Credetemi, non pensavo che ci avrebbero messo meno di una settimana per mandare all’aria tredici mesi di alchimie e di messe a punto. Perché tanto era durato il dibattito attorno agli ordini del giorno sull’F-35 che avevano fatto gridare al miracolo. Dimezzati gli F-35 recitavano sette giorni fa i peana pressoché unanimi.
Ieri mattina, amorevolmente assecondata da un assenziente Nicola La Torre, presidente della Commissione difesa, la generalissima Pinotti al Senato ha spazzato via l’insolita illusione dei pacifisti di aver portato a casa un risultato. L’impietosa generale ha spernacchiato tutti annunciando, senza nessuno sprezzo del pericolo (visto che di pericoli non ce n’erano), che aveva già in mano la penna con la quale avrebbe firmato l’ordine per altri due bei cacciabombardieri. E che, sì, aveva sentito parlare di un ordine del giorno che avrebbe voluto dimezzare i fondi per l’F-35, ma era uno tra i tanti. Tutti gli altri chiedevano che il megaprogramma della Lockheed continuasse. E lei, che fa il ministro anche se vorrebbe essere generale, deve tener conto di tutto quello che il Parlamento le chiede.
D’altronde lo si era capito appena chiusa la votazione, una settimana fa. La Pinotti, per dire, si era ben guardata dal farsi vedere in aula alla Camera. C’aveva spedito un generale, Domenico Rossi, provvisoriamente travestito da sottosegretario. Il quale, passati diciotto secondi dalla chiusura della votazione che in teoria dimezzava i fondi, annunciava all’urbe e all’orbe che “oggi il Parlamento ha dato il via libera o un programma quale quello dell’F-35 indispensabile nell’ambito del processo…” eccetera. La ministra invece, per far capire che lei con la carta delle mozioni avrebbe potuto arrotolarsi le sigarette, stava all’aeroporto di Pratica di Mare a un’esercitazione, guarda caso, dell’Aeronautica militare.
Con questo viatico era piuttosto ovvio che la mozione, quella del presunto dimezzamento dei fondi per l’F-35, non sarebbe sopravvissuta alle complicazioni del parto. Che erano numerose. A cominciare dal fatto che il documento del Pd, primo firmatario Scanu, era anche quello che aveva ricevuto meno voti, solo 275 a favore, contro ad esempio i 326 della mozione Brunetta e i 319 della Cicchitto. Tutte mozioni salomonicamente accolte dal Governo che a questo punto aveva buon gioco a prendere fior da fiore, spiluccando un po’ qui e un po’ là, e riconfezionandosi il documento su misura per i suoi scopi.
Diciamocela tutta, con buona pace di quanti avevano esultato. Il documento di Scanu era fatto male, a prescindere. Taglio della metà dei fondi. Ma quali fondi? Nun sacce. Non si sa perché ognuno tira l’acqua al suo mulino e le spese per il caccia crescono e salgono come le maree, fino a sparire. L’ultimo dato complessivo, infatti, lo si trova nella all’allegao C della nota aggiuntiva dell’ottobre 2012 e parla di 10 miliardi di euro, oltre a 2 miliardi di dollari per la ricerca e sviluppo, quasi 800 milioni per l’inutile stabilimento di Cameri, altri soldi per rifare le basi che ospiteranno gli F-35 (è un altro mezzo milione). Negli ultimi documenti contabili la spesa complessiva sparisce come un torrentello carsico. Nell’ultimo documento programmatico della Difesa sono indicate solo le spese annuali.
In realtà, nei documenti contabili interni della Difesa, al programma Smd 02/2009 (cioè l’F-35) sono allocati 15.876.579.556 euro, ridotti (si fa per dire) a 10.458.480.233 quando il numero passa da 131 a 90 caccia. Ieri, in commissione Difesa al Senato, la generalissima Pinotti fa fare inaspettatamente un balzo da olimpionico al prezzo: parla di 16,6 miliardi. Mistero. D’altronde, se dobbiamo tagliare, meglio tenerci alti così ci restano più soldi. Che poi siano grosso modo delle cifre buttate là in pasto ai leoni, chi se ne importa.
Così adesso sappiamo che sarà questa la cifra che la maga Pinotti farà apparire ai creduli e tremuli astanti: 16,6 miliardi. Se anche la tagliassimo del 50% resterebbero 8,3 miliardi, non lontanissimi dai 10 dell’ultima previsione certificata. Passata la festa, gabbato lo santo.
Ma dubito francamente che arriveremo anche a questi 8,3 miliardi. L’intervento della generalessa al Senato è stato un drammatico fritto misto di arroganza e banalità. Basta ascoltare le sua personale ricostruzione del voto alla Camera. “La Camera ha respinto tre mozioni” ha esordito. Naturalmente sono quelle dei cattivi, M5S e Sel, e quella dei confusi, i leghisti che vogliono comperare il caccia F-22 al posto dell’F-35. Vabbè. Subito dopo la Pinotti però aggiunge che la stessa Camera ha approvato “quattro mozioni che impegnano il governo a proseguire il programma”. Tiè, pacifisti: quattro a tre, siete fuori.
