Per la terza volta in venticinque anni, l’Italia torna in guerra in Iraq a fianco degli Stati Uniti. Per ora offrendo aerei cisterna per il rifornimento carburante a supporto dei caccia americani impegnati nei bombardamenti contro gli jihadisti dello Stato Islamico, più un piccolo contingente militare – probabilmente forze speciali – a sostegno delle forze irachene e curde, che a breve riceveranno da Roma anche armi e munizioni. In prospettiva, su richiesta di Washington, non è escluso l’impiego dei cacciabombardieri Amx appena tornati dal fronte afgano.
Al momento all’Italia – come ha dichiarato il ministro della Difesa Roberta Pinotti – “non è stato richiesto alcun intervento aereo, ma se vi fosse tale richiesta bisognerà valutare per cosa dovremmo utilizzare l’Aeronautica Militare: se dobbiamo evitare che si spari su civili, io non avrei problemi a farlo, ma al momento non è questo il caso. Per ora abbiamo dato la disponibilità ad armare i curdi e messo a disposizione un aereo da rifornimento e degli addestratori”. L’Italia – ha detto poi la Pinotti all’Associated Press, confermando la fornitura degli aerei cisterna – è anche disposta a fornire esperti per aiutare ad addestrare i combattenti curdi. Roma ha già autorizzato la consegna di armi per un valore di 1,9 milioni di euro (2,5 milioni di dollari): 600 mitragliatrici, 2 mila lanciarazzi e quasi un milione di munizioni per i combattenti curdi.
L’aereo militare italiano che presto sarà mandato in missione di guerra sui cieli dell’Iraq – e della Siria? – sarà probabilmente l’imponente aerocisterna Boeing KC-767A del 14° Stormo di Pratica di Mare, che avrà il cruciale compito di rifornire in volo gli aerei alleati consentendo loro di raggiungere gli obiettivi da bombardare. Secondo la ben informata Rivista Italiana Difesa, potrebbe essere impiegata anche – o in alternativa – l’aerocisterna Hercules KC-130J dalla 46^ brigata aerea di Pisa-San Giusto. Secondo la stessa fonte, “il nostro Paese potrebbe mettere a disposizione anche cacciabombardieri AMX”.
L’Aeronautica Militare, per ora, non conferma né smentisce: “Siamo in attesa di ricevere ordini operativi dal Ministero: appena sapremo che assetti si vogliono impiegare li appronteremo”, spiegano da Roma. Aggiungendo, giustamente, che bisognerà anche che “la decisione della Difesa venga approvata dal Parlamento”.
Il Parlamento, dove proprio in questi giorni si dibatte sul rifinanziamento delle missioni militari all’estero (quasi mezzo miliardo di euro fino a dicembre), deve infatti essere informato nel dettaglio sugli impegni militari che la Difesa ha preso con gli Stati Uniti al recente vertice Nato in Galles: non solo sulle reali prospettive di una partecipazione diretta dell’Italia ai bombardamenti aerei, ma anche su che tipo di forze “da addestramento” si intende inviare a Baghdad e come e a vantaggio di chi verranno impiegate.
“Probabilmente, come sempre accaduto in questi casi, verrà spedito in Iraq un contingente di forze speciali, soprattutto se c’è l’esigenza di agire in tempi stretti – spiega l’analista militare Gianandrea Gaiani, direttore di Analisidifesa – perché solo queste forze sono in grado di fornire addestramento e supporto immediato. Se invece verrà messa in piedi una missione addestrativa internazionale sul modello della Nato Training Mission Iraq, saranno impiegati istruttori e tecnici come è stato fino al 2011. Il rischio – osserva Gaiani – è che in ogni caso l’Italia finisca ad aiutare miliziani che non sono migliori degli jihadisti che combattono, come dimostrano le macabre decapitazioni compiute anche dai combattenti filogovernativi sciiti”.