Mario Draghi, il grande illusionista, ha tirato fuori un altro coniglio dal cappello, ma questa volta i mercati potrebbero rubarglielo per arrostirlo. Ed infatti i broker di mezzo mondo hanno già iniziato a diffondere la notizia del prossimo banchetto. Ma andiamo con ordine e spieghiamo bene cosa sta succedendo nella quasi moribonda economia europea.
Ormai è chiaro che Eurolandia è in deflazione, su questo nessuno ha alcun dubbio anche se i falchi tedeschi continuano a negare l’evidenza. Deflazione legata alla caduta della domanda, basicamente non ci sono soldi e le aspettative della popolazione sono negative, non c’è fiducia nei governi e nella finanza. Risultato i prezzi iniziano a scendere perché nessuno compra e questo deprime ulteriormente l’economia e gli umori. Scenario nero insomma.
Nel mercato finanziario le cose non vanno certamente meglio: 700 miliardi di euro di Asset Back Securities, debiti creati dai giochi di prestigio dei derivati, quasi tutti contratti da piccole e medie imprese; 1.700 miliardi di indebitamento bancario ancora da smaltire in qualche modo, anche questo principalmente relazionato ai giochi di prestigio dei derivati. Un debito che pesa come un macigno sulle banche, ecco perché non prestano soldi alla gente né alle medie e piccole imprese, risultato: manca liquidità sul mercato.
Ed ecco la soluzione di Mario Draghi: la Banca centrale europea si impegna ad acquistare 500 miliardi di euro di asset back securities dalle banche, allo stesso tempo la banca ha abbassato il tasso di rifinanziamento a 0,05% ed alzato a 0,2 per cento quello che le banche devono pagare per tenere i soldi presso la Bce.
Come possono queste due misure aiutare la deflazione? Per acquistare 500 miliardi di asset back securities Draghi deve stampare moneta, e lo deve fare in un momento in cui gli Stati Uniti stanno riducendo l’ammontare di carta moneta che immettono sul mercato nazionale ogni mese. Questo dovrebbe deprimere i tassi di cambio ed infatti l’euro dopo il discorso di Draghi è sceso sotto 1,30 rispetto al dollaro. L’indebolimento dell’euro dovrebbe ‘importare’ inflazione’ – il costo delle importazioni aumenta e questo spinge i prezzi verso l’alto. Ma l’esempio del Giappone ci dice che questa manovra non funziona sempre, specialmente se la gente invece di pagare di più decide di non comprare affatto.
L’offerta di acquisto di asset back securities dovrebbe indurre il settore privato, e cioè finanziarie, fondi di investimento ecc. ad acquistarle dalle banche – in pratica Draghi ne garantisce il valore – quindi ridurre l’esposizione al debito delle banche che a loro volta potrebbero ricominciare a prestare soldi. Ma anche in questo caso la manovra funziona solo se ad un certo punto la gente ricomincia a comprare e l’industria a produrre altrimenti il tutto potrebbe diventare un volano speculativo. Ed infatti i consigli dei broker sul mercato dei capitali questo fine settimana fanno presagire questo scenario.
Dato che manca fiducia in una vera ripresa economica europea – pochi credono all’inflazione monetaria importata quale soluzione della deflazione ed ancora meno alla ripresa della domanda attraverso il credito delle banche – l’ultimo coniglio di Draghi potrebbe creare un nuovo carry trade, cioè ci si indebita in euro per investire in dollari, ed ecco come funziona.
Le banche cedono le asset back secuties alla Bce e con i soldi che ricevono acquistano beni in dollari, questo deprime l’euro e fa salire il dollaro. Lo stesso fenomeno avvenne alle fine degli anni Novanta con lo yen, ci si indebitava in yen a tasso zero ed in una moneta in fase discendente per investire nel resto del mondo in beni e monete in fase ascendente. Il crollo dell’Islanda avvenne proprio per questo, quando lo yen iniziò a rivalutarsi il debito dell’Islanda aumentò a dismisura fino a portare il paese alla bancarotta. Un esempio eclatante dell’economia canaglia della globalizzazione.
Morale: ci risiamo, non abbiamo imparato nulla dalle ultime crisi.