Se le indicazioni del ‘piano’ di Matteo Renzi verranno confermate, possono festeggiare i precari storici della scuola, per cui pare in arrivo un’infornata di assunzioni. L’idea è quella di svuotare tutte le graduatorie, per far ripartire da zero la scuola italiana e il suo sistema di reclutamento dopo anni di caos: 150mila assunti, attraverso cui coprire i 50mila posti attualmente scoperti, dar vita ai nuovi organici funzionali per il potenziamento dell’offerta formativa (circa 20mila docenti), e colmare il deficit di personale nella scuola primaria e dell’infanzia (pesantemente penalizzate dalle gestioni precedenti, ad essa dovrebbero essere riservati 80mila posti, oltre la metà del totale). Nel fascicolo pubblicato dal governo sul nuovo sito dei “MilleGiorni” (136 pagine che spaziano dai programmi alla valutazione, passando per la revisione del contratto), il primo capitolo è interamente dedicato alle assunzioni.
I costi: serviranno tre miliardi di euro
Le attese non sono andate deluse, la proposta di Renzi è ambiziosa: “A decorrere dall’anno scolastico 2015/2016 assunzione di tutti i ‘precari storici’ iscritti nelle Graduatorie ad esaurimento e dei vincitori e idonei dell’ultimo concorso bandito nel luglio 2012”. Stando alle ultime stime ministeriali, 150mila docenti in totale la cui odissea di incarichi a tempo determinato dovrebbe finire il prossimo settembre. Tutti dentro e tutti subito (in un solo anno, e non spalmati su un triennio come si era vociferato). Si parla anche delle coperture. Serviranno ben tre miliardi di euro, che diventeranno quattro a dieci anni dall’entrata in vigore del provvedimento. Ma per il primo anno solo uno, ed è questo l’obiettivo che il governo si pone per la prossima Legge di Stabilità (dove dovranno essere stanziate le risorse). Queste stime potranno essere riviste al ribasso grazie al risparmio sulle supplenze brevi (non totale, circa 350 milioni sui 600 spesi ogni anno) e alla revisione del contratto dei docenti, con una progressione di carriera basata sul merito e non sull’anzianità (condizione fondamentale per rendere possibile la stabilizzazione, aggirando gli oneri della ricostruzione di carriera dei precari).
Festeggiano i precari storici per la riforma-sanatoria
Il piano straordinario di immissioni in ruolo si configura allora soprattutto come una sanatoria di situazioni precedenti: un colpo di scopa sul Concorsone 2012, che per vari motivi ancora non era stato del tutto assorbito. Ma soprattutto sulle GaE, le liste che assegnano cattedre e supplenze annuali, che l’Italia si trascina dietro da anni: un enorme ostacolo a qualsiasi tipo di programmazione, visto che la legge obbliga a pescare da questo bacino per il 50% di tutte le assunzioni autorizzate. La buona notizia per tutti, precari vecchi e nuovi, è che presto potrebbero non esistere più: si ripartirà da zero, e finalmente sarà possibile bandire concorsi per tutti i posti disponibili (e non solo metà del fabbisogno). I delusi sono i nuovi precari, quelli che non hanno fatto a tempo ad iscriversi nelle liste ad esaurimento, e sono collocati invece nelle Graduatorie d’Istituto che assegnano le supplenze temporanee. Per loro, che non verranno inclusi nel piano di assunzioni (nei giorni scorsi si pensava che almeno una fetta delle 150mila stabilizzazione potesse riguardarli), il governo ha comunque pensato ad un concorso. Bandito però su base triennale (e non biennale, come era sempre stato promesso) e da “soli” 40mila posti (previsti dal turnover) tra il 2016 e il 2019. Chi non troverà spazio in organico resterà iscritto nelle Graduatorie d’Istituto, che non scompariranno, come era stato paventato: verranno impiegate per l’assegnazione degli incarichi (lunghi o brevi) che anche i nuovi organici funzionali non riusciranno a coprire; e soprattutto saranno riservate ai soli abilitati, con l’eliminazione della prima e della terza fascia (in cui trovavano spazio rispettivamente gli iscritti in GaE e i non abilitati). Per quest’ultimi il prossimo concorso (aperto a tutti) sarà l’unica chance per entrare nella scuola: poi per puntare ad un incarico dovranno sanare la propria posizione e conseguire l’abilitazione. Ma alla lunga i benefici dell’eliminazione delle graduatorie ad esaurimento dovrebbero riguardare tutti.
