Una nuova lenzuolata di liberalizzazioni per l’apertura di edicole, farmacie e impianti di distribuzione di carburanti. Deregulation della professione notarile e abrogazione dei compensi minimi per gli avvocati. Eliminazione del “regime di maggior tutela” nel settore dell’energia, che potrebbe tradursi in un aumento dei prezzi per i consumatori non ancora passati al mercato libero. E ancora: consultazione popolare prima di autorizzare la costruzione di nuove infrastrutture. E sconti sulla Rc auto per chi accetta di dotarsi di “scatola nera”, norma questa ripescata pari pari da quella stralciata dal decreto Destinazione Italia del governo Letta nonostante le critiche suscitate. Sono alcune delle misure a cui sta lavorando l’esecutivo, stando ai contenuti della bozza del ddl Concorrenza rivelati dall’agenzia Public Policy. Il testo non è ancora un vero e proprio articolato, ma riporta le indicazioni date dai ministeri e dall’Antitrust per la stesura del disegno di legge annuale che in base agli auspici dovrebbe promuovere la competizione a vantaggio dei consumatori. Per ogni ipotesi di intervento, molte delle quali ricalcano le richieste dell’authority per la concorrenza, sono elencate anche “osservazioni e criticità”. Ecco tutte le misure previste.
Mercato dell’energia del tutto libero. Ma ministero paventa “aumenti dei prezzi” – Per il mercato dell’energia elettrica e il gas il documento propone che siano “rafforzate le misure per la trasparenza tariffaria e per la fatturazione su consumi effettivi”. Ma l’indicazione potenzialmente più rilevante per i consumatori è quella che chiede di “prevedere un programma di uscita scansionata dal regime di maggior tutela” nel settore energetico. Ovvero la piena liberalizzazione del mercato, che invece attualmente comprende anche il cosiddetto “regime di maggior tutela”, quello in cui le tariffe sono fissate trimestralmente dall’Autorità per l’energia. La direzione generale del ministero dello Sviluppo economico, competente sul settore energia, sottolinea però “forti perplessità” su questo punto: “Considerata la situazione di crisi del settore, la piena liberalizzazione produrrebbe un immediato aumento dei prezzi per i clienti che oggi sono tutelati”, si legge nella sua osservazione. La previsione, è vero, “consentirebbe la piena apertura del mercato, chiudendo la fase transitoria dell’attuale sistema che prevede la presenza di un mercato libero e di uno vincolato”. Con il rischio però che per i clienti tutelati si registri un aumento dei prezzi. Per questo la Direzione generale propone un’alternativa: “Un intervento graduale, partendo da una ridefinizione del ruolo e delle competenze dell’Acquirente unico”, la società del Gse che acquista energia elettrica alle condizioni più favorevoli sul mercato e la cede ai distributori o alle imprese di vendita al dettaglio, “senza toccare il regime tariffario per i clienti vincolati”. Per il settore gas, invece, la Direzione generale competente “ritiene praticabile” un intervento per eliminare il regime tariffario tutelato. Misura “che se da un lato potrebbe determinare un abbassamento dei prezzi per i clienti, dall’altro renderebbe più forte l’asimmetria con l’assetto regolatorio del settore elettrico”.
Pompe di benzina, farmacie, edicole – Sul fronte della distribuzione di carburanti la bozza apre all’eliminazione “dei vincoli residui all’apertura di nuovi impianti, e allo sviluppo del ‘non oil'”. Nello specifico, il testo suggerisce di “prevedere il divieto di imporre obblighi asimmetrici per i nuovi entranti”, “rendere libera l’installazione di distributori automatici di tabacchi presso i distributori” e introdurre il principio di libera contrattazione nei rapporti tra proprietari degli impianti di distribuzione di carburanti e gestori “eliminando il vincolo della tipizzazione di tali contratti tramite accordi interprofessionali di categoria” e “attribuendo al ministero dello Sviluppo economico il compito di individuare le tipologie contrattuali non ammesse”. Sì anche all’aumento del numero di farmacie esistenti, trasformando “l’attuale numero massimo in numero minimo”. Secondo la nota presente nella bozza, la norma è una proposta “dirompente e bisognosa di approfondimento, anche per valutare gli effetti rispetto all’ampliamento del numero delle farmacie oggetto di concorsi regionali in atto, pur con notevole lentezza rispetto alla previsione legislativa”. L’attuale formulazione, prevista dal decreto 1 del 2012, prevede che possa esserci sia una farmacia ogni 3.300 abitanti e che la distanza minima tra esercizi sia di 200 metri. Quindi “per eliminare il contingentamento dovrebbero essere rivisti tali parametri”. La bozza sancisce anche l’eliminazione “del limite di titolarità di quattro farmacie in capo a un unico soggetto” e il divieto di vincoli “alle procedure di registrazione dei medicinali equivalenti alla scadenza del brevetto”.
