“Lascerò presto l’ambasciata dell’Ecuador a Londra”. Sono queste le parole pronunciate durante una conferenza stampa da Julian Assange, il fondatore di Wikileaks, che da due anni è rifugiato nella sede diplomatica. Ma quando gli è stato chiesto se si consegnerà alle autorità, il 43enne di origini australiane ha risposto: “No”. Su di lui pende un mandato di arresto svedese, per l’accusa di stupro nei confronti di una donna. Ed è inoltre ricercato dagli Stati Uniti per spionaggio, per aver – tramite il suo sito – rivelato informazioni riservate. Il 43enne non ha specificato né i tempi né le motivazioni per cui lascerà la sede dove vive dal 2012, ma ha aggiunto che “è pronto a lasciare in qualsiasi momento, appena questo ridicolo assedio fuori (dalla rappresentanza diplomatica) cesserà e gli sarà garantito un passaggio sicuro”.

Durante la conferenza stampa Assange si è soffermato sulle sue condizioni di salute, che secondo i media inglesi sarebbero compromesse da problemi cardiaci e respiratori. “Per quanto riguarda la mia salute, sono rinchiuso in questa ambasciata, senza aree esterne, da due anni. E’ un ambiente in cui qualsiasi persona di buona salute avrebbe prima o poi delle difficoltà. Perfino le norme delle Nazioni unite sui prigionieri, e io non sono un prigioniero, prevedono la possibilità di fare esercizi, attività fisica, e la possibilità di uscire all’aria aperta”.

Il fondatore di Wikileaks è tornato anche sulla sua vicenda giudiziaria: “Ci sono state spesso delle notizie false su di me. Alcune donne in Svezia mi hanno accusato di reati molto gravi, ma queste accuse sono false. Le donne che mi avevano accusato hanno di seguito negato che questi fatti fossero avvenuti e in tre casi i rapporti che mi accusavano erano falsi”. “Sono detenuto in questo Paese in diversi modi da quattro anni – ha dichiarato – senza nessuna incriminazione e adesso in questa ambasciata da due anni”.

Questa mattina (lunedì 18 agosto) il DailyMail ha anticipato che l’ambasciata dell’Ecuador ha chiesto l’autorizzazione per farlo ricoverare, sfruttando un’auto diplomatica come ambulanza, in modo da evitare l’arresto, ma le autorità britanniche avrebbero respinto la richiesta. Intanto il governo dell’Ecuador vuole incontrare il nuovo ministro degli Esteri britannico nel tentativo di superare l’impasse sul futuro di Julian Assange, stando a media britannici il ministro degli Esteri dell’Ecuador Ricardo Patino, comparendo oggi in conferenza stampa accanto al fondatore di Wikileaks, ha sottolineato che recenti modifiche nella legge britannica, con riferimento alle regole sull’estradizione, possono creare un clima più favorevole nella ricerca di una soluzione.

Assange è ricercato dalla giustizia svedese, che intende ascoltarlo, dopo le accuse di stupro nei suoi confronti. Il fondatore di Wikileaks si è rifugiato nell’ambasciata dell’Ecuador due anni fa, nel timore di essere poi consegnato alle autorità statunitensi, pronte a chiedere una sua condanna all’ergastolo dopo la pubblicazione di decine di migliaia di documenti diplomatici riservati.

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