L’America è tornata a bombardare l’Iraq. E mentre il presidente Barack Obama, in conferenza stampa alla Casa Bianca, non dà tempi certi sulla fine della missione e conferma che “i raid continueranno finché sarà necessario”, almeno venti jihadisti sono stati uccisi negli ultimi bombardamenti nel nord del paese e 55 persone ferite. Lo riporta il sito di informazione di Dubai, Gulfnews, spiegando che si tratta di un raid mirato nell’area di Khazar, ovvero tra Mosul, la città in mano ai miliziani, e la città curda di Arbil. Inizia così la conta dei morti, proprio negli stessi istanti in cui Obama conferma che “i raid in Iraq hanno avuto successo” perché hanno permesso di distruggere “armi e attrezzature”.
Operazioni militari intensificate nelle ultime ore
“Sono stati uccisi dei terroristi“, ha dichiarato il Pentagono questa mattina, dopo aver confermato che gli Usa hanno effettuato due nuovi attacchi aerei contro obiettivi mirati dell’autoproclamato califfato islamico che dal nord dell’Iraq sconfina in Siria. Il primo raid è stato condotto venerdì poco dopo le 10 (le 16 in Italia) da un drone contro una postazione di artiglieria da dove i jihadisti sparano contro le forze curde; il secondo è avvenuto circa un’ora dopo, quando due caccia hanno colpito un convoglio di sette auto e un mortaio vicino a Erbil. Operazioni militari che hanno seguito i bombardamenti di venerdì mattina, quando due caccia hanno sganciato bombe contro l’artiglieria e un camion dello Stato islamico, nei pressi di Arbil. Continua anche il lancio aereo di aiuti umanitari per i migliaia di profughi intrappolati nella montagne del Sinjar, le ultime attaccate dal Califfo.
L’attivista: “Isis minaccia di uccidere 4.000 Yazidi”
I jihadisti minacciano di “giustiziare” circa 4.000 Yazidi residenti di due villaggi a sud della città irachena di Sinjar se non si convertiranno all’Islam. A lanciare l’allarme è un attivista Yazidi, Ali Sanjari, parlando con un sito di notizie curdo. L’uomo afferma che i suoi correligionari, seguaci di una fede pre-islamica e considerati miscredenti dai fondamentalisti dello Stato islamico, sono bloccati dai miliziani nei villaggi di Haju e Hatemiya, 25 km a sud di Sinjar, la città conquistata dall’Isis domenica scorsa da cui decine di migliaia di altri Yazidi sono fuggiti.
I miliziani: “Obama codardo, manda i marines e non i droni”
In un video pubblicato da Vice, i miliziani sfidano gli Stati Uniti: “Se siete uomini, non attaccateci con i droni. Mandate qui i vostri militari, quelli che già abbiamo umiliato in Iraq”, dice Abu Mosa, portavoce dell’Isis, a Medyan Dairieh, primo giornalista che è potuto entrare ai territori controllati dallo Stato Islamico. Altra minaccia all’America: “Alzeremo la bandiera di Allah sulla Casa Bianca”. Il presidente Obama, però, ha voluto rassicurare sul fatto che non è sua intenzione “trascinare gli Stati Uniti in un’altra guerra in Iraq. Le truppe americane non torneranno a combattere sul territorio perché non c’è una soluzione militare americana alla crisi”, ha detto Obama.
Obama: “Non c’è un termine alle operazioni”
Continua quindi l’operazione autorizzata dal presidente Barack Obama contro le roccaforti dello Stato islamico, l’esercito jihadista che messo in fuga oltre migliaia di civili – tra i quali molti cristiani – e minaccia la regione autonoma del Kurdistan. “Gli attacchi aerei americani continueranno, se necessario, per proteggere il nostro personale in Iraq, e per contribuire a salvare migliaia di civili intrappolati su una montagna (il monte Sinjar, dove 300 famiglie sono state circondate e minacciate dai miliziani, ndr) senza acqua e cibo”. Gli Stati Uniti “non permetteranno che l’Isil crei un califfato tra Iraq e Siria”, continua il presidente, “ma gli Usa non intendono svolgere il ruolo di aviazione militare dell’Iraq”. Lo scopo resta quello di “evitare un genocidio” e l’operazione si prevede lunga: “Non c’è un programma sulla fine della missione”. In ogni caso quella degli Stati Uniti “non sarà una nuova guerra in Iraq” e “non ci potrà essere una soluzione militare del conflitto, ma solo una soluzione irachena” con un “governo legittimato” che venga accettato anche dai sunniti. Questo percorso deve essere compiuto “dal popolo iracheno” e non dagli Stati Uniti o dal suo esercito.
