Un cimitero in verticale. Trentaquattro piani e un ascensore con in cima una chiesa di 800 metri quadri con un’enorme cupola in vetro che diventerà la chiesa più alta d’Italia. “Voi a che piano andate?” si chiederanno le persone una volta salite. “Settimo, grazie”. Come al centro commerciale o in biblioteca civica. Solo che quello che verrà costruito nell’area di Fondo Frugose (sempre che il consiglio comunale veronese dia l’ok per il cambio di destinazione d’uso) nella periferia est di Verona è un grattacielo-cimitero. Sì, esatto. Trentaquattro piani al massimo per (stimate) sessantamila salme. Un grattacielo cimiteriale a tutti gli effetti che la società “Cielo infinito” costruirebbe all’interno di un terreno grande 72mila metri quadri che pagherà pagare 11 milioni di euro. Lo spazio in questione fa parte di un lascito al Comune di Verona, il cosiddetto “lascito Achille Forti”. Un fondo agricolo che nel piano degli interventi risulta ancora destinazione agricola ma che, ben presto potrebbe cambiare (insieme allo skyline) per lasciare spazio al grattacielo delle anime.
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Cimitero Verona
L’idea è semplice e parte da un concetto ai limiti dell’urbanistico. Che si potrebbe tradurre in: il consumo del suolo è già tanto e il progressivo invecchiamento della popolazione rende necessaria e pressante la ricerca di nuove soluzioni. Ecco fatto. Ma non ci saranno solo gli spazi per le salme, pare. L’idea è di destinare buona parte del terreno a giardino pubblico e di ricavare all’interno della struttura spazi per funzioni religiose e laiche, e perfino uno spazio per esposizioni artistiche e iniziative culturali. Il primo lancio di questo tipo era stato fatto a Milano 3 anni fa. Proprio in quell’occasione il presidente della società “Icon consulting srl” Pier Giulio Lanza e l’architetto Riccardo Manfrin avevano parlato della necessità di “nuove soluzioni per affrontare un tema delicato come il culto dei defunti”.
E ora a Verona hanno rilanciato. “Il progetto nasce dall’analisi di una problematica sociale – dice Riccardo Manfrin – nei cimiteri ci sono disagi pazzeschi, sepolture che devono attendere, persone che vedono i loro cari spostati senza essere avvisati. Non esiste più la tomba di famiglia ma il luogo della sepoltura è importante. E questo costerà poco di più, dai 5 ai 10mila euro in più”. La progettazione interna racconta di stanze private di raccoglimento, con divanetti “dove leggere un libro”, punti di ascolto per le persone anziane, e perfino un ufficio per sbrigare tutte le pratiche del trapasso in un’unica volta. “Al piano terra faremo un museo di arte sacra – aggiunge Manfrin –poi ci saranno sale per il ricordo a noleggio. Se voglio ricordare i miei cari potrò farlo in un luogo diverso, una sala con una bella vista. E lo stesso vale per l’ultimo saluto, invece che all’obitorio”.
L’investimento è enorme: 11 milioni di euro. Che è legato al bando di gara. Dove si legge che il partecipante, scegliendo la tipologia “c” di destinazione d’uso, ovvero “servizi e attrezzature private”, deve offrire almeno 150 euro al metro quadro (come “base d’asta per offerte migliorative”). “Noi non abbiamo potuto scegliere – dice Manfrin – quello era il prezzo per quella destinazione d’uso”. Ma il problema, almeno secondo la parte del consiglio comunale già pronta a salire sulle barricate sta proprio lì. “Questo è un fondo agricolo a destinazione agricola – dice Gianni Benciolini, consigliere comunale del Movimento 5 stelle del Comune di Verona – il lotto è stato messo in vendita per 4 volte negli ultimi 6 o 7 anni, ma non ci sono mai state offerte. L’unica, all’inizio del 2014 che su una stima di valore di 40 euro al metro quadro ne proponeva 10. Il bando che è stato fatto ora ha previsto invece cinque destinazioni d’uso. E, a seconda delle offerte del privato, ci saranno i conseguenti passaggi in consiglio comunale per la variante urbanistica. Un meccanismo che funziona al contrario di come dovrebbe”.
Nel bando nello specifico si legge: “All’intero immobile oggetto di alienazione verrà conferita la nuova destinazione urbanistica proposta dall’aggiudicatario nella propria offerta economica scelta dallo stesso tra le destinazioni urbanistiche elencate di seguito”. Appunto. In consiglio però, intanto, tutto questo non è stato ancora discusso. Quindi il via libera ufficiale ancora non c’è. E l’opposizione parla di scandalo. “C’è un problema di partenza in tutta questa operazione – dice Michele Bertucco consigliere comunale del Pd – fino ad aprile scorso l’urbanistica ha sempre detto che su quel fondo non poteva essere scelta una destinazione urbanistica diversa. Ora l’urbanistica ha cambiato idea. Certo, sarà il Consiglio Comunale a decidere ma, stando ai numeri, ratificherà. Il problema è che in questo caso non si fa più urbanistica, si accontenta un privato. Abbiamo fatto l’accesso agli atti per vedere come si è svolta la procedura”. Sulla zona, tra l’autostrada e un insediamento produttivo, insomma, rimane per il momento ancora un punto di domanda per il futuro.