Addio al Tfa (Tirocinio formativo attivo)
Cambia il sistema di reclutamento (con lo svuotamento delle graduatorie e le assunzioni solo per concorso, a partire dal prossimo triennio 2016/2019), cambia anche il sistema di formazione. Il Tfa (Tirocinio Formativo Attivo, istituito dall’ex ministro Profumo come canale abilitante nel 2011) dopo appena tre anni è già morto. Si torna al passato, con il percorso di abilitazione incluso all’interno di quello universitario. Chi aspira alla carriera di docente potrà iscriversi, nell’ambito del corso di laurea di propria specializzazione, ad un biennio specialistico caratterizzato da corsi di didattica e pedagogia. L’accesso sarà a numero chiuso, legato al fabbisogno reale stimato dal Ministero, con una selezione sulla base di titoli ed esami. Al termine del biennio ci sarà un secondo momento di tirocinio nella scuola: sei momenti sotto la supervisione di un “docente mentor” (una specie di tutor) al termine dei quali, in caso di valutazione positiva, si conseguirà l’abilitazione. In caso di valutazione negativa il tirocinio potrà essere ripetuto solo una volta. Chi invece dovesse decidere di puntare alla carriera di insegnante ad anni di distanza dalla laurea, dovrà sostenere gli esami integrativi partecipando alla selezione a numero chiuso.
Autonomia e valutazione
La questione della valutazione dei docenti è direttamente collegata alla revisione del contratto. “Non c’è autonomia senza responsabilità, non c’è responsabilità senza valutazione”, si legge nel fascicolo. In questo sillogismo c’è tutta l’intenzione del governo di accelerare di dare più poteri ai dirigenti scolastici nella gestione degli istituti. I presidi diventeranno un ruolo centrale: potranno scegliere i docenti a cui affidare le attività extra della scuola e premiarli anche economicamente. Per far questo, però, dovranno essere più preparati e saranno reclutati diversamente: non più bandi regionali (sempre molto travagliati negli ultimi anni), ma un corso-concorso della Scuola nazionale dell’amministrazione, che gli equipara ai dirigenti di Stato. Avanzamento di carriera del dirigente scolastico sarà la figura dell’ispettore, chiamato – nell’ambito del nuovo Sistema nazionale di valutazione (Snv) – a giudicare l’operato delle scuole. La valutazione degli insegnanti invece dovrebbe ricadere sugli organi collegiali interni, di cui faranno parte i cosiddetti “docenti mentor” (cui spetterà anche il giudizio finale sull’abilitazione dei tirocinanti). Tutti i docenti con i loro curriculum verranno iscritti in un grande registro nazionale, a disposizione dei presidi per scegliere i profili più adatti alle attività supplementari della propria scuola. Mentre il nuovo Sistema nazionale di valutazione (Snv) elaborerà per ogni istituto un piano triennale di miglioramento, da cui dipenderanno parte dei fondi per l’offerta formativa (il Mof, che verrà rifinanziato) e anche la valutazione e la retribuzione degli stessi presidi.
