Non è bastato l’intervento del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, o l’incontro tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi. Il Parlamento risponde con il dodicesimo schiaffo agli avvertimenti e alle trattative: ancora non c’è l’accordo per l’elezione dei due giudici costituzionali e dei due membri laici del Consiglio superiore della magistratura. A fine giornata nessun candidato ha raggiunto il quorum richiesto dei 3/5 dei componenti dell’Assemblea (570 voti): Luciano Violante ha ottenuto 518 voti, mentre Donato Bruno 511. Niente quorum anche per l’elezione di due membri laici del Csm: erano necessari 514 voti, ma il parlamentare vicentino di Forza Italia Pierantonio Zanettin si è fermato a 448. Numeri bloccati e soglia per l’elezione ancora lontanissima. Servirà una nuova votazione: la tredicesima (prevista per giovedì alle 9.30). Il Pd esce dall’ennesima seduta senza soluzione ribadendo che sarà riproposta la coppia Violante-Bruno, anche se nel pomeriggio dal vertice Renzi-Berlusconi di due ore potrebbe essere uscita una nuova soluzione. Hanno parlato per due ore di legge elettorale e governo, ma, secondo alcune indiscrezioni, si sarebbe trattato su due nomi “tecnici” e meno politici.
Intanto oggi è mancato l’appoggio di Lega Nord e Sel e a questo punto, secondo alcune indiscrezioni, la trattativa potrebbe spostarsi su altro: i due partiti di minoranza potrebbero chiedere al premier di sedersi al tavolo per fare richieste sulla riforma del sistema di voto, in cambio del loro sostegno. “Siamo disposti a votare nomi presentabili”, aveva detto il Movimento 5 stelle nel pomeriggio proponendo tra gli altri il nome di Michele Ainis. Dai banchi di Sinistra ecologia e libertà chiedono un cambio di metodo: “L’ennesima fumata nera”, hanno scritto i capigruppo in una nota, “per eleggere i componenti della consulta e per completare il Csm rappresenta un vulnus crescente alla funzionalità degli organi costituzionali”.
Le parole di Giorgio Napolitano sono servite a poco. Dopo l’undicesima fumata nera in poche settimane, il presidente della Repubblica era intervenuto sull’impasse in cui si trova il Parlamento: “Il succedersi senza risultati conclusivi”, ha spiegato il Capo dello Stato, “solleva gravi interrogativi”. Napolitano ha sottolineato che se continuano “a prevalere immotivate preclusioni nei confronti di candidature di altre forze politiche o la settaria pretesa di considerare idonei solo i candidati delle propria parte, il meccanismo si paralizza e lo stesso istituto di garanzia rappresentato dal sistema dei quorum qualificati si logora”.
Renzi e Berlusconi a colloquio: sul tavolo la nuova legge elettorale
Un’ora e quarantacinque di incontro, un faccia a faccia tra il presidente del Consiglio e il leader di Forza Italia. “Non si è parlato di Consulta e di Csm se non per condividere l’appello del Capo dello Stato. I gruppi si sono già pronunciati e andiamo avanti con quei nomi”, ha detto il vicesegretario democratico Lorenzo Guerini all’uscita. Il resto spetta all’immaginazione. Ma sul tavolo Renzi e Berlusconi avevano da affrontare molto di più: in ballo il patto del Nazareno e la durata del governo, ma anche le riforme che presto saranno in Parlamento.
Stando a quanto trapela da ambienti vicini a Forza Italia, però, la realtà sarebbe diversa. In caso di dodicesima fumata nera, infatti, tramonterebbero in automatico le opzioni Violante (anche se Speranza ha smentito) e Bruno e domattina si arriverebbe in aula con un nuovo tandem di nomi. Quali? Discorso prematuro. La tendenza, tuttavia, sarebbe quella di optare non su esponenti politici, bensì su tecnici espressione dell’area politica di riferimento. Dopo l’uscita di scena di Luigi Vitali dalla corsa del Csm, Berlusconi avrebbe presentato i nuovi nomi in grado di superare l’intoppo. Allo stesso tempo, ai parlamentari di Forza Italia nel pomeriggio è arrivato un sms con le indicazioni su chi votare al Csm (in mattinata Fi aveva deciso di votare scheda bianca): si tratta del vicentino Pierantonio Zanettin, parlamentare forzista nonché genero di Franco Coppi, legale – tra gli altri – del leader azzurro. L’idea di fondo, a quanto pare, era quella di coinvolgere la Lega Nord, che però si è mostrata insensibile al nome di Zanettin. “Non c’è accordo con Pd e Fi. Abbiamo votato i nostri” hanno fatto sapere dal Carroccio, con Roberto Calderoli che in Transatlantico ha fornito una versione diversa: “A me hanno detto di votare scheda bianca”.
