. Gli assistenti del Senato, chiamati da Grasso a rimuovere i cartelli dei senatori leghisti, sono intervenuti e la senatrice si sarebbe trovata nel parapiglia. Un altro senatore, Nunziante Consiglio della Lega Nord, ha invece avuto uno svenimento.
22.36 – Marcucci (Pd): “Gruppi antidemocratici hanno provocato l’incidente”
“Gruppi parlamentari chiaramente anti democratici, dopo averci provato da giorni, finalmente hanno provocato l’incidenze. La violenza e le provocazioni continue non sono più sopportabili. La nostra solidarietà alla senatrice Laura Bianconi”. Lo dichiara il senatore del Pd Andrea Marcucci.
22.28 – Tensioni in Aula, colpita la senatrice Bianconi (Ncd) che finisce all’ospedale
Si sospetta una lussazione alla spalla per la senatrice Laura Bianconi, di Ncd, rimasta colpita durante i tumulti nell’Aula del Senato. La parlamentare è stata condotta in Ospedale. Un leghista invece ha avuto un malore e è in osservazione in infermeria a Palazzo Madama.
22.21 – Fischietti, urla, grida. “Un senatore si è fatto male”
Fischietti, urla, il grido ritmato “libertà, libertà”: con questi strumenti i senatori di Lega e M5s hanno impedito il proseguimento dei lavori del Senato sulle riforme. Il presidente Pietro Grasso ha sospeso i lavori anche perché, ha detto al microfono “un senatore si è fatto male”.
22.18 – Grida e fischietti di Lega e M5s, Grasso sospende di nuovo la seduta
Lega e M5s proseguono nelle proteste in Aula al grido di “libertà, libertà” e facendo risuonare i fischietti. Il senatore Domenico Scilipoti (Forza Italia) è anche corso in direzione del presidente Piero Grasso per comunicare che un commesso si è fatto male. Grasso ha tentato di far proseguire i lavori e far votare gli emendamenti (come chiesto da Pd e Forza Italia soprattutto), ma alla fine ha dovuto interrompere la seduta.
21.54 – Ferrara (Gal): “Invertire l’ordine dei lavori e votare dl carceri”
Proseguire i lavori in aula al Senato con l’esame delle pregiudiziali di costituzionalità presentate al dl Detenuti-Carceri e rimandare quindi a domani le prossime votazioni al ddl Riforme. Questa la proposta del senatore Gal, Mario Ferrara, intervenuto in aula al Senato mentre si sta discutendo in merito ai lavori dell’aula. L’inversione dei lavori, secondo Ferrara, servirebbe “a ritrovare la serenità dei lavori” dopo i disordini di oggi.
21.49 – Scelta Civica e Nuovo Centrodestra chiedono di passare al voto
“Chiedo di andare avanti. Lo dico agli amici di Sel: non è certamente ripetendo la stessa cosa venti volte che risolviamo il problema. Riconoscere al presidente del Senato, da qui in poi, il diritto di dirigere le votazioni è riconoscere lo spirito garantista del regolamento” di Palazzo Madama. “Non è riconoscere il potere a qualcuno, ma di riconoscere il diritto delle minoranze ad opporsi e della maggioranza di veder continuare il cammino della riforma”. Lo ha chiesto in aula alla Camera il presidente dei senatori di Scelta civica, Gianluca Susta. Stessa richiesta è stata avanzata anche dal capogruppo Ncd Maurizio Sacconi, che brevemente ha detto: “Passiamo subito al voto degli emendamenti”.
21.48 – Zanda: “Ricominciamo a votare”
“Il mio augurio è che si trovi un buon metodo di lavoro e che si trovi lo spirito che ha accompagnato i costiuenti 60 anni fa. Bisogna continuare ad andare avanti nel nostro lavoro di analisi e di votazioni. Abbiamo avuto una giornata difficile, di cui ora non vogliamo parlare, e c’è stata l’impossibilità di dedicarsi al nostro compito e cioè a lavorare alla riforma costituzionale. Chiedo quindi al presidente di sollecitare la ripresa delle votazioni”. Lo ha detto, in aula al Senato, il capogruppo Pd Luigi Zanda, in merito alla ripresa delle votazioni degli emendamenti al ddl Riforme.
21.42 – Grasso a M5s: “Faremo più attenzione sugli spacchettamenti”
“Vedremo di fare più attenzione sugli ‘spacchettamenti” degli emendamenti al ddl Riforme “e di dare la parola all’assemblea quando è necessario”. Lo ha assicurato, in aula al Senato, il presidente Pietro Grasso dopo la richiesta del M5s di convocare la giunta per il regolamento per chiarire la questione dello ‘spacchettamento’ delle proposte di modifica.
21.32 – Grasso: “Mi riferivo ai commessi d’Aula, rammarico per l’equivoco”
“Io alludevo all’articolo 69 primo comma che parla di polizia del Senato ma il mio riferimento è stato equivocato come se volessi risolvere tutto con poteri autoritari di polizia d’Aula”. Pietro Grasso alla ripresa della seduta in Senato è tornato sull’equivoco a proposito dell’uso della ‘polizia del Senato’ per i disordini in aula. “Mi rammarico possa essere emersa una mia defaillance ma non ritengo che possiamo andare avanti con questi criteri e con queste idee autoritarie. Insieme possiamo trovare il modo, io per recuperare la mia serenità, perchè la mia serenità è determinata anche dalla consapevolezza di aver in buona fede fatto tutto quello che ritenevo giusto. Si può anche sbagliare, spero di essere creduto”, ha detto il presidente del Senato rivolto all’aula.
21.18 – Crosio (Lega): “Non c’è serenità, stoppiamo il dibattito stasera”
“Noi crediamo che in questo momento non ci sono le condizioni per riprendere il dibattito stasera” sulle riforme. Lo ha detto alla ripresa dell’Aula il senatore della Lega Jonny Crosio, il primo a intervenire dopo la conferenza fiume dei capigruppo. “Confidiamo nelle sua capacità di prendere in mano la situazione – ha aggiunto rivolgendosi al presidente Pietro Grasso – per vedere se ci sono condizioni per arrivare in vetta”.
21.04 – Ripresa la seduta al Senato
20.27 – I gruppi d’opposizione hanno quasi esaurito i tempi a disposizione
I gruppi che si oppongono alle riforme hanno quasi esaurito i tempi a loro disposizione in Aula. E’ quanto risulta da uno schema distribuito alla Conferenza dei capigruppo. A mM5s sono rimasti 20 minuti e 10 secondi; Sel ha esaurito i propri tempi, risultando addirittura “in credito” di 46 minuti; alla Lega restano 10 minuti e 31 secondi, e a Gal 4 minuti e 24 secondi. Il contingentamento aveva assegnato anche un “minutaggio” ai dissidenti dei gruppi che sostengono le riforme. Ai dissidenti del Pd rimangono 4 minuti e 24 secondi e a quelli di Fi solo 14 secondi. Per quanto riguarda Ncd, i dissenzienti hanno ancora 2 minuti e 46; quelli di Pi 1 minuto e 3 secondi; ai dissenzienti di Sc restano tutti i 18 i minuti che gli spettavano.
20.09 – La seduta del Senato riprenderà alle 21
L’aula del Senato riprenderà alle 21. Lo ha annunciato il presidente del Senato Pietro Grasso, che ha ripreso i lavori per i pochi secondi necessari a dare questa notizia. “Ci rivediamo alle 21 – ha detto Grasso per per riprendere in maniera… migliore”. I lavori sono stati sospesi alle 17,15.
19.15 – Il portavoce di Grasso: “Polizia del Senato? Sono i commessi d’Aula”
‘Il presidente del Senato, Pietro Grasso, si riferiva agli assistenti d’aula che il regolamento, all’articolo 69, definisce ‘polizia del Senato'”. E’ quanto precisa il portavoce di Grasso, Alessio Pasquini, in merito a quanto avvenuto in capigruppo e all’ipotesi di ricorrere aigli assistenti d’aula per garantire lo svolgimento dei lavori. Viene inoltre riferito che “il presidente aveva già chiarito in capigruppo con il senatore di Gal Ferrara l’equivoco”.
