Per la tredicesima volta il Parlamento respinge le candidature di Luciano Violante e Donato Bruno a giudici della Corte Costituzionale. Il leader del Pd e presidente del Consiglio Matteo Renzi ha chiesto “soluzioni di alto livello”, ma la nuova intesa arriverà probabilmente dopo un’ulteriore pausa di alcuni giorni. La seduta comune di Montecitorio giunge infatti all’ennesimo nulla di fatto, risultato che vale anche per l’elezione dei due membri laici del Consiglio superiore della magistratura che non si sblocca neanche con il nome nuovo di Forza Italia Pierantonio Zanettin (genero dell’avvocato di Berlusconi Franco Coppi). Dopo lo scrutinio numero 13, finito con zero risultati, ecco la conferma che il problema non stava solo negli scontri interni a Forza Italia e nemmeno nelle assenze del lunedì. “Andiamo avanti sicuramente su questi due candidati” spiazza il capogruppo del Pd alla Camera Roberto Speranza.
Neanche questa volta, dunque, Pd e Fi si convincono che i nomi di Violante e Bruno (a questo giro hanno raccolto rispettivamente a 542 e 527 voti) forse non funzionano e che per superare il quorum di 570 voti necessari per completare la Consulta servirà forse trovare nomi di personalità “libere e indipendenti” come chiede il Movimento Cinque Stelle. E se democratici e berlusconiani insistono su Violante e Bruno ci sarà da capire cosa intendeva Renzi per “soluzioni di alto livello”. Quello che è certo è che da mesi alla Consulta mancano due giudici e che il Parlamento non può lavorare a tutti gli altri provvedimenti che devono essere discussi dalle Camere: lavoro, giustizia, riforme istituzionali. “Un’istituzione come la Corte Costituzionale penso meriti ben altro trattamento” commenta Giuseppe Tesauro, presidente della Corte Costituzionale. “Uno spettacolo – conclude – che non meritano anche i cittadini italiani”. Invece il caos è totale e la sintesi è data dalla fumata nera arrivata anche per il Csm. Nessuno ha raggiunto i 514 voti necessari (cioè i tre quinti dei votanti). Ad avvicinarsi di più è stato Zanettin (470 preferenze), mentre Paola Balducci non ha superato i 47 voti e e Alessio Zaccaria i 132.
Renzi: “Napolitano ha ragione, si deve andare veloci”. Ma i nomi sono gli stessi
L’unica novità, in tal senso, sono le parole di Matteo Renzi a far da sfondo all’impasse. “Il presidente della Repubblica ha totalmente ragione: si deve andare veloci” dice entrando nella prima riunione della nuova segreteria Pd. I tempi? “Credo che il Parlamento oggi o nei prossimi giorni troverà una soluzione di alto livello”. Anche la vicesegretaria Pd, Debora Serracchiani, dice la sua riguardo alla situazione di stallo. Su un eventuale cambio di nomi “sarà una valutazione che farà il partito e che faranno i gruppi parlamentari con il governo. Non so se oggi ci sarà la votazione determinante – aggiunge – si è lavorato molto anche in queste ore per trovare la quadratura, che dipende molto dal centrodestra. Noi insistiamo su Violante”.
Prima dell’ulteriore no stampato in faccia a Violante e Bruno era stato l’ex segretario del Pd Pierluigi Bersani a insistere (e d’altra parte Violante lo ha sempre sostenuto). Secondo Bersani lo stallo nella nomina dei membri di Consulta e Csm “è già successo altre volte, stavolta con una difficoltà maggiore: mentre fino al 2013 c’erano due grandi aree, destra e sinistra, con dei pivot che trovavano un accordo su problemi di carattere costituzionale, adesso il Parlamento è tripolare, con una forza che non partecipa, mentre l’asticella resta sempre a 570 voti”. “C’è poi qualcuno – ha proseguito – che non sta ai patti. È disdicevole, ma stiamo parlando di 20-30 deputati al massimo. Non è mai stato facile trovare attorno alle persone una condivisione, ma non dovremmo essere distanti dall’obiettivo e spero che quei 20-30 se ne facciano una ragione”.
