Da Portland a Maruggio, l’insulto omofobo è compreso nel prezzo. Campagne pugliesi, fine luglio. Ulivi, luci soffuse e un “trattamento particolare” specificato dal cameriere nella comanda elettronica inviata al pizzaiolo. Gli amici mangiano, bevono e prendono il caffè. Poi arriva il momento di pagare: 52,50 euro per pizza, birra e caffè. Prezzo corretto, il conto non è salato. Ma amaro sì. Perché nello scontrino le ordinazioni sono riportate così come chi serviva al tavolo le aveva inviate tramite il palmare. Con una specifica per chi era in cucina: “Una pizza no pomodoro sì mozzarella, una pizza primavera e una con funghi porcini. Mi raccomando so ricchioni”.
I quattro ragazzi omosessuali hanno chiesto immediatamente spiegazioni al titolare del locale, che si trova nelle campagne tra Maruggio e Campomarino, nel Tarantino. “Ci ha chiesto scusa, anche a nome del cameriere. Poi ci ha telefonato il giorno dopo – ha raccontato uno dei quattro al sito BrindisiOggi.it – dicendo che aveva allontanato il dipendente. Ma in quel locale, comunque, non ci torneremo più”. “E’ stato un errore, uno scherzo tra il cameriere e il pizzaiolo, un commento trascritto per errore sullo scontrino. Chi ci conosce sa bene che il nostro è un locale che accoglie tutti, tantissimi tipi di gente senza alcuna discriminazione“: è la versione fornita all’Ansa dal titolare della pizzeria di Maruggio. L’uomo ha chiesto di non rendere pubblico il nome dell’attività commerciale, perché non vuole che venga associato a un episodio tanto sgradevole.
Il cameriere, ha raccontato il titolare del locale, è stato licenziato subito dopo l’inconveniente, immediatamente segnalato dai quattro ragazzi allo stesso proprietario. Per loro scuse immediate e poi anche ribadite il giorno successivo via mail e per sms. “Non è proprio nel nostro costume utilizzare espressioni e modi di questo tipo”, ha raccontato il gestore del locale, il quale non intende minimizzare l’accaduto, ma ci tiene a difendere la correttezza e professionalità della restante parte del personale della pizzeria. L’imbarazzante episodio sembrava risolto, invece è divenuto un caso quando il testo dello scontrino è stato pubblicato. Il rammarico del titolare era già stato direttamente espresso ai diretti interessati, ora non può che essere ribadito: “Il cameriere ha perso il lavoro, abbiamo preso le distanze. Ora non sappiamo che altro poter fare in più”.
Una storia simile a quella che aveva indignato gli Stati Uniti poche settimane fa. Protagonista, suo malgrado, un ragazzo di Portland, nell’Oregon. Rifiutatosi di fornire l’indirizzo mail al commesso della Apple, Adam Gregory Catanzarite si è accorto nei giorni successivi che sullo scontrino ricevuto dopo l’acquisto di un paio di auricolari era stata inserita la dicitura “f@g.com” (“checca.com”, in inglese) nello spazio destinato al recapito di posta elettronica. E lo store manager – raccontò Catanzarite su Facebook – si era rifiutato di correggere l’errore. Uno scivolone per l’azienda di Cupertino, pronta a scusarsi per l’accaduto e a rimediare regalando un buono spesa al 19enne. Che ha però declinato l’offerta, avanzando invece la propria disponibilità per formare il personale degli AppleStore affinché siano rispettosi nei confronti dei clienti omosessuali.
aggiornato da Redazione web il 26 agosto alle 14.20