Isis controlla la diga di Mosul: “Potrebbe usarla come arma”
È potenzialmente un’arma di distruzione di massa in mano ai miliziani, che nei giorni scorsi si sono impadroniti della diga di Mosul, la più grande del Paese. Se decidessero di farla saltare, avvertono gli esperti, provocherebbero un’ondata devastatrice lungo la valle del Tigri che, dopo avere investito Mosul, sarebbe ancora in grado di causare danni fino a Baghdad, 350 chilometri a sud est. Ma l’importanza strategica della diga è ben superiore: lo sbarramento alimenta praticamente tutto il Kurdistan e controlla l’irrigazione della provincia di Ninive. Non è l’unica diga occupata dagli jihadisti. “Le parti in lotta usano l’acqua come strumento di guerra – spiega al The Guardian Matthew Machowski, consulente del parlamento britannico e ricercatore della Queen Mary University di Londra – si potrebbe arrivare a sostenere che in Iraq il controllo del’acqua è più importante di quello delle raffinerie di petrolio”.
Cristiani, pulizia religiosa: “Case segnate con lo spray”
Causa scatenante del nuovo conflitto è stata la persecuzione dei cristiani da parte dei guerriglieri dell’Isis, cominciata a inizio luglio. Prima avevano segnato le loro porte: una lettera rossa (l’inizio della parola araba “cristiano”) o la scritta “immobile di proprietà dell’Isis”. Poi a Mosul i miliziani sunniti hanno lasciato senz’acqua i cristiani e gli hanno tolto i rifornimenti di cibo. L’ultimo ultimatum, quello della scelta tra la conversione all’Islam o la morte. E alla fine, sono riusciti a cacciarli dalla provincia settentrionale del paese. “Tutti i cristiani sono scappati da Mosul, la seconda città irachena. In 100mila sono in fuga”, la denuncia il patriarca caldeo, Louis Sako: “Per la prima volta nello storia dell’Iraq, Mosul è senza cristiani. Si rischia il genocidio“.
L’ultima minoranza perseguitata: 40 mila yazidi in fuga tra le montagne
Dopo la jihad del sesso e la richiesta di offrire ai jihadisti le donne non sposate, nell’ultimo mese nel mirino dei miliziani sono finite le minoranze religiose. Una vera e propria pulizia etnica. Prima contro gli “infedeli”, la comunità di cristiani del nord dell’Iraq, che ha portato alla fuga della comunità da Mosul e alla distruzione del millenario mausoleo di San Giorgio. Seconda fase della polizia etnica dei non musulmani è stato l’allontanamento degli yazidi, tra le più antiche sette religiose del paese: in 40 mila costretti alla fuga tra le montagne. L’ultimo allarme, lanciato dal ministero per gli Affari femminili iracheno: “Rapite dagli jihadisti dell’Isis, 500 donne yazidi rischiano di essere rese schiave”. Le donne sarebbero state fatte prigioniere dai miliziani dopo che questi si sono impadroniti della città di Sinjar, e hanno ucciso i componenti maschili delle loro famiglie.
