I miliziani dello Stato Islamico assediano da giorni la città siriana di Kobane, al confine con la Turchia, da dove nelle ultime due settimane sono fuggiti oltre 160 mila civili. In queste ore Ankara si sta organizzando per rispondere alla minaccia. “La lotta contro lo Stato islamico e altri terroristi e la destituzione del governo di Bashar restano la priorità della politica turca nella regione – ha spiegato il presidente turco Recep Tayyp Erdogan – la Turchia non può rimanere in silenzio di fronte alla seria crisi nella regione”. “Sono 10.000 i soldati turchi già schierati al confine con la Siria dopo i colpi di artiglieria di domenica”, scrive il quotidiano turco Zaman. I jihadisti sono a non più di due o tre chilometri dalla città, secondo l’Osservatorio nazionale per i diritti umani (Ondus). Il direttore dell’ong, Rami Abdel Rahman, ha detto all’agenzia Afp che la Coalizione internazionale guidata dagli Usa ha compiuto cinque raid aerei sulle forze jihadiste, vicino alla linea del fronte con le forze di autodifesa curde (Ypg). I militari turchi hanno anche dislocato almeno 34 mezzi corazzati lungo il confine. E tiene banco in Turchia ‘l’assediò della tomba di Sulemain Shah ad Aleppo: una quarantina di soldati sarebbero già accerchiati da un migliaio di jihadisti. Ankara è stata costretta a smentire la loro cattura.
Ankara è “in stato di massima allerta” in vista del via libera alle azioni anti-Isis, ieri al centro di un vertice governo-militari. Accaniti combattimenti sono in corso intorno alla città curda. Il capo delle Forze armate, generale Necdet Ozel ha informato il governo dei piani militari per estendere il “contributo turco” alle azioni della Coalizione contro l’Isis. Per Ankara è prioritaria la costituzione di una “buffer zone” al confine. Il governo ha presentato due distinte mozioni al Parlamento, una sulla Siria l’altra sull’Iraq. Il mandato che il governo turco chiederà domani al parlamento per autorizzare l’esercito a inviare suoi uomini a combattere in Iraq e Siria prevede anche l’apertura della basi turche alle truppe straniere. Lo ha spiegato il vice premier di Ankara, Bulent Arinc, citato dal sito del quotidiano Hurriyet. “La mozione che stiamo per inviare al parlamento – ha detto Arinc – sarà ampia e riguarderà le minacce di oggi e di domani”. A una domanda dei giornalisti sulla possibilità che il mandato includa l’invio di truppe all’estero, lo schieramento di truppe straniere in Turchia e l’apertura a forze di altri paesi delle basi turche, Arinc ha risposto: “Lasciatemi includere un’ulteriore opzione: tutto. La mozione si riferirà a tutti questi punti”.
La scia di terrore che lo Stato Islamico porta con se non conosce fine: l’Isis continua diffondere a piene mani il terrore e l’orrore, tagliando la testa a chi si mette sulla sua strada. Questa volta è toccato a tre donne, per la prima volta, ed a un uomo, tutti combattenti curdi fatti prigionieri in Siria. E allo stesso tempo, attraverso un nuovo video di John Cantlie, il reporter britannico che tiene in ostaggio, il ‘califfò Abu Bakr al Baghdadi manda a dire con tono di sfida che “la strategia di Obama è prevedibile” e “il nuovo conflitto” in Siria e in Iraq, ovvero “la terza guerra del Golfo”, “non renderà l’Occidente più sicuro”: con i raid, assicura, non vincerete. Si tratta di nuovi ‘messaggì che alimentano ulteriormente l’allarme in occidente, tanto che il ministro degli Interni britannico, Theresa May, è arrivata da ammonire che “l’Isis, se non contrastato e lasciato proliferare in Iraq e Siria, potrebbe diventare un vero Stato terrorista, e arrivare a costituire anche una minaccia nucleare, in quanto potrebbe dotarsi di armi chimiche, biologiche o persino nucleari”.
Ma intanto i caccia americani hanno compiuto ben 22 raid aerei in 24 ore: 11 in Iraq, dove in particolare sono state distrutte delle postazioni dell’Isis nei pressi della diga di Mosul, e 11 in Siria, nei pressi di Aleppo e a Mazra al Duwud, vicino alla frontiera con la Turchia. Allo stesso tempo, sul terreno, i combattenti curdi peshmerga, a loro volta, hanno lanciato una controffensiva anti-Isis su tre fronti diversi nel Nord dell’Iraq. E anche Londra ha annunciato ufficialmente che i caccia Tornado di Sua maestà britannica hanno compiuto “con successo” i primi due raid anti-isis, bombardando su richiesta curda postazioni jihadiste nel Nord dell’Iraq.
Secondo quanto hanno reso noto fonti curde, la controffensiva dei peshmerga è scattata all’alba, con il sostegno dell’artiglieria e dell’aviazione irachena, oltre che dei caccia Usa, e si sta sviluppando in tre diversi settori del Nord dell’Iraq: attorno a Mosul e alla sua strategica diga, a Sud della città di Kirkuk e attorno e dentro la città di Rabie, nei pressi della frontiera con la Siria, dove si combatte nelle strade. Inoltre, sempre secondo fonti curde, i peshmerga hanno riconquistato diversi villaggi a sud di Kirkuk, che erano finiti sotto il controllo dell’Isis fin dallo scorso giugno.