Se le indicazioni del ‘piano’ di Matteo Renzi verranno confermate, possono festeggiare i precari storici della scuola, per cui pare in arrivo un’infornata di assunzioni. L’idea è quella di svuotare tutte le graduatorie, per far ripartire da zero la scuola italiana e il suo sistema di reclutamento dopo anni di caos: 150mila assunti, attraverso cui coprire i 50mila posti attualmente scoperti, dar vita ai nuovi organici funzionali per il potenziamento dell’offerta formativa (circa 20mila docenti), e colmare il deficit di personale nella scuola primaria e dell’infanzia (pesantemente penalizzate dalle gestioni precedenti, ad essa dovrebbero essere riservati 80mila posti, oltre la metà del totale). Nel fascicolo pubblicato dal governo sul nuovo sito dei “MilleGiorni” (136 pagine che spaziano dai programmi alla valutazione, passando per la revisione del contratto), il primo capitolo è interamente dedicato alle assunzioni.
I costi: serviranno tre miliardi di euro
Le attese non sono andate deluse, la proposta di Renzi è ambiziosa: “A decorrere dall’anno scolastico 2015/2016 assunzione di tutti i ‘precari storici’ iscritti nelle Graduatorie ad esaurimento e dei vincitori e idonei dell’ultimo concorso bandito nel luglio 2012”. Stando alle ultime stime ministeriali, 150mila docenti in totale la cui odissea di incarichi a tempo determinato dovrebbe finire il prossimo settembre. Tutti dentro e tutti subito (in un solo anno, e non spalmati su un triennio come si era vociferato). Si parla anche delle coperture. Serviranno ben tre miliardi di euro, che diventeranno quattro a dieci anni dall’entrata in vigore del provvedimento. Ma per il primo anno solo uno, ed è questo l’obiettivo che il governo si pone per la prossima Legge di Stabilità (dove dovranno essere stanziate le risorse). Queste stime potranno essere riviste al ribasso grazie al risparmio sulle supplenze brevi (non totale, circa 350 milioni sui 600 spesi ogni anno) e alla revisione del contratto dei docenti, con una progressione di carriera basata sul merito e non sull’anzianità (condizione fondamentale per rendere possibile la stabilizzazione, aggirando gli oneri della ricostruzione di carriera dei precari).
Festeggiano i precari storici per la riforma-sanatoria
Il piano straordinario di immissioni in ruolo si configura allora soprattutto come una sanatoria di situazioni precedenti: un colpo di scopa sul Concorsone 2012, che per vari motivi ancora non era stato del tutto assorbito. Ma soprattutto sulle GaE, le liste che assegnano cattedre e supplenze annuali, che l’Italia si trascina dietro da anni: un enorme ostacolo a qualsiasi tipo di programmazione, visto che la legge obbliga a pescare da questo bacino per il 50% di tutte le assunzioni autorizzate. La buona notizia per tutti, precari vecchi e nuovi, è che presto potrebbero non esistere più: si ripartirà da zero, e finalmente sarà possibile bandire concorsi per tutti i posti disponibili (e non solo metà del fabbisogno). I delusi sono i nuovi precari, quelli che non hanno fatto a tempo ad iscriversi nelle liste ad esaurimento, e sono collocati invece nelle Graduatorie d’Istituto che assegnano le supplenze temporanee. Per loro, che non verranno inclusi nel piano di assunzioni (nei giorni scorsi si pensava che almeno una fetta delle 150mila stabilizzazione potesse riguardarli), il governo ha comunque pensato ad un concorso. Bandito però su base triennale (e non biennale, come era sempre stato promesso) e da “soli” 40mila posti (previsti dal turnover) tra il 2016 e il 2019. Chi non troverà spazio in organico resterà iscritto nelle Graduatorie d’Istituto, che non scompariranno, come era stato paventato: verranno impiegate per l’assegnazione degli incarichi (lunghi o brevi) che anche i nuovi organici funzionali non riusciranno a coprire; e soprattutto saranno riservate ai soli abilitati, con l’eliminazione della prima e della terza fascia (in cui trovavano spazio rispettivamente gli iscritti in GaE e i non abilitati). Per quest’ultimi il prossimo concorso (aperto a tutti) sarà l’unica chance per entrare nella scuola: poi per puntare ad un incarico dovranno sanare la propria posizione e conseguire l’abilitazione. Ma alla lunga i benefici dell’eliminazione delle graduatorie ad esaurimento dovrebbero riguardare tutti.
