La Banca centrale europea suggerisce all’Italia un “ulteriore consolidamento del bilancio per essere in linea con il Patto di Stabilità”. Nel bollettino mensile, l’istituto guidato da Mario Draghi ricorda che “restano rischi sulle possibilità del governo italiano di centrare l’obiettivo di un deficit di bilancio pari al 2,6% del pil nel 2014, soprattutto dopo che il quadro economico è risultato peggiore del previsto”. Di conseguenza sarebbero opportuni interventi aggiuntivi, quelli già sollecitati dalla Commissione Ue in giugno e luglio. Leggi: una manovra correttiva. Altri soldi da trovare oltre ai 20 miliardi di risparmi che il governo di Matteo Renzi, dopo aver liquidato il commissario alla spending review Carlo Cottarelli, punta a trovare sforbiciando le spese dei ministeri. Come è noto, l’esecutivo ha già chiesto a Bruxelles di poter rinviare al 2016 l’obiettivo del pareggio strutturale, necessario per far sì che il debito inizi a invertire la rotta. Ma la richiesta è stata accettata con riserva, e solo a patto che il Paese garantisca un “rafforzamento delle misure di bilancio” per contenere il rapporto debito/Pil. Non per niente il ministero dell’Economia guidato da Pier Carlo Padoan ha deciso di rinviare all’1 ottobre la presentazione dell’aggiornamento del Documento di economia e finanza, in modo da poter contare su un pil un po’ più alto perché ricalcolato sulla base della nuova metodologia di calcolo Esa 2010. E dunque su quozienti deficit/pil e debito/pil lievemente migliori rispetto a quelli odierni. Ma, considerato che il primo si sta avvicinando al tetto massimo ammesso da Bruxelles, il 3%, anche un effetto positivo di 0,2 punti percentuali come quello emerso dalla rivalutazione del pil 2011 appena comunicata dall’Istat non sarebbe sufficiente per portarlo al 2,6 per cento. L’ultima parola spetterà alla Commissione Ue, che in novembre darà il suo giudizio sulla Legge di Stabilità a cui l’esecutivo sta lavorando. La Bce ricorda che l’Italia ha un deficit strutturale dello 0,7% del pil, contro lo 0,1% richiesto. Una differenza che vale oltre 8 miliardi di euro.
Migliora il disavanzo delle amministrazioni pubbliche – In Italia, rileva Francoforte, “le amministrazioni pubbliche hanno registrato nel primo trimestre dell’anno un disavanzo pari a circa l’1,6% del pil su base annua”, in miglioramento di 0,2 punti percentuali sullo stesso periodo dello scorso anno per effetto di un calo della spesa pubblica, specie di quella in conto capitale. Gli ultimi dati sulle entrate tributarie per i sei mesi fino a giugno 2014 indicano una diminuzione pari a circa lo 0,1 per cento del pil su base annua rispetto al periodo corrispondente dell’anno scorso. “Tale calo può, tuttavia, essere imputabile a scadenze diverse per il versamento delle imposte, in particolare nel caso della tassazione del lavoro autonomo e degli immobili”.
“Rischi al ribasso per le prospettive economiche dell’Eurozona” – Nel bollettino l’Eurotower ribadisce anche che “i rischi per le prospettive economiche dell’eurozona continuano ad essere orientati al ribasso”, spiegando che il rallentamento della crescita potrebbe frenare gli investimenti privati e rischi geopolitici più accentuati potrebbero avere un ulteriore impatto negativo sulla fiducia di imprese e famiglie. Come spiegato da Draghi nella conferenza stampa di giovedì scorso, la ripresina dell’area euro si è già sgonfiata. “Nel terzo trimestre la crescita dell’eurozona, secondo gli indicatori disponibili fino ad agosto, perderà slancio e l’espansione proseguirà ad un ritmo modesto”. E sulla ripresa continuerà a pesare, tra l’altro, “un elevato tasso di disoccupazione”.
“Nel Patto flessibilità sufficiente per fare le riforme” – La Bce torna poi sul tema delle riforme: “Diversi Stati membri hanno compiuto passi importanti, mentre altri devono ancora dotarsi dei necessari strumenti normativi e quindi procedere all’attuazione delle misure”. Ora “occorre chiaramente imprimere slancio agli sforzi compiuti per incrementare la crescita e l’occupazione su base sostenibile nell’area dell’euro” ed “è necessario intervenire con determinazione sul versante delle riforme strutturali nei mercati dei beni e servizi e del lavoro, nonché agire per migliorare il contesto in cui operano le imprese”. Il tutto però senza “vanificare i progressi conseguiti nel riequilibrio dei conti pubblici, ma procedere in linea con il Patto di stabilità e crescita”. Il patto “ha l’effetto di ancorare la fiducia; la flessibilità consentita nell’ambito delle regole permette di far fronte agli oneri di bilancio connessi a grandi riforme strutturali, nonché di sostenere la domanda. Vi è inoltre il margine per realizzare una composizione delle politiche di bilancio più favorevole alla crescita”.
Inflazione in salita solo dal 2015 – Quanto al rischio di deflazione, contro il quale la Bce è intervenuta tagliando i tassi e varando un piano di acquisto di titoli cartolarizzati (Abs), “in base alle informazioni attualmente disponibili, l’inflazione armonizzata dovrebbe rimanere su livelli modesti nei prossimi mesi, per poi aumentare gradualmente nel corso del 2015 e del 2016”. Le proiezioni macroeconomiche formulate in settembre dagli analisti della Bce indicano un’inflazione al consumo dello 0,6% nel 2014, dell’1,1 nel 2015 e dell’1,4 nel 2016. Il Consiglio direttivo della Bce “continuerà a seguire con attenzione i rischi per le prospettive sull’andamento dei prezzi nel medio periodo” e “guarderà ai possibili effetti derivanti dall’indebolimento della crescita, dagli sviluppi geopolitici, dall’andamento del cambio e dalla trasmissione delle misure di politica monetaria adottate”.
“L’indebitamento delle famiglie nell’area dell’euro permane su un livello elevato, sebbene abbia continuato a diminuire con gradualità”. Le stime per il secondo trimestre del 2014 indicano che l’indebitamento delle famiglie “è salito leggermente”. Al contrario, l’onere per interessi del settore delle famiglie “sarebbe sceso ancora, seppure in misura solo marginale, nello stesso trimestre”.