18.40 – Terminata la conferenza dei capigruppo in Senato. Ipotesi lavori anche a Ferragosto
Terminata la conferenza dei capigruppo al Senato, convocata dopo lo stop deciso dal presidente Pietro Grasso a seguito delle proteste dell’opposizione sul voto segreto non concesso sull’emendamento Candiani bis. Si attende la ripresa dei lavori dell’assemblea sul ddl Riforme. In capigruppo non sono state prese nuove decisioni, quindi i lavori proseguiranno come stabilito in precedenza. Da quanto si apprende, riferiscono più fonti, si sarebbe però ipotizzato di far continuare a lavorare il Senato anche nei giorni di Ferragosto.
18.33 – Tensioni in capigruppo, Aula ancora sospesa dopo due ore
Forti tensioni alla capigruppo del Senato, con l’Aula ancora sospesa dopo oltre due ore. I capigruppo di opposizione hanno minacciato di continuare le proteste in Aula per bloccare i lavori e il presidente Pietro Grasso ha minacciato di far intervenire i commessi per cacciar via quanti “fanno gazzarra”.
18.25 – Tra ipotesi Grasso in caso di tumulti anche intervento della polizia
Anche l’intervento delle forze di polizia in caso di tumulti. Fra le ipotesi sul tavolo, durante la conferenza dei capigruppo che si è tenuta in Senato, è stata messa anche questa eventualità. Secondo quanto apprende l’Agi lo scenario sarebbe stato ventilato dallo stesso presidente del Senato, Pietro Grasso, a quanto riferiscono fonti parlamentari. Lo scenario avrebbe suscitato immediatamente la replica delle opposizioni, ma anche del senatore di Gal Mario Ferrara che avrebbe replicato a stretto giro di posta respingendo, alterato, anche la sola eventualità di una simile possibilità all’interno della Camera alta del Parlamento.
18.18 – Cicchitto: “Grasso non è all’altezza della situazione”
“Purtroppo è evidente che Grasso non è all’altezza della situazione”. Lo dice Fabrizio Cicchito (Ncd).
18.17 – Petrocelli (M5s) abbandona la conferenza dei capigruppo
Vito Petrocelli, capogruppo di M5s al Senato, ha abbandonato per protesta la riunione della Conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama. M5s aveva chiesto in aula l’annullamento del voto su un emendamento su cui il presidente Pietro Grasso non aveva concesso lo scrutinio segreto. “A questo punto è una finzione a cui non ci prestiamo” ha detto.
17.56 – Morgoni (Pd) a M5s: “Ma non eravate per il voto palese e la trasparenza?”
“Siamo da sempre per il voto palese, per la trasparenza, il voto segreto per i rappresentanti del popolo non può esistere maì. Così recitavano in un bel video postato sul blog di Beppe Grillo i senatori del M5S. A distanza di pochi mesi, contrordine dei cittadini parlamentari, che a braccetto con la Lega e con Sel, cantano le lodi dei franchi tiratori, coperti dalla segretezza del voto”. Lo afferma il senatore Mario Morgoni, componente della direzione Pd.
17.21 – Grasso convoca riunione capigruppo
Il presidente del Senato Pietro Grasso ha sospeso la seduta del Senato ed ha convocato la conferenza dei Capigruppo. La decisione è stata presa dopo che il capogruppo della lega Gian Marco Centinaio ha chiesto di annullare il voto sull’emendamento di Centinaio sul quale Grasso non aveva concesso il voto segreto.
16.30 – Lega Nord grida “libertà, libertà” e interrompe discussione
I senatori della Lega Nord trasformano l’Aula di Palazzo Madama in una sorta di Pontida. I “lumbard” urlano “libertà, libertà” ed interrompono quattro volte i lavori: si tratta del grido di battaglia che anima il pratone di Pontida che ospita ogni anno la Festa della Lega Nord. L’urlo, ripreso dal film “Braveheart”, viene spesso lanciato da Umberto Bossi per scaldare i militanti padani durante le manifestazioni popolari. Forse non coscienti della tradizione leghista, altri senatori di opposizione si sono uniti al coro che ha interrotto quattro volte la ripresa dei lavori in aula.
15.00 – Vendola: “E’ giunta l’ora che il governo accantoni il suo ostruzionismo”
“E’ giunto il momento che governo accantoni il proprio ostruzionismo, che ha impedito di poter discutere nel merito al Senato”. Lo scrive su Twitter il leader di Sel, Nichi Vendola.
13,30 – Grasso respinge voto segreto, bocciata riduzione dei deputati
“Anche alla luce del recentissimo precedente il voto segreto sull’emendamento non è ammissibile. Quindi passiamo alla votazione palese”. Il presidente del Senato Pietro Grasso non ha concesso il voto segreto sull’emendamento 1.0.22 al ddl riforme presentato dal senatore della Lega Nord Stefano Candiani. L’opposizione chiedeva lo scrutinio segreto adducendo come motivazione la tutela delle minoranze linguistiche. Al termine del voto la seduta è stata sospesa. Riprenderà alle 16.
13.03 – Boldrini: “Ci sia tempo per migliorare le riforme”
Quella all’esame dell’aula di Palazzo Madama “è una riforma tormentata come è logico che sia perché si va a toccare la Carta costituzionale. Più c’è consenso e si riesce a dialogare più il risultato sarà buono”. Lo ha detto la presidente della Camera, Laura Boldrini, alla cerimonia del Ventaglio.
12.43 – Emendamento taglia deputati, si discute per voto segreto
E’ arrivato in votazione a palazzo Madama il secondo fra gli emendamenti del leghista Stefano Candiani, al ddl riforme che mettono in fibrillazione la maggioranza. La proposta, riformulata riduce a 500 il numero dei deputati. E’ previsto il voto segreto, ma in aula il Pd ha chiesto che sia strettamente limitato alla parte dell’emendamento relativo alle minoranze linguistiche.
12.30 – Faraone (Pd): “Si conferma legislatura dei 101. Ma noi siamo più determinati”
“Si conferma la legislatura dei 101. Ma noi siamo più determinati. Serenamente andiamo avanti. #opensenato #laricaricadei101 @pdnetwork”. È quanto scrive sul proprio profilo Twitter Davide Faraone, componente della segreteria nazionale del Pd e responsabile Welfare e scuola, commentando l’approvazione di un emendamento sui temi etici al ddl Riforma, a prima firma Stefano Candiani (Lega Nord), su cui il governo aveva espresso parere contrario
12.06 – Picierno (Pd): “A volte tornano i 101”
“A volte ritornano. La ricarica dei 101”. Lo scrive su Twitter l’eurodeputata del Pd Pina Picierno, paragonando i senatori della maggioranza che hanno votato con l’opposizione nel voto segreto al Senato, ai 101 del Pd che lo scorso anno hanno affossato l’elezione di Romano Prodi al Quirinale. Critico anche il sottosegretario Ivan Scalfarotto: “La norma votata non intacca la riforma, ma crea danno alle battaglie per i diritti civili, costrette al pantano bicameralista”.
11.40 – Candiani (Lega Nord): “Vittoria fondamentale. Renzi ora capisca”
“Renzi ora forse capirà che cambiare la Costituzione non è come approvare un decreto legge. Quella di oggi è una vittoria fondamentale”. Lo dice il senatore della Lega Stefano Candiani, autore dell’emendamento sulle competenze del Senato in materia etico-sociale approvato con voto segreto. Candiani si dice “stupefatto dall’atteggiamento del ministro Boschi: diceva no a tutto, solo per partito preso. Sorseggiava un caffè mentre si parlava di temi di questa importanza. Mi ricordava Maria Antonietta che chiedeva di dare le brioches al popolo affamato…”. Diverso il giudizio nei confronti del presidente del Senato Pietro Grasso: “In altre circostanze sono stato molto critico nei suoi confronti, oggi devo dire che ne apprezzo la posizione: ha mantenuto il punto, malgrado le formidabili pressioni cui è sottoposto. Si sta comportando, nel complesso, in modo onesto”.
Video di A.Ausilio
11.24 – Governo battuto su emendamento Lega Nord
Governo e maggioranza battuti al Senato sull’emendamento del leghista Stefano Candiani che assegna a palazzo Madama competenze paritarie sui temi etici. 154 voti a favore della proposta, 147 contrari e due astenuti. Lo scrutinio è stato segreto. Il governo con il ministro Maria Elena Boschi e il c relatore Anna Finocchiaro avevano espresso parere contrario all’emendamento. Il corelatore Roberto Calderoli, invece, si era espresso favorevolmente.