Addio al Tfa (Tirocinio formativo attivo)
Cambia il sistema di reclutamento (con lo svuotamento delle graduatorie e le assunzioni solo per concorso, a partire dal prossimo triennio 2016/2019), cambia anche il sistema di formazione. Il Tfa (Tirocinio Formativo Attivo, istituito dall’ex ministro Profumo come canale abilitante nel 2011) dopo appena tre anni è già morto. Si torna al passato, con il percorso di abilitazione incluso all’interno di quello universitario. Chi aspira alla carriera di docente potrà iscriversi, nell’ambito del corso di laurea di propria specializzazione, ad un biennio specialistico caratterizzato da corsi di didattica e pedagogia. L’accesso sarà a numero chiuso, legato al fabbisogno reale stimato dal Ministero, con una selezione sulla base di titoli ed esami. Al termine del biennio ci sarà un secondo momento di tirocinio nella scuola: sei momenti sotto la supervisione di un “docente mentor” (una specie di tutor) al termine dei quali, in caso di valutazione positiva, si conseguirà l’abilitazione. In caso di valutazione negativa il tirocinio potrà essere ripetuto solo una volta. Chi invece dovesse decidere di puntare alla carriera di insegnante ad anni di distanza dalla laurea, dovrà sostenere gli esami integrativi partecipando alla selezione a numero chiuso.
Autonomia e valutazione
La questione della valutazione dei docenti è direttamente collegata alla revisione del contratto. “Non c’è autonomia senza responsabilità, non c’è responsabilità senza valutazione”, si legge nel fascicolo. In questo sillogismo c’è tutta l’intenzione del governo di accelerare di dare più poteri ai dirigenti scolastici nella gestione degli istituti. I presidi diventeranno un ruolo centrale: potranno scegliere i docenti a cui affidare le attività extra della scuola e premiarli anche economicamente. Per far questo, però, dovranno essere più preparati e saranno reclutati diversamente: non più bandi regionali (sempre molto travagliati negli ultimi anni), ma un corso-concorso della Scuola nazionale dell’amministrazione, che gli equipara ai dirigenti di Stato. Avanzamento di carriera del dirigente scolastico sarà la figura dell’ispettore, chiamato – nell’ambito del nuovo Sistema nazionale di valutazione (Snv) – a giudicare l’operato delle scuole. La valutazione degli insegnanti invece dovrebbe ricadere sugli organi collegiali interni, di cui faranno parte i cosiddetti “docenti mentor” (cui spetterà anche il giudizio finale sull’abilitazione dei tirocinanti). Tutti i docenti con i loro curriculum verranno iscritti in un grande registro nazionale, a disposizione dei presidi per scegliere i profili più adatti alle attività supplementari della propria scuola. Mentre il nuovo Sistema nazionale di valutazione (Snv) elaborerà per ogni istituto un piano triennale di miglioramento, da cui dipenderanno parte dei fondi per l’offerta formativa (il Mof, che verrà rifinanziato) e anche la valutazione e la retribuzione degli stessi presidi.
