Appare chiaro che il suo sogno sarebbe poter fare le cose con la velocità con cui le dice. Per ciascun hashtag, una profezia che si autoavvera. E che cos’è l’hashtag? Per lui che è fiorentino come il Perozzi è fantasia, intuizione, decisione e velocità d’esecuzione. Dopo la comunicazione politica trasformata in slogan (ormai consegnata dal ventennio scorso direttamente alla storia), ecco l’ulteriore riduzione in scala. Dai manifesti 6 per 3 al social network che produce, consuma e getta nel cestino milioni di parole all’ora. E così il presidente del Consiglio Matteo Renzi si è portato il #matteorisponde fuori da Twitter e dentro il governo: già eccellente con i giochi di parole, ha preso quel ritmo, quella brevità, quei tormentoni e se li è trascinati nei posti più tradizionali. Interviste sui giornali, interventi nei dibattiti televisivi (da Vespa o dalla Bignardi chi se ne frega), vertici con Hollande, Van Rompuy o Obama, cravatte, protocolli e forze dell’ordine. E perfino nei barbosi riti di partito che gli fanno venire la dermatite. Si presentò alla prima assemblea del Pd dopo il trionfo delle primarie (stravinte al suono martellante di #cambiaverso) e dal palco che una volta era battuto da libecciate di “tanto quanto”, “nella misura in cui”, “qualora” lui gridò a Beppe Grillo in piena polemica sui finanziamenti ai partiti: “Hashtag-Beppe-firma-qua” (o il buffone sei tu, terminava quel discorso).
Gli slogan-hashtag-tormentoni sono nati e morti settimana dopo settimana, ma anche giorno dopo giorno. Palazzo Chigi riunisce le menti migliori per pettinare i comunicati stampa (“Lo rende noto…”), lui parla alla “gente”, con tre parole, o quattro. Il confronto con il vezzo di chiamare i decreti “Salva Italia” o “Cresci Italia” o “qualcosa Italia”, come fece comunque sforzandosi il quasi 70enne Mario Monti, è impietoso: sono passati due anni e sembra l’epoca dei Fenici. Le tre parole di Renzi vanno bene in tutte le occasioni: trasmettere fiducia agli italiani, galvanizzare gli elettori, comunicare il buono e tanto lavoro del governo, lisciare la sinistra del partito, banalizzare gli affondi grillini, accarezzare i compagni di partito presidenti del Consiglio subito prima del loro accompagnamento all’uscita.
“#Enricostaisereno“: la sua avventura da presidente del Consiglio nacque così. Era il 17 gennaio e da lì è stata una cascata di cancelletti. Dieci giorni prima di giurare faceva training autogeno con #proviamoci. Non soddisfatto del risultato si perfezionò 5 giorni dopo: #lavoltabuona. Pronto a trasformarlo con la sola aggiunta di una letterina in #laSvoltabuona, nel giorno del grande debutto delle slide: “Sembra un’offerta commerciale. Andiamo avanti” ironizzava mentre scorrevano le infografiche da discount, spargimenti di Obama, sfumature di corsi intensivi per manager, le riforme “di cui non parliamo oggi”, il carrello, il brusio alla comparsa del pesce rosso e “sono contento che vi piaccia”, i giornalisti chiamati per nome, Claudia, Francesco, “quant’è quella cifra, Graziano?”. Un hashtag in formato conferenza stampa, il modulo dell’hashtag a dare l’impronta a un discorso di insediamento. Nella replica a Montecitorio, nel giorno del primo voto di fiducia, non riuscì a trattenersi: “Sintetizzerò in tre tweet”. Era più forte di lui.
In altri casi è stato quasi naturale: inevitabile, alcune settimane più tardi, che diventasse una parola d’ordine #80euro. Quando ancora non era arrivata la sventagliata di indici economici deprimenti, gli bastava un accordo firmato a Genova con la Shangai Electrics per fargli stampigliare il cinguettio #italiariparte, poi ricomparso in varie versioni in occasione di annunci, piani e provvedimenti, come l’ultimo dei #millegiorni. Mille che una volta furono #centogiorni, un grande classico inventato da Berlusconi e poi riciclato da diversi suoi successori a Palazzo Chigi, Renzi compreso. Prima di #iostocondaniza, il leader del Pd ha eletto i gufi a protagonisti di Twitter, ma in senso negativo oltre che metaforico: ci si batte e si vince contro i #gufi, gli #amicigufi, #allafacciadeigufi. Quando si è trattato del primo test elettorale, ha fatto il maratoneta nelle piazze e il velocista sui social network. Sentiva forse la sfida delle manifestazioni con il Movimento Cinque Stelle e quindi comunicava di essere #inpiazza. Giravano sondaggi sempre più preoccupanti (e quindi sballati con il senno di poi) e trasformava il vecchio “vota e fai votare” con un più moschettieresco #unoxuno.