11.15 – Grasso conferma voto segreto su emendamento Lega Nord Candiani
“Non ci sono motivi per rivedere la decisione” sul voto segreto relativo all’emendamento Candiani, anche alla luce di una Giunta del Regolamento che ha già vagliato la questione. E’ la posizione che il presidente del Senato Pietro Grasso ha espresso in aula, replicando alle richieste di Luigi Zanda. Quanto all’accantonamento, avendo Candiani negato la disponibilità, non è possibile. Grasso ha quindi chiesto la conferma da parte di almeno venti senatori della richiesta di voto segreto, che è avvenuta, in realtà, con 89 voti. L’emendamento 1.1979 al ddl riforme è relativo alla competenza del Senato sui temi etici, come diritto alla vita, salute, fine vita.
10.40 – Di Maio scrive a Grasso: “Ha abdicato da suo ruolo”
“Presidente, in questi giorni in Senato l’ho vista abdicare totalmente al Suo ruolo istituzionale di padre del dibattito parlamentare, che esiste in qualsiasi ordinamento democratico”. È quanto riporta il blog di Beppe Grillo, riportando una lettera aperta del vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio (M5s), al presidente del Senato, Pietro Grasso. “Ieri ho visto Piero Grasso trincerarsi dietro il voto dell’Aula per non assumersi alcuna responsabilità. Al grido ‘l’Aula è sovrana”, ha posto in votazione qualsiasi questione procedurale venisse avanzata dalla maggioranza: tutti chiari espedienti – scrive ancora Di Maio – per evitare il voto segreto (che lei stesso aveva deciso di garantire e la cui valutazione circa l’ammissibilità cadeva in capo solo e soltanto a lei), o per eliminare la discussione su migliaia di emendamenti in 5 minuti”.
9.40 – Romani: “Concessione tempi non per fini ostruzionistici”
Convocare una Conferenza dei capigruppo durante la pausa dei lavori prevista all’ora di pranzo, per stabilire le modalità di concessione di ulteriori tempi ai Gruppi che li hanno esauriti da parte di quelli che ne hanno invece ancora a disposizione. E’ la proposta del presidente dei senatori di Forza Italia, Paolo Romani, dopo la decisione del Pd annunciata dal capogruppo Luigi Zanda. L’esponente azzurro, manifestando analoga disponibilità da parte del proprio partito, ha chiesto che la cessione sia condizionata “al buon utilizzo del tempo”, che non sia quindi “a puri fini ostruzionistici”. Il presidente del Senato Pietro Grasso ha assicurato “attenzione” perchè l’eventuale tempo concesso sia usato per “le esigenze di partecipazione al dibattito”. “Lo vedremo alla prova dei fatti”, la replica di Romani.
9.30 – Pd cede 30 minuti a M5S
Il capogruppo del Pd in Senato, Luigi Zanda, ha annunciato che il proprio gruppo cederà trenta minuti del proprio tempo disponibile per interventi in Aula al M5s “per poter illustrare le proprie posizioni” in merito al ddl Riforme. La seduta di oggi è iniziata con la polemica sui tempi residui di intervento rimanenti ai vari gruppi.
Politica
Riforme, caos in Aula al Senato: senatrice in ospedale. Governo battuto
Prima vittoria in Aula delle opposizioni: passa la modifica a prima firma Candiani (Lega) su competenze paritarie sui temi etici. Non si placa lo scontro tra opposizioni e Grasso. Sospesa anche la seduta serale. Cori, grida e fischietti dai banchi M5s e Lega. Un leghista si sente male, una alfaniana ricoverata. Ma ora le minoranze hanno quasi esaurito i tempi a disposizione per gli interventi
La notizia del giorno doveva essere il possibile cedimento della maggioranza e il primo (e finora unico) successo di chi si oppone al testo sulle riforme costituzionali: l’approvazione di un emendamento della Lega. E invece a conclusione della terza giornata di votazioni al Senato il bilancio è simile a quello di disordini al bar all’angolo: un parapiglia, una senatrice del Nuovo Centrodestra (Laura Bianconi) all’ospedale con una spalla lussata, un suo collega leghista (Nunziante Consiglio) che sviene e si riprende solo nell’infermeria di Palazzo Madama.
E’ la fine dell’ennesima giornata con tanta tensione (soprattutto tra il presidente Piero Grasso e le opposizioni) e pochissimo lavoro. Dopo l’approvazione di una proposta di modifica del Carroccio (con l’esultanza, baci e abbracci tra grillini e leghisti), Grasso nega il voto segreto su un altro emendamento che avrebbe dimezzato il numero dei deputati. Lì parte la protesta delle opposizioni che nel corso delle ore sembra salire sempre più di tono. Grasso sospende per 4 volte in pochi minuti la seduta perché i senatori della Lega e del M5s gridano “Libertà, libertà” ogni volta che riprendono i lavori. A quel punto il presidente del Senato riunisce i capigruppo: l’incontro dura più o meno tre ore, ma Vito Petrocelli (M5s) esce quasi sbattendo la porta (“E’ solo una finzione”). Si torna in Aula non prima delle 21, i toni sembrano finalmente urbani. Ma alla richiesta della Lega di rimandare la seduta all’indomani, tutte le forze di maggioranza dicono di no. Grasso quindi fa ripartire il dibattito, ma non c’è il tempo neanche di dare la parola a qualcuno dei senatori. Ripartono i cori e c’è chi va oltre. Questa volta i Cinque Stelle non c’entrano. Sono i leghisti che vanno oltre. Fischietti e cartelli (“Ladri di democrazia”, “Grasso come Moreno”, “Qual’è la merce di scambio” con tanto di apostrofo di troppo). Grasso cerca di resistere, non sospende la seduta, fa intervenire i commessi per rimuovere i manifesti. Si accende un tira e molla che finisce con un colpo alla senatrice Bianconi che si va a far visitare in ospedale. Il primo che corre da Grasso a dare l’allarme a Grasso è Domenico Scilipoti. A quel punto non si può non interrompere i lavori. “Quello accaduto è un colpo drammatico per il Senato della Repubblica – dice Grasso – Qualunque senatore, qualunque posizione ideologica abbia preso in questo dibattito, deve comprendere che quando a dei colleghi viene impedito di partecipare alla vita democratica, perchè colpiti o fisicamente feriti, si colpisce il morale, l’etica che deve essere alla base della nostra funzione”. Il consiglio di presidenza è pronto far scattare le sanzioni.
La vittoria delle opposizioni con l’emendamento Candiani
Nicola Latorre lo considera un incidente, Matteo Renzi si affretta a dire che non è un remake della carica delle 101 cannonate che abbatterono la strada di Romano Prodi verso il Quirinale e che i franchi tiratori non sono nemmeno del Pd. Ma le opposizioni al terzo giorno di votazioni sul disegno di legge sulle riforme costituzionali ottengono la prima vittoria, dopo ore di estenuante ostruzionismo, imboscate disinnescate dalla maggioranza, trucchi e cori in Aula che hanno portato allo scontro aperto con il presidente Piero Grasso. Con 154 a favore, 147 contrari e 2 astenuti, passa un emendamento della Lega Nord, firmato dal leghista Stefano Candiani, vicepresidente vicario del gruppo del Carroccio, già segretario del partito per la provincia di Varese e scatenatissimo sugli emendamenti-trappola. La sua proposta di modifica non ha la portata di quelle sul Senato elettivo (tutte bocciate): dà anche al Senato le competenze sui temi etici e i diritti civili. Ma assume un significato politico perché si tratta della conferma che la maggioranza con il voto segreto è più debole. Per questo, a parte l’apparente calma olimpica, su questo punto Renzi perde un po’ di pazienza: “L’idea che le riforme si facciano tutti incappucciati di nascosto col voto segreto perché non si ha il coraggio di dire le cose, non funziona”.
Sempre su un emendamento di Candiani la maggioranza e Forza Italia (cioè i firmatari dell’intesa sulle riforme) ha tenuto. Questa volta si votava d’altra parte a voto palese. Il leghista aveva chiesto anche in questo caso il voto segreto perché il testo faceva riferimento alle minoranze linguistiche (le cui questioni da regolamento devono essere trattate a scrutinio non palese). Ma il presidente Grasso lo ha negato: “Anche alla luce del recentissimo precedente, il voto segreto sull’emendamento non è ammissibile”. E l’aula lo ha respinto.