Programmi: musica, arte e lavoro. Via libera ai finanziamenti privati
La seconda parte del fascicolo riguarda invece l’offerta didattica. Matteo Renzi punta a recuperare il “patrimonio storico-culturale” del Paese: dunque insegnamento pratico della musica, sia nelle scuole primarie (dove verrà reintrodotto con due ore a settimana) che nelle secondarie; e recupero della storia dell’arte e del disegno, soprattutto nel biennio dei licei. Per entrambe le misure sarà sufficiente impiegare una parte dei 150mila neoassunti. Investimenti importanti anche nell’educazione motoria, con la novità di un’ora a settimana nelle classi dalla seconda alla quinta elementare. E poi un piano (ancora da approfondire) per lo sviluppo delle lingue straniere, con la preparazione dei docenti all’insegnamento delle loro discipline in lingua straniera. Il governo scommette anche sull’informatica: per completare la “rivoluzione digitale” mai realmente attuata nelle scuole italiane, debutterà il “coding” (la programmazione) fra le materie di insegnamento; poi ancora una promessa sulla connessione degli istituti, e marcia indietro su strumenti più “pesanti” (come le Lim) che non hanno portato i risultati sperati. Il resto riguarda l’alternanza scuola-lavoro, che verrà notevolmente potenziata, soprattutto negli istituti tecnici e professionali, con almeno 200 ore l’anno che costeranno almeno 75 milioni di euro (attualmente lo Stato ne spende solo 11) e coinvolgeranno attivamente docenti e aziende. Per fare tutto questo il governo promette più fondi. Ma apre anche le porte all’investimento nella scuola pubblica di soggetti privati, con le scuole che dovranno costituirsi in fondazioni per ricevere finanziamenti esterni. E questa, insieme alla revisione del contratto e degli scatti di carriera, è probabilmente la parte del progetto più controversa e su cui ci saranno più polemiche.
Scuola
Riforma della scuola: 150mila prof assunti nel 2015. E’ sanatoria ‘svuota-graduatorie’
Serviranno 3 miliardi di euro, che diventeranno 4 a 10 anni dall’entrata in vigore del provvedimento. Ma per il primo anno solo uno, ed è questo l’obiettivo che il governo si pone per la prossima Legge di Stabilità (dove dovranno essere stanziate le risorse). Queste stime potranno essere riviste al ribasso grazie al risparmio sulle supplenze brevi (non totale, circa 350 milioni sui 600 spesi ogni anno) e alla revisione del contratto dei docenti, con una progressione di carriera basata sul merito e non sull’anzianità (condizione fondamentale per rendere possibile la stabilizzazione, aggirando gli oneri della ricostruzione di carriera dei precari).
Se le indicazioni del ‘piano’ di Matteo Renzi verranno confermate, possono festeggiare i precari storici della scuola, per cui pare in arrivo un’infornata di assunzioni. L’idea è quella di svuotare tutte le graduatorie, per far ripartire da zero la scuola italiana e il suo sistema di reclutamento dopo anni di caos: 150mila assunti, attraverso cui coprire i 50mila posti attualmente scoperti, dar vita ai nuovi organici funzionali per il potenziamento dell’offerta formativa (circa 20mila docenti), e colmare il deficit di personale nella scuola primaria e dell’infanzia (pesantemente penalizzate dalle gestioni precedenti, ad essa dovrebbero essere riservati 80mila posti, oltre la metà del totale). Nel fascicolo pubblicato dal governo sul nuovo sito dei “MilleGiorni” (136 pagine che spaziano dai programmi alla valutazione, passando per la revisione del contratto), il primo capitolo è interamente dedicato alle assunzioni.
I costi: serviranno tre miliardi di euro
Le attese non sono andate deluse, la proposta di Renzi è ambiziosa: “A decorrere dall’anno scolastico 2015/2016 assunzione di tutti i ‘precari storici’ iscritti nelle Graduatorie ad esaurimento e dei vincitori e idonei dell’ultimo concorso bandito nel luglio 2012”. Stando alle ultime stime ministeriali, 150mila docenti in totale la cui odissea di incarichi a tempo determinato dovrebbe finire il prossimo settembre. Tutti dentro e tutti subito (in un solo anno, e non spalmati su un triennio come si era vociferato). Si parla anche delle coperture. Serviranno ben tre miliardi di euro, che diventeranno quattro a dieci anni dall’entrata in vigore del provvedimento. Ma per il primo anno solo uno, ed è questo l’obiettivo che il governo si pone per la prossima Legge di Stabilità (dove dovranno essere stanziate le risorse). Queste stime potranno essere riviste al ribasso grazie al risparmio sulle supplenze brevi (non totale, circa 350 milioni sui 600 spesi ogni anno) e alla revisione del contratto dei docenti, con una progressione di carriera basata sul merito e non sull’anzianità (condizione fondamentale per rendere possibile la stabilizzazione, aggirando gli oneri della ricostruzione di carriera dei precari).