E ora che il percorso del governo si fa un po’ più in salita – con un autunno tutto da decifrare, possibile rimpasti, l’economia che non riparte e per giunta i patti con Berlusconi – invita alla calma e chiama il sito che dovrebbe rendere una casa di vetro l’azione dell’esecutivo “passodopopasso“, anche se cede a una sua vecchia metafora riciclata: in Europa dovremo essere leader, non più follower. E diventa, racconta lui, l’incubo del suo “fratello maggiore” Delrio con questa fissa di mettere le scadenze su tutto – che poi a volte non tornano nemmeno. E soffre, e maledice il mondo “perché l’espressione accountability non esiste in italiano, è un concetto di responsabilità ampia, è l’idea che ciascuno debba rendere conto di ciò che fa. Mettere una scansione precisa è stato un elemento che ha consentito in questi mesi di superare tante resistenze”. Così mettere una data a tutto, dice, serve a difendersi davanti a chi lo mette sul banco degli imputati del reato di annuncite. Subito dopo ha detto che farà mille asili nido in mille giorni.
di Valentina Avoledo e Diego Pretini
Politica
Governo, Renzi e l’annuncite lunga 6 mesi: tutti gli hashtag del presidente
Da #cambiaverso a #italiariparte, da #lavoltabuona a #80euro passando per i #centogiorni, diventati oggi mille con il #passodopopasso. Le parole d'ordine del premier, ai tempi di Twitter, per banalizzare i grillini, galvanizzare gli elettori, "vendere" il lavoro dell'esecutivo
Appare chiaro che il suo sogno sarebbe poter fare le cose con la velocità con cui le dice. Per ciascun hashtag, una profezia che si autoavvera. E che cos’è l’hashtag? Per lui che è fiorentino come il Perozzi è fantasia, intuizione, decisione e velocità d’esecuzione. Dopo la comunicazione politica trasformata in slogan (ormai consegnata dal ventennio scorso direttamente alla storia), ecco l’ulteriore riduzione in scala. Dai manifesti 6 per 3 al social network che produce, consuma e getta nel cestino milioni di parole all’ora. E così il presidente del Consiglio Matteo Renzi si è portato il #matteorisponde fuori da Twitter e dentro il governo: già eccellente con i giochi di parole, ha preso quel ritmo, quella brevità, quei tormentoni e se li è trascinati nei posti più tradizionali. Interviste sui giornali, interventi nei dibattiti televisivi (da Vespa o dalla Bignardi chi se ne frega), vertici con Hollande, Van Rompuy o Obama, cravatte, protocolli e forze dell’ordine. E perfino nei barbosi riti di partito che gli fanno venire la dermatite. Si presentò alla prima assemblea del Pd dopo il trionfo delle primarie (stravinte al suono martellante di #cambiaverso) e dal palco che una volta era battuto da libecciate di “tanto quanto”, “nella misura in cui”, “qualora” lui gridò a Beppe Grillo in piena polemica sui finanziamenti ai partiti: “Hashtag-Beppe-firma-qua” (o il buffone sei tu, terminava quel discorso).
Gli slogan-hashtag-tormentoni sono nati e morti settimana dopo settimana, ma anche giorno dopo giorno. Palazzo Chigi riunisce le menti migliori per pettinare i comunicati stampa (“Lo rende noto…”), lui parla alla “gente”, con tre parole, o quattro. Il confronto con il vezzo di chiamare i decreti “Salva Italia” o “Cresci Italia” o “qualcosa Italia”, come fece comunque sforzandosi il quasi 70enne Mario Monti, è impietoso: sono passati due anni e sembra l’epoca dei Fenici. Le tre parole di Renzi vanno bene in tutte le occasioni: trasmettere fiducia agli italiani, galvanizzare gli elettori, comunicare il buono e tanto lavoro del governo, lisciare la sinistra del partito, banalizzare gli affondi grillini, accarezzare i compagni di partito presidenti del Consiglio subito prima del loro accompagnamento all’uscita.