Mentre la tecnica del “canguro” – ritenuta legittima dalla giunta per il regolamento – bruciato qualche altro centinaio di emendamenti – la tensione tra le opposizioni e il presidente del Senato continua a essere molto alta. Sul rifiuto di concedere il voto segreto la Lega ha detto che è “scappato come fanno i ladri di notte”. Alla ripresa dei lavori, nel pomeriggio, i deputati di Lega ed M5s intonano il Va’ pensiero e al rientro in Aula di Grasso e cominciano a scandire “Li-ber-tà, li-ber-tà…”. Appena il presidente sospende si siedono, ma riscattano in piedi e ricominciano quando Grasso riavvia i lavori, facendo impazzire i commessi. Succede in tutto 4 volte.
Tutti contro Grasso (Zanda compreso)
Paralisi, caos, bagarre. Quando viene approvato l’emendamento Candiani le opposizioni esplodono in grida di gioia. Il ministro Maria Elena Boschi guarda grillini e leghisti si abbracciano, si baciano, si battono il 5 e fanno segno di vittoria. Grasso continua a fare da parafulmine. Gli dicono di tutto: “Vergogna”, “sei scappato come un ladro”, lo accusano di “continui soprusi e violazioni del regolamento”, di essere parziale, di “aver favorito i contraenti del patto del Nazareno” rendendo inutile il dibattito al Senato. Tanto che inizia a circolare la voce di un possibile “Aventino” dei grillini, intenzionati ad abbandonare il Senato. Ci si mette anche il capogruppo del Pd Luigi Zanda che attacca duramente Grasso per un eccesso di discussione, chiedendo di procedere al voto senza rallentamenti. Ancora sospensioni, rallentamenti, urla e strepiti.
Capigruppo in riunione per tre ore, Grasso: “Chiamo la polizia”. Cioè i commessi
E una interminabile capigruppo, convocata da Grasso per sedare un po’ gli animi dopo la richiesta di ripetere un voto, finisce con la minaccia di Lega e M5s di un’ininterrotta protesta in Aula, che il presidente gela con la controminaccia di far ricorso alla sicurezza per tirare ad uno ad uno fuori dall’Aula i ribelli. Dice polizia, ma intende i commessi d’Aula (che il regolamento del Senato definisce “polizia del Senato”). Alla ripresa dei lavori si è scusato: “La stanchezza mi ha fatto dire polizia d’udienza. Capite, dopo 43 anni… In realtà non voglio assolutamente gestire l’assemblea con modi autoritari”. In serata la Lega offre un ramoscello d’ulivo: “Abbassiamo i toni e rimandiamo a domani” dice il senatore Jonny Crosio. Ma intervento dopo intervento – con Zanda che si sgola e chiede più volte di ricominciare a votare senza parlare ancora sull’ordine dei lavori – i toni si alzano finché i Cinque Stelle e la Lega si ritrovano a gridare di nuovo questa volta aiutati anche da dei fischietti. La seduta viene sospesa per l’ennesima volta nonostante i tentativi di Grasso di “resistere”. Poi il far west finale. Si riprende alle 9,30 del primo agosto. Ma ora i tempi per gli interventi delle opposizioni sono ridotti al lumicino e gli emendamenti da votare sono ancora migliaia. E in maggioranza sembrano sempre più decisi: “Si può votare anche a Ferragosto”.
CRONACA ORA PER ORA
23.35 – Grasso: “Saranno comminate le giuste sanzioni”
“Speriamo che la senatrice Laura Bianconi non abbia nessuna frattura. Il senatore Nunziante Consiglio ha invece avuto un malore, è in infermeria ma sta bene, è lucido. Quello accaduto è un colpo drammatico per il Senato della Repubblica. Qualunque senatore, qualunque posizione ideologica abbia preso in questo dibattito, deve comprendere che quando a dei colleghi viene impedito di partecipare alla vita democratica, perchè colpiti o fisicamente feriti, si colpisce il morale, l’etica che deve essere alla base della nostra funzione”. Lo ha detto in Aula, al Senato, il presidente Piero Grasso. “Io penso che in democrazia – ha aggiunto – non può essere consentito alcuno di questi comportamenti, per cui condanno fermamente quanto avvenuto e comunico che nelle prossime ore si riunirà il consiglio di presidenza per assumere tutti i provvedimenti e comminare le giuste sanzioni per quello che è successo. La seduta viene rinviata a domani mattina alle 9,30 e si riprenderà” con il ddl Riforme “che era all’ordine del giorno oggi. Sono spiacente per quello che è avvenuto oggi, è stata una brutta pagina quella che abbiamo registrato”.
23.26 – Grasso: “Colpo alla credibilità del Senato”
“Quanto avvenuto in Aula è un fatto molto grave. E’ un colpo drammatico alla credibilità del Senato”. Lo ha detto il presidente del Senato Pietro Grasso nell’aula di Palazzo Madama, riprendendo i lavori che sono stati subito chiusi e rinviati a domani mattina alle 9,30.
23.20 – Buccarella (M5s): “Da noi nessun fischietto né cartello”
“I senatori del gruppo M5s non hanno esposto alcun cartello in aula né hanno utilizzato fischietti”. Lo precisa il gruppo di M5s al Senato. “La nostra protesta – spiega Maurizio Buccarella – è consistita nel far risuonare nell’aula la parola ‘libertà'”.
23.17 – Nicodemo (Pd): “Ci vuole il Daspo”
“Indegni di rappresentare il popolo italiano, ci vorrebbe il Daspo per i violenti. Che vergogna”. Lo scrive su Twitter il responsabile Comunicazione del Pd, Francesco Nicodemo, commentando i tumulti in aula durante le votazioni sul ddl Riforme. Gli fa eco l’europarlamentare democratica Pina Picierno: “Il Senato trasformato nel Far West. No, questo non è fare opposizione e gli italiani non vi pagano per questo. Che vergogna”.
23.16 – Gasparri (Fi): “Senato fuori controllo, la notte della Repubblica”
“Senato fuori controllo, provocazioni tafferugli caos la notte della Repubblica” twitta il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri.
23.04 – Sacconi (Ncd): “Presidenza dimostri esistenza con le sanzioni”
“La presidenza del Senato dovrà dimostrare la propria esistenza applicando le necessarie sanzioni”. Lo scrive su Twitter Maurizio Sacconi, capogruppo di Ncd, a proposito degli incidenti che si sono verificati nell’Aula del Senato.
22.51 – Bianconi colpita nel parapiglia leghisti-commessi. Leghista
La senatrice Laura Bianconi si sarebbe fratturata il gomito in seguito alla bagarre in aula, dove sono in votazione gli emendamenti al ddl Boschi, nata dal rifiuto alla sospensione dei lavori. Gli assistenti del Senato, chiamati da Grasso a rimuovere i cartelli dei senatori leghisti, sono intervenuti e la senatrice si sarebbe trovata nel parapiglia. Un altro senatore, Nunziante Consiglio della Lega Nord, ha invece avuto uno svenimento.
22.36 – Marcucci (Pd): “Gruppi antidemocratici hanno provocato l’incidente”
“Gruppi parlamentari chiaramente anti democratici, dopo averci provato da giorni, finalmente hanno provocato l’incidenze. La violenza e le provocazioni continue non sono più sopportabili. La nostra solidarietà alla senatrice Laura Bianconi”. Lo dichiara il senatore del Pd Andrea Marcucci.
22.28 – Tensioni in Aula, colpita la senatrice Bianconi (Ncd) che finisce all’ospedale
Si sospetta una lussazione alla spalla per la senatrice Laura Bianconi, di Ncd, rimasta colpita durante i tumulti nell’Aula del Senato. La parlamentare è stata condotta in Ospedale. Un leghista invece ha avuto un malore e è in osservazione in infermeria a Palazzo Madama.
22.21 – Fischietti, urla, grida. “Un senatore si è fatto male”
Fischietti, urla, il grido ritmato “libertà, libertà”: con questi strumenti i senatori di Lega e M5s hanno impedito il proseguimento dei lavori del Senato sulle riforme. Il presidente Pietro Grasso ha sospeso i lavori anche perché, ha detto al microfono “un senatore si è fatto male”.
22.18 – Grida e fischietti di Lega e M5s, Grasso sospende di nuovo la seduta
Lega e M5s proseguono nelle proteste in Aula al grido di “libertà, libertà” e facendo risuonare i fischietti. Il senatore Domenico Scilipoti (Forza Italia) è anche corso in direzione del presidente Piero Grasso per comunicare che un commesso si è fatto male. Grasso ha tentato di far proseguire i lavori e far votare gli emendamenti (come chiesto da Pd e Forza Italia soprattutto), ma alla fine ha dovuto interrompere la seduta.