Festeggiano i precari storici per la riforma-sanatoria
Il piano straordinario di immissioni in ruolo si configura allora soprattutto come una sanatoria di situazioni precedenti: un colpo di scopa sul Concorsone 2012, che per vari motivi ancora non era stato del tutto assorbito. Ma soprattutto sulle GaE, le liste che assegnano cattedre e supplenze annuali, che l’Italia si trascina dietro da anni: un enorme ostacolo a qualsiasi tipo di programmazione, visto che la legge obbliga a pescare da questo bacino per il 50% di tutte le assunzioni autorizzate. La buona notizia per tutti, precari vecchi e nuovi, è che presto potrebbero non esistere più: si ripartirà da zero, e finalmente sarà possibile bandire concorsi per tutti i posti disponibili (e non solo metà del fabbisogno). I delusi sono i nuovi precari, quelli che non hanno fatto a tempo ad iscriversi nelle liste ad esaurimento, e sono collocati invece nelle Graduatorie d’Istituto che assegnano le supplenze temporanee. Per loro, che non verranno inclusi nel piano di assunzioni (nei giorni scorsi si pensava che almeno una fetta delle 150mila stabilizzazione potesse riguardarli), il governo ha comunque pensato ad un concorso. Bandito però su base triennale (e non biennale, come era sempre stato promesso) e da “soli” 40mila posti (previsti dal turnover) tra il 2016 e il 2019. Chi non troverà spazio in organico resterà iscritto nelle Graduatorie d’Istituto, che non scompariranno, come era stato paventato: verranno impiegate per l’assegnazione degli incarichi (lunghi o brevi) che anche i nuovi organici funzionali non riusciranno a coprire; e soprattutto saranno riservate ai soli abilitati, con l’eliminazione della prima e della terza fascia (in cui trovavano spazio rispettivamente gli iscritti in GaE e i non abilitati). Per quest’ultimi il prossimo concorso (aperto a tutti) sarà l’unica chance per entrare nella scuola: poi per puntare ad un incarico dovranno sanare la propria posizione e conseguire l’abilitazione. Ma alla lunga i benefici dell’eliminazione delle graduatorie ad esaurimento dovrebbero riguardare tutti.
Addio al Tfa (Tirocinio formativo attivo)
Cambia il sistema di reclutamento (con lo svuotamento delle graduatorie e le assunzioni solo per concorso, a partire dal prossimo triennio 2016/2019), cambia anche il sistema di formazione. Il Tfa (Tirocinio Formativo Attivo, istituito dall’ex ministro Profumo come canale abilitante nel 2011) dopo appena tre anni è già morto. Si torna al passato, con il percorso di abilitazione incluso all’interno di quello universitario. Chi aspira alla carriera di docente potrà iscriversi, nell’ambito del corso di laurea di propria specializzazione, ad un biennio specialistico caratterizzato da corsi di didattica e pedagogia. L’accesso sarà a numero chiuso, legato al fabbisogno reale stimato dal Ministero, con una selezione sulla base di titoli ed esami. Al termine del biennio ci sarà un secondo momento di tirocinio nella scuola: sei momenti sotto la supervisione di un “docente mentor” (una specie di tutor) al termine dei quali, in caso di valutazione positiva, si conseguirà l’abilitazione. In caso di valutazione negativa il tirocinio potrà essere ripetuto solo una volta. Chi invece dovesse decidere di puntare alla carriera di insegnante ad anni di distanza dalla laurea, dovrà sostenere gli esami integrativi partecipando alla selezione a numero chiuso.
