“Mi avvalgo della facoltà di non rispondere”. Sono queste le uniche parole pronunciate da Marita Comi, moglie di Massimo Bossetti, davanti al pm Letizia Ruggeri, nell’interrogatorio al Comando provinciale dei carabinieri di Bergamo. Nella stessa caserma, il 16 giugno scorso venne accompagnato suo marito con l’accusa di essere l’assassino di Yara Gambirasio, la 13 enne di Brembate di Sopra uccisa il 26 novembre 2010.
Essendo familiare dell’indagato, la legge le consente di decidere se rispondere o meno. E’ la terza volta che la donna viene ascoltata come testimone: una prima volta quando il consorte è stato indagato, poi nuovamente nei giorni successivi. L’incontro di oggi è durato meno di un’ora, trascorsa sostanzialmente per le formalità. Marita Comi era accompagnata dal suo avvocato Claudio Salvagni. “Era già stata interrogata il 23 giugno alla mia presenza – spiega all’Adnkronos il legale – e non si capisce per quale motivo questa volta io non sia stato ammesso. L’interrogatorio dunque non c’è stato e non è stata rivolta alcuna domanda”.
La scorsa settimana in un’intervista al settimanale Gente la donna aveva difeso il marito che da quasi due mesi si trova in carcere, da dove continua a proclamarsi innocente. “Non è stato mio marito a uccidere Yara” aveva dichiarato la Comi. Più volte Bossetti ha chiesto ai suoi familiari di credergli, e ha dichiarato di essere pronto a dimostrare la sua totale estraneità ai fatti che gli vengono contestati.
Ieri (mercoledì 13 agosto) era stata sentita la madre di Marita Comi, Adelina Bolis. Al contrario della figlia per due ore ha risposto a tutte le domande incentrate sulle dinamiche della famiglia Bossetti e sulle abitudini del muratore di Mapello che, secondo polizia, carabinieri e Procura, è l’assassino della 13enne ritrovata morta il 26 febbraio 2011, in un campo di Chignolo d’Isola. Ad incastrare il 43enne – secondo gli investigatori – c’è il Dna ritrovato sul corpo e le mutandine della ragazza che combacerebbero con il suo.