Programmi: musica, arte e lavoro. Via libera ai finanziamenti privati
La seconda parte del fascicolo riguarda invece l’offerta didattica. Matteo Renzi punta a recuperare il “patrimonio storico-culturale” del Paese: dunque insegnamento pratico della musica, sia nelle scuole primarie (dove verrà reintrodotto con due ore a settimana) che nelle secondarie; e recupero della storia dell’arte e del disegno, soprattutto nel biennio dei licei. Per entrambe le misure sarà sufficiente impiegare una parte dei 150mila neoassunti. Investimenti importanti anche nell’educazione motoria, con la novità di un’ora a settimana nelle classi dalla seconda alla quinta elementare. E poi un piano (ancora da approfondire) per lo sviluppo delle lingue straniere, con la preparazione dei docenti all’insegnamento delle loro discipline in lingua straniera. Il governo scommette anche sull’informatica: per completare la “rivoluzione digitale” mai realmente attuata nelle scuole italiane, debutterà il “coding” (la programmazione) fra le materie di insegnamento; poi ancora una promessa sulla connessione degli istituti, e marcia indietro su strumenti più “pesanti” (come le Lim) che non hanno portato i risultati sperati. Il resto riguarda l’alternanza scuola-lavoro, che verrà notevolmente potenziata, soprattutto negli istituti tecnici e professionali, con almeno 200 ore l’anno che costeranno almeno 75 milioni di euro (attualmente lo Stato ne spende solo 11) e coinvolgeranno attivamente docenti e aziende. Per fare tutto questo il governo promette più fondi. Ma apre anche le porte all’investimento nella scuola pubblica di soggetti privati, con le scuole che dovranno costituirsi in fondazioni per ricevere finanziamenti esterni. E questa, insieme alla revisione del contratto e degli scatti di carriera, è probabilmente la parte del progetto più controversa e su cui ci saranno più polemiche.
Scuola
Riforma della scuola: 150mila prof assunti nel 2015. E’ sanatoria ‘svuota-graduatorie’
Serviranno 3 miliardi di euro, che diventeranno 4 a 10 anni dall’entrata in vigore del provvedimento. Ma per il primo anno solo uno, ed è questo l’obiettivo che il governo si pone per la prossima Legge di Stabilità (dove dovranno essere stanziate le risorse). Queste stime potranno essere riviste al ribasso grazie al risparmio sulle supplenze brevi (non totale, circa 350 milioni sui 600 spesi ogni anno) e alla revisione del contratto dei docenti, con una progressione di carriera basata sul merito e non sull’anzianità (condizione fondamentale per rendere possibile la stabilizzazione, aggirando gli oneri della ricostruzione di carriera dei precari).
Se le indicazioni del ‘piano’ di Matteo Renzi verranno confermate, possono festeggiare i precari storici della scuola, per cui pare in arrivo un’infornata di assunzioni. L’idea è quella di svuotare tutte le graduatorie, per far ripartire da zero la scuola italiana e il suo sistema di reclutamento dopo anni di caos: 150mila assunti, attraverso cui coprire i 50mila posti attualmente scoperti, dar vita ai nuovi organici funzionali per il potenziamento dell’offerta formativa (circa 20mila docenti), e colmare il deficit di personale nella scuola primaria e dell’infanzia (pesantemente penalizzate dalle gestioni precedenti, ad essa dovrebbero essere riservati 80mila posti, oltre la metà del totale). Nel fascicolo pubblicato dal governo sul nuovo sito dei “MilleGiorni” (136 pagine che spaziano dai programmi alla valutazione, passando per la revisione del contratto), il primo capitolo è interamente dedicato alle assunzioni.