Autonomia e valutazione
La questione della valutazione dei docenti è direttamente collegata alla revisione del contratto. “Non c’è autonomia senza responsabilità, non c’è responsabilità senza valutazione”, si legge nel fascicolo. In questo sillogismo c’è tutta l’intenzione del governo di accelerare di dare più poteri ai dirigenti scolastici nella gestione degli istituti. I presidi diventeranno un ruolo centrale: potranno scegliere i docenti a cui affidare le attività extra della scuola e premiarli anche economicamente. Per far questo, però, dovranno essere più preparati e saranno reclutati diversamente: non più bandi regionali (sempre molto travagliati negli ultimi anni), ma un corso-concorso della Scuola nazionale dell’amministrazione, che gli equipara ai dirigenti di Stato. Avanzamento di carriera del dirigente scolastico sarà la figura dell’ispettore, chiamato – nell’ambito del nuovo Sistema nazionale di valutazione (Snv) – a giudicare l’operato delle scuole. La valutazione degli insegnanti invece dovrebbe ricadere sugli organi collegiali interni, di cui faranno parte i cosiddetti “docenti mentor” (cui spetterà anche il giudizio finale sull’abilitazione dei tirocinanti). Tutti i docenti con i loro curriculum verranno iscritti in un grande registro nazionale, a disposizione dei presidi per scegliere i profili più adatti alle attività supplementari della propria scuola. Mentre il nuovo Sistema nazionale di valutazione (Snv) elaborerà per ogni istituto un piano triennale di miglioramento, da cui dipenderanno parte dei fondi per l’offerta formativa (il Mof, che verrà rifinanziato) e anche la valutazione e la retribuzione degli stessi presidi.
Programmi: musica, arte e lavoro. Via libera ai finanziamenti privati
La seconda parte del fascicolo riguarda invece l’offerta didattica. Matteo Renzi punta a recuperare il “patrimonio storico-culturale” del Paese: dunque insegnamento pratico della musica, sia nelle scuole primarie (dove verrà reintrodotto con due ore a settimana) che nelle secondarie; e recupero della storia dell’arte e del disegno, soprattutto nel biennio dei licei. Per entrambe le misure sarà sufficiente impiegare una parte dei 150mila neoassunti. Investimenti importanti anche nell’educazione motoria, con la novità di un’ora a settimana nelle classi dalla seconda alla quinta elementare. E poi un piano (ancora da approfondire) per lo sviluppo delle lingue straniere, con la preparazione dei docenti all’insegnamento delle loro discipline in lingua straniera. Il governo scommette anche sull’informatica: per completare la “rivoluzione digitale” mai realmente attuata nelle scuole italiane, debutterà il “coding” (la programmazione) fra le materie di insegnamento; poi ancora una promessa sulla connessione degli istituti, e marcia indietro su strumenti più “pesanti” (come le Lim) che non hanno portato i risultati sperati. Il resto riguarda l’alternanza scuola-lavoro, che verrà notevolmente potenziata, soprattutto negli istituti tecnici e professionali, con almeno 200 ore l’anno che costeranno almeno 75 milioni di euro (attualmente lo Stato ne spende solo 11) e coinvolgeranno attivamente docenti e aziende. Per fare tutto questo il governo promette più fondi. Ma apre anche le porte all’investimento nella scuola pubblica di soggetti privati, con le scuole che dovranno costituirsi in fondazioni per ricevere finanziamenti esterni. E questa, insieme alla revisione del contratto e degli scatti di carriera, è probabilmente la parte del progetto più controversa e su cui ci saranno più polemiche.