21.54 – Ferrara (Gal): “Invertire l’ordine dei lavori e votare dl carceri”
Proseguire i lavori in aula al Senato con l’esame delle pregiudiziali di costituzionalità presentate al dl Detenuti-Carceri e rimandare quindi a domani le prossime votazioni al ddl Riforme. Questa la proposta del senatore Gal, Mario Ferrara, intervenuto in aula al Senato mentre si sta discutendo in merito ai lavori dell’aula. L’inversione dei lavori, secondo Ferrara, servirebbe “a ritrovare la serenità dei lavori” dopo i disordini di oggi.
21.49 – Scelta Civica e Nuovo Centrodestra chiedono di passare al voto
“Chiedo di andare avanti. Lo dico agli amici di Sel: non è certamente ripetendo la stessa cosa venti volte che risolviamo il problema. Riconoscere al presidente del Senato, da qui in poi, il diritto di dirigere le votazioni è riconoscere lo spirito garantista del regolamento” di Palazzo Madama. “Non è riconoscere il potere a qualcuno, ma di riconoscere il diritto delle minoranze ad opporsi e della maggioranza di veder continuare il cammino della riforma”. Lo ha chiesto in aula alla Camera il presidente dei senatori di Scelta civica, Gianluca Susta. Stessa richiesta è stata avanzata anche dal capogruppo Ncd Maurizio Sacconi, che brevemente ha detto: “Passiamo subito al voto degli emendamenti”.
21.48 – Zanda: “Ricominciamo a votare”
“Il mio augurio è che si trovi un buon metodo di lavoro e che si trovi lo spirito che ha accompagnato i costiuenti 60 anni fa. Bisogna continuare ad andare avanti nel nostro lavoro di analisi e di votazioni. Abbiamo avuto una giornata difficile, di cui ora non vogliamo parlare, e c’è stata l’impossibilità di dedicarsi al nostro compito e cioè a lavorare alla riforma costituzionale. Chiedo quindi al presidente di sollecitare la ripresa delle votazioni”. Lo ha detto, in aula al Senato, il capogruppo Pd Luigi Zanda, in merito alla ripresa delle votazioni degli emendamenti al ddl Riforme.
21.42 – Grasso a M5s: “Faremo più attenzione sugli spacchettamenti”
“Vedremo di fare più attenzione sugli ‘spacchettamenti” degli emendamenti al ddl Riforme “e di dare la parola all’assemblea quando è necessario”. Lo ha assicurato, in aula al Senato, il presidente Pietro Grasso dopo la richiesta del M5s di convocare la giunta per il regolamento per chiarire la questione dello ‘spacchettamento’ delle proposte di modifica.
21.32 – Grasso: “Mi riferivo ai commessi d’Aula, rammarico per l’equivoco”
“Io alludevo all’articolo 69 primo comma che parla di polizia del Senato ma il mio riferimento è stato equivocato come se volessi risolvere tutto con poteri autoritari di polizia d’Aula”. Pietro Grasso alla ripresa della seduta in Senato è tornato sull’equivoco a proposito dell’uso della ‘polizia del Senato’ per i disordini in aula. “Mi rammarico possa essere emersa una mia defaillance ma non ritengo che possiamo andare avanti con questi criteri e con queste idee autoritarie. Insieme possiamo trovare il modo, io per recuperare la mia serenità, perchè la mia serenità è determinata anche dalla consapevolezza di aver in buona fede fatto tutto quello che ritenevo giusto. Si può anche sbagliare, spero di essere creduto”, ha detto il presidente del Senato rivolto all’aula.
21.18 – Crosio (Lega): “Non c’è serenità, stoppiamo il dibattito stasera”
“Noi crediamo che in questo momento non ci sono le condizioni per riprendere il dibattito stasera” sulle riforme. Lo ha detto alla ripresa dell’Aula il senatore della Lega Jonny Crosio, il primo a intervenire dopo la conferenza fiume dei capigruppo. “Confidiamo nelle sua capacità di prendere in mano la situazione – ha aggiunto rivolgendosi al presidente Pietro Grasso – per vedere se ci sono condizioni per arrivare in vetta”.
21.04 – Ripresa la seduta al Senato
20.27 – I gruppi d’opposizione hanno quasi esaurito i tempi a disposizione
I gruppi che si oppongono alle riforme hanno quasi esaurito i tempi a loro disposizione in Aula. E’ quanto risulta da uno schema distribuito alla Conferenza dei capigruppo. A mM5s sono rimasti 20 minuti e 10 secondi; Sel ha esaurito i propri tempi, risultando addirittura “in credito” di 46 minuti; alla Lega restano 10 minuti e 31 secondi, e a Gal 4 minuti e 24 secondi. Il contingentamento aveva assegnato anche un “minutaggio” ai dissidenti dei gruppi che sostengono le riforme. Ai dissidenti del Pd rimangono 4 minuti e 24 secondi e a quelli di Fi solo 14 secondi. Per quanto riguarda Ncd, i dissenzienti hanno ancora 2 minuti e 46; quelli di Pi 1 minuto e 3 secondi; ai dissenzienti di Sc restano tutti i 18 i minuti che gli spettavano.
20.09 – La seduta del Senato riprenderà alle 21
L’aula del Senato riprenderà alle 21. Lo ha annunciato il presidente del Senato Pietro Grasso, che ha ripreso i lavori per i pochi secondi necessari a dare questa notizia. “Ci rivediamo alle 21 – ha detto Grasso per per riprendere in maniera… migliore”. I lavori sono stati sospesi alle 17,15.
19.15 – Il portavoce di Grasso: “Polizia del Senato? Sono i commessi d’Aula”
‘Il presidente del Senato, Pietro Grasso, si riferiva agli assistenti d’aula che il regolamento, all’articolo 69, definisce ‘polizia del Senato'”. E’ quanto precisa il portavoce di Grasso, Alessio Pasquini, in merito a quanto avvenuto in capigruppo e all’ipotesi di ricorrere aigli assistenti d’aula per garantire lo svolgimento dei lavori. Viene inoltre riferito che “il presidente aveva già chiarito in capigruppo con il senatore di Gal Ferrara l’equivoco”.
18.40 – Terminata la conferenza dei capigruppo in Senato. Ipotesi lavori anche a Ferragosto
Terminata la conferenza dei capigruppo al Senato, convocata dopo lo stop deciso dal presidente Pietro Grasso a seguito delle proteste dell’opposizione sul voto segreto non concesso sull’emendamento Candiani bis. Si attende la ripresa dei lavori dell’assemblea sul ddl Riforme. In capigruppo non sono state prese nuove decisioni, quindi i lavori proseguiranno come stabilito in precedenza. Da quanto si apprende, riferiscono più fonti, si sarebbe però ipotizzato di far continuare a lavorare il Senato anche nei giorni di Ferragosto.
18.33 – Tensioni in capigruppo, Aula ancora sospesa dopo due ore
Forti tensioni alla capigruppo del Senato, con l’Aula ancora sospesa dopo oltre due ore. I capigruppo di opposizione hanno minacciato di continuare le proteste in Aula per bloccare i lavori e il presidente Pietro Grasso ha minacciato di far intervenire i commessi per cacciar via quanti “fanno gazzarra”.
18.25 – Tra ipotesi Grasso in caso di tumulti anche intervento della polizia
Anche l’intervento delle forze di polizia in caso di tumulti. Fra le ipotesi sul tavolo, durante la conferenza dei capigruppo che si è tenuta in Senato, è stata messa anche questa eventualità. Secondo quanto apprende l’Agi lo scenario sarebbe stato ventilato dallo stesso presidente del Senato, Pietro Grasso, a quanto riferiscono fonti parlamentari. Lo scenario avrebbe suscitato immediatamente la replica delle opposizioni, ma anche del senatore di Gal Mario Ferrara che avrebbe replicato a stretto giro di posta respingendo, alterato, anche la sola eventualità di una simile possibilità all’interno della Camera alta del Parlamento.
18.18 – Cicchitto: “Grasso non è all’altezza della situazione”
“Purtroppo è evidente che Grasso non è all’altezza della situazione”. Lo dice Fabrizio Cicchito (Ncd).
