“Va cambiato tutto lo statuto dei lavoratori, è stato pensato 44 anni fa. Sarebbe come inserire un rullino in una macchina fotografica digitale”. Così il premier Matteo Renzi, intervistato da Repubblica, liquida le pretese di dibattito da parte della minoranza del partito e della Cgil. In vista della direzione di domani proporio da sinistra arriva un avvertimento. “Ho l’impressione che Renzi voglia rompere”. Lo dice l’esponente del Pd Pippo Civati a Radio Monte Carlo. La scissione è un rischio reale? “E’ un rischio se Renzi non si rende conto di essere anche il segretario di un partito che può avere legittime differenze al proprio interno e che è stato eletto per difendere l’articolo 18 così non certo per abolirlo”. E nel dibattito si inseriscono – a mezzo stampa – anche due ex premier. Per D’Alema “Renzi ascolta solo Berlusconi e Verdini”. Per l’ex Cavaliere, invece, “c’è distanza da parte nostra rispetto all’attività di governo, ma sulla riforma del lavoro siamo d’accordo, perché è ciò che volevamo noi”.
RENZI/1: “VIA L’ARTICOLO 18. SI DISCUTE, POI SI VOTA” – L’articolo 18 o c’è per tutti o non c’è per nessuno. Va tenuto solo per i casi di discriminazione”, afferma il premier, secondo cui congelare per i primi 3 o 4 anni il diritto al reintegro “sarebbe un errore: significherebbe essere un Paese in cui il futuro dell’economia e dell’industria dipende dalle valutazioni dei giudici”. Sulla discussione in programma per domani, Renzi dice: “In un partito normale si discute, si vota e poi si prende una decisione e la si rispetta”, afferma Renzi. “Non voglio prove di forza muscolari, anche se abbiamo la certezza di avere la maggioranza”. Se i forzisti fossero determinanti sul voto finale del provvedimento, “si aprirebbe un grave problema politico. Ma io credo che non accadrà”.
RENZI/2: “POTERI FORTI VOGLIONO SOSTITUIRMI? CI PROVINO” – “Negli ultimi giorni si sono schierati contro il governo direttori di giornali, imprenditori, banchieri, prelati. Ai più è apparso come un attacco studiato. Io sono così beatamente ingenuo che preferisco credere alle coincidenze”. Intervistato da Repubblica, il premier Matteo Renzi assicura: “Non mollo”. E sull’eventualità che i “poteri forti” vogliano sostituirlo con il governatore Visco, “ci provino pure”, ma “il Pd non accetterà di farsi da parte”.
D’ALEMA: “RENZI ASCOLTA SOLO BERLUSCONI E VERDINI” – “L’unica vecchia guardia con cui Renzi interloquisce è quella rappresentata dal centrodestra di Berlusconi e Verdini. Al Pd vengono poi imposte, con il metodo del centralismo democratico, le scelte maturate in quegli incontri privati”. Lo afferma, in un’intervista al Corriere della Sera, l’ex premier Massimo D’Alema: “Renzi è in evidente difficoltà nei rapporti con Bruxelles. E sull’articolo 18 è in atto un’operazione politico-ideologica che non corrisponde a nessuna urgenza. Non esiste un’emergenza legata alla rigidità del mercato del lavoro”, afferma D’Alema. ”C’è persino il sospetto che si cerchi uno scontro con il sindacato e una rottura con una parte del Pd per lanciare un messaggio politico all’Europa e risultare così affidabile a quelle forze conservatrici che restano saldamente dominanti”.
IL CLIMA NELLA MINORANZA PD – Non c’è solo civati che parla apertamente della possibilità di scissione. Attendismo e, allo stesso tempo, determinazione. Le minoranze Pd in vista della direzione del partito di lunedì rilanciano la palla nel campo del premier aspettando di capire quale sia la linea ufficiale che sceglierà l’inquilino di Palazzo Chigi ma allo stesso tempo, fanno sapere fuori taccuino, sono pronte a votare no alla relazione del premier e segretario Pd qualora sul Jobs act Renzi decidesse di tirare diritto senza fare concessioni. Il clima è teso, e c’è chi nel partito sta anche pensando, proprio sul fronte degli ammortizzatori sociali, di preparare un documento da portare in direzione nel quale chiedere di allineare l’esame della riforma del mercato del lavoro a quella della legge di stabilità, che dovrebbe essere il veicolo dove mettere nero su bianco i soldi da utilizzare per le nuove tutele promesse dal governo. L’ipotesi del documento sarebbe al vaglio di esponenti delle diverse anime della minoranza, da Francesco Boccia a Stefano Fassina ai cuperliani, mentre i bersaniani hanno subito manifestato una certa freddezza.