Lady Etruria
di Davide Vecchi 11.4€ Acquista su AmazonArticolo Precedente
Scuola, Renzi: “12 mesi per rivoluzionarla, basta precari e supplentite”
Articolo Successivo
Riforma della scuola, carriere docenti: stop agli scatti di anzianità, si passa al merito
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione
Mondo
Ucraina, telefonata Trump-Putin in corso da un’ora. Von der Leyen: “Entro il 2030 l’Europa deve riarmarsi. Prepariamoci alla guerra”
Politica
Meloni e il piano Ue: “Rearm nome fuorviante, non toglieremo un euro da coesione”. E attacca: “Chi parla di tagli al welfare inganna i cittadini, no a demagogia”
Mondo
Gaza, la diretta | Israele rompe la tregua: oltre 400 morti, “più di 130 bambini”. Il ministro: “Se Hamas non rilascia ostaggi sarà distrutta”
Bruxelles, 18 mar. - (Adnkronos) - Gli amministratori delegati della Value of Beauty Alliance si sono riuniti oggi a Bruxelles per continuare un dialogo costruttivo con le istituzioni dell'UE sull'impatto delle politiche e dei regolamenti dell'UE sugli obiettivi globali di competitività e sostenibilità del settore. I Ceo - si legge in una nota - hanno sottolineato l'impegno di lunga data del settore per un futuro sostenibile e hanno chiesto un processo decisionale collaborativo che riconosca le caratteristiche uniche, le sfide e i contributi significativi del settore all'economia dell'UE.
L'Alliance ha anche presentato un nuovo rapporto redatto da Oxford Economics, che sottolinea il significativo impatto socio-economico della filiera della bellezza e della cura della persona. La filiera della bellezza e della cura della persona contribuisce per 180 miliardi di euro al PIL dell'UE, pari a 496 milioni di euro generati ogni giorno, e sostiene quasi 3,2 milioni di posti di lavoro. Le aziende produttrici di prodotti di bellezza e cura della persona dell'UE inoltre esportano beni per un valore di 26 miliardi di euro a clienti al di fuori dell'UE rendendo l'UE-27 il più grande esportatore di prodotti di bellezza e cura della persona al mondo. L'industria della bellezza e della persona dell'UE continua a crescere e a essere leader nella concorrenza globale, con 5 delle 7 maggiori aziende di bellezza con sede nell'UE, ma questo successo non è scontato.
I Ceo hanno invitato le istituzioni dell'UE a impegnarsi in un dialogo costruttivo per discutere l'impatto delle politiche e della legislazione dell'UE, al fine di garantire che la catena del valore della bellezza e della cura della persona possa mantenere la sua posizione di leader sulla scena globale.
Ad esempio, l'Alleanza invita l'UE a rivedere urgentemente la legislazione recentemente adottata sul trattamento delle acque reflue urbane per garantire che tutti i settori che contribuiscono ai microinquinanti nelle acque siano ritenuti responsabili, in linea con il principio "chi inquina paga". Ciò non solo guiderà lo sviluppo di prodotti più sostenibili in tutti i settori industriali, ma garantirà anche che ciò non imponga un onere di costo sproporzionato a uno dei pochi settori leader a livello mondiale in Europa. L'Alleanza ritiene che l'imminente processo Omnibus rappresenti un'opportunità ideale per correggere questo squilibrio e promuovere condizioni di parità per tutte le industrie che contribuiscono all'inquinamento delle acque.
Guardando al futuro, gli amministratori delegati hanno anche esortato l'UE a dare priorità ai seguenti settori chiave: Revisioni del regolamento REACH e del regolamento sui prodotti cosmetici: concentrarsi sulla sicurezza dei consumatori e sulla protezione dell'ambiente sulla base di una solida valutazione del rischio e dell'uso reale degli ingredienti, mantenendo elevati standard scientifici; Accordi commerciali: dare priorità all'accesso al mercato, ridurre le barriere normative e sostenere l'esportazione di prodotti europei di alta qualità. Rafforzare i controlli doganali e applicare rigorosamente i requisiti ambientali e di sostenibilità per i prodotti importati, sia online che offline, per garantire condizioni di parità. - Transizione verso la bioeconomia: attuare politiche che sostengano la produzione sostenibile di ingredienti, affrontare il "green premium" per le tecnologie sostenibili e garantire un approvvigionamento affidabile a lungo termine di materie prime sostenibili. - Sviluppo della forza lavoro: collaborare con l'industria per sviluppare programmi di formazione mirati e strumenti di investimento per migliorare le competenze della forza lavoro e soddisfare le esigenze in evoluzione del settore.