Ha poi spiegato, la maga Pinotti, come tutte queste mozioni vogliano contemperare le esigenze della Difesa con quella di sviluppare la base industriale. Naturalmente quella della Lockheed, visto che in Italia al massimo ci occuperemo dei ribattini. Pertanto conclude, mentre tira fuori il mitico coniglio dal cappello, il programma continua, anzi appena esco di qua vado in ufficio a ordinare un paio di F-35 per farvi capire chi comanda (voleva aggiungere: gli americani, ma si è trattenuta per decenza).
Esaurita l’arroganza, la generalessa si è esibita in un tristissimo tentativo di raccontare ai senatori perché gli F-35 ci servono. Il fatto è che, non sapendolo neppure lei, non è riuscita a spiegare nulla, anzi si è arrotolata più volte nelle sue stesse spiegazioni. “A cosa servono gli F-35?” si è chiesta ricordando i suoi trascorsi di insegnante. Non trovando nessuna spiegazione plausibile, l’ha buttata là: “Poter intervenire nella coalizione contro l’Isis” con Francia, Inghilterra, Danimarca. Per poter inter-operare con gli altri alleati. Naturalmente, poiché nessuno di questi ha l’F-35 anzi ognuno ha un aereo diverso (F-16, Tornado, Rafale), non si capisce secondo la Pinotti come loro possano volare insieme e noi no. Ma non si può pretendere troppo, dopotutto.
Infine, essendosi spinta oltre le sue capacità dialettiche (che non sono neppure granché), in un ultimo disperato tentativo di salvarsi in angolo, ha aggiunto: “Se nel 2026 l’Italia volesse far parte di un’eventuale coalizione dobbiamo avere l’F-35”. Nel 2026? Completando infine così il suo discorso: e poi le forze armate sono un valore aggiunto, quando c’è un’alluvione sono le prime a intervenire. Ma ormai i senatori stavano uscendo.
Toni De Marchi
Giornalista
Economia & Lobby - 3 Ottobre 2014
F-35, la Pinotti non dimezza. Anzi annuncia: ne compero subito altri due
Ieri mattina, amorevolmente assecondata da un assenziente Nicola La Torre, presidente della Commissione difesa, la generalissima Pinotti al Senato ha spazzato via l’insolita illusione dei pacifisti di aver portato a casa un risultato. L’impietosa generale ha spernacchiato tutti annunciando, senza nessuno sprezzo del pericolo (visto che di pericoli non ce n’erano), che aveva già in mano la penna con la quale avrebbe firmato l’ordine per altri due bei cacciabombardieri. E che, sì, aveva sentito parlare di un ordine del giorno che avrebbe voluto dimezzare i fondi per l’F-35, ma era uno tra i tanti. Tutti gli altri chiedevano che il megaprogramma della Lockheed continuasse. E lei, che fa il ministro anche se vorrebbe essere generale, deve tener conto di tutto quello che il Parlamento le chiede.
D’altronde lo si era capito appena chiusa la votazione, una settimana fa. La Pinotti, per dire, si era ben guardata dal farsi vedere in aula alla Camera. C’aveva spedito un generale, Domenico Rossi, provvisoriamente travestito da sottosegretario. Il quale, passati diciotto secondi dalla chiusura della votazione che in teoria dimezzava i fondi, annunciava all’urbe e all’orbe che “oggi il Parlamento ha dato il via libera o un programma quale quello dell’F-35 indispensabile nell’ambito del processo…” eccetera. La ministra invece, per far capire che lei con la carta delle mozioni avrebbe potuto arrotolarsi le sigarette, stava all’aeroporto di Pratica di Mare a un’esercitazione, guarda caso, dell’Aeronautica militare.
Con questo viatico era piuttosto ovvio che la mozione, quella del presunto dimezzamento dei fondi per l’F-35, non sarebbe sopravvissuta alle complicazioni del parto. Che erano numerose. A cominciare dal fatto che il documento del Pd, primo firmatario Scanu, era anche quello che aveva ricevuto meno voti, solo 275 a favore, contro ad esempio i 326 della mozione Brunetta e i 319 della Cicchitto. Tutte mozioni salomonicamente accolte dal Governo che a questo punto aveva buon gioco a prendere fior da fiore, spiluccando un po’ qui e un po’ là, e riconfezionandosi il documento su misura per i suoi scopi.