“#Enricostaisereno“: la sua avventura da presidente del Consiglio nacque così. Era il 17 gennaio e da lì è stata una cascata di cancelletti. Dieci giorni prima di giurare faceva training autogeno con #proviamoci. Non soddisfatto del risultato si perfezionò 5 giorni dopo: #lavoltabuona. Pronto a trasformarlo con la sola aggiunta di una letterina in #laSvoltabuona, nel giorno del grande debutto delle slide: “Sembra un’offerta commerciale. Andiamo avanti” ironizzava mentre scorrevano le infografiche da discount, spargimenti di Obama, sfumature di corsi intensivi per manager, le riforme “di cui non parliamo oggi”, il carrello, il brusio alla comparsa del pesce rosso e “sono contento che vi piaccia”, i giornalisti chiamati per nome, Claudia, Francesco, “quant’è quella cifra, Graziano?”. Un hashtag in formato conferenza stampa, il modulo dell’hashtag a dare l’impronta a un discorso di insediamento. Nella replica a Montecitorio, nel giorno del primo voto di fiducia, non riuscì a trattenersi: “Sintetizzerò in tre tweet”. Era più forte di lui.
In altri casi è stato quasi naturale: inevitabile, alcune settimane più tardi, che diventasse una parola d’ordine #80euro. Quando ancora non era arrivata la sventagliata di indici economici deprimenti, gli bastava un accordo firmato a Genova con la Shangai Electrics per fargli stampigliare il cinguettio #italiariparte, poi ricomparso in varie versioni in occasione di annunci, piani e provvedimenti, come l’ultimo dei #millegiorni. Mille che una volta furono #centogiorni, un grande classico inventato da Berlusconi e poi riciclato da diversi suoi successori a Palazzo Chigi, Renzi compreso. Prima di #iostocondaniza, il leader del Pd ha eletto i gufi a protagonisti di Twitter, ma in senso negativo oltre che metaforico: ci si batte e si vince contro i #gufi, gli #amicigufi, #allafacciadeigufi. Quando si è trattato del primo test elettorale, ha fatto il maratoneta nelle piazze e il velocista sui social network. Sentiva forse la sfida delle manifestazioni con il Movimento Cinque Stelle e quindi comunicava di essere #inpiazza. Giravano sondaggi sempre più preoccupanti (e quindi sballati con il senno di poi) e trasformava il vecchio “vota e fai votare” con un più moschettieresco #unoxuno.
E ora che il percorso del governo si fa un po’ più in salita – con un autunno tutto da decifrare, possibile rimpasti, l’economia che non riparte e per giunta i patti con Berlusconi – invita alla calma e chiama il sito che dovrebbe rendere una casa di vetro l’azione dell’esecutivo “passodopopasso“, anche se cede a una sua vecchia metafora riciclata: in Europa dovremo essere leader, non più follower. E diventa, racconta lui, l’incubo del suo “fratello maggiore” Delrio con questa fissa di mettere le scadenze su tutto – che poi a volte non tornano nemmeno. E soffre, e maledice il mondo “perché l’espressione accountability non esiste in italiano, è un concetto di responsabilità ampia, è l’idea che ciascuno debba rendere conto di ciò che fa. Mettere una scansione precisa è stato un elemento che ha consentito in questi mesi di superare tante resistenze”. Così mettere una data a tutto, dice, serve a difendersi davanti a chi lo mette sul banco degli imputati del reato di annuncite. Subito dopo ha detto che farà mille asili nido in mille giorni.
di Valentina Avoledo e Diego Pretini
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Renzi, via al “Millegiorni”: “Risposta a accuse di ‘annuncite’. Nel 2017 giudicate”
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Politica
Commissione Covid, fuga in avanti di Fdi: “Scandalo mascherine”. Irritazione di Forza Italia. L’opposizione: “Uso politico dei lavori”
Mondo
Trump: “Zelensky? “Ha avuto 3 anni per fare la pace”. La replica: “Vive di disinformazione russa”. Putin: “Isteria di Kiev inappropriata, nessuna la esclude”
Politica
Caso Paragon, Nordio in Aula: ‘Nessuno è stato intercettato da Polizia penitenziaria nel 2024’. Mediterranea: ‘Spionaggio iniziato un anno fa’
Roma, 19 feb. (Adnkronos) - Nell'ambito della mostra 'Tony Cragg Infinite Forme e Bellissime', a cura di Sergio Risaliti e Stéphane Vergera, aperta al pubblico fino al 4 maggio nei saloni del Museo Nazionale Romano alle Terme di Diocleziano, il 20 febbraio e il 3 aprile (alle 15.30) è in programma la visita tattile per persone con disabilità visiva, in collaborazione con l'Associazione di volontariato Museum - Odv, che collabora sin dal 1994 presso tutti i musei comunali, statali e privati, realizzando visite tattili, laboratori artistici, teatro al buio, corsi di formazione, progetti con gli Istituti scolastici di ogni ordine e grado, tutte attività a titolo gratuito e rivolte a persone con disabilità visiva.