Aiuti umanitari da Regno Unito e Francia
Il presidente americano, Barack Obama, ha avuto colloqui telefonici con il primo ministro britannico, David Camoeron, e il presidente francese, François Hollande, che si sono espressi positivamente rispetto alle azioni umanitarie Usa in Iraq. Un aereo militare della Royal Air Force è già partito con un carico di aiuti umanitari per l’Iraq. Lo riporta la Bbc, precisando che si tratta del primo invio del pacchetto di aiuti da 8 milioni di sterline annunciato dal governo. Tra i destinatari degli aiuti i profughi yazidi rifugiatisi sulle montagne attorno a Sinjar per sfuggire ai miliziani islamisti dell’Isil. La Francia “procederà nelle prossime ore al primo invio di generi di primo soccorso” in Iraq. Lo ha reso noto un comunicato dell’Eliseo.
Mogherini: “I bombardamenti Usa sono benedetti”
“Stiamo mobilitando tutto quello che possiamo in termini di aiuti umanitari”, ha detto il ministro degli Esteri Federica Mogherini. “Abbiamo già stanziato un milione di euro e siamo gli unici tra gli europei ad essere stati presenti in questi giorni lì”, ha aggiunto la Mogherini, definendo “benedetti” i bombardamenti americani contro le postazioni Isis.
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Iraq, nuovi raid Usa su Isis. “Jihadisti minacciano di giustiziare 4.000 Yazidi”
Obama nega di voler inviare truppe di terra, ma "le bombe continueremo finché sarà necessario". Il Pentagono ha confermato che sono stati condotti due nuovi attacchi aerei in Iraq contro obiettivi dello Stato islamico. Secondo Gulfnews, il bombardamento ha causato 20 morti e oltre 55 feriti. L'attivista: "I miei correligionari circondati dai miliziani nei villaggi di Haju e Hatemiya"
L’America è tornata a bombardare l’Iraq. E mentre il presidente Barack Obama, in conferenza stampa alla Casa Bianca, non dà tempi certi sulla fine della missione e conferma che “i raid continueranno finché sarà necessario”, almeno venti jihadisti sono stati uccisi negli ultimi bombardamenti nel nord del paese e 55 persone ferite. Lo riporta il sito di informazione di Dubai, Gulfnews, spiegando che si tratta di un raid mirato nell’area di Khazar, ovvero tra Mosul, la città in mano ai miliziani, e la città curda di Arbil. Inizia così la conta dei morti, proprio negli stessi istanti in cui Obama conferma che “i raid in Iraq hanno avuto successo” perché hanno permesso di distruggere “armi e attrezzature”.
Operazioni militari intensificate nelle ultime ore
“Sono stati uccisi dei terroristi“, ha dichiarato il Pentagono questa mattina, dopo aver confermato che gli Usa hanno effettuato due nuovi attacchi aerei contro obiettivi mirati dell’autoproclamato califfato islamico che dal nord dell’Iraq sconfina in Siria. Il primo raid è stato condotto venerdì poco dopo le 10 (le 16 in Italia) da un drone contro una postazione di artiglieria da dove i jihadisti sparano contro le forze curde; il secondo è avvenuto circa un’ora dopo, quando due caccia hanno colpito un convoglio di sette auto e un mortaio vicino a Erbil. Operazioni militari che hanno seguito i bombardamenti di venerdì mattina, quando due caccia hanno sganciato bombe contro l’artiglieria e un camion dello Stato islamico, nei pressi di Arbil. Continua anche il lancio aereo di aiuti umanitari per i migliaia di profughi intrappolati nella montagne del Sinjar, le ultime attaccate dal Califfo.
L’attivista: “Isis minaccia di uccidere 4.000 Yazidi”
I jihadisti minacciano di “giustiziare” circa 4.000 Yazidi residenti di due villaggi a sud della città irachena di Sinjar se non si convertiranno all’Islam. A lanciare l’allarme è un attivista Yazidi, Ali Sanjari, parlando con un sito di notizie curdo. L’uomo afferma che i suoi correligionari, seguaci di una fede pre-islamica e considerati miscredenti dai fondamentalisti dello Stato islamico, sono bloccati dai miliziani nei villaggi di Haju e Hatemiya, 25 km a sud di Sinjar, la città conquistata dall’Isis domenica scorsa da cui decine di migliaia di altri Yazidi sono fuggiti.
