“Luciano Violante è ineleggibile per la Corte costituzionale”. Il giorno della sedicesima fumata nera per l’elezione di due giudici supremi da parte del Parlamento, il Movimento 5 stelle solleva il caso del candidato in quota Pd. “Abbiamo fatto la verifica dei requisiti”, dice il deputato M5S Danilo Toninelli: “dopo aver visto il caso di Teresa Bene che, eletta per il Consiglio superiore della magistratura, è stata subito esclusa. E abbiamo scoperto che il nome di Violante non rispetta le condizioni previste dalla Costituzione”.
All’articolo 135 della Costituzione si legge che: “I giudici della Corte costituzionale sono scelti tra i magistrati anche a riposo delle giurisdizioni superiori ordinaria ed amministrative, i professori ordinari di università in materie giuridiche e gli avvocati dopo venti anni d’esercizio”. Questo secondo i 5 stelle basta per escludere di fatto, sia sotto il profilo sostanziale che sotto quello formale, Luciano Violante: “Per prima cosa”, spiega Toninelli a ilfattoquotidiano.it, “non è mai stato magistrato di giurisdizioni superiori (Cassazione, Consiglio di Stato, Corte dei Conti o Corte costituzionale), né avvocato. Inoltre lui è stato ma non è più professore ordinario di università in materie giuridiche. Infatti la legge per quest’ultimo caso non specifica l’opzione ‘anche a riposo’. Motivo per cui lui è automaticamente fuori dai giochi”. Violante risulta professore ordinario fino al 2009 presso l’Università di Camerino, anno in cui va in pensione come conferma l’ateneo a ilfattoquotidiano.it. Ma anche precedentemente, risulta essere stato in aspettativa da parlamentare. “È vero”, specifica il deputato, “che alcuni giudici della Corte, anche tra quelli attualmente in attività, non erano in ruolo quando sono stati eletti: ma essi sono professori emeriti, ovvero ordinari che abbiano prestato almeno venti anni di servizio nella qualifica e in virtù di tale titolo essi continuano a svolgere attività didattica e coordinare progetti di ricerca, cioè l’attività propria dei professori ordinari di università”. E la carica di professore emerito deve essere conferita da un’università in base a una legge specifica e Violante non risulta averla mai ottenuta. Né dai suoi curriculum ufficiali pubblici risultano altre docenze in corso.
Oltre all’articolo 135, secondo quanto verificato da ilfattoquotidiano.it, non esistono altre norme che regolino l’accesso alla Consulta. Non solo. L’articolo 7 della legge costituzionale dell’11 marzo 1953 obbliga i docenti universitari ad andare fuori ruolo, presupponendo quindi che siano in attività. Infine non si ricordano casi nel passato recente di docenti in pensione che abbiano tenuto l’ermellino né la Corte ha mai discusso deroghe all’articolo 135. Un caso simile è quello di Paolo Grossi, classe 1933, che è stato nominato giudice costituzionale il 17 febbraio 2009 e ha dovuto lasciare la cattedra di storia del diritto italiano all’università Suor Orsola Benincasa. E se Violante venisse eletto? Sarebbe la Corte costituzionale al completo a dover giudicare, come per gli altri casi, sull’esistenza dei requisiti.
“Siamo sconvolti”, conclude Toninelli, “dal fatto che nessuno abbia fatto queste verifiche prima di noi. Non sappiamo più come dirlo: siamo pronti a votare nomi degni e a fare la nostra parte. Fino a quando verremo ignorati?”. Nel dibattito interviene anche Beppe Grillo: “Cosa aspetta Napolitano a intervenire? Qualcuno lo svegli. Magari una telefonata di Mancino può servire….”.
Oggi intanto c’è stata l’ennesima fumata nera, la sedicesima, per l’elezione di due giudici costituzionali da parte del Parlamento in seduta comune: è ancora una volta è stata bocciata la coppia Luciano Violante e Ignazio Francesco Caramazza. Violante ha raccolto 511 voti e Caramazza 450; Bruno, 66; Carlassare 23; Pace, 12; Ainis, 7. I voti dispersi sono stati 37, 144 le schede bianche e 42 le nulle. La prossima votazione, la diciassettesima, si terrà nell’Aula di Montecitorio martedì 7 ottobre alle 13. Quello che, dopo il ritiro di Donato Bruno, era sembrato un possibile accordo, è invece naufragato ancora una volta. Alcuni parlamentari di Forza Italia infatti non hanno votato per Ignazio Francesco Caramazza, candidato dell’ultima ora del partito di Silvio Berlusconi. Questi faticano a digerire il fatto che gli azzurri abbiano dovuto trovare un’alternativa, mentre Violante resta stabile al suo posto. In casa democratica la storia è ancora più complessa: sempre più parlamentari chiedono che salti il nome dell’ex presidente della Camera. Critiche anche dal Carroccio: i leghisti non hanno approvato ‘opzione Caramazza e sulla scheda in segno di provocazione hanno scritto “Caraminchia“.
di Martina Castigliani e Mario Portanova