Dopo quindici mesi di dibatti e indagini parlamentari, accompagnati da aspre polemiche e forti mobilitazioni popolari, oggi il Parlamento si è finalmente espresso in maniera definitiva sull’acquisto dei 90 cacciabombardieri americani F35, vincolando il Governo Renzi a tagliare del 50 per cento, da 13 a 6,5 miliardi, il finanziamento complessivo del programma, il che comporterebbe una riduzione anche maggiore del numero di velivoli acquistabili.

Grazie all’astensione di Sel, Cinquestelle e Lega, la Camera ha infatti approvato la mozione presentata dal Partito Democratico – primo firmatario Gian Piero Scanu – che, ribadendo i dubbi e le difficoltà che caratterizzano questo programma aeronautico, “impegna il Governo a riesaminare l’intero programma F35 per chiarirne criticità e costi con l’obiettivo finale di dimezzare il budget finanziario originariamente previsto, così come indicato nel documento approvato dalla Commissione parlamentare Difesa della camera dei deputati a conclusione dell’indagine conoscitiva sui sistemi d’arma”.

“Dimezzare il budget complessivo” potrà comportare una riduzione anche maggiore in termini di F35 che verranno acquistati. Lo stanziamento complessivo originario del programma F35 ammonta a circa 13 miliardi di euro, di cui oltre 3 sono già stati spesi per lo sviluppo iniziale del programma e la costruzione dello stabilimento di Cameri. Con il dimezzamento del budget da 13 a 6,5 miliardi, rimarranno quindi da spendere “solo” altri 3 miliardi all’incirca, con i quali la Difesa potrà acquistare “solo” una ventina di cacciabombardieri americani oltre ai sei già acquistati, che potrebbero diventare una trentina se deciderà di comprarli tra qualche anno quando costeranno di meno.

Con questa decisione il Parlamento prende in contropiede la Difesa riappropriandosi di quel potere decisionale sul programma F35 – e sugli altri programmi militari – che lo scorso marzo il Governo, su pressione dell’ambasciata americana e d’intesa con Quirinale e vertici delle forze armate, avevano limitato, attribuendolo esclusivamente ai tecnici militari del ministero della Pinotti, chiamati a decidere in autonomia su F35 e altre spese militari nell’ambito di un Libro Bianco da presentare a fine anno. Con questa mozione la Difesa ha ricevuto dal Parlamento una direttiva chiara e vincolante che non potrà ignorare, a prescindere dalle conclusioni del Libro Bianco.

Il primo firmatario della mozione, il democratico Scanu, ha lanciato un chiaro avvertimento alla Difesa: “La facoltà di interpretazione non potrà spingersi fino a negare l’evidenza contenuta in questa mozione del Pd, che gode del parere del Governo (espresso in aula per bocca del sottosegretario alla Difesa, Domenico Rossi, ndr): grazie a questa decisione il Governo disporrà il dimezzamento di questa spesa. Questa è un’assunzione di responsabilità è una pagina che il Parlamento sta scrivendo andando oltre i sovrumani silenzi che per trent’anni lo stesso Parlamento si è autoimposto in questa materia, senza mai mettere becco su una materia importante come le spese militarsi per armamenti”.

Ora vedremo se il Ministero della Difesa si atterrà alla direttiva parlamentare o se invece sceglierà di tirare dritta per la sua strada ignorando la mozione e decidendo in autonomia con il Libro Bianco. Scanu si dice fiducioso. Opposizioni e le associazioni pacifiste, che continuano a chiedere la cancellazione totale del programma F35, temono invece il ripetersi di quanto già accaduto con la mozione del giugno 2013 che imponeva la sospensione di ulteriori impegni contrattuali per gli F35, i quali invece sono proseguiti almeno fino al 25 marzo 2014, come risulta dai documenti pubblici del Pentagono

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