I miliziani: “Obama codardo, manda i marines e non i droni”
In un video pubblicato da Vice, i miliziani sfidano gli Stati Uniti: “Se siete uomini, non attaccateci con i droni. Mandate qui i vostri militari, quelli che già abbiamo umiliato in Iraq”, dice Abu Mosa, portavoce dell’Isis, a Medyan Dairieh, primo giornalista che è potuto entrare ai territori controllati dallo Stato Islamico. Altra minaccia all’America: “Alzeremo la bandiera di Allah sulla Casa Bianca”. Il presidente Obama, però, ha voluto rassicurare sul fatto che non è sua intenzione “trascinare gli Stati Uniti in un’altra guerra in Iraq. Le truppe americane non torneranno a combattere sul territorio perché non c’è una soluzione militare americana alla crisi”, ha detto Obama.
Obama: “Non c’è un termine alle operazioni”
Continua quindi l’operazione autorizzata dal presidente Barack Obama contro le roccaforti dello Stato islamico, l’esercito jihadista che messo in fuga oltre migliaia di civili – tra i quali molti cristiani – e minaccia la regione autonoma del Kurdistan. “Gli attacchi aerei americani continueranno, se necessario, per proteggere il nostro personale in Iraq, e per contribuire a salvare migliaia di civili intrappolati su una montagna (il monte Sinjar, dove 300 famiglie sono state circondate e minacciate dai miliziani, ndr) senza acqua e cibo”. Gli Stati Uniti “non permetteranno che l’Isil crei un califfato tra Iraq e Siria”, continua il presidente, “ma gli Usa non intendono svolgere il ruolo di aviazione militare dell’Iraq”. Lo scopo resta quello di “evitare un genocidio” e l’operazione si prevede lunga: “Non c’è un programma sulla fine della missione”. In ogni caso quella degli Stati Uniti “non sarà una nuova guerra in Iraq” e “non ci potrà essere una soluzione militare del conflitto, ma solo una soluzione irachena” con un “governo legittimato” che venga accettato anche dai sunniti. Questo percorso deve essere compiuto “dal popolo iracheno” e non dagli Stati Uniti o dal suo esercito.
Isis controlla la diga di Mosul: “Potrebbe usarla come arma”
È potenzialmente un’arma di distruzione di massa in mano ai miliziani, che nei giorni scorsi si sono impadroniti della diga di Mosul, la più grande del Paese. Se decidessero di farla saltare, avvertono gli esperti, provocherebbero un’ondata devastatrice lungo la valle del Tigri che, dopo avere investito Mosul, sarebbe ancora in grado di causare danni fino a Baghdad, 350 chilometri a sud est. Ma l’importanza strategica della diga è ben superiore: lo sbarramento alimenta praticamente tutto il Kurdistan e controlla l’irrigazione della provincia di Ninive. Non è l’unica diga occupata dagli jihadisti. “Le parti in lotta usano l’acqua come strumento di guerra – spiega al The Guardian Matthew Machowski, consulente del parlamento britannico e ricercatore della Queen Mary University di Londra – si potrebbe arrivare a sostenere che in Iraq il controllo del’acqua è più importante di quello delle raffinerie di petrolio”.
Cristiani, pulizia religiosa: “Case segnate con lo spray”
Causa scatenante del nuovo conflitto è stata la persecuzione dei cristiani da parte dei guerriglieri dell’Isis, cominciata a inizio luglio. Prima avevano segnato le loro porte: una lettera rossa (l’inizio della parola araba “cristiano”) o la scritta “immobile di proprietà dell’Isis”. Poi a Mosul i miliziani sunniti hanno lasciato senz’acqua i cristiani e gli hanno tolto i rifornimenti di cibo. L’ultimo ultimatum, quello della scelta tra la conversione all’Islam o la morte. E alla fine, sono riusciti a cacciarli dalla provincia settentrionale del paese. “Tutti i cristiani sono scappati da Mosul, la seconda città irachena. In 100mila sono in fuga”, la denuncia il patriarca caldeo, Louis Sako: “Per la prima volta nello storia dell’Iraq, Mosul è senza cristiani. Si rischia il genocidio“.