La Value of Beauty Alliance continua a lavorare a stretto contatto con le istituzioni dell'UE per sviluppare politiche che promuovano l'innovazione, creino posti di lavoro e garantiscano la continua competitività globale dell'industria europea della bellezza e della cura della persona. Questo approccio collaborativo sarà essenziale per garantire il continuo contributo dell'industria all'economia europea e a un futuro sostenibile.
(Adnkronos) - Terremoto oggi martedì 18 marzo a Potenza. Registrata alle 10.01, la potente scossa di magnitudo 4.2, si è verificata - secondo i dati dell'Ingv - a sei chilometri dal Comune di Vaglio Basilicata e a una profondità di 14 chilometri. La scossa è stata avvertita anche in Puglia.
A seguito dell’evento sismico, la Protezione civile si è messa in contatto con le strutture locali del Servizio nazionale della Protezione civile. Dalle prime verifiche effettuate, in seguito all’evento non risulterebbero danni a persone o cose.
Dopo la scossa, sono state sospese le attività scolastiche nel capoluogo dove è stata avvertita in modo molto forte. Gli studenti sono usciti dalle scuole per precauzione, poi è stata disposta la sospensione delle attività didattiche in tutti gli istituti di ogni ordine e grado per oggi, a eccezione dell'università, con ordinanza del sindaco Vincenzo Telesca.
Verifiche sono in corso in scuole e ospedali a Potenza e nei Comuni della provincia, limitrofi all'area epicentrale della scossa. Al momento non risultano problemi. "Nessuna criticità riscontrata'', ha fatto sapere il presidente della provincia di Potenza, Christian Giordano. Inoltre la direzione dell'azienda ospedaliera regionale San Carlo di Potenza ha dato mandato all'unità operativa della gestione tecnico-patrimoniale di effettuare ''una scrupolosa procedura di verifica delle cinque strutture ospedaliere afferenti all'azienda''. L'attività ospedaliera e amministrativa prosegue regolarmente, senza alcuna interruzione, e viene garantita la piena operatività dei servizi sanitari e amministrativi per pazienti, operatori e cittadini.
Per i controlli agli edifici pubblici a Potenza e nei Comuni della provincia è stato intanto rinforzato con dieci unità il dispositivo di soccorso dei vigili del fuoco. Cinque squadre dei vigili del fuoco sono operative per verifiche sugli edifici di interesse pubblico. Una ricognizione dall'alto è stata effettuata dall'elicottero Drago VF67 del reparto volo di Pontecagnano (Salerno) nell'area tra Potenza e Vaglio Basilicata, Comune in cui è stato rilevato l'epicentro dall'Ingv. La situazione è monitorata anche dalla sala operativa della protezione civile regionale. Non si registrano problemi, stando a quanto finora accertato.
La circolazione ferroviaria è stata bloccata temporaneamente e in via precauzionale tra Tito e Potenza. I treni Intercity e regionali possono registrare ritardi e subire cancellazioni o limitazioni di percorso. A Potenza è stato attivato il centro operativo comunale, contattabile ai numeri 0971415832 e 3669394022.
Milano, 18 mar. (Adnkronos) - Condanna ridotta in appello per il trapper Shiva. La Corte d'Appello di Milano ha accolto la proposta di concordato raggiunta dalla procura generale e dalla difesa del cantante, nome d'arte Andrea Arrigoni, di una pena a 4 anni e 7 mesi per aver sparato e ferito l'11 luglio 2023 due presunti aggressori all'interno del cortile degli uffici della casa discografica a Settimo Milanese.