18.17 – Petrocelli (M5s) abbandona la conferenza dei capigruppo
Vito Petrocelli, capogruppo di M5s al Senato, ha abbandonato per protesta la riunione della Conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama. M5s aveva chiesto in aula l’annullamento del voto su un emendamento su cui il presidente Pietro Grasso non aveva concesso lo scrutinio segreto. “A questo punto è una finzione a cui non ci prestiamo” ha detto.
17.56 – Morgoni (Pd) a M5s: “Ma non eravate per il voto palese e la trasparenza?”
“Siamo da sempre per il voto palese, per la trasparenza, il voto segreto per i rappresentanti del popolo non può esistere maì. Così recitavano in un bel video postato sul blog di Beppe Grillo i senatori del M5S. A distanza di pochi mesi, contrordine dei cittadini parlamentari, che a braccetto con la Lega e con Sel, cantano le lodi dei franchi tiratori, coperti dalla segretezza del voto”. Lo afferma il senatore Mario Morgoni, componente della direzione Pd.
17.21 – Grasso convoca riunione capigruppo
Il presidente del Senato Pietro Grasso ha sospeso la seduta del Senato ed ha convocato la conferenza dei Capigruppo. La decisione è stata presa dopo che il capogruppo della lega Gian Marco Centinaio ha chiesto di annullare il voto sull’emendamento di Centinaio sul quale Grasso non aveva concesso il voto segreto.
16.30 – Lega Nord grida “libertà, libertà” e interrompe discussione
I senatori della Lega Nord trasformano l’Aula di Palazzo Madama in una sorta di Pontida. I “lumbard” urlano “libertà, libertà” ed interrompono quattro volte i lavori: si tratta del grido di battaglia che anima il pratone di Pontida che ospita ogni anno la Festa della Lega Nord. L’urlo, ripreso dal film “Braveheart”, viene spesso lanciato da Umberto Bossi per scaldare i militanti padani durante le manifestazioni popolari. Forse non coscienti della tradizione leghista, altri senatori di opposizione si sono uniti al coro che ha interrotto quattro volte la ripresa dei lavori in aula.
15.00 – Vendola: “E’ giunta l’ora che il governo accantoni il suo ostruzionismo”
“E’ giunto il momento che governo accantoni il proprio ostruzionismo, che ha impedito di poter discutere nel merito al Senato”. Lo scrive su Twitter il leader di Sel, Nichi Vendola.
13,30 – Grasso respinge voto segreto, bocciata riduzione dei deputati
“Anche alla luce del recentissimo precedente il voto segreto sull’emendamento non è ammissibile. Quindi passiamo alla votazione palese”. Il presidente del Senato Pietro Grasso non ha concesso il voto segreto sull’emendamento 1.0.22 al ddl riforme presentato dal senatore della Lega Nord Stefano Candiani. L’opposizione chiedeva lo scrutinio segreto adducendo come motivazione la tutela delle minoranze linguistiche. Al termine del voto la seduta è stata sospesa. Riprenderà alle 16.
13.03 – Boldrini: “Ci sia tempo per migliorare le riforme”
Quella all’esame dell’aula di Palazzo Madama “è una riforma tormentata come è logico che sia perché si va a toccare la Carta costituzionale. Più c’è consenso e si riesce a dialogare più il risultato sarà buono”. Lo ha detto la presidente della Camera, Laura Boldrini, alla cerimonia del Ventaglio.
12.43 – Emendamento taglia deputati, si discute per voto segreto
E’ arrivato in votazione a palazzo Madama il secondo fra gli emendamenti del leghista Stefano Candiani, al ddl riforme che mettono in fibrillazione la maggioranza. La proposta, riformulata riduce a 500 il numero dei deputati. E’ previsto il voto segreto, ma in aula il Pd ha chiesto che sia strettamente limitato alla parte dell’emendamento relativo alle minoranze linguistiche.
12.30 – Faraone (Pd): “Si conferma legislatura dei 101. Ma noi siamo più determinati”
“Si conferma la legislatura dei 101. Ma noi siamo più determinati. Serenamente andiamo avanti. #opensenato #laricaricadei101 @pdnetwork”. È quanto scrive sul proprio profilo Twitter Davide Faraone, componente della segreteria nazionale del Pd e responsabile Welfare e scuola, commentando l’approvazione di un emendamento sui temi etici al ddl Riforma, a prima firma Stefano Candiani (Lega Nord), su cui il governo aveva espresso parere contrario
12.06 – Picierno (Pd): “A volte tornano i 101”
“A volte ritornano. La ricarica dei 101”. Lo scrive su Twitter l’eurodeputata del Pd Pina Picierno, paragonando i senatori della maggioranza che hanno votato con l’opposizione nel voto segreto al Senato, ai 101 del Pd che lo scorso anno hanno affossato l’elezione di Romano Prodi al Quirinale. Critico anche il sottosegretario Ivan Scalfarotto: “La norma votata non intacca la riforma, ma crea danno alle battaglie per i diritti civili, costrette al pantano bicameralista”.
11.40 – Candiani (Lega Nord): “Vittoria fondamentale. Renzi ora capisca”
“Renzi ora forse capirà che cambiare la Costituzione non è come approvare un decreto legge. Quella di oggi è una vittoria fondamentale”. Lo dice il senatore della Lega Stefano Candiani, autore dell’emendamento sulle competenze del Senato in materia etico-sociale approvato con voto segreto. Candiani si dice “stupefatto dall’atteggiamento del ministro Boschi: diceva no a tutto, solo per partito preso. Sorseggiava un caffè mentre si parlava di temi di questa importanza. Mi ricordava Maria Antonietta che chiedeva di dare le brioches al popolo affamato…”. Diverso il giudizio nei confronti del presidente del Senato Pietro Grasso: “In altre circostanze sono stato molto critico nei suoi confronti, oggi devo dire che ne apprezzo la posizione: ha mantenuto il punto, malgrado le formidabili pressioni cui è sottoposto. Si sta comportando, nel complesso, in modo onesto”.
11.24 – Governo battuto su emendamento Lega Nord
Governo e maggioranza battuti al Senato sull’emendamento del leghista Stefano Candiani che assegna a palazzo Madama competenze paritarie sui temi etici. 154 voti a favore della proposta, 147 contrari e due astenuti. Lo scrutinio è stato segreto. Il governo con il ministro Maria Elena Boschi e il c relatore Anna Finocchiaro avevano espresso parere contrario all’emendamento. Il corelatore Roberto Calderoli, invece, si era espresso favorevolmente.
11.15 – Grasso conferma voto segreto su emendamento Lega Nord Candiani
“Non ci sono motivi per rivedere la decisione” sul voto segreto relativo all’emendamento Candiani, anche alla luce di una Giunta del Regolamento che ha già vagliato la questione. E’ la posizione che il presidente del Senato Pietro Grasso ha espresso in aula, replicando alle richieste di Luigi Zanda. Quanto all’accantonamento, avendo Candiani negato la disponibilità, non è possibile. Grasso ha quindi chiesto la conferma da parte di almeno venti senatori della richiesta di voto segreto, che è avvenuta, in realtà, con 89 voti. L’emendamento 1.1979 al ddl riforme è relativo alla competenza del Senato sui temi etici, come diritto alla vita, salute, fine vita.
10.40 – Di Maio scrive a Grasso: “Ha abdicato da suo ruolo”
“Presidente, in questi giorni in Senato l’ho vista abdicare totalmente al Suo ruolo istituzionale di padre del dibattito parlamentare, che esiste in qualsiasi ordinamento democratico”. È quanto riporta il blog di Beppe Grillo, riportando una lettera aperta del vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio (M5s), al presidente del Senato, Pietro Grasso. “Ieri ho visto Piero Grasso trincerarsi dietro il voto dell’Aula per non assumersi alcuna responsabilità. Al grido ‘l’Aula è sovrana”, ha posto in votazione qualsiasi questione procedurale venisse avanzata dalla maggioranza: tutti chiari espedienti – scrive ancora Di Maio – per evitare il voto segreto (che lei stesso aveva deciso di garantire e la cui valutazione circa l’ammissibilità cadeva in capo solo e soltanto a lei), o per eliminare la discussione su migliaia di emendamenti in 5 minuti”.