L’ultima minoranza perseguitata: 40 mila yazidi in fuga tra le montagne
Dopo la jihad del sesso e la richiesta di offrire ai jihadisti le donne non sposate, nell’ultimo mese nel mirino dei miliziani sono finite le minoranze religiose. Una vera e propria pulizia etnica. Prima contro gli “infedeli”, la comunità di cristiani del nord dell’Iraq, che ha portato alla fuga della comunità da Mosul e alla distruzione del millenario mausoleo di San Giorgio. Seconda fase della polizia etnica dei non musulmani è stato l’allontanamento degli yazidi, tra le più antiche sette religiose del paese: in 40 mila costretti alla fuga tra le montagne. L’ultimo allarme, lanciato dal ministero per gli Affari femminili iracheno: “Rapite dagli jihadisti dell’Isis, 500 donne yazidi rischiano di essere rese schiave”. Le donne sarebbero state fatte prigioniere dai miliziani dopo che questi si sono impadroniti della città di Sinjar, e hanno ucciso i componenti maschili delle loro famiglie.
Aiuti umanitari da Regno Unito e Francia
Il presidente americano, Barack Obama, ha avuto colloqui telefonici con il primo ministro britannico, David Camoeron, e il presidente francese, François Hollande, che si sono espressi positivamente rispetto alle azioni umanitarie Usa in Iraq. Un aereo militare della Royal Air Force è già partito con un carico di aiuti umanitari per l’Iraq. Lo riporta la Bbc, precisando che si tratta del primo invio del pacchetto di aiuti da 8 milioni di sterline annunciato dal governo. Tra i destinatari degli aiuti i profughi yazidi rifugiatisi sulle montagne attorno a Sinjar per sfuggire ai miliziani islamisti dell’Isil. La Francia “procederà nelle prossime ore al primo invio di generi di primo soccorso” in Iraq. Lo ha reso noto un comunicato dell’Eliseo.
Mogherini: “I bombardamenti Usa sono benedetti”
“Stiamo mobilitando tutto quello che possiamo in termini di aiuti umanitari”, ha detto il ministro degli Esteri Federica Mogherini. “Abbiamo già stanziato un milione di euro e siamo gli unici tra gli europei ad essere stati presenti in questi giorni lì”, ha aggiunto la Mogherini, definendo “benedetti” i bombardamenti americani contro le postazioni Isis.
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Caso Paragon, Nordio in Aula: ‘Nessuno è stato intercettato da Polizia penitenziaria nel 2024’. Mediterranea: ‘Spionaggio iniziato un anno fa’
Roma, 19 feb. (Adnkronos) - Nell'ambito della mostra 'Tony Cragg Infinite Forme e Bellissime', a cura di Sergio Risaliti e Stéphane Vergera, aperta al pubblico fino al 4 maggio nei saloni del Museo Nazionale Romano alle Terme di Diocleziano, il 20 febbraio e il 3 aprile (alle 15.30) è in programma la visita tattile per persone con disabilità visiva, in collaborazione con l'Associazione di volontariato Museum - Odv, che collabora sin dal 1994 presso tutti i musei comunali, statali e privati, realizzando visite tattili, laboratori artistici, teatro al buio, corsi di formazione, progetti con gli Istituti scolastici di ogni ordine e grado, tutte attività a titolo gratuito e rivolte a persone con disabilità visiva.
Nel corso degli anni l'associazione ha svolto molti progetti in convenzione con le gallerie nazionali e, tutt'oggi, continua la collaborazione. Bam Eventi d’Arte ha desiderato proporre questi incontri perseguendo la linea interpretativa dell'artista Tony Cragg, il quale ha fatto della percezione in ogni sua forma un suo preciso intento, basti pensare alla mostra "Tony Cragg : per favore toccateci!" esibita a Dusseldorf nel 2024 e curata dal direttore Generale Felix Kramer, dove la percezione tattile è stata addirittura imposta ai visitatori, uso del tutto proibito nella prassi museale.