I costi: serviranno tre miliardi di euro
Le attese non sono andate deluse, la proposta di Renzi è ambiziosa: “A decorrere dall’anno scolastico 2015/2016 assunzione di tutti i ‘precari storici’ iscritti nelle Graduatorie ad esaurimento e dei vincitori e idonei dell’ultimo concorso bandito nel luglio 2012”. Stando alle ultime stime ministeriali, 150mila docenti in totale la cui odissea di incarichi a tempo determinato dovrebbe finire il prossimo settembre. Tutti dentro e tutti subito (in un solo anno, e non spalmati su un triennio come si era vociferato). Si parla anche delle coperture. Serviranno ben tre miliardi di euro, che diventeranno quattro a dieci anni dall’entrata in vigore del provvedimento. Ma per il primo anno solo uno, ed è questo l’obiettivo che il governo si pone per la prossima Legge di Stabilità (dove dovranno essere stanziate le risorse). Queste stime potranno essere riviste al ribasso grazie al risparmio sulle supplenze brevi (non totale, circa 350 milioni sui 600 spesi ogni anno) e alla revisione del contratto dei docenti, con una progressione di carriera basata sul merito e non sull’anzianità (condizione fondamentale per rendere possibile la stabilizzazione, aggirando gli oneri della ricostruzione di carriera dei precari).
Festeggiano i precari storici per la riforma-sanatoria
Il piano straordinario di immissioni in ruolo si configura allora soprattutto come una sanatoria di situazioni precedenti: un colpo di scopa sul Concorsone 2012, che per vari motivi ancora non era stato del tutto assorbito. Ma soprattutto sulle GaE, le liste che assegnano cattedre e supplenze annuali, che l’Italia si trascina dietro da anni: un enorme ostacolo a qualsiasi tipo di programmazione, visto che la legge obbliga a pescare da questo bacino per il 50% di tutte le assunzioni autorizzate. La buona notizia per tutti, precari vecchi e nuovi, è che presto potrebbero non esistere più: si ripartirà da zero, e finalmente sarà possibile bandire concorsi per tutti i posti disponibili (e non solo metà del fabbisogno). I delusi sono i nuovi precari, quelli che non hanno fatto a tempo ad iscriversi nelle liste ad esaurimento, e sono collocati invece nelle Graduatorie d’Istituto che assegnano le supplenze temporanee. Per loro, che non verranno inclusi nel piano di assunzioni (nei giorni scorsi si pensava che almeno una fetta delle 150mila stabilizzazione potesse riguardarli), il governo ha comunque pensato ad un concorso. Bandito però su base triennale (e non biennale, come era sempre stato promesso) e da “soli” 40mila posti (previsti dal turnover) tra il 2016 e il 2019. Chi non troverà spazio in organico resterà iscritto nelle Graduatorie d’Istituto, che non scompariranno, come era stato paventato: verranno impiegate per l’assegnazione degli incarichi (lunghi o brevi) che anche i nuovi organici funzionali non riusciranno a coprire; e soprattutto saranno riservate ai soli abilitati, con l’eliminazione della prima e della terza fascia (in cui trovavano spazio rispettivamente gli iscritti in GaE e i non abilitati). Per quest’ultimi il prossimo concorso (aperto a tutti) sarà l’unica chance per entrare nella scuola: poi per puntare ad un incarico dovranno sanare la propria posizione e conseguire l’abilitazione. Ma alla lunga i benefici dell’eliminazione delle graduatorie ad esaurimento dovrebbero riguardare tutti.
Addio al Tfa (Tirocinio formativo attivo)
Cambia il sistema di reclutamento (con lo svuotamento delle graduatorie e le assunzioni solo per concorso, a partire dal prossimo triennio 2016/2019), cambia anche il sistema di formazione. Il Tfa (Tirocinio Formativo Attivo, istituito dall’ex ministro Profumo come canale abilitante nel 2011) dopo appena tre anni è già morto. Si torna al passato, con il percorso di abilitazione incluso all’interno di quello universitario. Chi aspira alla carriera di docente potrà iscriversi, nell’ambito del corso di laurea di propria specializzazione, ad un biennio specialistico caratterizzato da corsi di didattica e pedagogia. L’accesso sarà a numero chiuso, legato al fabbisogno reale stimato dal Ministero, con una selezione sulla base di titoli ed esami. Al termine del biennio ci sarà un secondo momento di tirocinio nella scuola: sei momenti sotto la supervisione di un “docente mentor” (una specie di tutor) al termine dei quali, in caso di valutazione positiva, si conseguirà l’abilitazione. In caso di valutazione negativa il tirocinio potrà essere ripetuto solo una volta. Chi invece dovesse decidere di puntare alla carriera di insegnante ad anni di distanza dalla laurea, dovrà sostenere gli esami integrativi partecipando alla selezione a numero chiuso.
