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Isis, primi raid francesi in Iraq. Eliseo: “Bombardato un deposito logistico”

La presidenza francese ha annunciato che "seguiranno altre operazioni" contro lo Stato islamico. La Francia è stato uno dei primi paesi ad essere entrato nella coalizione anti-Isis. Anche Obama ha accolto positivamente l'adesione del Paese alle operazioni militari contro i jihadisti e ha annunciato che all'alleanza hanno aderito oltre 40 paesi
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Primi raid aerei francesi in Iraq contro l’Isis. I caccia di Parigi hanno compiuto, stamattina (19 settembre), operazioni militari sul nordest del Paese mirate a colpire le postazioni dei miliziani dello Stato islamico. Lo ha annunciato l’Eliseo che in una nota ha precisato: “Stamattina alle 9.40 i nostri aerei Rafale hanno condotto un primo bombardamento contro un deposito logistico dei terroristi dell’organizzazione Daech (Isis, ndr) nel nordest dell’Iraq – scrive la presidenza francese in una nota – L’obiettivo è stato raggiunto e interamente distrutto”. 

Isis, primi raid aerei della Francia in IraqEliseo: "Bombardato deposito logistico"
Isis, primi raid aerei della Francia in Iraq Eliseo: "Bombardato deposito logistico"
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Nei prossimi giorni – ha annunciato Parigi – “seguiranno altre operazioni”. Il presidente americano Barack Obama ha accolto positivamente la decisione della Francia di unirsi ai raid aerei contro l’Isis in Iraq che vanno ad aggiungersi a quelli americani. Il presidente Usa ha dichiarato che “oltre 40 Paesi parteciperanno” all’azione nel Paese. E in un summit in Florida insieme ai vertici militari, il comandante in capo delle forze armate ha definito i dettagli dell’offensiva da scatenare contro l’autoproclamato Califfato. Obama ha ribadito che non ci sarà un intervento di terra, e che al momento non c’è alcuna minaccia specifica contro obiettivi americani. Ma l’allarme terrorismo negli States è salito dopo che i jihadisti hanno lanciato una chiamata alle armi postando un nuovo minaccioso quanto spettacolare video in stile Hollywood. E dopo che su un forum online hanno incitano ad attaccare Times Square e altri obiettivi in tutta l’AmericaSoltanto ieri, poi, i terroristi hanno diffuso su internet il video in cui appare l’ostaggio britannico John Cantlie, giornalista che fa appello al “pubblico” perché si parli dello Stato islamico senza fare disinformazione. Mentre il 14 settembre i miliziani avevano pubblicato il filmato della decapitazione del cooperante scozzese David Haines, il terzo ostaggio occidentale ucciso dopo James Foley e Steven Sotloff. Nel pomeriggio del 19 settembre, invece, è stato diffuso il video integrale del precedente trailer “Flames of War”.

Quello francese è stato uno dei primi governi occidentali ad aderire alla coalizione promossa dagli Stati Uniti per fermare i miliziani. In occasione del vertice che si è tenuto nella capitale il 15 settembre per delineare una strategia comune per la sicurezza in Iraq tra i quaranta paesi partecipanti, il presidente Francois Hollande ha dichiarato che contro i miliziani di al-Baghdadi “non c’è tempo da perdere”. Ancora più esplicito il suo ministro degli Esteri, Laurent Fabius: “Siamo di fronte a una minaccia terroristica che riguarda l’insieme dei nostri paesi e dunque il nostro compito è difenderci. Bisogna far scomparire l’Isis”.

Ma la strategia militare di Obama punta a estendere le azioni contro i miliziani anche in Siria. Ma qui – a differenza dell’Iraq dove è stato lo stesso governo di Baghdad a chiedere l’intervento occidentale – l’offensiva militare americana verrebbe considerata da Damasco, oltre che dalla Russia e dall’Iran, una vera e propria aggressione nei confronti del regime di Assad, impegnato a sua volta contro l’Isis. Secondo il quotidiano panarabo edito a Londra al-Quds al-Arabi, però, le operazioni militari Usa nel Paese “sono già iniziate segretamente nella serata di martedì scorso e saranno intensificate nei prossimi giorni”.

Il quotidiano parla di conferme ufficiose dell’avvio di “operazioni aeree contro sedi e militanti del’Is a Raqqa“, la roccaforte dei jihadisti nella Siria settentrionale, ma non specifica se si tratta di raid o voli di ricognizione. Il quotidiano ha inoltre riferito che l’amministrazione di Washington ha “informato ufficialmente la Giordania di aver intimato, attraverso Paesi terzi, alla leadership siriana di non intraprendere qualsiasi iniziativa che posso ostacolare le operazioni militari nelle province di Dayr az-Zor e Raqqa” contro gli estremisti sunniti. In caso contrario le forze del regime del presidente Bashar al-Assad subiranno “colpi diretti e distruttivi” da parte della coalizione internazionale.

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