Il noto artista ha fatto della esplorazione della materia e del suo intrinseco significato uno dei temi centrali della sua ricerca artistica ed, in ossequio a tale desiderio, la visita renderà possibile al visitatore, affetto da disabilità visiva accarezzare con le mani ed apprezzare le superfici delle opere in mostra, leggendole come un documento Braille . L’associazione Museum ha organizzato la visita per i loro associati, che si svolgerà il 20 febbraio alle ore 15.30 e il 3 aprile alle ore 15.30, suddividendo in gruppi di sei associati con disabilità, più loro accompagnatori o cani guida, più quattro accompagnatori dell'associazione per ogni gruppo di partecipanti con disabilità visiva. Sarà presente all’evento Giulia Silvia Ghia, assessore alla Cultura, politiche Educative e Giovanili e allo Sport di Roma.
Roma, 19 feb. (Adnkronos) - Nell'ambito della mostra 'Tony Cragg Infinite Forme e Bellissime', a cura di Sergio Risaliti e Stéphane Vergera, aperta al pubblico fino al 4 maggio nei saloni del Museo Nazionale Romano alle Terme di Diocleziano, il 20 febbraio e il 3 aprile (alle 15.30) è in programma la visita tattile per persone con disabilità visiva, in collaborazione con l'Associazione di volontariato Museum - Odv, che collabora sin dal 1994 presso tutti i musei comunali, statali e privati, realizzando visite tattili, laboratori artistici, teatro al buio, corsi di formazione, progetti con gli Istituti scolastici di ogni ordine e grado, tutte attività a titolo gratuito e rivolte a persone con disabilità visiva.
Nel corso degli anni l'associazione ha svolto molti progetti in convenzione con le gallerie nazionali e, tutt'oggi, continua la collaborazione. Bam Eventi d’Arte ha desiderato proporre questi incontri perseguendo la linea interpretativa dell'artista Tony Cragg, il quale ha fatto della percezione in ogni sua forma un suo preciso intento, basti pensare alla mostra "Tony Cragg : per favore toccateci!" esibita a Dusseldorf nel 2024 e curata dal direttore Generale Felix Kramer, dove la percezione tattile è stata addirittura imposta ai visitatori, uso del tutto proibito nella prassi museale.
Il noto artista ha fatto della esplorazione della materia e del suo intrinseco significato uno dei temi centrali della sua ricerca artistica ed, in ossequio a tale desiderio, la visita renderà possibile al visitatore, affetto da disabilità visiva accarezzare con le mani ed apprezzare le superfici delle opere in mostra, leggendole come un documento Braille . L’associazione Museum ha organizzato la visita per i loro associati, che si svolgerà il 20 febbraio alle ore 15.30 e il 3 aprile alle ore 15.30, suddividendo in gruppi di sei associati con disabilità, più loro accompagnatori o cani guida, più quattro accompagnatori dell'associazione per ogni gruppo di partecipanti con disabilità visiva. Sarà presente all’evento Giulia Silvia Ghia, assessore alla Cultura, politiche Educative e Giovanili e allo Sport di Roma.
Roma, 19 feb. (Adnkronos) - “Una mostra di fotografie che ritraggono 20 donne. Sono onorata di far parte di questa selezione. Sono tantissime le donne in Italia e nel mondo, che spesso non vengono valorizzate e consultate per le loro capacità. Questa mostra darà effettivamente valore e visibilità a 20 delle nostre eccellenze”.
Sono le parole di Martina Caironi, atleta paralimpica e Legacy specialist in Milano Cortina 2026, intervistata dall’Adnkronos alla presentazione in anteprima della mostra di Fondazione Bracco “Una vita per lo sport. Volti e conquiste delle 100esperte” che gode del patrocinio del Comune di Milano e Fondazione Milano Cortina 2026.
L’esposizione sarà allestita dal 25 febbraio al 25 marzo, in Corso Vittorio Emanuele a Milano e si colloca nell’ambito del progetto ‘100 donne contro gli stereotipi’ (“#100esperte”), ideato dall’Osservatorio di Pavia e dall'associazione Gi.U.Li.A. Giornaliste, con lo sviluppo di Fondazione Bracco e con il supporto della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea per valorizzare l’expertise femminile.
