Una su un milione. Tante sono le probabilità che aveva Alberto Stasi di non calpestare le numerose macchie di sangue quando il 13 agosto 2007 entrò nella villetta di via Pascoli a Garlasco e scoprì il corpo senza vita della sua fidanzata Chiara Poggi. E’ dunque quasi impossibile che l’allora studente della Bocconi non si sporcasse le scarpe. Non si discosta dalla perizia di primo grado, se non nelle percentuali ancora più basse, l’esito del nuovo esame virtuale sulla “camminata” di Alberto chiesto dai giudici nel nuovo processo di secondo grado, nel quale il ragazzo è accusato di omicidio.
Dal parziale esito dell’esperimento – riporta Francesca Brunati sull’Ansa – (l’elaborazione informatica dei dati dovrebbe concludersi domani), illustrato oggi (22 settembre) a Bologna ai consulenti di accusa, difesa e parte civile, emerge che i periti nominati dalla Corte d’Assise d’Appello di Milano avrebbero stabilito quanto sia estremamente improbabile che Stasi non abbia calpestato nemmeno una delle macchie di sangue lungo il percorso (simulato sul pc) che, come lui stesso aveva spiegato, aveva fatto quella mattina all’interno dell’abitazione di Poggi. E poiché l’accertamento sul tragitto effettuato dal giovane è stato esteso ai due gradini e alla zona antistante le scale su cui era riverso cadavere di Chiara, le percentuali risultate ora sono ancora più ridotte rispetto a quelle indicate dagli esperti nominati del 2009 dal gup di Vigevano Stefano Vitelli.
Cinque anni fa il professor Nello Balossino, esperto di elaborazione delle immagini dell’università di Torino, pur senza prendere in considerazione i due gradini imbrattati di sangue, aveva stabilito che su 78 mila simulazioni effettuate al computer è risultato che Stasi aveva solo una possibilità di non calpestare sangue sulla scena del delitto. Adesso, da quanto è trapelato, si parla di una possibilità su un milione se si considera solo la nuova zona analizzata. Percentuale ancora più bassa se si tiene conto di tutta la superficie su cui Alberto si è mosso prima di trovare il cadavere della sua fidanzata. A questi accertamenti vanno intrecciati quelli effettuati dal dott. Roberto Testi, responsabile dell’unità operativa di Medicina Legale della Asl 2 del capoluogo piemontese, al quale è stato affidato il compito di capire come mai le suole delle scarpe dell’ex bocconiano, tra l’altro da lui consegnate ai carabinieri la mattina dopo il delitto, fossero ‘pulite’. Analisi che, sempre da indiscrezioni, avrebbero portato anche in questo caso a concludere in sintesi come fosse impossibile che non avessero ‘trattenuto’ la benché minima macchiolina ematica. Quelle venute a galla oggi e nei giorni scorsi sono però solo indiscrezioni. Per avere dati precisi bisognerà attendere la relazione degli esperti nominati dalla Corte che arriverà entro fine settimana.
Questo pomeriggio, invece, il prof. Francesco De Stefano ordinario del dipartimento di Scienza e Salute dell’Università di Genova ha depositato ai giudici la perizia sull’esame mitocondriale del bulbo del capello corto castano trovato nel palmo della mano sinistra di Chiara (a causa dello scarso materiale a disposizione non è stato possibile avere informazioni) e sulle tracce di dna maschile individuate su alcuni frammenti di unghie della ragazza. Le analisi, che hanno portato a evidenziare solo 5 marcatori tutti compatibili con quelli di Stasi, hanno dato esiti considerati non sufficientemente attendibili.
Nei prossimi giorni, e comunque entro l’8 ottobre, giorno in cui riprenderà il processo, dovrebbero essere depositati i risultati delle ulteriori indagini svolte dal pg Laura Barbaini e dall’avvocato dei Poggi, Gian Luigi Tizzoni.