Autonomia e valutazione
La questione della valutazione dei docenti è direttamente collegata alla revisione del contratto. “Non c’è autonomia senza responsabilità, non c’è responsabilità senza valutazione”, si legge nel fascicolo. In questo sillogismo c’è tutta l’intenzione del governo di accelerare di dare più poteri ai dirigenti scolastici nella gestione degli istituti. I presidi diventeranno un ruolo centrale: potranno scegliere i docenti a cui affidare le attività extra della scuola e premiarli anche economicamente. Per far questo, però, dovranno essere più preparati e saranno reclutati diversamente: non più bandi regionali (sempre molto travagliati negli ultimi anni), ma un corso-concorso della Scuola nazionale dell’amministrazione, che gli equipara ai dirigenti di Stato. Avanzamento di carriera del dirigente scolastico sarà la figura dell’ispettore, chiamato – nell’ambito del nuovo Sistema nazionale di valutazione (Snv) – a giudicare l’operato delle scuole. La valutazione degli insegnanti invece dovrebbe ricadere sugli organi collegiali interni, di cui faranno parte i cosiddetti “docenti mentor” (cui spetterà anche il giudizio finale sull’abilitazione dei tirocinanti). Tutti i docenti con i loro curriculum verranno iscritti in un grande registro nazionale, a disposizione dei presidi per scegliere i profili più adatti alle attività supplementari della propria scuola. Mentre il nuovo Sistema nazionale di valutazione (Snv) elaborerà per ogni istituto un piano triennale di miglioramento, da cui dipenderanno parte dei fondi per l’offerta formativa (il Mof, che verrà rifinanziato) e anche la valutazione e la retribuzione degli stessi presidi.
Programmi: musica, arte e lavoro. Via libera ai finanziamenti privati
La seconda parte del fascicolo riguarda invece l’offerta didattica. Matteo Renzi punta a recuperare il “patrimonio storico-culturale” del Paese: dunque insegnamento pratico della musica, sia nelle scuole primarie (dove verrà reintrodotto con due ore a settimana) che nelle secondarie; e recupero della storia dell’arte e del disegno, soprattutto nel biennio dei licei. Per entrambe le misure sarà sufficiente impiegare una parte dei 150mila neoassunti. Investimenti importanti anche nell’educazione motoria, con la novità di un’ora a settimana nelle classi dalla seconda alla quinta elementare. E poi un piano (ancora da approfondire) per lo sviluppo delle lingue straniere, con la preparazione dei docenti all’insegnamento delle loro discipline in lingua straniera. Il governo scommette anche sull’informatica: per completare la “rivoluzione digitale” mai realmente attuata nelle scuole italiane, debutterà il “coding” (la programmazione) fra le materie di insegnamento; poi ancora una promessa sulla connessione degli istituti, e marcia indietro su strumenti più “pesanti” (come le Lim) che non hanno portato i risultati sperati. Il resto riguarda l’alternanza scuola-lavoro, che verrà notevolmente potenziata, soprattutto negli istituti tecnici e professionali, con almeno 200 ore l’anno che costeranno almeno 75 milioni di euro (attualmente lo Stato ne spende solo 11) e coinvolgeranno attivamente docenti e aziende. Per fare tutto questo il governo promette più fondi. Ma apre anche le porte all’investimento nella scuola pubblica di soggetti privati, con le scuole che dovranno costituirsi in fondazioni per ricevere finanziamenti esterni. E questa, insieme alla revisione del contratto e degli scatti di carriera, è probabilmente la parte del progetto più controversa e su cui ci saranno più polemiche.