BERLUSCONI: “QUESTA RIFORMA DEL LAVORO E’ CIO’ CHE VOGLIAMO NOI” – Nel dibattito e nelle divisioni del Pd si inserisce proprio Silvio Berlusconi, quasi a confermare il ruolo di “interlocutore privilegiato” evidenziato da D’Alema e Bersani. “Noi siamo convintamente alternativi a questo governo – dice l’ex Cavaliere n un colloquio con Il Giornale – ma sull’Articolo 18 come potremmo essere incoerenti? Se la sinistra sta facendo il contrario di quanto fatto in passato come possiamo dire no a quelle riforme che noi volevamo?”
Politica
Articolo 18, Renzi: “E’ inutile, va tolto”. Civati: “Scissione nel Pd? Rischio reale”
Alla vigilia della direzione del partito democratico dichiarazioni di fuoco da esponenti della sinistra dem. Il premier tira dritto: "Sono certo di avere la maggioranza, discutiamo ma poi si deve decidere". D'Alema: "Lui ascolta solo Berlusconi e Verdini". L'ex Cavaliere: "E' la riforma che volevamo"
“Va cambiato tutto lo statuto dei lavoratori, è stato pensato 44 anni fa. Sarebbe come inserire un rullino in una macchina fotografica digitale”. Così il premier Matteo Renzi, intervistato da Repubblica, liquida le pretese di dibattito da parte della minoranza del partito e della Cgil. In vista della direzione di domani proporio da sinistra arriva un avvertimento. “Ho l’impressione che Renzi voglia rompere”. Lo dice l’esponente del Pd Pippo Civati a Radio Monte Carlo. La scissione è un rischio reale? “E’ un rischio se Renzi non si rende conto di essere anche il segretario di un partito che può avere legittime differenze al proprio interno e che è stato eletto per difendere l’articolo 18 così non certo per abolirlo”. E nel dibattito si inseriscono – a mezzo stampa – anche due ex premier. Per D’Alema “Renzi ascolta solo Berlusconi e Verdini”. Per l’ex Cavaliere, invece, “c’è distanza da parte nostra rispetto all’attività di governo, ma sulla riforma del lavoro siamo d’accordo, perché è ciò che volevamo noi”.
RENZI/1: “VIA L’ARTICOLO 18. SI DISCUTE, POI SI VOTA” – L’articolo 18 o c’è per tutti o non c’è per nessuno. Va tenuto solo per i casi di discriminazione”, afferma il premier, secondo cui congelare per i primi 3 o 4 anni il diritto al reintegro “sarebbe un errore: significherebbe essere un Paese in cui il futuro dell’economia e dell’industria dipende dalle valutazioni dei giudici”. Sulla discussione in programma per domani, Renzi dice: “In un partito normale si discute, si vota e poi si prende una decisione e la si rispetta”, afferma Renzi. “Non voglio prove di forza muscolari, anche se abbiamo la certezza di avere la maggioranza”. Se i forzisti fossero determinanti sul voto finale del provvedimento, “si aprirebbe un grave problema politico. Ma io credo che non accadrà”.
RENZI/2: “POTERI FORTI VOGLIONO SOSTITUIRMI? CI PROVINO” – “Negli ultimi giorni si sono schierati contro il governo direttori di giornali, imprenditori, banchieri, prelati. Ai più è apparso come un attacco studiato. Io sono così beatamente ingenuo che preferisco credere alle coincidenze”. Intervistato da Repubblica, il premier Matteo Renzi assicura: “Non mollo”. E sull’eventualità che i “poteri forti” vogliano sostituirlo con il governatore Visco, “ci provino pure”, ma “il Pd non accetterà di farsi da parte”.