In primo grado, lo scorso 10 luglio, i giudici del tribunale di Milano avevano condannato il trapper a sei anni, sei mesi e 20 giorni per il reato di tentato omicidio, porto abusivo di arma da fuoco ed esplosioni pericolose per la sparatoria avvenuta in via Cusago, a Settimo Milanese, nel corso della quale due giovani milanesi erano stati gambizzati. Il 24enne si era difeso con lunghe dichiarazioni spontanee, oggi invece 'festeggia' con una storia Instagram con la scritta 'free' (libero, ndr). La riduzione della condanna gli consente di concentrarsi solo sulla musica.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Sia un po' più sovranista, perché mi pare che lei stia cercando il bacio della pantofola con Trump: è andata più volte a incontrare Trump in occasioni non ufficiali, ma ancora non l'hanno invitata alla Casa Bianca come hanno fatto con Macron e Starmer, spero che accada presto. Ma sia sovranista, anziché inseguire Trump riprenda la lezione di Alcide De Gasperi del 1951 sulla difesa comune europea. Lei ha un grande statista che non appartiene alla sua storia politica ma noi lo apprezziamo; si chiama Alcide De Gasperi, quando dice non può essere soltanto una questione di armi ma di giustizia sociale, di libertà. Questo è il modello a cui deve guardare l'Italia non inseguire Trump come sta facendo lei". Lo ha affermato Matteo Renzi, intervenendo in Senato dopo le comunicazioni del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo.
"Confindustria, la sua base, quelli che hanno votato per lei, sono terrorizzati dai dazi, non dia retta a Salvini e a Lollobrigida, lei -ha aggiunto l'ex premier- non può rispondere li mette Trump, dazi vostri. Sono dazi amari, una cosa un po' diversa".
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Una risoluzione che dimostra che se il Pd discute sa fare la sintesi. Spendere di più per la difesa europea in linea con libro bianco che ottiene il via libera e impegno a non aumentare i bilanci nazionali senza condizionalità che spingano verso la difesa comune”. Lo scrive Simona Malpezzi, senatrice del Pd, sui social.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - “Giorgia Meloni oggi ha parlato di tutto tranne che del ruolo che l’Europa deve avere. Ha però parlato molto di Trump, a cui si è affidata per la soluzione della guerra in Ucraina. In pratica, sulle grandi questioni internazionali, Meloni scarica l’Europa e, politicamente, consegna l’Italia totalmente nelle mani degli Usa, omettendo tra l’altro che le proposte da lei avanzate sono state tutte puntualmente ignorate dal presidente americano. Altro che sovranismo, autorevolezza e ruolo ritrovato dell’Italia”. Lo afferma il segretario di +Europa, Riccardo Magi.
“L’Europa che vuole Meloni è una Europa vassalla di Trump e di Musk, che non costruisce una propria difesa, che accetta passivamente i dazi e che osserva immobile che Russia e Usa si spartiscano l’Ucraina. In questo scenario, Meloni non disegna nè immagina un ruolo dell’Europa, sperando che la zatterina Italia non affondi nell’Atlantico. Tutto l’opposto di quello che chiediamo noi: Europa federale fino agli Stati Uniti d’Europa, esercito comune, politica estera comune, e più integrazione europea. In due parole: più Europa”, conclude Magi.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - Nel valzer di poltrone Rai, che inizierà giovedì con una prima tornata di nomine, entrerà presto anche Roberto Genovesi, in procinto di assumere l'incarico di direttore di Rai Kids. A quanto apprende l'Adnkronos, lo scrittore e docente, attuale direttore di Rai Libri (la casa editrice della Rai), prenderà presto la guida di Rai Kids, quando Luca Milano (67 anni il 31 marzo) andrà in pensione. La nomina di Genovesi dunque dovrebbe riguardare una delle prossime sedute del Cda ma non quella di giovedì prossimo.
In pensione, a maggio, dovrebbe andare, a quanto si apprende, anche Marco Varvello, corrispondente Rai da Londra. E al suo posto andrà con ogni probabilità Nicoletta Manzione che lascerà la sede di Parigi, per la quale sarebbe in pole position Gennaro Sangiuliano.
Al momento non è stato ancora deciso chi a Rai Libri prenderà il posto di Genovesi, che ricopre il ruolo da luglio 2023: il nome verrà infatti scelto, successivamente, dal Cda di RaiCom. E l'incarico potrebbe anche essere affidato momentaneamente ad interim ad un dirigente di RaiCom.