Diciamocela tutta, con buona pace di quanti avevano esultato. Il documento di Scanu era fatto male, a prescindere. Taglio della metà dei fondi. Ma quali fondi? Nun sacce. Non si sa perché ognuno tira l’acqua al suo mulino e le spese per il caccia crescono e salgono come le maree, fino a sparire. L’ultimo dato complessivo, infatti, lo si trova nella all’allegao C della nota aggiuntiva dell’ottobre 2012 e parla di 10 miliardi di euro, oltre a 2 miliardi di dollari per la ricerca e sviluppo, quasi 800 milioni per l’inutile stabilimento di Cameri, altri soldi per rifare le basi che ospiteranno gli F-35 (è un altro mezzo milione). Negli ultimi documenti contabili la spesa complessiva sparisce come un torrentello carsico. Nell’ultimo documento programmatico della Difesa sono indicate solo le spese annuali.
In realtà, nei documenti contabili interni della Difesa, al programma Smd 02/2009 (cioè l’F-35) sono allocati 15.876.579.556 euro, ridotti (si fa per dire) a 10.458.480.233 quando il numero passa da 131 a 90 caccia. Ieri, in commissione Difesa al Senato, la generalissima Pinotti fa fare inaspettatamente un balzo da olimpionico al prezzo: parla di 16,6 miliardi. Mistero. D’altronde, se dobbiamo tagliare, meglio tenerci alti così ci restano più soldi. Che poi siano grosso modo delle cifre buttate là in pasto ai leoni, chi se ne importa.
Così adesso sappiamo che sarà questa la cifra che la maga Pinotti farà apparire ai creduli e tremuli astanti: 16,6 miliardi. Se anche la tagliassimo del 50% resterebbero 8,3 miliardi, non lontanissimi dai 10 dell’ultima previsione certificata. Passata la festa, gabbato lo santo.
Ma dubito francamente che arriveremo anche a questi 8,3 miliardi. L’intervento della generalessa al Senato è stato un drammatico fritto misto di arroganza e banalità. Basta ascoltare le sua personale ricostruzione del voto alla Camera. “La Camera ha respinto tre mozioni” ha esordito. Naturalmente sono quelle dei cattivi, M5S e Sel, e quella dei confusi, i leghisti che vogliono comperare il caccia F-22 al posto dell’F-35. Vabbè. Subito dopo la Pinotti però aggiunge che la stessa Camera ha approvato “quattro mozioni che impegnano il governo a proseguire il programma”. Tiè, pacifisti: quattro a tre, siete fuori.
Ha poi spiegato, la maga Pinotti, come tutte queste mozioni vogliano contemperare le esigenze della Difesa con quella di sviluppare la base industriale. Naturalmente quella della Lockheed, visto che in Italia al massimo ci occuperemo dei ribattini. Pertanto conclude, mentre tira fuori il mitico coniglio dal cappello, il programma continua, anzi appena esco di qua vado in ufficio a ordinare un paio di F-35 per farvi capire chi comanda (voleva aggiungere: gli americani, ma si è trattenuta per decenza).
Esaurita l’arroganza, la generalessa si è esibita in un tristissimo tentativo di raccontare ai senatori perché gli F-35 ci servono. Il fatto è che, non sapendolo neppure lei, non è riuscita a spiegare nulla, anzi si è arrotolata più volte nelle sue stesse spiegazioni. “A cosa servono gli F-35?” si è chiesta ricordando i suoi trascorsi di insegnante. Non trovando nessuna spiegazione plausibile, l’ha buttata là: “Poter intervenire nella coalizione contro l’Isis” con Francia, Inghilterra, Danimarca. Per poter inter-operare con gli altri alleati. Naturalmente, poiché nessuno di questi ha l’F-35 anzi ognuno ha un aereo diverso (F-16, Tornado, Rafale), non si capisce secondo la Pinotti come loro possano volare insieme e noi no. Ma non si può pretendere troppo, dopotutto.
Infine, essendosi spinta oltre le sue capacità dialettiche (che non sono neppure granché), in un ultimo disperato tentativo di salvarsi in angolo, ha aggiunto: “Se nel 2026 l’Italia volesse far parte di un’eventuale coalizione dobbiamo avere l’F-35”. Nel 2026? Completando infine così il suo discorso: e poi le forze armate sono un valore aggiunto, quando c’è un’alluvione sono le prime a intervenire. Ma ormai i senatori stavano uscendo.
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Kiev, 23 feb. (Adnkronos/Afp) - La Russia ha lanciato 267 droni contro l’Ucraina nella notte tra sabato e domenica, “un record” dall’invasione russa del 24 febbraio 2022, ha dichiarato l’aeronautica ucraina, alla vigilia del terzo anniversario dell’attacco russo su larga scala. "Sono stati avvistati nel cielo ucraino 267 droni nemici, il record per un singolo attacco" dall'inizio dell'invasione, ha scritto su Facebook il portavoce dell'aeronautica ucraina Yuri Ignat, secondo cui 138 sono stati intercettati dalla difesa aerea e altri 119 sono stati "persi" senza causare danni.
