Abbiamo visto spot di tutti i generi, ma mai prima d’ora c’era capitato di vedere uno spot pubblicitario per una guerra. Si tratta dell’ultimo video di propaganda dell’Isis. Talmente ben fatto che sembra quasi prodotto a Hollywood, come ha già commentato il New York Times. È la risposta dei “comunicatori” dello Stato Islamico alla dichiarazione di guerra di Obama. Purtroppo, i video di propaganda diffusi dagli americani per dissuadere i giovani islamici a non aderire all’Isis non hanno la stessa efficacia e risultano perfino grossolani.

Da un punto di vista tecnico, è una novità: fa il verso ai trailer dei grandi film americani, ne adotta lo stesso montaggio serrato, evidenzia le scene della trama (futura) ricca di effetti speciali, usa la stessa grafica. Perfino la classica frase conclusiva “Coming Soon” (“Prossimamente su questi schermi”) ottiene l’effetto beffardo voluto dopo il titolo iniziale “Flames of War” (“Le fiamme della guerra”). La logica e l’ironia sono tipicamente occidentali. O per meglio dire, viene usato il nostro stesso linguaggio.

Questo cortocircuito semiotico produce paradossalmente più terrore di altre scene reali purtroppo viste in rete, perché ha l’efficacia di una promessa pubblicitaria per un prodotto che, come abbiamo avuto modo di verificare, mantiene sempre quello che promette. Uno spot in piena regola per un brutto film che sta per iniziare, che ci rende tutti spettatori impotenti.

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