D’ALEMA: “RENZI ASCOLTA SOLO BERLUSCONI E VERDINI” – “L’unica vecchia guardia con cui Renzi interloquisce è quella rappresentata dal centrodestra di Berlusconi e Verdini. Al Pd vengono poi imposte, con il metodo del centralismo democratico, le scelte maturate in quegli incontri privati”. Lo afferma, in un’intervista al Corriere della Sera, l’ex premier Massimo D’Alema: “Renzi è in evidente difficoltà nei rapporti con Bruxelles. E sull’articolo 18 è in atto un’operazione politico-ideologica che non corrisponde a nessuna urgenza. Non esiste un’emergenza legata alla rigidità del mercato del lavoro”, afferma D’Alema. ”C’è persino il sospetto che si cerchi uno scontro con il sindacato e una rottura con una parte del Pd per lanciare un messaggio politico all’Europa e risultare così affidabile a quelle forze conservatrici che restano saldamente dominanti”.
IL CLIMA NELLA MINORANZA PD – Non c’è solo civati che parla apertamente della possibilità di scissione. Attendismo e, allo stesso tempo, determinazione. Le minoranze Pd in vista della direzione del partito di lunedì rilanciano la palla nel campo del premier aspettando di capire quale sia la linea ufficiale che sceglierà l’inquilino di Palazzo Chigi ma allo stesso tempo, fanno sapere fuori taccuino, sono pronte a votare no alla relazione del premier e segretario Pd qualora sul Jobs act Renzi decidesse di tirare diritto senza fare concessioni. Il clima è teso, e c’è chi nel partito sta anche pensando, proprio sul fronte degli ammortizzatori sociali, di preparare un documento da portare in direzione nel quale chiedere di allineare l’esame della riforma del mercato del lavoro a quella della legge di stabilità, che dovrebbe essere il veicolo dove mettere nero su bianco i soldi da utilizzare per le nuove tutele promesse dal governo. L’ipotesi del documento sarebbe al vaglio di esponenti delle diverse anime della minoranza, da Francesco Boccia a Stefano Fassina ai cuperliani, mentre i bersaniani hanno subito manifestato una certa freddezza.
BERLUSCONI: “QUESTA RIFORMA DEL LAVORO E’ CIO’ CHE VOGLIAMO NOI” – Nel dibattito e nelle divisioni del Pd si inserisce proprio Silvio Berlusconi, quasi a confermare il ruolo di “interlocutore privilegiato” evidenziato da D’Alema e Bersani. “Noi siamo convintamente alternativi a questo governo – dice l’ex Cavaliere n un colloquio con Il Giornale – ma sull’Articolo 18 come potremmo essere incoerenti? Se la sinistra sta facendo il contrario di quanto fatto in passato come possiamo dire no a quelle riforme che noi volevamo?”
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Province “abolite”, politici al voto per rinnovare consigli di 4 Città metropolitane
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Renzi: “Sono boy scout, non massone. Non omaggio poteri forti e questa è la reazione”
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Politica
La Camera respinge la sfiducia a Santanchè: “Sulle dimissioni rifletterò”. Conte: “Siete responsabili di un disastro morale”. Schlein: “Meloni ancora in fuga”
Economia & Lobby
A Milano indagine per evasione fiscale su Twitter-X. Mancati pagamenti Iva per 12,5 milioni
Cronaca
Francesco, condizioni critiche ma stazionarie: “Nuova tac di controllo”. Ha visto il cardinale Parolin. Buenos Aires in ansia per il ‘suo’ Papa
Washington, 25 feb. (Adnkronos) - La portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, ha dichiarato durante il briefing di oggi che l'amministrazione determinerà quali organi di stampa faranno parte del pool stampa della Casa Bianca. Attualmente la White House Correspondents Association aiuta a coordinare la copertura del pool.
