E’ l’ennesimo record. A giugno, ha comunicato la Banca d’Italia, il debito delle amministrazioni pubbliche è salito a giugno di 2 miliardi di euro, raggiungendo il nuovo massimo storico di 2.168,4 miliardi. Questo, però, è il dato lordo. Se si tiene conto del forte aumento delle disponibilità liquide del Tesoro, salite a 105,2 miliardi contro i 92,2 di fine maggio e i 57,8 di gennaio, si scopre che in realtà il debito netto ha iniziato a scendere: 2.063 miliardi rispetto ai 2.074 del mese precedente. Che sono stati, quelli sì, il picco massimo. E’ il risultato di una precisa strategia del ministero guidato da Pier Carlo Padoan, che negli ultimi mesi ha approfittato dei bassi tassi di interesse per emettere più titoli di Stato di quanto sarebbe stato necessario per coprire il fabbisogno. Da via XX Settembre fanno sapere che si tratta anche di un modo per evitare di trovarsi alle strette nella seconda metà dell’anno, quando una quota importante del debito pubblico andrà a scadenza proprio mentre è atteso un aumento dei tassi. Piuttosto che rifinanziarsi in quel momento, il Tesoro ha preferito “mettere fieno in cascina” nella fase più favorevole. Tanto più che a breve dovrà fare i conti con le vendite di titoli preannunciate dalle banche italiane, che oggi nel complesso hanno in pancia 402 miliardi di Btp, Cct e Ctz sui 1.822 miliardi in circolazione a luglio (erano 1.758 a febbraio). Di qui l’accumulo di liquidità, mai così alta negli ultimi due anni, come emerge dal supplemento al Bollettino statistico di via Nazionale. Per quanto riguarda le entrate tributarie, nel mese di giugno sono state pari a 42,7 miliardi, 3,5 miliardi in meno rispetto allo stesso mese del 2013 ma 11 miliardi in più rispetto a maggio.
Tornando ai dati lordi, le tabella di Palazzo Koch mostrano anche che dal dicembre del 2013 il Paese ha accumulato in totale 99,1 miliardi di nuovo debito, costituito per 36,2 miliardi dal fabbisogno della pubblica amministrazione e per 67,6 miliardi dall’aumento delle disponibilità liquide del Tesoro prima citate. Il debito dello Stato centrale è salito di 5,6 miliardi, mentre quello delle amministrazioni locali è diminuito di 3,6 miliardi. Sull’incremento del fabbisogno ha pesato per 4,3 il sostegno finanziario agli altri Paesi dell’area dell’euro, costituito dai prestiti bilaterali, da quelli concessi attraverso il Fondo europeo di stabilità finanziaria e dal contributo al capitale del Meccanismo europeo di stabilità che progressivamente sostituirà il fondo. La quota di competenza italiana alla fine dello scorso giugno era di 59,9 miliardi, contro i 55,5 di dicembre 2013. L’aumento del debito è stato contenuto di 4,8 miliardi grazie all’emissione di titoli a un prezzo superiore al valore nominale (“sopra la pari”), all’apprezzamento dell’euro e alla rivalutazione dei Btp Italia, quelli indicizzati all’inflazione.
Al contrario di quello netto, il trend di crescita del debito lordo non mostra interruzioni dalla fine dell’anno scorso, quando, tra novembre e dicembre, era sceso da 2.104 a 2.069 miliardi. Nel 2014 la progressione è stata ininterrotta: 2.089 miliardi a gennaio, 2.107 a febbraio (il mese in cui è entrato in carica il governo Renzi), 2.120 a marzo, 2.146 ad aprile, 2.166 a maggio. L’aumento di 2 miliardi registrato tra maggio e giugno risulta comunque il più contenuto di quest’anno. L’agenzia di rating Moody’s, nell’analisi sull’Italia diffusa due giorni fa, ha previsto che il rapporto debito/Pil toccherà quest’anno un picco del 136,4%, per poi scendere al 135,8% nel 2015.