Per aumentare la concorrenza nella rivendita di quotidiani e periodici “abrogare le disposizioni del decreto legislativo 170 del 2001” che subordinano “l’apertura” di nuove edicole “al rilascio di autorizzazioni”. In alternativa potrebbero essere “modificate le norme di programmazione delle aperture nella distribuzione intermedia” delle edicole, invece che la cancellazione delle norme sulle nuove aperture. E ancora: nella bozza di ddl si prevede di concedere alle edicole “la facoltà di cedere quotidiani e periodici ad altri esercizi commerciali legittimati alla vendita di tali prodotti, come bar, supermercati, benzinai e librerie.
Trasporto pubblico locale, porti e aeroporti – Privati in campo nel trasporto pubblico locale? Sembra questo l’obiettivo visto che nella bozza del ddl si vuole prevedere che imprese diverse dal concessionario del servizio di trasporto pubblico locale “possano fornire servizi di trasporto anche in sovrapposizione alle linee gestite in regime di esclusiva”. E ancora: abrogazione della possibilità di affidamenti ‘in house’ per il Tpl per premiare invece, “nella ripartizione dei fondi, le Regioni e gli enti che assegnano il servizio tramite gara”. Nel caso la norma venga introdotta – si legge nelle osservazioni – “prevedere libertà di accesso al mercato ed eventualmente corresponsione di royalty qualora ciò comprometta l’equilibrio economico dell’esercente il servizio pubblico”.
Il documento fa puntuali richieste anche per aumentare la concorrenza nel settore dei porti e in quello degli aeroporti. Sul primo fronte, stop alla proroga delle concessioni in essere e fissazione di “un termine entro il quale quelle affidate direttamente senza il ricorso a una procedura a evidenza pubblica devono cessare”. Quanto agli scali, occorre “esplicitare” che l’affidamento delle aree aeroportuali destinate ad attività ‘non aviation’ (come le aree commerciali) dovrà “essere effettuato” mediante gare d’appalto. E ancora: il documento chiede di introdurre anche l’obbligo, per il concessionario, “di organizzare le procedure per l’affidamento delle aree aeroportuali destinate ad attività commerciali in modo da assicurare, per quanto possibile, la concorrenza nel mercato, non ricorrendo ad affidamenti in esclusiva di tali servizi”. Infine, si prevede di garantire “l’assoluta parità di trattamento” tra soggetti terzi e le società controllate dal gestore nell’accesso ai mercati dei servizi commerciali in aeroporto.
Le assicurazioni tornano alla carica – Dopo una pausa di riflessione e di lavoro serrato di lobby, rispuntano alcune delle norme inizialmente previste dal governo Letta per il decreto Destinazione Italia e duramente criticate, tra gli altri, dalla Commissione giustizia della Camera che ne ravvisava una chiara collusione con le compagnie assicurative, poi stralciate formalmente “per garantire il superamento dell’ingorgo che metteva a rischio l’approvazione stessa del provvedimento e degli altri decreti”. E così passata la festa, si ritorna a parlare di sconti in presenza della scatola nera e/o a fronte della non cedibilità del diritto di risarcimento. Un punto, quest’ultimo, tutt’altro che concorrenziale, visto che tra le sue conseguenze, c’è quella di legare l’automobilista solo ad alcuni carrozzieri convenzionati con le compagnie. Con chiaro effetto sui prezzi. Inoltre, sempre per stimolare la concorrenza, si chiede di “introdurre l’obbligo di polizze che prevedono il risarcimento anche per sinistri professionali denunciati al di fuori del periodo di stipula dei contratti” e “ai fini della portabilità dei fondi pensione“. Più in linea col nome del decreto, invece, la richiesta alle compagnie “di garantire piena e incondizionata portabilità di tutte le posizioni individuali ivi compresi i contributi futuri a carico dei datori di lavoro, con la riduzione a sei mesi della permanenza minima di uno specifico fondo”. Per quest’ultima – si legge però tra le osservazioni – “è necessaria una verifica tecnica con la Banca d’Italia e il ministero dell’Economia”. La bozza di ddl infine prevede anche di inserire nell’ordinamento l’obbligo di indicare nei contratti il valore economico del bonus e del malus (in caso di declassamento) e di introdurre la facoltà per l’impresa assicuratrice di offrire “il risarcimento in forma specifica per danni a cose con garanzia sulle riparazioni effettuate”. Anche quest’ultima norma era nel dl Destinazione Italia e poi è stata stralciata.