9.40 – Romani: “Concessione tempi non per fini ostruzionistici”
Convocare una Conferenza dei capigruppo durante la pausa dei lavori prevista all’ora di pranzo, per stabilire le modalità di concessione di ulteriori tempi ai Gruppi che li hanno esauriti da parte di quelli che ne hanno invece ancora a disposizione. E’ la proposta del presidente dei senatori di Forza Italia, Paolo Romani, dopo la decisione del Pd annunciata dal capogruppo Luigi Zanda. L’esponente azzurro, manifestando analoga disponibilità da parte del proprio partito, ha chiesto che la cessione sia condizionata “al buon utilizzo del tempo”, che non sia quindi “a puri fini ostruzionistici”. Il presidente del Senato Pietro Grasso ha assicurato “attenzione” perchè l’eventuale tempo concesso sia usato per “le esigenze di partecipazione al dibattito”. “Lo vedremo alla prova dei fatti”, la replica di Romani.
9.30 – Pd cede 30 minuti a M5S
Il capogruppo del Pd in Senato, Luigi Zanda, ha annunciato che il proprio gruppo cederà trenta minuti del proprio tempo disponibile per interventi in Aula al M5s “per poter illustrare le proprie posizioni” in merito al ddl Riforme. La seduta di oggi è iniziata con la polemica sui tempi residui di intervento rimanenti ai vari gruppi.
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Roma, 12 mar. (Adnkronos) - Aspettare, ponderare. Giorgia Meloni non avrebbe ancora deciso se partecipare o meno alla video-call dei 'volenterosi', convocata per sabato dal Regno Unito. Il primo ministro britannico Keir Starmer ha chiamato di nuovo a raccolta i leader di quei Paesi pronti a fornire il loro supporto per assicurare la pace in Ucraina, dopo un possibile accordo di tregua con la Russia. Ma la partecipazione dell'Italia all'incontro da remoto, si apprende da fonti di governo, non è ancora confermata e la presidente del Consiglio starebbe riflettendo sul da farsi.
Il problema di fondo, viene spiegato, è essenzialmente uno: il governo italiano è fortemente contrario all'invio di truppe al fronte in Ucraina; dunque, se la riunione di Londra rientra nell'ambito di un invio di uomini, "noi non partecipiamo", il refrain che arriva da Palazzo Chigi. Diverso è invece il discorso per quanto riguarda la riunione dei Capi di Stato maggiore europei svoltasi martedì a Parigi con il presidente francese Emmanuel Macron: "In quel caso non eravamo parte del gruppo dei cosiddetti 'volenterosi', siamo andati lì come osservatori". Le diplomazie restano comunque in contatto.
Meloni è al lavoro sul discorso che dovrà pronunciare alle Camere la prossima settimana prima del Consiglio europeo del 20-21 marzo: un passaggio impegnativo, sul quale i partiti della maggioranza sono chiamati a compattarsi dopo aver votato in maniera difforme a Strasburgo. Gli europarlamentari di Fratelli d'Italia hanno dato il loro sì alla risoluzione sul Libro bianco sulla difesa, che sollecita i 27 Paesi dell'Ue ad agire con urgenza per garantire la sicurezza del Continente, accogliendo le conclusioni del Consiglio europeo sul riarmo.
Tuttavia, la delegazione di Fdi si è astenuta sulla risoluzione riguardante l'Ucraina dopo aver richiesto, senza successo, un rinvio del voto. Secondo Nicola Procaccini, co-presidente del gruppo Ecr, il testo non avrebbe tenuto conto dell'accordo raggiunto a Gedda tra Stati Uniti e Ucraina per un possibile cessate il fuoco, rischiando così di "scatenare l'odio verso Donald Trump e gli Usa, anziché aiutare l'Ucraina".
Il nostro "non è stato un doppio voto", dice all'Adnkronos un membro dell'esecutivo in quota Fratelli d'Italia: "La posizione è chiara: se approvi un testo troppo anti-Usa, come fai poi a farti mediatore con gli Usa?". Sulla stessa risoluzione per l'Ucraina, la Lega ha votato contro mentre Forza Italia si è espressa a favore.
Anche da Palazzo Chigi sottolineano come il testo della risoluzione sull'Ucraina fosse troppo sbilanciato 'contro' gli Stati Uniti: Fratelli d'Italia a Strasburgo - il ragionamento che trapela dai piani alti del governo - ha sempre votato a favore della libertà e della sicurezza dell'Ucraina, ma questa volta il testo della risoluzione "era molto più 'accusatorio' verso l'amministrazione Usa" rispetto ad altre volte. Fratelli d'Italia non avrebbe mai votato contro quella risoluzione: "Ma non potevamo nemmeno votare a favore tout court", spiegano.
Sull'astensione, come confermato poi da Procaccini, ha inciso la notizia arrivata dall'Arabia Saudita ieri sera sulla proposta di un cessate il fuoco di 30 giorni in Ucraina e la ripresa dell'assistenza americana a Kiev: "Non ci stiamo smarcando da nulla, quello di Fratelli d'Italia non era un voto contro l'Ucraina", il concetto che viene ribadito. Il voto a macchia di leopardo del centrodestra, ad ogni modo, non impensierisce Palazzo Chigi: in questo momento - si sottolinea - c'è un problema internazionale ben più ampio e la maggioranza di governo ha dimostrato che nei momenti importanti "è sempre uscita unita e compatta".
Almeno per ora, non sembrerebbe all'orizzonte un vertice con Meloni e gli altri leader della maggioranza, Antonio Tajani e Matteo Salvini (anche se i tre ogni settimana si incontrano per fare il punto della situazione su tutti i dossier). Sempre da palazzo Chigi viene evidenziata la "piena sintonia" tra Meloni e il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, che rispondendo alla Camera all'interrogazione del Movimento 5 Stelle sul piano di riarmo approvato oggi dall'Unione europea ha ribadito che i finanziamenti per la difesa non andranno a discapito di sanità e servizi pubblici, rimarcando il suo no a spese per il riarmo che rialzino in modo oneroso il debito pubblico con rischi anche per la stabilità della zona euro. (di Antonio Atte)
Roma, 13 mar. (Adnkronos) - Il governo è "determinato" a contrastare l'evasione fiscale e allo stesso tempo alleggerire la pressione sui contribuenti onesti. Per il taglio delle tasse al ceto medio bisognerà aspettare gli esiti a fine marzo della verifica della commissione tecnica sullo stock dei debiti fiscali da 1.275 miliardi di euro. Il nuovo corso del governo per le verifiche ex ante, intanto, sta portando i primi frutti con un calo del 19% dei contenziosi nei primi due mesi dell'anno. Nel suo intervento alla cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario tributario 2025 alla Camera il viceministro al Mef Maurizio Leo si è soffermato su punti fermi e benefici attesi dalla riforma fiscale.
"Il tema dell'evasione fiscale è sotto gli occhi di tutti, abbiamo un tax gap che oscilla tra 80 e 100 miliardi e dobbiamo assolutamente contrastarlo, come pure la pressione fiscale su cui il governo si è mosso con determinazione, riducendo aliquote da 4 a 3 e rendendo strutturale questa misura cui si aggiunge il taglio del cuneo", ha sottolineato Leo. Accanto a questi due pilastri della lotta all'evasione e della riduzione della pressione fiscale, anche quello della semplificazione e della certezza del diritto, pilastro fondamentale quest'ultimo per "contrastare fenomeni illeciti, ma al tempo stesso attrarre capitali da estero", ha aggiunto.
Il tutto rafforzando 'l'arsenale' ex ante per indirizzare su un percorso di collaborazione i rapporti tra Stato e contribuente. In questa cornice il concordato preventivo biennale e della cooperative compliance stanno portando i primi frutti: nei primi due mesi del 2025 rispetto ai primi due mesi del 2024 c'è stata "una contrazione del contenzioso tributario" con un calo "del 19% dei nuovi giudizio incardinati", ha detto Leo, rilevando che "in alcune corti del Sud il calo si attesta addirittura al 50%".
Si attende per fine mese l'esito della requisitoria tecnica sullo stock dei crediti non riscossi dall'amministrazione fiscale. La Commissione tecnica, istituita presso il Mef sul riordino della riscossione e l'analisi del magazzino in carico all'Agenzia delle entrate-Riscossione "sta facendo la ricognizione e all'esito di questo faremo le opportune valutazioni, penso che entro fine mese avremo dei riscontri", ha detto Leo.
