Matteo Richetti contro Stefano Bonaccini. Il centrosinistra dell’Emilia Romagna dopo un mese di tentativi d’accordo, udienze dal presidente del Consiglio e ricerca di una mediazione, precipita verso lo scontro tra due renziani, un fedelissimo (ora meno gradito) e un rappresentante della segreteria nazionale sempre più in carriera a Roma. La situazione la sblocca Richetti in mattinata. Non è bastato un mese al Partito democratico per trovare il candidato unico, e così mentre Matteo Renzi si dilunga in udienze con le forze in campo, il deputato di Modena annuncia la sua candidatura. Una decisione a sorpresa per gli stessi dirigenti, tanto che poche ore dopo il nome favorito, il sindaco di Imola Daniele Manca, fa il passo indietro. “Mi sfilo”, dice, “anche se non mi ero mai infilato”. Era il nome dei bersaniani, quello capace di entrare in un’ipotesi di trattativa tra l’ex segretario Pier Luigi e il governo in cambio di un sostegno alle riforme di settembre. Ma tra smentite e imbarazzi, salta tutto e il presidente del Consiglio deve rivedere i suoi piani. Il silenzio del segretario regionale Stefano Bonaccini si rompe nel pomeriggio, durante l’inaugurazione della festa nazionale dell’Unità a Bologna: ” Questo non è lo scenario peggiore possibile: credo che entrambi abbiamo le qualità e le caratteristiche per fare una discussione e non una battaglia. Questa non sarà mai una guerra”. Sceglie così la sfida ad uno dei suoi nemici storici e ignora le raccomandazioni del premier che lo voleva al suo fianco a Roma.
La scelta di Richetti arriva dopo una mediazione con il presidente del Consiglio andata male. “Sarà una scommessa con un filo conduttore”. Se Renzi infatti avrebbe voluto far convergere le forze su Manca e tenere Bonaccini nella segreteria nazionale, al deputato di Modena non ha offerto alternative per non scendere in campo. Renziano della prima ora, amato dai più ortodossi dell’ex sindaco di Firenze, il neocandidato alle primarie si scontra da qualche tempo con il leader Pd. E non a caso ha deciso di disobbedire alle indicazioni del partito. “La prima grande rivoluzione sarà questa: la dimensione pubblica”, scrive su Facebook, “non può in nessun modo ostacolare qualcosa che contiene in sé opportunità per la comunità. La burocrazia non deve fermare ciò che fa crescere (a patto che non crei un danno all’ interesse generale, ovviamente). L’Emilia Romagna è tra le regioni meglio amministrate d’Italia. In questi anni abbiamo dimostrato che si può sviluppare capacità economica e opportunità di lavoro senza sacrificare i diritti delle persone e senza dimenticarsi dei bisogni dei più deboli”. Tuttavia, fa intravedere la necessità di un cambio di passo: “Se restiamo fermi questo patrimonio rischia di essere disperso e non possiamo nemmeno permetterci di preservarlo mettendoci sulla difensiva, pensando di conservare la situazione attuale attraverso leggi e provvedimenti che ingabbiano il presente”. Per questo, prosegue Richetti, ”cambiare è un imperativo. Cambiare per continuare a essere grandi”.
Si tira indietro invece Manca, nei giorni scorsi dato per il favorito. “Ho letto che sono stato al centro di tante attenzioni. La cosa mi ha fatto pensare e dichiarare di essere a disposizione di un disegno che, trasferito sulle questioni della politica di governo, proponesse la qualità delle nostre realizzazioni al servizio dell’impianto di trasformazione del nostro Paese”. Cose, prosegue Manca, “che valgono sia che fossi il candidato ma che valgono ancora per sostenere il futuro assetto del Governo regionale”. Manca ricorda infine la responsabilità che deriva dalla schiacciante vittoria del Pd alle ultime europee: “Ora conseguentemente dobbiamo provare a corrispondere a questa fiducia: idee, progetti, programmi e anche il profilo del nostro comportamento. Nel caso avrei portato Imola nel mio nuovo impegno, nei fatti che si determineranno porterò Imola, siatene certi. Noi ci siamo e ne abbiamo di cose da dire, di cose da fare. Insieme”.
Applaude alla scelta di Richetti l’ex sindaco di Forlì Roberto Balzani, anche lui candidato: “Con la disponibilità accertata di Matteo Richetti, e con le candidature di segno opposto che immancabilmente seguiranno, le primarie del Pd emiliano-romagnolo, tenute in naftalina per troppe settimane e poi logorate dalla ricerca impossibile del ‘candidato unicò, forse diventeranno vere. E’ una buona notizia, benché tardiva (manca un mese al voto)”, analizza il candidato Balzani su Facebook: “La colpa di tutto ciò? Di giovani che si sono comportati alla stregua di scafate nomenclature, di garanzie cercate e non ottenute, di posti agognati o schifati”. Dunque, Balzani si dice convinto che “vi sia spazio per un civismo di nuovo conio, fatto da persone normali come il sottoscritto, che si sono assunte una responsabilità politica e si sono proposte di verificarla, senza contropartite personali”, perché, conclude, “c’è un abisso morale fra questa impostazione e quella dei candidati in via di posizionamento, pronti a dire tutto e il contrario di tutto”.