Anche se per motivi diversi, il decreto Sblocca Italia presentato venerdì da Matteo Renzi riesce a mettere sulla stessa linea gli ambientalisti e i costruttori. Il succo è: così non va. Legambiente e Verdi gridano al rischio di “cementificazione del demanio” e parlano di “sostegno a interventi devastanti per il territorio”. Mentre l’Ance, che rappresenta il mondo dell’edilizia, sottolinea che le risorse sono troppo poche: “3,8 miliardi non bastano e non rappresentano uno choc per l’economia”, ha detto il presidente dell’associazione, Paolo Buzzetti. Tanto più che i fondi disponibili subito ammontano a soli 200 milioni per quest’anno e 500 per il prossimo. Il ministro dei Trasporti e delle infrastrutture, Maurizio Lupi (che nel frattempo deve lottare per trasformare in realtà almeno il “mezzo annuncio” del bonus fiscale per chi compra casa per affittarla), tenta di parare i colpi assicurando che dal provvedimento arriveranno “100mila posti di lavoro” e rivendica come “grande novità” il fatto che ci sia “una data”, il 31 agosto 2015, entro cui “tutte le opere devono aprire i cantieri” pena la perdita del finanziamento.
L’allarme degli ambientalisti: “Demanio ai fondi immobiliari” – Legambiente attacca il governo parlando di “confusione rispetto alla direzione da prendere per portare il Paese fuori dalla crisi” che emerge da “scelte che spingono l’asfalto (alle autostrade vanno infatti risorse pubbliche dirette e attraverso sgravi fiscali, con il sostegno a interventi devastanti per il territorio), il petrolio (con vantaggi per le trivellazioni) e nuovo cemento da semplificazioni per interventi edilizi e in aree demaniali”. E’ su quest’ultimo aspetto che si concentra Angelo Bonelli, portavoce dei Verdi, che lancia l’allarme sulle conseguenze dell’articolo 45 del decreto. Una norma “riservata ai fondi immobiliari di investimento”, per i quali, anche in concorso con la Cassa e Depositi e Prestiti, è prevista “la concessione o il diritto di superficie per beni pubblici, anche demaniali non utilizzati, per la realizzazione e lo sviluppo di progetti urbanistici-edilizi“. Tradotto: i fondi comuni che investono nel mattone potranno ottenere in concessione, spiega Bonelli, “aree pubbliche costiere per realizzare interventi edilizi in deroga anche ai piani regolatori”. In più, secondo Bonelli, Lupi “ha introdotto una norma che favorirà la proprietà fondiaria e i grandi costruttori a scapito dell’interesse pubblico” Si tratta dello sportello unico edilizio, che “toglie la pianificazione urbanistica al comune”: “Se, entro 30 giorni, chi presenta una domanda per edificare non riceve una risposta dalle amministrazioni interessate, il funzionario dello sportello unico assume la funzione di commissario ad acta per il rilascio delle concessioni. Una follia perché la finalità della norma è quella di esaurire, ovvero cementificare, tutte le previsioni edificatorie dei Piani regolatori dei comuni italiani: l’esatto opposto del ‘consumo suolo zero'”. Abbastanza per parlare di “interesse pubblico in ginocchio” e chiedere a Renzi di “fermare il ministro Lupi. Per ora, però, l’unica reazione arrivata dal premier in missione a Bruxelles è stata sulle semplificazioni per l’estrazione di idrocarburi. Rivendicate su tutta la linea perché “se c’è il petrolio in Basilicata sarebbe assurdo, in questo momento, rinunciarvi. A maggior ragione in un momento di crisi energetica come quello che stiamo vivendo” e “semplicemente perché siamo effetti da comitatite”.
E l’Ance chiede soldi “veri” – Intanto i costruttori continuano ad attaccare l’esecutivo per la scarsità dei fondi messi in campo. E mettono anche in discussione la solidità dei 10 miliardi che secondo Renzi saranno sbloccati nei prossimi 12 mesi grazie ai provvedimenti varati dal Consiglio dei ministri. “Se si vuole rilanciare l’edilizia questo non basta”, dichiara Buzzetti in due interviste a Messaggero e Avvenire. “Noi avevamo fatto proposte davvero choc, progetti per 100 miliardi e più. Ma già 10 miliardi ‘veri’ sarebbero stati un’altra cosa, l’Italia avrebbe dato un segnale della volontà di agire”. “Invece al netto dei soldi per alcune opere, certamente rilevanti e strategiche per il Paese, mancano le risorse per la manutenzione del territorio, per gli interventi minori, per la lotta al dissesto idrogeologico. Così come sono incerte le coperture per rilanciare il mercato degli affitti”.