Lady Etruria
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Palermo, 12 mar. (Adnkronos) - "Affronterò il processo con la massima serenità e con la consapevolezza di poter dimostrare la correttezza del mio operato, avendo sempre agito nel pieno rispetto del regolamento previsto dall’Assemblea Regionale Siciliana. Non ho mai, nella mia vita, sottratto un solo centesimo in modo indebito e confido che nel corso del giudizio emergerà la verità, restituendo chiarezza e trasparenza alla mia posizione. Resto fiducioso nella giustizia e determinato a far valere le mie ragioni con il rispetto e la serietà che ho sempre riservato alle istituzioni". Così Gianfranco Miccichè, rinviato a giudizio per l'uso dell'auto blu, commenta il processo che partirà a luglio. "Sono però amareggiato da quanto la stampa riporta sul fatto che, secondo il pm avrei arraffato quanto più possibile- dice - Nella mia vita non ho mai arraffato alcun che e su questo pretendo rispetto da parte di tutti".
Palermo, 12 mar. (Adnkronos) - L'ex Presidente dell'Assemblea regionale siciliana Gianfranco Miccichè è stato rinviato a giudizio con l'accuaa di peculato e concorso in truffa aggravata il. La prima udienza del processo si terrà il 7 luglio davanti alla terza sezione del tribunale di Palermo. Secondo l'accusa il politico, ex viceministro dell'Economia, avrebbe usato l'auto blu in dotazione, in quanto ex Presidente dell'Ars, per fini personali. In particolare avrebbe usato, non per fini istituzionali, l’Audi della Regione, per una trentina di volte, tra marzo e novembre del 2023, anche per fare visite mediche, e persino per andare dal veterinario con il gatto. Avrebbe fatto salire sull'auto anche componenti della sua segreteria e familiari.
Il suo ex autista, Maurizio Messina, che ha scelto il rito abbreviato, è stato invece condannato dal giudice per l’udienza preliminare Marco Gaeta a un anno e mezzo di carcere per truffa, più sei mesi con l'accusa di avere sottratto la somma che gli era stata sequestrata durante le indagini.
Milano, 12 mar. (Adnkronos) - La Corte di Assise di Appello di Milano ha assolto, ribaltando la sentenza a sette anni inflitta in primo grado, Salvatore Pace per il concorso nell'omicidio di Umberto Mormile, l'educatore del carcere di Opera ammazzato l'11 aprile 1990. Il delitto fu rivendicato dalla Falange Armata, organizzazione terroristica sulla quale gravitavano mafiosi, 'ndranghetista e componenti dei servizi segreti deviati. Mormile, 34 anni, venne assassinato a Carpiano, nel Milanese, mentre andava al lavoro, quando due individui in sella a una moto esplosero contro di lui sei colpi di pistola. Secondo l'accusa, Pace, 69 anni, diventato collaboratore di giustizia, si sarebbe messo a disposizione dei mandanti dell'omicidio. "Attendo di leggere le motivazioni" è il commento dell'avvocato Fabio Rapici, legale di alcuni dei familiari della vittima.
Roma, 12 mar (Adnkronos) - La Difesa europea non salva il Pd. Anzi, lo spacca. A Strasburgo, al momento del voto sul piano ReArmEu, gli europarlamentari dem si sono divisi: 10 favorevoli e 11 astenuti. Non un banale testa a testa, che già sarebbe una notizia, ma una spaccatura politica. La prima, almeno così evidente, nella gestione di Elly Schlein. I riformisti dem, infatti, si sono tutti schierati per il sì. Mentre sino all'ultimo istante il capo delegazione Nicola Zingaretti ha lavorato per portare il gruppo sull'astensione in modo da disinnescare ogni tentazione a votare no. Ma la frattura non si è ricomposta.
