Una scritta tracciata sulla polvere, un avviso in dialetto siciliano, “accura”, cioè stai attento. L’ultima minaccia al procuratore generale di Palermo Roberto Scarpinato è stata lasciata su una porta, esattamente di fronte l’ufficio del procuratore generale di Palermo, al primo piano del Palazzo di giustizia del capoluogo. Ad accorgersi della scritta è stato un uomo della scorta del pg, che ha subito avvertito i carabinieri: al palazzo dei veleni, dunque, sembrano tornati spettri e corvi. Ai primi di settembre, al ritorno dalle ferie, lo stesso Scarpinato aveva infatti trovato una lettera sulla sua scrivania: sulla busta non c’era alcun timbro, motivo che spinge gli inquirenti a sospettare un’incursione diretta nell’ufficio del pg. Nella lettera, scritta con un linguaggio che viene definito dagli investigatori come “molto tecnico”, l’anonimo estensore dimostra di conoscere perfettamente le abitudini e gli spostamenti del magistrato. “Possiamo raggiungerti ovunque” intima il corvo nella lettera intimidatoria, invitando Scarpinato a “rientrare nei ranghi”: ovvero bloccare le sue attività d’indagine.
Scarpinato, essendo procuratore generale, è titolare del processo d’appello contro Mario Mori e Mauro Obinu, assolti in primo grado dall’accusa di favoreggiamento a Cosa Nostra per il mancato arresto di Bernardo Provenzano: il magistrato, però, ha deciso di continuare a seguire personalmente il procedimento di secondo grado, che è stato assegnato anche al sostituto pg Luigi Patronaggio. Nelle scorse settimane, alla procura generale sono arrivati nuovi elementi su Mori, imputato anche al processo sulla Trattativa tra pezzi dello Stato e Cosa Nostra: fascicoli d’indagine che arrivano direttamente dagli anni di piombo, quando Mori era un giovane e valente capitano dei carabinieri in forza al Sid (Servizio Informazioni Difesa). Oltre al fascicolo personale del generale del Ros, dove si evince come all’allora capitano sia stato vietato di dimorare a Roma tra il 1975 e 1978, la procura ha trasmesso al pg anche i verbali del maggiore Mauro Venturi, l’ex 007 che accusa Mori di essere stato in contatto con Licio Gelli e Mino Pecorelli negli anni ’70, quando entrambi erano in servizio al Sid.
Sulla base dei nuovi atti ricevuti dalla procura di Palermo, Scarpinato si appresta a produrre nuove prove nel processo di secondo grado contro Mori, che riprenderà il 26 settembre. Negli anni ’90 Scarpinato fu uno dei pm che rappresentò la pubblica accusa nel processo contro Giulio Andreotti. Sempre da procuratore aggiunto, invece, l’attuale pg coordinò l’indagine sui cosiddetti “Sistemi criminali”: un’inchiesta (poi archiviata) che portò alla luce i legami tra Cosa Nostra, estremisti neri e massoneria nei primi anni ’90, in un unico quadro eversivo che puntava alla destabilizzazione del Paese. L’inchiesta sui Sistemi Criminali è poi parzialmente confluita nel cosiddetto fascicolo madre aperto dai pm per indagare sulla Trattativa tra pezzi dello Stato e Cosa Nostra. Ed è sul filo dei rapporti borderline a cavallo tra Stato e mafia che oggi qualcuno sembra voler spaventare il procuratore generale.