Il Teatro dell’Opera di Roma ha perso due tra gli artisti di fama internazionale. Dopo le proteste e gli scioperi che hanno reso difficile il regolare svolgersi della scorsa stagione, ora l’Opera dovrà dire addio ad alcune delle figure centrali della programmazione del prossimo anno. Prima – la più dolorosa da accettare – la decisione del maestro Riccardo Muti di non dirigere più i due titoli in cartellone, “Aida” e “Le nozze di Figaro“, in programma rispettivamente a fine novembre e a maggio. Poi, anche il direttore del corpo di ballo, il belga Micha van Hoecke, ha deciso di seguire il maestro.

“Non ci sono le condizioni per garantire la serenità necessaria al buon esito delle rappresentazioni”. Con queste parole Riccardo Muti ha annunciato l’addio con una lettera indirizzata allo stesso Teatro dell’Opera di Roma. Una scelta che sembra essere stata influenzati dai continui scioperi in corso nel teatro. Il direttore d’orchestra conferma di volere resta in Italia, e dedicarsi ai giovani deell’Orchestra Cherubini, il complesso che lui stesso ha fondato.

“Dopo la decisione di Muti non ha più senso rimanere al Teatro dell’Opera di Roma – ha detto van Hoecke – Ero orgoglioso di far parte di una squadra e soprattutto di essere all’interno di un progetto forte, di cui faceva parte la musica e la danza, che stavamo costruendo insieme”. Miche van Hoecke stava lavorando proprio alle coreografie di “Aida” (la prima il 27 novembre, apertura della stagione del Teatro dell’Opera), mentre il 14 febbraio sarebbe debuttato ancora una volta, con la coreografia di Carmina Burana, il balletto sulle musiche di Carl Orff i cui costumi sono stati affidati al grande stilista di origine francese Emanuel Ungaro.

Sull’abbandono di Muti interviene anche il sindaco della capitale, Ignazio Marino: “Una scelta senza dubbio determinata dall‘instabilità in cui versa l’Opera a causa delle continue proteste, della conflittualità interna e degli scioperi durati mesi e che hanno portato alla cancellazione di diverse rappresentazioni, con gravi disagi anche il pubblico” ha commentato Marino, aggiungendo: “Chi ha scioperato si faccia un esame di coscienza”. “Capisco le ragioni che hanno il maestro alla scelta, dolorosa per lui e per tutti, di interrompere il rapporto con l’Opera di Roma – ha detto il ministro per i Beni e le attività culturali, Dario Franceshini. “Spero che almeno che questo faccia aprire gli occhi a tutti quelli che ostacolano, con resistenze corporative e autolesioniste, l’impegno per quel cambiamento che la musica e la lirica italiana attendono da troppo tempo”.

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