Con la sua abilità artistica, il fotografo Gerald Bruneau ha saputo immortalare l’essenza delle donne-atlete: “È stato bello lavorare con questo fotografo - dice Caironi - Ha cercato lo scatto che raffigurasse l'atleta nel gesto tecnico e nella preparazione. È importante questo tipo di rappresentazione nello sport paralimpico ed è importante che venga mostrato, senza timore, lo strumento con cui si fa lo sport, nel mio caso una protesi con una lamina, e il gesto tecnico che l'atleta paralimpico ricerca, studia, prepara”, le sue parole.
Infine, l’atleta sottolinea l’importanza di smontare lo stigma attorno alla parola ‘paralimpico’: “Abbiamo un vocabolario molto ampio e abbiamo una parola per descrivere gli atleti con una disabilità: paralimpici - rimarca - Abbiamo inoltre una parola per spiegare l'evento più importante che viene ogni quattro anni, che è la Paralimpiade. Utilizziamo questi termini senza paura. La vera discriminazione non sta nel dire ‘para’, quello è il termine corretto - avverte - La discriminazione sta nel non considerare gli atleti paralimpici degli di essere raccontati, visti ed elogiati. Questa è la vera discriminazione”, le sue parole.
Roma, 19 feb. (Adnkronos) - “Il governo Meloni sarà ricordato come il governo della fuga perenne, campioni del mondo di scaricabarile con le proprie responsabilità. Infatti dopo l’inquietante liberazione di Almasri, in cui Giorgia Meloni si è data alla latitanza - che continua - con il Parlamento, ora il governo tenta di squagliarsela anche sul caso Paragon". Così la segretaria del Pd, Elly Schlein.
"Sappiamo che giornalisti e attivisti italiani sono stati spiati con il spyware Graphite, utilizzato esclusivamente da organi dello stato. È preciso dovere del governo fare chiarezza e dirci chi spiava queste persone e per quale motivo, risposta che oggi lo stesso governo si è rifiutato di dare alle interrogazioni in Parlamento, in cui peraltro si chiedeva se la Polizia penitenziaria avesse mai acquisito o utilizzato Paragon".
"Prima ancora di rispondere a questa semplice domanda, il sottosegretario Mantovano ha comunicato la classificazione di queste informazioni. Cosa sta nascondendo il governo Meloni? Il Paese si merita risposte e il luogo dove fornirle è il Parlamento".
Roma, 19 feb. (Adnkronos) - "Ma nelle mani di chi siamo? Siamo nelle mani di nessuno. Ieri con un atto gravissimo il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Mantovano ha secretato, oggi lei ministro Nordio viene in aula e spiattella tutto. Ma non vi siete parlati?". Così Davide Faraone al question time alla Camera dopo che il ministro Carlo Nordio ha detto in aula che "nessuna persona è stata mai intercettata dalla polizia penitenziaria" rispondendo alla domanda delle opposizioni a cui il governo ieri aveva spiegato che si poteva rispondere solo nelle "sedi opportune" ovvero il Copasir. "E allora chi aveva in uso Paragon? Quindi sono le procure ministro? Diteci una volta per tutte chi lo ha utilizzato e con quali finalità. Vergogna".
Milano, 19 feb. (Adnkronos) - "La Lombardia crede fortemente nel comparto del florovivaismo. I numeri sono impressionanti e danno il senso e il significato di un settore che è davvero trainante e rappresenta l’anima portante, anche in Lombardia, del settore primario. Tanti complimenti anche a Myplant & Garden, evento che fa onore al sistema fieristico lombardo e porta tanti operatori e tanta qualità in Lombardia". Queste le parole di Alessandro Beduschi, assessore all’agricoltura, sovranità alimentare e foreste di Regione Lombardia durante la conferenza organizzata da Coldiretti dal titolo 'Florovivaismo italiano. Il motore verde del Paese. Presentazione del 1° rapporto sul florovivaismo italiano - Numeri e fatti del settore'. L’incontro si è svolto all’interno di Myplant & Garden, il Salone internazionale del Verde, ospitato nei padiglioni di Fiera Milano Rho dal 19 al 21 febbraio.