La Leavitt ha affermato che alle "testate tradizionali" sarà comunque consentito di unirsi al pool, ma ha osservato che l'amministrazione consentirà l'adesione anche ad altri siti. "Sono orgogliosa di annunciare che restituiremo il potere alle persone che leggono i vostri giornali, che guardano i vostri programmi televisivi e che ascoltano le vostre stazioni radio", ha aggiunto.
(Adnkronos) - L'indagine su Twitter International Uk vede due indagati - si tratta di due ex amministratori (un irlandese e un indiano) - che si sono succeduti negli ultimi anni alla guida del social poi rilevato da Elon Musk a fine 2022. L'indagine nasce da un controllo fiscale della Gdf, concluso ad aprile 2024, proprio sulla piattaforma americana, che oggi si chiama 'X', sulla scia delle stesse verifiche fatte su Meta. Il fascicolo è affidato dal pm Giovanni Polizzi, già protagonista di altre indagini sui colossi del web.
Il punto centrale del fascicolo affidato a Polizzi, lo stesso che si è occupato dell'inchiesta su Meta, è l'idea che debbano essere tassate come transazioni commerciali le iscrizioni gratuite alle piattaforme online in cambio della cessione dei propri dati personali, che hanno un valore economico, visto che consentono la profilazione degli utenti.
Solo lo scorso dicembre la procura di Milano ha notificato l'avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti dei rappresentanti legali della società di diritto irlandese Meta, titolare dei social Facebook e Instagram. L'inchiesta - ancora aperta - ipotizza per il colosso l'omessa dichiarazione e mancato pagamento - tra il 2015 e il 2021 - dell'Iva per un totale di oltre 877 milioni di euro.
Washington, 25 feb. (Adnkronos) - La Casa Bianca attribuisce il grosso livido sulla mano destra di Donald Trump, che era visibile durante l'incontro di ieri con il presidente francese Emmanuel Macron, alle strette di mano del presidente americano.
"Il presidente Trump è un uomo del popolo", ha affermato la portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt, aggiungendo: "Il suo impegno è incrollabile e lo dimostra ogni singolo giorno. Il presidente Trump ha lividi sulla mano perché lavora costantemente e stringe mani tutto il giorno, tutti i giorni".
Roma, 25 feb. (Adnkronos) - Sono due i momenti della replica di Daniela Santanchè sottolineati dalle opposizioni, che oggi hanno votato compatte la mozione di sfiducia alla ministra del Turismo. Il primo quello sull''intemerata' del tacco 12 e il glamour, della sinistra che odia la ricchezza. Un tentativo di 'buttarla in caciara' e uscire dal merito, grave, della vicenda, dicono le opposizioni. L'altro passaggio è meno di colore e più inquietante, sostengono, ed è quando la ministra ha detto che alla prossima udienza valuterà le dimissioni "ma lo farò da sola - ha scandito- con me stessa, senza nessuna costrizione e forzatura". Una sottolineatura che, secondo le opposizioni, è un chiaro messaggio a Giorgia Meloni. E fa crescere l'interrogativo: perché la premier Meloni si fa trattare in questo modo? E' la domanda dei parlamentari di minoranza in Transatlantico.
Giuseppe Conte intervenendo in aula nelle dichiarazioni di voto ha dato una sua versione: "Ci sono solo due plausibili spiegazioni. La prima è che lei, Santanchè, ricatta Meloni. Può darsi che all'opposizione abbiate condiviso segreti che oggi mettono in imbarazzo la presidente del Consiglio e allora comprenderemmo perché ogni giorno Meloni dice che non è ricattabile... La seconda è che Fdi dopo aver avuto come motto 'legge e ordine', oggi che siete al potere si sentite casta intoccabile. Il caso Delmastro è l'esempio di questa vostra convinzione di essere al di sopra della legge".
Anche Elly Schlein si rivolge alla premier Meloni: "Cosa le impedisce di far dimettere Santanchè? Come è possibile accettare in silenzio, dopo che Santanchè ha detto che del pressing di Fdi se ne frega, che lei e solo lei decide se dimettersi come se non esistesse una presidente del Consiglio?". E insiste: "Meloni è stata campionessa mondiale di richieste di dimissioni e oggi ha disertato quest'aula, come fa non vergognarsi della sua incoerenza, come fa a non rendersi conto di quanto sia vigliacco il suo atteggiamento di continua fuga da quest'aula e dalla realtà? Dove si è nascosta la premier? Forse sta registrando un altro video, un contributo da inviare a una convention fra motoseghe e saluti nazisti?".