Dopo il voto, la segretaria dem ha tenuto il punto, confermando le "molte critiche" avanzate su ReArmEu: "Quel piano va cambiato" e per farlo "continueremo a impegnarci ogni giorno", ha detto tra le altre cose. Ma l'onda del voto sulla Difesa Ue è arrivata fino al Nazareno, aprendo una discussione interna al partito in cui è riemersa anche la parola 'magica' Congresso. La foto di Strasburgo, del resto, è netta. Per il sì si sono schierati Stefano Bonaccini (il presidente del partito), Antonio Decaro, Giorgio Gori, Elisabetta Gualmini, Giuseppe Lupo, Pierfrancesco Maran, Alessandra Moretti, Pina Picierno, Irene Tinagli, Raffaele Topo.
Tra gli astenuti Zingaretti, Lucia Annunziata, Brando Benifei, Annalisa Corrado, Camilla Laureti, Dario Nardella, Matteo Ricci, Sandro Ruotolo, Cecilia Strada, Marco Tarquinio, Alessandro Zan. Dalle tabelle dell'aula emerge tra l'altro che nel gruppo S&D gli unici ad astenersi sono stati gli italiani più un bulgaro, un irlandese e uno sloveno. Per non farsi mancare nulla, c'è stato anche il 'giallo' Annunziata, inizialmente conteggiata tra i sì e poi conteggiata come astenuta.
(Adnkronos) - Mentre a Strasburgo i più maliziosi hanno enfatizzato non solo la presenza di Nardella tra gli astenuti, ma soprattutto quella di Strada e Tarquinio: apertamente contrari al Piano Ue, alla vigilia erano dati certi tra i no. "C'è stato l'aiutino per non far vincere il sì", ha valutato un eurodeputato dem. Lo stesso Tarquinio, del resto, a Un giorno da pecora ha ammesso: "Se avessi votato no sarebbe mancato quel po' di più che ha consentito alla delegazione Pd di avere la maggioranza pro Elly Schlein".
"E' stata sconfitta la linea dell'astensione? E' stato sconfitto il no, perché si partiva dal no", è stata la valutazione di Lia Quartapelle. La deputata dem è stata tra quelli che hanno subito chiesto l'apertura di un confronto interno. "Dobbiamo dimostrarci all'altezza. Il Pd, un grande partito, deve argomentare dove vuole stare con una discussione che sino ad oggi non c'è stata", ha spiegato. Sulla stessa linea Piero Fassino e anche Marianna Madia: "Abbiamo la necessità di discutere e capire. Non possiamo fare tutto questo stando zitti o con un mezzo voto. Congresso o Direzione? Va bene tutto, basta che ci sia una discussione", ha detto la deputata.
Ai riformisti ha risposto Laura Boldrini: "Mi sarei aspettata che il gruppo del Pd al Parlamento europeo votasse compatto sull'astensione, che è la strada trovata dalla segretaria Schlein. Non è il momento di alimentare divisioni". Ma anche nell'area di maggioranza interna non è mancata la chiamata al confronto: "E' giusto che ci sia una discussione seria. E' una responsabilità che abbiamo tutti ed è interesse della segretaria, che io sostengo, che questa discussione si faccia nelle forme e con la rapidità necessarie", ha detto Gianni Cuperlo. Mentre è stato Andrea Orlando a chiedere un Congresso tematico: "Potrebbe essere utile anche per portare la discussione fuori dal solo gruppo dirigente" e per "chiarirsi le idee".
Milano, 12 mar. (Adnkronos) - "Morte naturale per infarto". Sono questi i primi risultati dell'autopsia per Carmine Gallo, l'ex super poliziotto protagonista della lotta contro la criminalità organizzata a Milano e ai domiciliari dallo scorso ottobre per l'inchiesta Equalize sui presunti dossier illeciti, morto domenica nella sua abitazione a Garbagnate Milanese. Si tratta dei primi riscontri dei medici legali, poi "arriveranno i tossicologici" chiesti in via precauzionale per escludere qualsiasi altra causa.