La verifica sui carichi renderà più chiaro il quadro su quanti possono essere abbandonati, quanti gestiti in modo differente e quanti possono, eventualmente, essere oggetto di una rottamazione. Considerando che la montagna dello stock ammonta a 1.275 miliardi e che circa tre quarti sono debito sotto i mille euro si aprirebbero ampie chances di recupero. Ma la prudenza è d'obbligo, visto che molte appartengono a soggetti defunti o falliti.
Dalle risorse eventualmente disponibili si capirà se possibile procedere al taglio Irpef per i redditi fino a 50-60mila euro. "Vediamo le risorse e come si può fare", ha risposto Leo interpellato sulla questione. Al momento il governo può contare sugli 1,6 miliardi del gettito del concordato preventivo biennale che si è chiuso a dicembre scorso a cui andrebbero aggiunti gli incassi del ravvedimento speciale che scade il 31 marzo prossimo.
Roma, 13 mar. (Adnkronos) - Il governo è "determinato" a contrastare l'evasione fiscale e allo stesso tempo alleggerire la pressione sui contribuenti onesti. Per il taglio delle tasse al ceto medio bisognerà aspettare gli esiti a fine marzo della verifica della commissione tecnica sullo stock dei debiti fiscali da 1.275 miliardi di euro. Il nuovo corso del governo per le verifiche ex ante, intanto, sta portando i primi frutti con un calo del 19% dei contenziosi nei primi due mesi dell'anno. Nel suo intervento alla cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario tributario 2025 alla Camera il viceministro al Mef Maurizio Leo si è soffermato su punti fermi e benefici attesi dalla riforma fiscale.
"Il tema dell'evasione fiscale è sotto gli occhi di tutti, abbiamo un tax gap che oscilla tra 80 e 100 miliardi e dobbiamo assolutamente contrastarlo, come pure la pressione fiscale su cui il governo si è mosso con determinazione, riducendo aliquote da 4 a 3 e rendendo strutturale questa misura cui si aggiunge il taglio del cuneo", ha sottolineato Leo. Accanto a questi due pilastri della lotta all'evasione e della riduzione della pressione fiscale, anche quello della semplificazione e della certezza del diritto, pilastro fondamentale quest'ultimo per "contrastare fenomeni illeciti, ma al tempo stesso attrarre capitali da estero", ha aggiunto.
Il tutto rafforzando 'l'arsenale' ex ante per indirizzare su un percorso di collaborazione i rapporti tra Stato e contribuente. In questa cornice il concordato preventivo biennale e della cooperative compliance stanno portando i primi frutti: nei primi due mesi del 2025 rispetto ai primi due mesi del 2024 c'è stata "una contrazione del contenzioso tributario" con un calo "del 19% dei nuovi giudizio incardinati", ha detto Leo, rilevando che "in alcune corti del Sud il calo si attesta addirittura al 50%".
Si attende per fine mese l'esito della requisitoria tecnica sullo stock dei crediti non riscossi dall'amministrazione fiscale. La Commissione tecnica, istituita presso il Mef sul riordino della riscossione e l'analisi del magazzino in carico all'Agenzia delle entrate-Riscossione "sta facendo la ricognizione e all'esito di questo faremo le opportune valutazioni, penso che entro fine mese avremo dei riscontri", ha detto Leo.
La verifica sui carichi renderà più chiaro il quadro su quanti possono essere abbandonati, quanti gestiti in modo differente e quanti possono, eventualmente, essere oggetto di una rottamazione. Considerando che la montagna dello stock ammonta a 1.275 miliardi e che circa tre quarti sono debito sotto i mille euro si aprirebbero ampie chances di recupero. Ma la prudenza è d'obbligo, visto che molte appartengono a soggetti defunti o falliti.
Dalle risorse eventualmente disponibili si capirà se possibile procedere al taglio Irpef per i redditi fino a 50-60mila euro. "Vediamo le risorse e come si può fare", ha risposto Leo interpellato sulla questione. Al momento il governo può contare sugli 1,6 miliardi del gettito del concordato preventivo biennale che si è chiuso a dicembre scorso a cui andrebbero aggiunti gli incassi del ravvedimento speciale che scade il 31 marzo prossimo.
Palermo, 13 mar. (Adnkronos) - All'alba di oggi i Carabinieri del Comando Provinciale di Messina e i Finanzieri dei Comandi Provinciali di Catania e Messina hanno effettuato una vasta operazione nelle Province di Messina e Catania, con l’esecuzione di misure cautelari emesse dai Gip dei Tribunali del capoluogo peloritano e di quello etneo, su richiesta delle rispettive Procure, nei confronti 39 persone, a vario titolo indagate, per associazione a delinquere di stampo mafioso, associazione finalizzata al narcotraffico, numerosi episodi di spaccio di stupefacenti, estorsione, rapina, accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti - tutti reati aggravati ai sensi dell’art. 416-bis.1 del codice penale "poiché commessi con metodo mafioso o con il fine di agevolare il clan Cappello-Cintorino' e trasferimento fraudolento di valori.
Le due ordinanze sono il risultato dello stretto coordinamento investigativo attuato tra gli Uffici Giudiziari di Catania e di Messina, sotto la supervisione della Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, al fine di monitorare più efficacemente le persistenti attività, anche di sfruttamento economico del territorio, proprie dei citati clan per effetto delle cointeressenze nei territori “di confine” delle due province.
I particolari dell’operazione saranno forniti nel corso di una conferenza stampa che sarà tenuta alle ore 10:30, presso il Palazzo di Giustizia di Messina (via Tommaso Cannizzaro).
Palermo, 12 mar. (Adnkronos) - "Affronterò il processo con la massima serenità e con la consapevolezza di poter dimostrare la correttezza del mio operato, avendo sempre agito nel pieno rispetto del regolamento previsto dall’Assemblea Regionale Siciliana. Non ho mai, nella mia vita, sottratto un solo centesimo in modo indebito e confido che nel corso del giudizio emergerà la verità, restituendo chiarezza e trasparenza alla mia posizione. Resto fiducioso nella giustizia e determinato a far valere le mie ragioni con il rispetto e la serietà che ho sempre riservato alle istituzioni". Così Gianfranco Miccichè, rinviato a giudizio per l'uso dell'auto blu, commenta il processo che partirà a luglio. "Sono però amareggiato da quanto la stampa riporta sul fatto che, secondo il pm avrei arraffato quanto più possibile- dice - Nella mia vita non ho mai arraffato alcun che e su questo pretendo rispetto da parte di tutti".
Palermo, 12 mar. (Adnkronos) - L'ex Presidente dell'Assemblea regionale siciliana Gianfranco Miccichè è stato rinviato a giudizio con l'accuaa di peculato e concorso in truffa aggravata il. La prima udienza del processo si terrà il 7 luglio davanti alla terza sezione del tribunale di Palermo. Secondo l'accusa il politico, ex viceministro dell'Economia, avrebbe usato l'auto blu in dotazione, in quanto ex Presidente dell'Ars, per fini personali. In particolare avrebbe usato, non per fini istituzionali, l’Audi della Regione, per una trentina di volte, tra marzo e novembre del 2023, anche per fare visite mediche, e persino per andare dal veterinario con il gatto. Avrebbe fatto salire sull'auto anche componenti della sua segreteria e familiari.
Il suo ex autista, Maurizio Messina, che ha scelto il rito abbreviato, è stato invece condannato dal giudice per l’udienza preliminare Marco Gaeta a un anno e mezzo di carcere per truffa, più sei mesi con l'accusa di avere sottratto la somma che gli era stata sequestrata durante le indagini.
Milano, 12 mar. (Adnkronos) - La Corte di Assise di Appello di Milano ha assolto, ribaltando la sentenza a sette anni inflitta in primo grado, Salvatore Pace per il concorso nell'omicidio di Umberto Mormile, l'educatore del carcere di Opera ammazzato l'11 aprile 1990. Il delitto fu rivendicato dalla Falange Armata, organizzazione terroristica sulla quale gravitavano mafiosi, 'ndranghetista e componenti dei servizi segreti deviati. Mormile, 34 anni, venne assassinato a Carpiano, nel Milanese, mentre andava al lavoro, quando due individui in sella a una moto esplosero contro di lui sei colpi di pistola. Secondo l'accusa, Pace, 69 anni, diventato collaboratore di giustizia, si sarebbe messo a disposizione dei mandanti dell'omicidio. "Attendo di leggere le motivazioni" è il commento dell'avvocato Fabio Rapici, legale di alcuni dei familiari della vittima.