Un vaccino pronto entro il 2015, ma intanto il virus Ebola ha fatto almeno un’altra vittima e ha imposto alla Guinea di chiudere le frontiere. Migliorano però le condizioni di Kent Brantly, il medico statunitense cui è stato iniettato un siero sperimentale e che si è contagiato in Liberia. In Canada invece un cittadino di rientro dalla Nigeria è stato messo in quarantena per stabilire se è stato infettato.
Un vaccino preventivo contro il virus Ebola potrebbe essere pronto entro il 2015. In un’intervista alla radio francese Rfi, pubblicata sul sito dell’emittente, il direttore del dipartimento immunizzazione dell’Oms Jean-Marie Okwo Bélé ha spiegato che entro un mese dovrebbero iniziare i primi test del vaccino messo a punto dalla multinazionale britannica Gsk. “Il nostro obiettivo è di iniziare i test a settembre – ha detto – prima negli Usa e poi sicuramente in un paese africano, visto che è lì che abbiamo i casi. Verso fine anno potremmo avere i risultati, e trattandosi di un’urgenza si può pensare a delle procedure accelerate per averlo a disposizione nel corso del 2015”. Lunedì 11 agosto un comitato dell’Oms formato da esperti di bioetica e medicina si riunirà per affrontare il tema dell’utilizzo di farmaci e vaccini ancora sperimentali per fronteggiare l’epidemia
La Guinea chiude le frontiere con Liberia e Sierra Leone. La Guinea ha deciso di chiudere le frontiere con Liberia e Sierra Leone per cercare di arginare l’epidemia. Attualmente i tre paesi, i più colpiti dal virus con centinaia di vittime, hanno dichiarato lo stato di emergenza, così come ha fatto anche la Nigeria, dove i casi sono saliti nelle ultime ore a nove. Le autorità sanitarie americane aumenteranno l’assistenza, inviando personale e materiale per affrontare il virus dell’ebola. “Rafforzeremo il personale a Lagos – afferma Tom Skinner, portavoce dei Centri federali per il controllo e la prevenzione delle malattie -. Siamo preoccupati per il rischio contagio, visto che Lagos e la Nigeria non hanno mai avuto l’Ebola”. Gli ultimi dati in Guinea indicano che i casi sono saliti a 495, con 367 morti. Finora sono 94 i pazienti dimessi dai vari centro medici del Paese, mentre 19 persone rimangono ricoverate. Nel corso dell’ultima settimana, nove casi di contagio sono stati registrati nella città meridionale di Gueckedou, la più colpita, mentre sette casi sono stati riportati nella capitale Conakry. Nessun nuovo caso è stato però registrato nelle sette regioni dell’interno finora colpite dall’epidemia.
Morta una missionaria, migliora il dottor Brantly: “Divento ogni giorno più forte”. Non ce l’ha fatta la missionaria congolese, Chantal Pascaline, compagna dei due religiosi spagnoli evacuati dalla Liberia verso la Spagna giovedì scorso. È morta a Monrovia per la febbre emorragica, secondo quanto ha annunciato da Madrid la Ong per la quale lavorava la religiosa. Migliorano invece le condizioni del medico statunitense trattato con il siero sperimentale ZMapp. A scriverlo è lo stesso Kent Brantly in una lettera pubblicata sul sito di Samaritan’s Purse, l’associazione per cui lavora.“Divento più forte ogni giorno – scrive Brantly – e ringrazio Dio per la sua misericordia perché ho combattuto questa terribile malattia. Sono stato testimone dell’orrore”. Il medico, che ora è in isolamento nell’ospedale della Emory University di Atlanta, nella lettera ripercorre i giorni passati in Liberia. “Quando la malattia ha iniziato a diffondersi il mio lavoro quotidiano è diventato curare il numero sempre maggiore di malati di Ebola – scrive -. Ho tenuto le mani di innumerevoli persone mentre la malattia prendeva le loro vite. Ho visto l’orrore in prima persona, e posso ancora ricordare ogni volto e ogni nome”. Proprio il caso del medico ha scatenato una serie di discussioni sull’uso di farmaci sperimentali, ancora non testati sull’uomo, per combattere l’epidemia. Da lunedì la questione sarà affrontata anche da un comitato etico istituito dall’Oms.
In Canada una persona rientrata dalla Nigeria in quarantena. Una persona di ritorno dalla Nigeria con dei sintomi riconducibili al virus Ebola è stato messo in quarantena in un ospedale canadese. Un medico dell’ospedale di Brampton, vicino a Toronto, ha spiegato che il paziente aveva la febbre e altri sintomi riconducibili al morbo e che è stato messo in isolamento in considerazione del fatto che era di ritorno dalla Nigeria. Il dottor Graham Pollett, del servizio sanitario nazionale, ha precisato che sono in corso una serie di test . Il ministro della Sanità della provincia, Eric Hoskins, ha assicurato che, dopo lo scoppio dell’epidemia in Africa Occidentale sono state prese tutte le misure del caso”, e che “a partire dall’esperienza dell’aviaria, i nostri ospedali hanno sviluppato sistemi di controllo antinfettivo molto sofisticati”.