Le misure che faranno arrabbiare banche, avvocati, notai e editori – “Eliminare la previsione che qualifica come ‘illecita concorrenza’ tra notai, perseguibile con sanzioni disciplinari, la riduzione degli onorari, il servirsi dell’opera di procacciatori di clienti, il far uso di forme pubblicitarie non consentite dalle norme deontologiche, o il servirsi di qualunque altro mezzo non confacente al decoro e al prestigio della classe notarile”. In più sul tavolo del governo ci sono altre due ipotesi: eliminare il riferimento, ai fini della definizione del numero e della residenza dei notai per ciascun distretto, alla quantità degli affari ed alla garanzia di un reddito annuo minimo; prevedere che ad ogni posto notarile corrisponda non “una popolazione di almeno 7.000 abitanti” ma “una popolazione al massimo di 7.000 abitanti”. In una nota si avverte che “ove probabile opposizione dei notai (e del ministero della Giustizia?)” come “parziale alternativa si potrebbe ipotizzare di autorizzare gli avvocati a svolgere alcuni compiti oggi riservati ai notai”. Ma non mancano nemmeno, sempre in forma di proposta, norme che scontenteranno chi esercita la professione legale: dall’abrogazione dei parametri per il compenso alla liberalizzazione della consulenza stragiudiziale, dalla pubblicità dei compensi all’obbligo di fornire il preventivo anche se non richiesto. Più in generale si chiede l’eliminazione di tutte le “altre disparità di trattamento con le altre professioni”.
Per quanto riguarda le banche viene invece chiesto che sia reso obbligatorio, quando il cliente lo chiede, trasferire il conto ad altro istituto entro 15 giorni. In un’osservazione a commento della proposta si suggerisce di “introdurre, in caso di mancato rispetto da parte della banca del termine legale per il trasferimento di un conto corrente, l’obbligo di risarcire il cliente in misura proporzionata al ritardo e alla disponibilità sul conto”. Sul fronte della governance, torna in pista l’idea che debba essere vietato “traslocare” dai vertici degli istituti di credito a quelli delle fondazioni e viceversa, punto su cui pochi giorni fa è arrivato un nuovo richiamo del Fondo monetario internazionale. Si sollecita poi il governo a garantire l’effettività del divieto per le fondazioni di esercitare controllo sulle banche anche nell’ambito di patti di sindacato. Un comma del documento suggerisce di “garantire efficacia (anche con sanzioni) agli obblighi di modifica agli statuti delle fondazioni bancarie in merito a onorabilità e professionalità degli organi e divieto di conflitti di interesse“. Novità anche per il settore editoriale: il ddl Competitività chiede che sia cancellata la ‘legge Levi’, che nel 2011 ha introdotto in Italia limiti allo sconto massimo sui prezzi di copertina dei libri. La norma, soprannominata ‘ammazzablog’ o ‘anti Amazon‘, stabilisce che lo sconto non possa superare il 15%.
Programma strategico per la banda ultralarga. E per le infrastrutture sì al débat public – Per l’attuazione dell’Agenda digitale si chiede di “individuare un ‘programma strategico nazionale’ per lo sviluppo delle reti di nuova generazione e dei servizi digitali che individui specifici traguardi intermedi da raggiungere e preveda il monitoraggio attivo sia delle iniziative pubbliche che di quelle private”. Tra le osservazioni, viene ricordato che norme ad hoc sono contenute anche nel decreto Sblocca Italia, all’esame del Parlamento: l’articolo 6 del dl, infatti, “prevede agevolazioni per la realizzazione di reti di comunicazione elettronica a banda ultralarga e norme di semplificazione per le procedure di scavo e di posa aerea dei cavi, nonché per la realizzazione delle reti di telecomunicazioni mobili”. La bozza prevede anche l’introduzione di forme di “consultazione delle popolazioni”, il cosiddetto débat public di stampo francese, prima dell’avvio “della procedura autorizzativa delle infrastrutture energetiche ritenute prioritarie”. Per il ministero dello Sviluppo economico – si legge nelle osservazioni alla proposta – esiste già una lista europea di opere ritenute prioritarie” e per quanto riguarda l’introduzione del dibattito pubblico “il ministero dell’Ambiente è al lavoro per un provvedimento di carattere generale”. Una proposta simile è del resto stata già scritta dal M5S, che l’ha sottoposta a consultazione tra gli iscritti.
Colpo di spugna sull’accreditamento provvisorio delle cliniche private – Eliminare, per le strutture sanitarie private, “il sistema di accreditamento provvisorio”. Di fatto, si legge nelle osservazioni alla misura contenute nella bozza, la norma “implica un ridisegno pro concorrenziale del sistema sanitario”. E per questo “è necessario prevedere forme di vigilanza in particolare nelle regioni meno efficienti” e una “trasparenza totale su bilancio e performance”. Inoltre la bozza prevede di “affiancare” al criterio della spesa storica per la ripartizione del budget pubblico alle strutture private convenzionate “ulteriori criteri che tengano conto della dislocazione territoriale delle strutture, delle potenzialità di erogazione con riferimento alla dotazione tecnologica, delle unità di personale qualificato, delle modalità di prenotazione e di accesso alle prestazioni sanitarie, della correttezza dei rapporti con l’utenza”. A proposito dei rapporti con l’utenza, nel ddl si ragionerà anche di tutela dei consumatori in senso più ampio con l’intento di arrivare a una “armonizzazione e disciplina comune per la trasparenza delle condizioni nei contratti per adesione, prevedendo negli elementi indispensabili del contratto anche l’uso di forme conciliative tra azienda e cliente”.