Conte ribatte anche al passaggio 'tacco 12' della ministra: "Lei ha detto che odiamo la ricchezza, ma non dica baggianate, siete voi che avete fatto la guerra ai poveri, che odiate i poveri. Noi odiamo o meglio ancora contrastiamo, la disonestà". Una questione, quella dei tacchi e delle borsette, che fa sbottare Schlein: "Lei viene qui a difendere le borsette, chi difende gli italiani dalla bollette? Noi non siamo qui per fare un processo ma per porre una gigantesca questione di opportunità politica: davanti ad accuse così gravi, per non ledere le istituzioni, avrebbe dovuto dimettersi".
La segretaria del Pd si rivolge quindi alla maggioranza: "Speriamo in un sussulto della maggioranza e dei singoli parlamentari. Se oggi salvate Santanchè dimostrate che a voi interessa difendere i vostri più che difendere l'onore delle istituzioni. Questa non è difesa nazionale, è difesa tribale". Per Elisabetta Piccolotti che interviene a nome di Avs, "il problema non è la ricchezza della ministra, il problema è che quando si è ricchi e non si pagano" gli stipendi ai lavoratori e si umiliano "le persone più povere".
Anche Iv, Più Europa e Azione che non avevano sottoscritto la mozione di sfiducia, hanno comunque dichiarato il voto a favore in aula. "Noi sappiamo che la mozione di sfiducia non sarà approvata, ma chiunque si è accorto che la ministra Santanchè non è sfiduciata da coloro che hanno presentato questa mozione ma dalla sua stessa maggioranza, dalla premier Meloni", dice Davide Faraone di Iv. Per Azione Antonio D'Alessio spiega: "Le mozioni di sfiducia non ci piacciono" e "la ministra non è colpevole fino a prova contraria" ma "è il quadro complessivo che finisce con il restituirci una politica rispetto alla quale scivolano via situazioni che non consentono una azione della ministra libera di condizionamenti". Linea simile a Riccardo Magi di Più Europa: "Per noi Santanché dovrebbe dimettersi" non per le questioni giudiziarie, ma "perché ha inanellato una serie di fallimenti da ministro". Intanto in serata l'aula ha respinto la sfiducia con 206 voti.
Londra, 25 feb. (Adnkronos/Afp) - Il primo ministro britannico Keir Starmer ha confermato che ospiterà colloqui sull'Ucraina con gli alleati nel fine settimana, dopo essere tornato dall'incontro con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump alla Casa Bianca. "Ospiterò diversi paesi questo fine settimana per continuare a discutere di come procedere insieme come alleati alla luce della situazione che ci troviamo ad affrontare", ha detto ai giornalisti.
Tel Aviv, 25 feb. (Adnkronos) - Le Idf e lo Shin Bet hanno sventato un piano terroristico che prevedeva l'uso di una bomba da 100 kg a Kabatiya, in Cisgiordania. Lo ha reso noto l'Idf, aggiungendo che nel corso dell'operazione, i soldati hanno perquisito decine di siti, arrestato 15 terroristi, localizzato armi e smantellato esplosivi.
Washington, 25 feb. (Adnkronos) - "Sono stata rapita dai terroristi di Hamas il 7 ottobre dal Nova Festival insieme al mio compagno, Avinatan Or. Siamo stati presi con la forza, separati e siamo entrati nell'inferno sulla terra". Lo ha detto l'ostaggio liberato Noa Argamani al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, aggiungendo che "non abbiamo più tempo! Sono qui oggi, il che è un miracolo, ma ci sono ancora 63 ostaggi che stanno vivendo questo incubo, senza sapere se vivranno o moriranno. Non c'è bisogno che vi racconti di Kfir e Ariel Bibas e della loro madre Shiri. Una madre e i suoi bambini che sono stati brutalmente assassinati in prigionia".