Dubbi, dubbi e ancora dubbi. Su soglie e preferenze, ma soprattutto sulle seconde. A Silvio Berlusconi le nuove proposte di Matteo Renzi sulle modifiche da apportare all’Italicum non sono piaciute affatto. E così, nessun via libera definitivo, solo una tenue, fragile disponibilità a riflettere sulle attuali soglie di ingresso previste dal testo della riforma elettorale, così come è stato licenziato dalla Camera. In particolare, una disponibilità a procedere con un ‘aggiustamento’ – ma senza stravolgere l’impianto dell’Italicum, è stato il paletto – degli sbarramenti per i ‘piccoli’ partiti, ovvero sulle soglie di ingresso per i partiti che si presentano in coalizione e per i partiti che vanno alle urne da soli, senza alleanze.
Insomma, un aiuto ad Alfano lo si può pure dare, ma non certo arrivando a sottoscrivere la soglia del 2% per i partiti in coalizione e quella del 3% per quelli che si presentano da soli che tanto vorrebbe il ministro dell’Interno. Renzi se ne è fatto carico di portare l’istanza di Ncd davanti al Cavaliere ma lui, con un sorriso ironico, ha commentato: “Sono un uomo generoso con tutti, ma qui mi si chiede un po’ troppo…”. Facile capire perché Berlusconi non intenda mollare sulla soglia d’ingresso così bassa, perché vorrebbe dire lasciare libero Alfano da qualsiasi “sirena” di ritorno a casa, se non proprio dentro Forza Italia (ipotesi remota) almeno in coalizione. Insomma, idea respinta. Mentre uno spiraglio si è aperto sulla possibilità di innalzare la soglia per far scattare il premio di maggioranza (ora al 37%) anche arrivando al 40%. Ma è stato l’unico, vero momento di apertura dimostrato da Berlusconi in tre ore di colloquio che non si è concluso affatto bene.
A interrompere il rapporto fin qui di grande collaborazione tra Renzi e Berlusconi, è stato il tema delle preferenze. Verdini e Lotti, nei giorni scorsi, avevano preparato con grande cura il terreno di gioco su questo argomento, prospettando tre diverse ipotesi di discussione: la prima, un’idea di preferenze sullo schema della legge elettorale per le Europee, che si sapeva già sarebbe stata respinta senza appello dal Cavaliere, visto come è andata a finire a maggio con Raffaele Fitto. Una seconda, con le primarie per legge, oppure con i collegi uninominali e dunque l’esclusione dell’inserimento delle preferenze dall’Italicum. Terza, l’ipotesi, valutata positivamente anche da Verdini, di avere i capilista bloccati e tutto il resto lasciato nelle mani della libertà di scelta dei cittadini, in modo da assicurare, comunque, alle segreterie dei partiti il controllo sulla prima fila degli eletti in Parlamento, ma così da togliere alle opposizioni, soprattutto ai 5 stelle, la bandiera della lotta sulle preferenze.
Inaspettatamente, il Cavaliere ha detto no anche a questa ultima opzione. Lasciando Renzi e Guerini un po’ spiazzati, visto che Verdini aveva assicurato un gradimento di Berlusconi su questo punto. Invece, niente. Il Cavaliere ha infatti chiarito: “Io avevo parlato di ‘ritocchi’ all’impianto della legge, non certo ‘stravolgimenti’ – avrebbe detto, come riferiscono fonti di Forza Italia – qui mi state proponendo tutta un’altra cosa, è un’altra legge, non quella su cui abbiamo fatto l’accordo…”. Pare che a palazzo Chigi sia calato il gelo per qualche secondo, il tempo per Renzi di cogliere che l’occasione non avrebbe portato ad un risultato certo, dunque meglio rinviare. E continuare a discutere. Il gran ciambellano Gianni Letta, a quel punto, ha messo sul tavolo la possibilità di una nuova riunione, casomai dopo la pausa estiva, a settembre inoltrato, ma Berlusconi, gelando ancora di più le attese, ha ribattuto: “Basta che però ci siano delle novità – raccontano sempre fonti di Forza Italia – altrimenti è inutile vedersi…”.
Insomma, a quanto riassumono uomini vicini al Cavaliere, la disponibilità manifestata da Berlusconi ad un nuovo incontro sarebbe vincolata rigidamente a ‘ritocchi’ non sostanziali dell’Italicum, nulla di più di un semplice ‘tagliando’, di certo non l’inserimento delle preferenze o di soglie di sbarramento in ingresso giudicate ‘ridicole’. Insomma, nessun ‘no’ pregiudiziale, ma per ora una netta chiusura a parlare di ‘cambiare l’ordine dei fattori’ rispetto a quanto è già stato approvato dalla Camera. Sul resto, tutto è invece filato abbastanza liscio, con Berlusconi che ha confermato l’appoggio di Forza Italia sul ddl Boschi e sul titolo V e sul resto degli accordi contenuti nel patto del Nazareno a cui si sarebbe aggiunta la disponibilità di Berlusconi a dare un sostegno esterno al governo sui temi economici di prossima emergenza nazionale. Ma sulla legge elettorale è ancora una distanza che qualcuno, dentro Forza Italia giudica ‘incolmabile’. Un bel problema per Renzi, soprattutto da far digerire dentro il Pd.