Nel corso degli anni l'associazione ha svolto molti progetti in convenzione con le gallerie nazionali e, tutt'oggi, continua la collaborazione. Bam Eventi d’Arte ha desiderato proporre questi incontri perseguendo la linea interpretativa dell'artista Tony Cragg, il quale ha fatto della percezione in ogni sua forma un suo preciso intento, basti pensare alla mostra "Tony Cragg : per favore toccateci!" esibita a Dusseldorf nel 2024 e curata dal direttore Generale Felix Kramer, dove la percezione tattile è stata addirittura imposta ai visitatori, uso del tutto proibito nella prassi museale.
Il noto artista ha fatto della esplorazione della materia e del suo intrinseco significato uno dei temi centrali della sua ricerca artistica ed, in ossequio a tale desiderio, la visita renderà possibile al visitatore, affetto da disabilità visiva accarezzare con le mani ed apprezzare le superfici delle opere in mostra, leggendole come un documento Braille . L’associazione Museum ha organizzato la visita per i loro associati, che si svolgerà il 20 febbraio alle ore 15.30 e il 3 aprile alle ore 15.30, suddividendo in gruppi di sei associati con disabilità, più loro accompagnatori o cani guida, più quattro accompagnatori dell'associazione per ogni gruppo di partecipanti con disabilità visiva. Sarà presente all’evento Giulia Silvia Ghia, assessore alla Cultura, politiche Educative e Giovanili e allo Sport di Roma.
Roma, 19 feb. (Adnkronos) - Nell'ambito della mostra 'Tony Cragg Infinite Forme e Bellissime', a cura di Sergio Risaliti e Stéphane Vergera, aperta al pubblico fino al 4 maggio nei saloni del Museo Nazionale Romano alle Terme di Diocleziano, il 20 febbraio e il 3 aprile (alle 15.30) è in programma la visita tattile per persone con disabilità visiva, in collaborazione con l'Associazione di volontariato Museum - Odv, che collabora sin dal 1994 presso tutti i musei comunali, statali e privati, realizzando visite tattili, laboratori artistici, teatro al buio, corsi di formazione, progetti con gli Istituti scolastici di ogni ordine e grado, tutte attività a titolo gratuito e rivolte a persone con disabilità visiva.
Nel corso degli anni l'associazione ha svolto molti progetti in convenzione con le gallerie nazionali e, tutt'oggi, continua la collaborazione. Bam Eventi d’Arte ha desiderato proporre questi incontri perseguendo la linea interpretativa dell'artista Tony Cragg, il quale ha fatto della percezione in ogni sua forma un suo preciso intento, basti pensare alla mostra "Tony Cragg : per favore toccateci!" esibita a Dusseldorf nel 2024 e curata dal direttore Generale Felix Kramer, dove la percezione tattile è stata addirittura imposta ai visitatori, uso del tutto proibito nella prassi museale.
Il noto artista ha fatto della esplorazione della materia e del suo intrinseco significato uno dei temi centrali della sua ricerca artistica ed, in ossequio a tale desiderio, la visita renderà possibile al visitatore, affetto da disabilità visiva accarezzare con le mani ed apprezzare le superfici delle opere in mostra, leggendole come un documento Braille . L’associazione Museum ha organizzato la visita per i loro associati, che si svolgerà il 20 febbraio alle ore 15.30 e il 3 aprile alle ore 15.30, suddividendo in gruppi di sei associati con disabilità, più loro accompagnatori o cani guida, più quattro accompagnatori dell'associazione per ogni gruppo di partecipanti con disabilità visiva. Sarà presente all’evento Giulia Silvia Ghia, assessore alla Cultura, politiche Educative e Giovanili e allo Sport di Roma.
Roma, 19 feb. (Adnkronos) - “Una mostra di fotografie che ritraggono 20 donne. Sono onorata di far parte di questa selezione. Sono tantissime le donne in Italia e nel mondo, che spesso non vengono valorizzate e consultate per le loro capacità. Questa mostra darà effettivamente valore e visibilità a 20 delle nostre eccellenze”.
