“Francesco Schettino, ti do sei giorni per dire la verità su quello che è successo immediatamente dopo aver dato l’annuncio di abbandono della nave. Solo sei giorni!”. È l’avvertimento ricevuto dall’ex capitano della Costa Concordia da Domnica Cemortan, la moldava che era in plancia di comando della nave nella notte del naufragio al Giglio. Il messaggio, è stato lanciato il 24 settembre dalla sua pagina Facebook, in inglese.
La ragazza moldava, che nei mesi scorsi è stata messa alle strette dai magistrati, ha ammesso una relazione col comandante della Concordia. Ora Domnica riemerge dopo un lungo silenzio e lancia il suo messaggio dal social network, lasciando intendere che al processo non è stato detto tutto. Su Oggi.it, la ballerina conferma che, dopo aver dato l’annuncio di abbandono della Concordia, Schettino sarebbe salito al ponte 11 della nave proprio con Domnica e il maitre Ciro Onorato. «Cosa siamo andati a fare lassù? Il comandante dice che doveva controllare il lato a dritta della nave, quello verso l’isola. Siamo sicuri che la racconti giusta? – dice Domnica a Oggi.it – Per vedere le condizioni della Concordia non aveva bisogno di salire al ponte 11, percorrendo delle scale completamente buie. Poteva farlo uscendo dalle alette sulla plancia comando, che sono fatte apposta per avere una visione sull’esterno della nave”.
“Se davvero si trattava di una missione tecnica, per valutare le condizioni della nave – aggiunge la ballerina su Oggi.it – perché il comandante non si fece accompagnare da altri ufficiali o sottufficiali. Perché chiese di seguirlo solo a me, che mi occupavo di accogliere gli ospiti russi e Ciro Onorato, il maitre, che a bordo si occupava di ristorazione? Cosa potevamo capire noi delle condizioni della nave?”. Ma prima di raccontare la sua versione su quella notte, Domnica lascia tempo di controbattere al Capitano fino al 30 settembre. Schettino è sotto processo per omicidio colposo plurimo, naufragio, abbandono di persone incapaci di provvedere a se stesse, abbandono di nave, omessa comunicazione dell’incidente alle autorità marittime. Nel naufragio della Costa Concordia del gennaio 2012 sono morte 32 persone.
Si riaccendono ancora una volta le polemiche attorno alla notte del 13 gennaio 2012, dopo che la scorsa settimana il capitano di fregata Gregorio De Falco si è lamentato di essere stato rimosso dal suo incarico. Divenuto famoso per la telefonata con il comandante Schettino in cui gli intimò di tornare a bordo della nave Concordia che stava affondando (“Salga a bordo cazzo”), dopo dieci anni termina l’incarico nel settore operativo: a fine settembre De Falco sarà trasferito in altri uffici, sempre della Direzione marittima di Livorno. Dura la reazione del comandante: “Io punito”, ha detto a Repubblica, “e Schettino in cattedra. Questo Paese è storto, privo di riferimenti corretti”. E il riferimento è all’intervento dell’ex comandante all’Università La Sapienza di Roma del luglio scorso.