Dopo i due pazienti statunitensi ricoverati ad Atlanta, anche in Europa arriva un contagiato dal virus Ebola. Un Airbus A310 dotato delle attrezzature mediche necessarie è pronto a decollare per la Liberia dalla Spagna, per rimpatriare il missionario spagnolo Miguel Pajares, risultato positivo al test.  Pajares è uno dei tre missionari messi in isolamento all’ospedale San José di Monrovia perché risultati positivi al virus fa sapere il gruppo umanitario cattolico di cui il prete fa parte. Gli altri due missionari infettati sono stati identificati come Chantal Pascaline Mutwamene del Congo e Paciencia Melgar della Guinea Equatoriale. Il ministro della Sanità, Vineusa ha spiegato che il missionario sarà portato in un ospedale pronto a ospitare questo tipo di patologie: “La sicurezza è garantita”. Il paziente sarà ricoverato all’ospedale Carlo III a Madrid, da dove è partito l’aereo che lo riporterà nel suo Paese. Nel frattempo, una donna gallese è stata posta in quarantena per il sospetto che sia stata infettata dopo un viaggio in Africa occidentale. 

L’appello degli scienziati: “Sia dato agli africani il siero sperimentale”. Il siero top secret e mai sperimentato sull’uomo che però ha fatto migliorare immediatamente i due pazienti americani contagiati dall’Ebola in Liberia potrebbe essere messo a disposizione di altri pazienti. Visto l’aumento dei casi di Ebola in Africa occidentale è giunto il momento di dare terapie e vaccini sperimentali, come quelli usati per i due pazienti americani, il medico Kent Brantly e la volontaria Nancy Writebol, anche alle popolazioni locali. È l’appello tre dei principali esperti mondiali del virus, tra cui Peter Piot, uno degli scopritori di Ebola, che si appellano all’Oms perché permetta una sperimentazione ‘sul campo’.

I trattamenti, spiegano Piot, David Heymann del Chatham House Centre on Global Health Security e il direttore del Wellcome Trust Jeremy Farrar, non sostituirebbero le misure di prevenzione, che però stanno fallendo per le condizioni delle infrastrutture sanitarie. “Ai governi africani dovrebbe essere permesso di prendere decisioni informate sull’usare o no questi trattamenti – scrivono i ricercatori – ad esempio per proteggere e curare i lavoratori sanitari che operano in zone ad alto rischio di infezione”.

Cinque anni fa a un virologo tedesco che si era punto accidentalmente con una siringa contenente il virus è stato dato un vaccino, ricorda il comunicato, e i due americani hanno ricevuto il farmaco che sembra aver migliorato le loro condizioni ancora prima di tornare in patria. “L’Oms potrebbe assistere i paesi africani nello sviluppo di protocolli rigorosi per l’uso di questi trattamenti -. È il solo organismo internazionale con l’autorità necessaria, e deve assumere questo ruolo. Questa epidemia durerà ancora per dei mesi, e c’è il tempo per fare velocemente i test di sicurezza nei paesi non affetti per poi cominciare l’uso in Africa. In fondo – concludono gli esperti – l’unico modo per verificare se sono efficaci è metterli alla prova durante un’epidemia”. 

L’Oms: “I morti sono 932”, Obama: “Gli Usa faranno il possibile”. L’Oms ha fatto sapere che valuterà l’uso di farmaci sperimentali. All’inizio della prossima settimana verrà istituito un panel di esperti incaricato di valutare gli aspetti etici della vicenda. “Siamo in una situazione inusuale – afferma Marie-Paule Kieny, vicedirettore generale dell’agenzia Onu – in quest’epidemia. Ci troviamo a fronteggiare una malattia con un’elevata percentuale di mortalità senza alcun farmaco o vaccino approvato. Abbiamo bisogno di chiedere a esperti di bioetica di darci un orientamento su cioè che è responsabile fare”. Intanto in soli due giorni, dal 2 al 4 agosto, si sono registrati 108 nuovi casi di Ebola e 45 decessi in Guinea, Liberia, Nigeria e Sierra Leone. Il numero totale dei contagi è 1.711, con 932 morti. Più colpita la Sierra Leone, con 691 casi e 286 decessi; seguono Liberia con 516 casi e 282 morti; Guinea (495 contagi e 363 morti) e Nigeria(9 casi e un decesso, anche se oggi il Paese ha comunicato la seconda vittima del virus).  Gli Usa e i partner internazionali “continueranno a fare tutto il possibile per aiutare i nostri partner africani a rispondere alla crisi”  ha detto il presidente Usa, Barack Obama, nel suo intervento alla sessione sugli investimenti del vertice Usa-Africa che si conclude a Washington. Obama ha voluto sottolineare l’assenza dei presidenti di Guinea, Liberia e Sierra Leone, che hanno rinunciato a partecipare al vertice per l’emergenza nei rispettivi Paesi. “Siamo grati che abbiano mandato le loro delegazioni nonostante questa delicata situazione”, ha detto Obama. “I nostri pensieri e le nostre preghiere sono per coloro affetti dall’epidemia dell’Ebola, soprattutto per le famiglie che hanno perso i loro cari. Nella loro storia hanno superato varie sfide e oggi sono su quello stesso spirito di forza e resilienza”. 

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