"Con Coldiretti stiamo portando avanti tante battaglie. Siamo in contatto con la commissione europea e siamo fiduciosi che si apra una nuova stagione fatta di più realismo e di una valorizzazione del lavoro etico dell’agricoltore, dell’allevatore e del vivaista. Un lavoro che guardi all’ambiente, ma che non sia vincolato a un’ideologia che ha comportato una rinuncia, fortemente manifestata dai nostri agricoltori, al meccanismo fondamentale che è la pac, la politica agricola comune. Quando si mette in discussione la partecipazione degli stessi utenti alla pac vuol dire che il fallimento è certificato. Credo che in Europa, insieme a Coldiretti, riusciremo a toccare tanti temi".
Milano, 19 feb. (Adnkronos) - "Il 4 luglio, il Parlamento italiano ha approvato una legge e quindi che concretamente fissa degli obiettivi per il nostro sistema legislativo nella materia del florovivaismo. Dal primo momento dell'insediamento di questo Parlamento e di questo governo si è voluto dare una risposta ad un settore che ci veniva segnalato come un settore in grande crescita. I dati danno dimostrazione che la politica deve guardare con interesse questo settore. In questa legge quadro ci sono tutti i principi che servono a rimuovere gli ostacoli e le disparità". Queste le dichiarazioni di Mirco Carloni, presidente della Commissione agricoltura della Camera dei deputati, durante la conferenza dal titolo 'Florovivaismo italiano. Il motore verde del Paese. Presentazione del 1° rapporto sul florovivaismo italiano - Numeri e fatti del settore'.
L'incontro ha dato l'occasione per presentare il primo rapporto sul florovivaismo italiano promosso da Coldiretti, Assofloro e Myplant & Garden, e realizzato dal centrostudi Divulga grazie al quale, per la prima volta in Italia, viene fatta una fotografia chiara del settore florovivaistico. Interverranno rappresentanti delle Istituzioni e del settore per fare il punto e confrontarsi su temi strategici per il florovivaismo italiano.
All'interno di Myplant & Garden, il Salone internazionale del Verde, ospitato nei padiglioni di Fiera Milano Rho dal 19 al 21 febbraio, Carloni aggiunge: "Finalmente c'è una volontà del governo di creare un piano strategico nazionale sul florovivaismo e credo che le condizioni perché questo settore venga portato alla giusta attenzione ci siano tutte. Per quanto riguarda i capitolati non è tollerabile che i soldi pubblici per gli arredi urbani poi vedano una concorrenza al ribasso, penalizzando proprio le nostre imprese che producono fiori e piante. Uno degli obiettivi che dobbiamo porci è quello di ridurre le importazioni di fiori e piante dall'estero".
"I nostro obiettivo è riuscire a sostenere e aumentare la produzione e commercializzazione dei nostri prodotti, diminuendo le importazioni e dando così valore a un settore dalle grandi potenzialità".
"Ringrazio Myplant & Garden per l’organizzazione di questo evento, che valorizza gli operatori dell’intero comparto florovivaistico -ha aggiunto Carloni-. Ho accolto con piacere l’invito a questa giornata, consapevole del lavoro svolto in questi mesi: l’approvazione da parte del Parlamento della legge delega al governo, in cui è stata assorbita anche la proposta di legge del capogruppo della Lega alla Camera, Riccardo Molinari. Con questa legge, abbiamo fissato obiettivi concreti, dopo anni di tentativi, per il nostro sistema legislativo in materia di florovivaismo. Ci sono molti temi su cui lavorare, di natura fiscale e logistica, ma anche relativi alla premialità dei piani di sviluppo rurale, che spesso non hanno dato al settore la giusta attenzione".
In questa occasione, ha continuato, "vorrei sottolineare il grande lavoro svolto di concerto con il governo e il sottosegretario La Pietra, che ringrazio, per fornire risposte concrete a un settore in crescita, come dimostrano i dati. All’approvazione della legge delega seguiranno, a breve, i decreti attuativi".