“Basta slogan, il premier Renzi ridisegni la politica fiscale. E sull’articolo 18 i sindacati guardino oltre, altrimenti lo scontro farà morti”. Intervento inedito e durissimo del segretario generale della Conferenza episcopale italiana, monsignor Nunzio Galantino, vescovo di Cassano allo Jonio, diocesi nella quale, il 21 giugno 2014, Papa Francesco ha scomunicato i mafiosi. Nella conferenza stampa al termine della sessione autunnale del Consiglio episcopale permanente della Cei, che si è aperto con la conferma di Bagnasco al vertice della Chiesa italiana fino al 2017, Galantino ha attaccato Matteo Renzi e i sindacati. “La Chiesa – ha affermato il numero due della Cei – pensa che bisogna guardare con più realismo alle persone che non hanno lavoro e che lo cercano. Il dibattito sull’articolo 18 sì, articolo 18 no è meno centrale e io vi vedo troppe bandiere che sventolano” (un anno fa la Cei si era rivolta al governo Letta: “Basta con inutili litigiosità. Non si perda il treno della ripresa”, ndr)
Sulla questione lavoro Galatino si dice “sempre preoccupato quando alcuni temi decisivi vengono posti sul piano dello scontro”, perché “la categoria del contro è sterile” e “alla fine ci saranno morti da una parte e dall’altra” e vengono adottate “soluzioni a mezz’aria”. Il segretario della Cei ci ha tenuto, inoltre, a specificare che “non ce l’ho con Matteo Renzi, che è giovane, è simpatico, sa dire tante cose simpatiche. Se oltre al Corriere della Sera, all’amministratore delegato della Fiat, volete mettere insieme anche i vescovi tra quelli che si interessano alla persona di Matteo Renzi, noi non siamo interessati“, ha puntualizzato Galantino. Il segretario della Cei ha lanciato anche un messaggio forte: “È vero che molti nei sindacati vogliono la conservazione dell’esistente”, ma “lo sguardo in avanti non si realizza mettendosi l’uno contro l’altro”, e invece “troppa gente, nei sindacati e nella politica, piuttosto che cercare soluzioni al drammatico problema del lavoro, bada a tenere alto il numero dei propri iscritti”.
Spazio anche al tema della pedofilia, alla luce degli arresti domiciliari in Vaticano per l’ex nunzio Jozef Welosowski. Per Galantino, la Chiesa ha agito con fermezza dimostrando che “non c’è nessuna volontà di coprire” la pedofilia, vero e proprio “crimine, ma il resto della società che sta facendo per debellare questa piaga? La Chiesa ha dato un messaggio chiaro: davanti a un crimine come la pedofilia, non c’è nessuna possibilità di sottovalutazioni ma io aspetto il giorno in cui anche altre categorie della società facciano qualcosa per debellare questo crimine”. Per il numero due della Cei “la pedofilia non è solo un problema della Chiesa. Eppure non mi risulta che, per esempio, si siano messi limiti alla piaga del turismo sessuale che tutti sanno essere la ricerca di piacere attraverso la pedofilia”. Galantino ammette, però, che nel tempo “per un malinteso senso di prudenza, a volte si è pensato che per questo genere di crimini bastasse spostare il diretto interessato da un posto all’altro. Ovviamente non è così e Bergoglio ha applicato la linea dura ma tutto in continuità con Giovanni Paolo II e Benedetto XVI”.
Nel messaggio finale l’episcopato italiano sottolinea che la famiglia non viene sostenuta da chi, “al di là delle promesse, si rivela sordo sia nel promuovere interventi fiscali di sostegno alla famiglia, sia nel realizzare una politica globale di armonizzazione tra le esigenze del lavoro e quelle della vita familiare, a partire dal rispetto per la domenica”. E, per i vescovi della Penisola, “non lo fa neppure chi non esita a dare via preferenziale a richieste come il riconoscimento delle cosiddette unioni di fatto o, addirittura, l’accesso al matrimonio per coppie formate da persone dello stesso sesso. Del resto, che aspettarsi per la famiglia se la preoccupazione principale rimane quella di abbreviare il più possibile i tempi del divorzio, enfatizzando così una concezione privatistica del matrimonio?”.
Una preoccupazione, quella per il riconoscimento delle unioni di fatto, che termina in un ringraziamento della Cei “per la dignità e la pazienza ostinata” con cui le famiglie italiane oggi “affrontano la grave e perdurante crisi: quanti genitori resistono in prima fila, provati dalla mancanza di lavoro, dal problema della casa, dai costi legati alle proprie scelte educative. La famiglia si conferma il presidio della tenuta non solo affettiva ed emotiva delle persone, ma anche di quella sociale ed economica”. Un pensiero, infine, ai cristiani perseguitati in particolare in Iraq ai quali la Cei ha destinato un milione di euro dei fondi dell’otto per mille per affrontare la “prima emergenza e sostenere progetti di solidarietà”. Cifra analoga era stata stanziata nel luglio scorso per fa fronte all’emergenza in Siria. La presidenza della Cei ha deciso anche di compiere una visita nelle zone più provate dal conflitto a Gaza nei prossimi 3 e 4 novembre su invito del Patriarca Latino di Gerusalemme.
Twitter: @FrancescoGrana