Roma, 12 mar (Adnkronos) - "Il libro di Follini rappresenta la foto di un mondo rovesciato rispetto al presente, un’America rovesciata, ieri prevaleva il senso della misura e il ragionamento, oggi prevale il populismo”. Lo ha detto il deputato del Pd Stefano Graziano presentando in conferenza stampa a Montecitorio il libro di Marco Follini 'Beneficio d’inventario'.
"Centrale è la parte che racconta della vita politica all’epoca del padre di Marco Follini, Vittorio, e dei leader politici del tempo da Francesco Cossiga, ad Aldo Moro, passando per Marco Pannella. Non tutti avevano la stessa idea politica ma erano tutti uniti nella forza di voler difendere la democrazia, una democrazia ottenuta con lotte, sangue, catastrofi e quindi seppur lontani politicamente, erano uniti dal dialogo. Una differenza abissale con l’Italia di oggi pericolosamente in mano ai sovranisti, dove tutto è concepito fuorché il dialogo. Forse questo abisso non è solo italiano ma sta prevalendo in tutto l’Occidente e la cosa è abbastanza preoccupante”, ha aggiunto Graziano.
Milano, 12 mar. (Adnkronos) - "La manovra repentina, improvvisa e del tutto imprevedibile, frutto certamente di una decisione di decimi di secondo attuata dal conducente del motoveicolo TMax non ha consentito al conducente del veicolo Giulietta di poter attuare alcuna manovra difensiva efficace". E' quanto sostiene la consulenza cinematica disposta dalla Procura di Milano e affidata all'ingegnere Domenico Romaniello. La relazione attribuisce la responsabilità dell'incidente a Fares Bouzidi, già indagato per omicidio stradale, l’amico di Ramy Elgaml che guidava lo scooter. Quando lo scooter da via Ripamonti svolta a sinistra verso via Quaranta, "con una deviazione improvvisa", per il consulente Fares imprime "una correzione di rotta verso destra", in direzione del marciapiede, e il carabiniere alla guida "non poteva certamente prevedere tale pericolosissima manovra e nulla ha potuto fare per evitare tale contatto, in ragione della impossibilità di poter attuare sia una correzione di rotta, sia una frenata efficace nello spazio a disposizione".
Non solo: il militare alla guida "non avrebbe altresì potuto neanche sterzare verso destra per la presenza del pedone (il testimone che riprende la scena con il cellulare) che per il conducente dell’autovettura è stato chiaramente percepito con la vista periferica" spiega l'ingegnere che ha realizzato la consulenza ricostruendo le condizioni di visibilità e velocità dell'inseguimento avvenuto la notte del 24 novembre scorso. Quella che mette in atto il carabiniere ora indagato per omicidio stradale (per lui si va verso la richiesta di archiviazione) è "una manovra difensiva obbligata": se lo scooter guidato da Fares avrebbe mantenuto la traiettoria 'naturale' chi guidava la Giulietta "non avrebbe sostanzialmente avuto problemi a mantenere il proprio veicolo iscritto nella curva da percorrere per la svolta a sinistra".
Quando Fares imposta la curva verso via Quaranta il T Max viaggia a una velocità di quasi 55 chilometri l'ora, quando il motociclo finisce la sua corsa contro il palo semaforico l'urto avviene a circa 33 chilometri orari. Per il consulente incaricato dalla procura la macchina che insegue, per evitare l'urto, "avrebbe dovuto disporre di uno spazio complessivo per l’arresto di circa 24 metri", mentre "il conducente aveva a disposizione circa 12 metri soltanto prima di giungere all’urto contro il palo semaforico".