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Yara, Bossetti: “Guardavo siti porno con mia moglie, non video su minori”

È il 6 agosto quando il muratore accusato di essere l'assassino della tredicenne di Brembate risponde alle domande del pm di Bergamo Letizia Ruggeri sulla sua vita privata. Questo perché c'è un movente sessuale, secondo l'accusa, alla base dell'aggressione. Sui legging e sugli slip della ginnasta sono state trovate tracce di Dna, compatibili al 99,99999987% con il profilo genetico dell'indagato. Ma lui: "Non ho mai fatto niente"
Yara, Bossetti: “Guardavo siti porno con mia moglie, non video su minori”
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“Ho guardato siti porno con mia moglie, ma mai video sui minori”. È il 6 agosto quando Massimo Giuseppe Bossetti, il muratore accusato di essere l’assassino di Yara Gambirasio, risponde alle domande del pm di Bergamo Letizia Ruggeri sulla sua vita privata. Questo perché c’è un movente sessuale, secondo l’accusa, alla base dell’aggressione alla tredicenne di Brembate. Sui legging e sugli slip della ginnasta sono state trovate tracce di Dna, compatibili al 99,99999987% con il profilo genetico dell’indagato. 

Bossetti, secondo la Procura, avrebbe tentato un accesso a siti pedopornografici, cercando su Google la parola “tredicenni” seguita da dettagli porno. Alla domanda se avesse avuto fantasie sessuali su minorenni, l’uomo non esita: “No mai. Può essere che io e mia moglie abbiamo guardato dei siti porno, tipo Youporn, questo sì. Ma video con minori mai”. Il pm – come scrive il quotidiano La Repubblica – tenta di incalzarlo: “Ma lei ha mai fatto ricerche su Google con oggetto sesso con tredicenni?”. Bossetti nega: “Mai, assolutamente”. L’uomo, in carcere dal 16 giugno scorso, respinge tutte le accuse e spiega: “Io le dico la verità: non ho mai fatto niente”. 

Ma su uno dei due computer sequestrati in casa dell’indagato qualcuno, dopo l’assassinio, ha navigato alla ricerca di articoli di cronaca su casi di adulti indagati, processati o condannati per molestie e abusi su minorenni. Almeno sono questi i primi risultati degli accertamenti tecnici disposti dalla Procura ed eseguiti dal Ris. Dati che saranno definitivi non prima della fine di ottobre. 

Bossetti spiega anche che, quel 26 novembre del 2010 quando Yara sparì nel nulla, andò al lavoro e finita la giornata di essersi “fermato in edicola a Barzana e poi all’edicola del nonno per comprare le figurine dei cucciolotti per i bambini”. Una versione che però è stata smentita dagli accertamenti della Procura. Il muratore, secondo gli inquirenti, non andò a lavoro. Gli investigatori sono arrivati a questa conclusione incrociando i tabulati delle celle telefoniche con le testimonianze dei colleghi di lavoro e di altri residenti a Brembate Sopra.

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