Sono le parole di Martina Caironi, atleta paralimpica e Legacy specialist in Milano Cortina 2026, intervistata dall’Adnkronos alla presentazione in anteprima della mostra di Fondazione Bracco “Una vita per lo sport. Volti e conquiste delle 100esperte” che gode del patrocinio del Comune di Milano e Fondazione Milano Cortina 2026.
L’esposizione sarà allestita dal 25 febbraio al 25 marzo, in Corso Vittorio Emanuele a Milano e si colloca nell’ambito del progetto ‘100 donne contro gli stereotipi’ (“#100esperte”), ideato dall’Osservatorio di Pavia e dall'associazione Gi.U.Li.A. Giornaliste, con lo sviluppo di Fondazione Bracco e con il supporto della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea per valorizzare l’expertise femminile.
Con la sua abilità artistica, il fotografo Gerald Bruneau ha saputo immortalare l’essenza delle donne-atlete: “È stato bello lavorare con questo fotografo - dice Caironi - Ha cercato lo scatto che raffigurasse l'atleta nel gesto tecnico e nella preparazione. È importante questo tipo di rappresentazione nello sport paralimpico ed è importante che venga mostrato, senza timore, lo strumento con cui si fa lo sport, nel mio caso una protesi con una lamina, e il gesto tecnico che l'atleta paralimpico ricerca, studia, prepara”, le sue parole.
Infine, l’atleta sottolinea l’importanza di smontare lo stigma attorno alla parola ‘paralimpico’: “Abbiamo un vocabolario molto ampio e abbiamo una parola per descrivere gli atleti con una disabilità: paralimpici - rimarca - Abbiamo inoltre una parola per spiegare l'evento più importante che viene ogni quattro anni, che è la Paralimpiade. Utilizziamo questi termini senza paura. La vera discriminazione non sta nel dire ‘para’, quello è il termine corretto - avverte - La discriminazione sta nel non considerare gli atleti paralimpici degli di essere raccontati, visti ed elogiati. Questa è la vera discriminazione”, le sue parole.
Roma, 19 feb. (Adnkronos) - “Il governo Meloni sarà ricordato come il governo della fuga perenne, campioni del mondo di scaricabarile con le proprie responsabilità. Infatti dopo l’inquietante liberazione di Almasri, in cui Giorgia Meloni si è data alla latitanza - che continua - con il Parlamento, ora il governo tenta di squagliarsela anche sul caso Paragon". Così la segretaria del Pd, Elly Schlein.
"Sappiamo che giornalisti e attivisti italiani sono stati spiati con il spyware Graphite, utilizzato esclusivamente da organi dello stato. È preciso dovere del governo fare chiarezza e dirci chi spiava queste persone e per quale motivo, risposta che oggi lo stesso governo si è rifiutato di dare alle interrogazioni in Parlamento, in cui peraltro si chiedeva se la Polizia penitenziaria avesse mai acquisito o utilizzato Paragon".
"Prima ancora di rispondere a questa semplice domanda, il sottosegretario Mantovano ha comunicato la classificazione di queste informazioni. Cosa sta nascondendo il governo Meloni? Il Paese si merita risposte e il luogo dove fornirle è il Parlamento".
Roma, 19 feb. (Adnkronos) - "Ma nelle mani di chi siamo? Siamo nelle mani di nessuno. Ieri con un atto gravissimo il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Mantovano ha secretato, oggi lei ministro Nordio viene in aula e spiattella tutto. Ma non vi siete parlati?". Così Davide Faraone al question time alla Camera dopo che il ministro Carlo Nordio ha detto in aula che "nessuna persona è stata mai intercettata dalla polizia penitenziaria" rispondendo alla domanda delle opposizioni a cui il governo ieri aveva spiegato che si poteva rispondere solo nelle "sedi opportune" ovvero il Copasir. "E allora chi aveva in uso Paragon? Quindi sono le procure ministro? Diteci una volta per tutte chi lo ha utilizzato e con quali finalità. Vergogna".