L’ultimo incontro tra i due leader si è tenuto il 3 luglio scorso. Oggi, la necessità di fare un ‘tagliandò all’accordo firmato il 18 gennaio. Il Cav e il premier hanno deciso di accelerare sulla legge elettorale, come confermato dal vicesegretario Dem. Forza Italia, infatti, vuol sapere che fine abbia fatto l’Italicum e avrebbe chiesto garanzie sull’approvazione. Il Cav avrebbe confermato un’opposizione responsabile, anche se il suo partito non farà sconti sul fronte economico. Nessuno pensi di fare a meno di noi, Fi resta determinante, avrebbe sottolineato il leader azzurro ai suoi, rimarcando il suo peso politico. Confermato anche dall’incontro serale con la consulta della sicurezza per cercare una soluzione al blocco dei tetti salariali, sui quali il governo si sta impegnando a trovare le risorse. Il leader del centrodestra resto io, avrebbe ricordato Berlusconi a chi lo ha sentito. Una posizione che il leader di Fi è determinato a far pesare anche nella trattativa per i candidati alle regionali. Berlusconi nell’incontro di palazzo Chigi avrebbe espresso di persona al premier l’apprezzamento per il toni dell’ultimo intervento in parlamento, specie sul tema a lui caro della giustizia. Non è sfuggita al Cavaliere la ‘svolta’ garantista che Renzi ha voluto imprimere alla sua maggioranza. Altro tema che aveva mandato in fibrillazione lo stato maggiore azzurro, l’ipotesi di elezioni anticipate. Su questo punto, a precisa richiesta del Cav, il premier avrebbe ribadito che il suo governo ha un orizzonte di legislatura e non è in vista un ritorno alle urne a breve.
Grillo: “Violante, cosa ti ha promesso B. in cambio dell’appoggio alle sue televisioni?”
Se il Colle ha invocato l’accordo e i leader di Pd e Forza Italia si sono mossi sulla strada indicata dal Colle, il vicepresidente della Camera del Movimento 5 Stelle Luigi Di Maio ha accusato i partiti che “per lottizzare Csm e Corte costituzionale hanno bloccato il Parlamento da dieci giorni”. Per Di Maio “non sono questi i veri problemi del Paese e le Camere non possono essere paralizzate. Piuttosto si voti di notte per Csm e Consulta, e di giorno si lavori sui provvedimenti importanti che interessano ai cittadini”. In tal senso, i pentastellati hanno annunciato che voteranno scheda bianca per la Consulta (stessa posizione da Sel sia per Consulta che per Csm). “E continueremo a farlo – ha spiegato il capogruppo al Senato Petrocelli in una conferenza stampa a Montecitorio – fino a quando “non ci presenteranno nomi credibili, indipendenti e fuori dalla politica”. Durissima la presa di posizione di Beppe Grillo nei confronti di Luciano Violante: “Cosa ti ha promesso Berlusconi in cambio dell’appoggio alle sue televisioni?” ha scritto sul suo blog, riportando una pagina tratta da “Bombe a inchiostro” di Aldo Giannulli che inquadra il contesto storico dell’inchiesta sul “golpe bianco” condotta da Luciano Violante ai tempi in cui era pm a Torino.
La nota del Colle: “Quorum elevati implicano tassativamente convergenze”
Nella nota il Colle ha sottolineato che i quorum elevati per eleggere i giudici della Consulta e i componenti laici del Csm da parte del Parlamento “implicano tassativamente convergenze sulle candidature e piena condivisione nell’espressione dei voti tra forze politiche diverse, di maggioranza e di minoranza”. Napolitano poi ha ricordato che “di recente, e specialmente nella discussione in Senato sul superamento del bicameralismo paritario, si è sollevato da varie parti politiche il tema di un elevamento dei quorum previsti dalla Costituzione del 1948 per l’elezione da parte dei parlamentari a determinati incarichi di rilevanza costituzionale. Si ritenne necessario l’elevamento di tali quorum dopo l’adozione, nel 1993 e nel 2005, di leggi elettorali maggioritarie e in vista dell’adozione di una nuova (per il momento approvata solo in prima lettura dal Senato) anch’essa maggioritaria”. Concorda con le parole di Napolitano Gianpiero D’Alia, presidente dell’Udc e componente della Commissione Giustizia di Montecitorio, convinto che sia ora di “mettere fine una volta per tutte al traccheggio che si sta verificando attorno alla nomina dei giudici della Corte Costituzionale e dei membri laici del Csm. Tutte le forze politiche sono chiamate alla massima responsabilità per sbloccare una situazione che sta facendo male alle istituzioni e alle autorevoli personalità coinvolte”.
(ha collaborato Giuseppe Alberto Falci)