“Bashar al Assad continua a usare armi chimiche ripetutamente e sistematicamente”. Stati Uniti e Unione Europea puntano il dito contro la Siria dopo il nuovo rapporto della missione investigativa dell’Opac, l’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche. Nel rapporto si fa riferimento a nuovi attacchi chimici che secondo il report sono stati compiuti in Siria “ad agosto, con forti somiglianze con quelli, ormai accertati, compiuti la scorsa primavera” e in cui è stato usato “gas cloro“. Nel suo intervento al Consiglio esecutivo dell’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche, il rappresentante americano ha dichiarato che gli Usa sono “profondamente allarmati” e sottolineato che “i responsabili dovranno risponderne”. E gli attacchi sarebbero stati sferrati con l’uso di elicotteri che, sottolineano Usa e Ue, “ha in dotazione solo il regime”, non i ribelli.
Parlando a nome dell’Ue, l’ambasciatore italiano, Francesco Azzarello, ha affermato che “la Siria deve dimostrare alla comunità internazionale di aver completamente abbandonato il suo programma di armamento chimico, processo che non può essere portato a termine finché continuano a emergere nuove accuse” di attacchi letali, ha detto Azzarello, ricordando la preoccupazione dell’Unione europea a causa del “deterioramento della sicurezza e della situazione umanitaria” nel Paese. Secondo l’ambasciatore italiano, inoltre, la soluzione alla crisi “richiede una transizione politica” a Damasco.
Le nuove accuse alla Siria emergono mentre gli Stati Uniti stanno compiendo raid aerei nelle zone del Paese controllate dall’Isis. Il governo siriano ha sempre negato di aver usato gas letali nel conflitto in corso con i ribelli e di non avere responsabilità nella strage della regione di Ghouta del 21 agosto 2013, quando un attacco ha determinato almeno 1.300 morti. Tuttavia l’ambasciatore americano ha risposto all’Opac rifererendo che Assad ha adottato lo scorso anno la Convenzione sulle armi chimiche con l’unico obiettivo di avere “un espediente” per evitare una rappresaglia statunitense proprio alla strage di Ghouta.