Caos dentro Pd e Forza Italia
Dopo la 12esima fumata nera, Pd e Forza Italia hanno deciso di non cambiare cavallo, ma è andata di nuovo male. La situazione è rimasta ingarbugliata. La fotografia nei messaggi mandati dal Pd ai propri parlamentari: uno suggeriva di esprimere la propria preferenza al Csm per Zanettin e Alessio Zaccaria (candidato in quota M5s, l’altro per Zanettin e Paola Balducci (area Sel). La conferma che l’aria non fosse buona era arrivata da un deputato Pd in Transatlantico: “Anche quest’oggi non dovremmo farcela, non si raggiungerà il quorum”, aggiungendo che il Pd ha raggiunto “un accordo con Sel”. Prima dell’Aula, infatti, i capigruppo Pd di Camera e Senato Roberto Speranza e Luigi Zanda e quelli di Sel Arturo Scotto e Loredana De Petris avevano ribadito “piena condivisione delle parole del Capo dello Stato, che invitano a superare le contrapposizioni ancora in atto”. La traduzione la fornisce la fonte democratica: “I trenta di Vendola oggi voteranno. Ma la Lega su cui sta lavorando Berlusconi non ne vuol sapere e voterà bianco”. L’intesa prevedeva che alla Balducci (ex responsabile Giustizia di Sel e ex assessore regionale in Puglia) arriveranno “circa 200 voti”. “Un segnale” in vista della votazione decisiva che, a sentire ambienti vicini al Pd, a questo punto sarà quella di martedì. In tal senso, un’altra fonte autorevole tra i democratici spiega cosa ci sarebbe dietro l’intesa tra il Colle e la maggioranza (allargata a Forza Italia). A quanto pare l’accordo prevede la chiusura della partita per martedì, in modo da avere tutto il weekend per trovare una convergenza sui nomi attuali o su profili di alto livello (cosi come ha auspicato Renzi). Al contrario i presidenti delle Camere Laura Boldrini e Pietro Grasso avrebbero voluto proseguire i lavori ad oltranza come richiesto anche dal M5s. “Da dieci giorni – si legge nella lettera dei capigruppo grillini – i parlamentari italiani trascorrono oltre sei ore al giorno a imbucare schede elettorali nelle urne con un nulla di fatto – si legge nella lettera – Nel frattempo in Italia abbiamo sei milioni di poveri, cinquemila imprese storiche fallite e addirittura gli operatori del comparto sicurezza con lo stipendio bloccato da quattro anni”.
La triade Violante-Bruno-Zanettin ha escluso di nuovo l’ipotesi di puntare già da oggi su tecnici di area politica di riferimento. La Lega Nord c’ha provato, invano, annunciando di votare per il Csm il costituzionalista Mario Bertolissi, ordinario di diritto costituzionale a Padova. “Con questo nome – dice a Public Policy il deputato leghista Massimo Fedriga – accogliamo l’appello del Capo dello Stato. E’ un nome indipendente”.
M5s all’attacco. Di Battista: “Napolitano si vergogni”
Qui dentro si inseriscono gli attacchi da parte del Movimento Cinque Stelle. In serie Beppe Grillo, Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista. A votazione in corso il blog del leader M5s ha pubblicato un post dal titolo “I gravi interrogativi di Napolitano”: “Noi in questa combine non c’entriamo. Il M5s questi non li vota. O ci sono candidati all’altezza delle istituzioni o il M5s non si sporcherà le mani. Se poi i nomi fanno parte del Patto del Nazareno la rogna se la grattino Renzie (insieme ai parlamentari che gli hanno voltato le spalle) e Berlusconi (che in Forza Italia conta ormai come il due di picche a briscola) ed eventualmente Napolitano“.
Di Maio chiede di fare presto soprattutto perché il Parlamento cominci a occuparsi di altre questioni. “Pd e Pdl sono ormai accorpati e blindati – dichiara il vicepresidente della Camera a Radio24 – Se le facciano di notte queste spartizioni, ieri abbiamo votato scheda bianca e loro, come risposta, si sono incontrati a Palazzo Chigi. La nostra disponibilità l’abbiamo data, la nostra pazienza è finita, votino di notte e ci facciano lavorare di giorno”. Ma voi potreste aprire a candidati istituzionali? “Renzi – risponde Di Maio – vuole Violante alla Corte Costituzionale, ma Violante non è compatibile con la nostra etica politica, finché è così non si va avanti. Piuttosto che venire da noi e proporre un nome pulito, si preferisce incontrare Silvio Berlusconi a Palazzo Chigi”. Ma se vi chiamasse il capo dello Stato per un nome di alto profilo? “Se Renzi avesse abolito l’Irap sulle imprese, noi avremmo votato, ma non l’ha mai fatto. Ho perso le speranze, non ragiono più con i se e con i ma”.
Il più duro di tutti è Di Battista: “Presidente Napolitano, con il massimo rispetto, ma come si permette di interferire in questo modo sulle scelte del Parlamento? Non si vergogna nemmeno un istante?” scrive il deputato su facebook. “Osa accusare il M5s, come sempre, di questa impasse, quando l’impasse l’avete causata soltanto voi con i vostri soliti tentativi di preservare la casta”. Il riferimento è probabilmente al passaggio dell’ennesimo messaggio di ieri del capo dello Stato che aveva parlato di “pretese settarie“. “Fate giochetti stomachevoli sulla pelle dei cittadini – afferma – e pretendete anche, forse per giustificarvi, che il M5s vi faccia da stampella. L’Italia sta fallendo ma sembra che il suo unico interesse sia far piazzare uomini suoi o di Berlusconi (che poi sembra la stessa cosa) negli organi di garanzia, il tutto in un momento in cui il Parlamento è delegittimato dalla sentenza sul premio di maggioranza del porcellum incostituzionale”. “Si vergogni presidente – conclude – dica alla sua maggioranza di fornire nomi presentabili e vedrà che il M5s li voterà, ma Violante se lo vota lei, lo votassero i berlusconiani doc o quei piddini ‘diversamente berlusconiani'”.
ha collaborato Giuseppe Alberto Falci