Milano, 19 feb. (Adnkronos) - "La Lombardia crede fortemente nel comparto del florovivaismo. I numeri sono impressionanti e danno il senso e il significato di un settore che è davvero trainante e rappresenta l’anima portante, anche in Lombardia, del settore primario. Tanti complimenti anche a Myplant & Garden, evento che fa onore al sistema fieristico lombardo e porta tanti operatori e tanta qualità in Lombardia". Queste le parole di Alessandro Beduschi, assessore all’agricoltura, sovranità alimentare e foreste di Regione Lombardia durante la conferenza organizzata da Coldiretti dal titolo 'Florovivaismo italiano. Il motore verde del Paese. Presentazione del 1° rapporto sul florovivaismo italiano - Numeri e fatti del settore'. L’incontro si è svolto all’interno di Myplant & Garden, il Salone internazionale del Verde, ospitato nei padiglioni di Fiera Milano Rho dal 19 al 21 febbraio.
"Con Coldiretti stiamo portando avanti tante battaglie. Siamo in contatto con la commissione europea e siamo fiduciosi che si apra una nuova stagione fatta di più realismo e di una valorizzazione del lavoro etico dell’agricoltore, dell’allevatore e del vivaista. Un lavoro che guardi all’ambiente, ma che non sia vincolato a un’ideologia che ha comportato una rinuncia, fortemente manifestata dai nostri agricoltori, al meccanismo fondamentale che è la pac, la politica agricola comune. Quando si mette in discussione la partecipazione degli stessi utenti alla pac vuol dire che il fallimento è certificato. Credo che in Europa, insieme a Coldiretti, riusciremo a toccare tanti temi".
Milano, 19 feb. (Adnkronos) - "Il 4 luglio, il Parlamento italiano ha approvato una legge e quindi che concretamente fissa degli obiettivi per il nostro sistema legislativo nella materia del florovivaismo. Dal primo momento dell'insediamento di questo Parlamento e di questo governo si è voluto dare una risposta ad un settore che ci veniva segnalato come un settore in grande crescita. I dati danno dimostrazione che la politica deve guardare con interesse questo settore. In questa legge quadro ci sono tutti i principi che servono a rimuovere gli ostacoli e le disparità". Queste le dichiarazioni di Mirco Carloni, presidente della Commissione agricoltura della Camera dei deputati, durante la conferenza dal titolo 'Florovivaismo italiano. Il motore verde del Paese. Presentazione del 1° rapporto sul florovivaismo italiano - Numeri e fatti del settore'.
L'incontro ha dato l'occasione per presentare il primo rapporto sul florovivaismo italiano promosso da Coldiretti, Assofloro e Myplant & Garden, e realizzato dal centrostudi Divulga grazie al quale, per la prima volta in Italia, viene fatta una fotografia chiara del settore florovivaistico. Interverranno rappresentanti delle Istituzioni e del settore per fare il punto e confrontarsi su temi strategici per il florovivaismo italiano.
All'interno di Myplant & Garden, il Salone internazionale del Verde, ospitato nei padiglioni di Fiera Milano Rho dal 19 al 21 febbraio, Carloni aggiunge: "Finalmente c'è una volontà del governo di creare un piano strategico nazionale sul florovivaismo e credo che le condizioni perché questo settore venga portato alla giusta attenzione ci siano tutte. Per quanto riguarda i capitolati non è tollerabile che i soldi pubblici per gli arredi urbani poi vedano una concorrenza al ribasso, penalizzando proprio le nostre imprese che producono fiori e piante. Uno degli obiettivi che dobbiamo porci è quello di ridurre le importazioni di fiori e piante dall'estero".
"I nostro obiettivo è riuscire a sostenere e aumentare la produzione e commercializzazione dei nostri prodotti, diminuendo le importazioni e dando così valore a un settore dalle grandi potenzialità".
"Ringrazio Myplant & Garden per l’organizzazione di questo evento, che valorizza gli operatori dell’intero comparto florovivaistico -ha aggiunto Carloni-. Ho accolto con piacere l’invito a questa giornata, consapevole del lavoro svolto in questi mesi: l’approvazione da parte del Parlamento della legge delega al governo, in cui è stata assorbita anche la proposta di legge del capogruppo della Lega alla Camera, Riccardo Molinari. Con questa legge, abbiamo fissato obiettivi concreti, dopo anni di tentativi, per il nostro sistema legislativo in materia di florovivaismo. Ci sono molti temi su cui lavorare, di natura fiscale e logistica, ma anche relativi alla premialità dei piani di sviluppo rurale, che spesso non hanno dato al settore la giusta attenzione".
In questa occasione, ha continuato, "vorrei sottolineare il grande lavoro svolto di concerto con il governo e il sottosegretario La Pietra, che ringrazio, per fornire risposte concrete a un settore in crescita, come dimostrano i dati. All’approvazione della legge delega seguiranno, a breve, i decreti attuativi".