Altri brutti dati macroeconomici per l’Eurozona. E la fiducia dei consumatori continuano a calare. Ma Berlino, che come è noto nel secondo trimestre ha visto scendere il Pil dello 0,2%, perde meno terreno del previsto e brinda a un aumento record degli occupati. Intanto dagli Usa arrivano indicazioni molto positive sia sul fronte del mercato del lavoro sia dell’immobiliare e l’indice S&P500 tocca un record storico.
Frena l’indicatore che anticipa l’andamento del Pil – A rinnovare i timori sulla fragilità della ripresa economica dell’area euro è stata una frenata più forte delle stime dell’indice Pmi composito dell’Eurozona, sceso a quota 52,8 da 53,8 di luglio. L’indicatore di Markit Economics, molto attendibile nell’anticipare l’andamento del settore manifatturiero e dello stesso Pil, era previsto in discesa ma solo a 53,4. Resta comunque sopra quota 50, il discrimine che separa la crescita dalla contrazione, per il quattordicesimo mese di fila. Per il Purchasing Managers’ Index dei servizi il calo è stato a 53,5 da 54,2 del mese precedente, mentre quello manifatturiero è sceso a 50,8, il livello più basso degli ultimi 13 mesi. Il mercato lo pronosticava a 50,2 punti. In calo anche la fiducia dei consumatori, a -10 punti dai precedenti -8,4 punti. Il dato è peggiore delle attese degli analisti che indicavano -9,1 punti.
La Germania scivola ma batte le attese – Anche in Germania il Pmi manifatturiero di agosto registra un calo, a 52 punti dai 52,4 della passata rilevazione, ma batte comunque le attese degli analisti: il consenso Bloomberg indicava 51,5 punti. Quello relativo ai servizi è scivolato invece a 56,4 punti dai 56,7 punti della lettura passata, anche in questo caso però meglio delle attese ferme a 55,5 punti. Tuttavia per il Paese di Angela Merkel arrivano anche buone notizie: l’Ufficio di statistica federale ha comunicato che il numero degli occupati è salito nel secondo trimestre a circa 42,5 milioni di persone, il secondo miglior risultato mai registrato dalla riunificazione tedesca del 1989. Per la Francia (in stagnazione) il Pmi invece cala più delle attese ad agosto, a 46,5 punti dai 47,8 punti della passata rilevazione (stime Bloomberg a 47,8 punti). Migliora il Pmi servizi, a 51,1 punti dai 50,4 punti del mese prima.
Accelerano gli Usa e il cambio euro-dollaro scende ai minimi da 11 mesi – Forte accelerazione nella crescita del comparto manifatturiero, al contrario, negli Stati Uniti: l’indice registra ad agosto una crescita a 58 punti rispetto ai 55,8 di luglio, la lettura più alta dagli ultimi quattro anni. E nelle stesse ore Washington fa sapere che le richieste di sussidi di disoccupazione la scorsa settimana sono scese di 14mila unità a quota 298mila (contro le 303mila attese dagli analisti) mentre le vendite di case esistenti sono aumentate a luglio del 2,4%, a 5,5 milioni, il livello più alto degli ultimi dieci mesi. Un dato che ha spiazzato gli analisti, convinti che le compravendite sarebbero scese. Sorprese positive che hanno spinto le quotazioni a Wall Street e portato l’indice S&P 500 a un nuovo massimo storico. Nel frattempo è proseguito il rafforzamento del dollaro: l’euro è scivolato sotto quota 1,33, ai minimi degli ultimi undici mesi.
La flessione dell’indice per l’Eurozona aumenta pressioni su Draghi – La flessione, per quanto riguarda l’Eurozona, è stata causata soprattutto dal calo della componente manifatturiera sulle esportazioni (che ha raggiunto il livello più basso degli ultimi 13 mesi), ma anche la componente servizi si è contratta. Il calo rafforza i timori sulla fragilità della ripresa economica e alimenta il pressing sulla Banca centrale europea guidata da Mario Draghi. “I dati Pmi di oggi rafforzano senza dubbio la pressione sulla Bce di fare di più per sostenere la ripresa e riportare l’inflazione al target del 2%”, commenta Martin van Vliet, analista di Ing. “Tuttavia, continuiamo a pensare che la Bce rimarrà in attesa nei prossimi mesi al fine di valutare l’impatto degli stimoli lanciati a giugno. Detto questo, con le tensioni geopolitiche che minacciano sempre più la ripresa modesta e fragile dell’Eurozona, è prematuro supporre che il lavoro di sostegno della Bce si sia esaurito”.