A tradire Matteo Renzi è stata una slide preparata prima del Consiglio dei ministri. O forse la fretta di presentare un provvedimento i cui contorni – come quelli di molti altri punti dello Sblocca Italia – sono ancora tutti da definire. Tanto che i tecnici del ministero competente erano convinti che sarebbe stato rimandato a data da destinarsi. Sia come sia, annunciando gli sgravi per gli investimenti in reti a banda larga (guarda la slideil presidente del Consiglio si è fatto scappare una percentuale per un’altra. Ci sarà “un credito d’imposta del 50%”, ha detto venerdì sera in conferenza stampa. Peccato che il comunicato diffuso qualche ora dopo da Palazzo Chigi parli di un credito per il “30% del costo dell’investimento“. E la percentuale esatta sembra essere quest’ultima. Anche se nessuno è disposto a giurarci, tantomeno lo staff del ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi, responsabile del piano nazionale per lo sviluppo delle infrastrutture in fibra ottica. Contattato da ilfattoquotidiano.it, un funzionario di via Vittorio Veneto rivela il retroscena del pasticcio. “Durante la riunione del Cdm i tecnici avevano capito che il capitolo degli sgravi alla banda larga non era passato e sarebbe stato inserito in un provvedimento successivo. Per questo ci ha stupito sentire che, in conferenza stampa, il presidente del Consiglio li annunciava… Quanto alla percentuale, l’ultima versione dello Sblocca Italia riportava il 30%. Quindi, se davvero il provvedimento è stato approvato, la quota è quella”. E la slide? “Probabilmente erano state preparate prima. La proposta originaria del Mise era del 70%, poi sceso al 50% e solo durante le ultime limature al 30 per cento”. Impossibile, comunque, avere certezze prima di lunedì. Perché “il testo non c’è, ci sono ancora diverse cose da affinare. I tecnici sono al lavoro in queste ore”. 

Tutti da decidere gli sgravi per chi compra una casa da affittare – Ma il “giallo” della banda larga è solo la conseguenza più macroscopica del vizio di portare in Cdm provvedimenti solo abbozzati e di uscirne senza diffondere i testi definitiviPrendiamo gli incentivi fiscali destinati a chi compra casa per affittarla a canone concordato. Il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi in conferenza stampa ha garantito che “c’è”, glissando del tutto sulla percentuale. E non è un caso: la norma è stata approvata “salvo intese“, formuletta che in pratica sta a indicare che i dettagli sono tutti da decidere. Di conseguenza, nel comunicato ufficiale della presidenza del Consiglio non ce n’è traccia. Quanto al resto del “pacchetto casa” di Lupi, ne rimane poco o nulla: il rinnovo dell’ecobonus (lo sgravio Irpef del 65%) per le riqualificazioni energetiche degli edifici, che senza una proroga o la stabilizzazione si esaurirà a fine anno, è rimandato alla legge di Stabilità. Disperse, poi, le agevolazioni per le permute immobiliari.  

E sul falso in bilancio Orlando aspetta il testo – Passando al pacchetto di riforma della giustizia, il disegno di legge sul “Contrasto a criminalità organizzata e ai patrimoni illeciti” include tra l’altro l’attesa revisione delle norme sul falso in bilancio, depotenziate durante i governi Berlusconi. Nello specifico, però, si è saputo solo che le pene andranno “dai tre agli otto anni per le società quotate”. Quanto alle altre aziende, quelle medie e piccole, a dare un’idea dello stato di avanzamento dei lavori è stato lo stesso ministro della Giustizia, Andrea Orlando. Che ha spiegato: “E’ in corso un ragionamento che riguarda il tema della rilevanza del fatto”. E a una specifica domanda sulle pene previste ha ribattuto: “Potrò dare una risposta più chiara quando avremo il testo scritto”. 

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