In un comunicato separato pubblicato su Telegram, l'esercito ha riferito che diverse regioni, tra cui Kiev, sono state "colpite", senza fornire ulteriori dettagli. Un attacco missilistico russo ha ucciso un uomo e ne ha feriti cinque a Kryvyi Rig, città natale del presidente ucraino Volodynyr Zelensky nell'Ucraina centrale, hanno reso noto le autorità regionali.
Beirut, 23 feb. (Adnkronos/Afp) - I media statali libanesi hanno riferito di attacchi israeliani in Libano, a circa 10 chilometri dal confine meridionale, mentre i fedeli si riunivano a Beirut per il grande funerale del leader di Hezbollah assassinato, Hassan Nasrallah. "Aerei nemici hanno lanciato due raid contro la zona tra Qleileh e Sammaaiyah, nel distretto di Tiro", ha affermato l'agenzia di stampa nazionale ufficiale.
Tel Aviv, 23 feb. (Adnkronos) - Le Idf confermano di aver effettuato attacchi aerei nel Libano meridionale. Uno degli obiettivi era un sito militare di Hezbollah contenente lanciarazzi e altre armi, dove l'esercito afferma di aver individuato attività da parte del gruppo terroristico.
Secondo l'esercito, l'attività di Hezbollah nel sito costituisce una "violazione degli accordi tra Israele e Libano". Inoltre, le Idf affermano di aver colpito diversi altri lanciarazzi di Hezbollah nel Libano meridionale, "che rappresentavano una minaccia per i civili israeliani".
Berlino, 23 feb. (Adnkronos) - Urne aperte in tutte la Germania per le politiche. Quasi 60 milioni di persone voteranno oggi fino alle 18 per scegliere un governo che dovrà fare i conti con il crollo dell'alleanza transatlantica sotto Donald Trump e con le nuove minacce alla sicurezza europea, proprio mentre il modello economico del Paese sta entrando in crisi. Secondo gli ultimi sondaggi, sarà il capo dell'opposizione conservatrice (Cdu/Csu) Friedrich Merz il nuovo cancelliere: dovrebbe vincere con il 29,5% di voti favorevoli. "Le grandi aspettative rispecchiano le grandi sfide che dovrà affrontare fin dal primo giorno del suo probabile mandato di cancelliere", ha affermato il settimanale tedesco Der Spiegel. "Una Russia aggressiva, un'America ostile e un'Europa che si sta allontanando: Merz potrebbe essere messo alla prova più duramente di qualsiasi cancelliere della repubblica del dopoguerra".
Merz ha recentemente ammesso che l'effettivo abbandono da parte di Trump delle promesse di difesa europee e l'aggressivo sostegno del suo vicepresidente JD Vance all'estrema destra Alternative für Deutschland (AfD) annunciavano "cambiamenti tettonici nei centri di potere politico ed economico del mondo". La Germania, ha detto, non ne sarebbe uscita indenne. L'indebolimento della Nato da parte di Trump e il tradimento dell'Ucraina sono "un pugno straziante allo stomaco", ha affermato Ursula Münch, direttrice del think tank dell'Accademia per l'educazione politica in Baviera, in particolare per l'Unione cristiano-democratica (Cdu) di Merz, che ha "solidarietà e amicizia con gli Stati Uniti nel profondo del suo Dna". "La sfida più grande per la Germania sarà quella di mettere insieme una dimostrazione di forza unita da parte dell'Ue e del Regno Unito".
Secondo i sondaggi, i socialdemocratici del cancellieri Olaf Scholz, si attestano al 15% dei consensi, 10 puntiin meno delle preferenze ricevute 4 anni fa, mentre l'Afd si attesta al 21%, oltre il doppio (era al 10,3%) rispetto al 2021.
Londra, 23 feb. (Adnkronos) - Il ministro degli Esteri britannico David Lammy ha dichiarato che domani annuncerà un nuovo importante pacchetto di sanzioni contro la Russia. Lo riporta ITV News. "Domani ho intenzione di annunciare il più grande pacchetto di sanzioni contro la Russia dall'inizio del conflitto, per indebolire la sua macchina militare e ridurre le entrate con cui si sta accendendo il fuoco della distruzione in Ucraina", ha affermato il ministro, aggiungendo che Londra "lavorerà con i partner americani ed europei per raggiungere una pace giusta e sostenibile", riconoscendo chiaramente l'Ucraina dev'essere coinvolta".
E' "un momento critico nella storia dell'Ucraina, della Gran Bretagna e dell'intera Europa" - ha detto ancora - Il sostegno all'Ucraina dovrebbe essere "raddoppiato" e si dovrebbe ricercare "la pace attraverso la forza". "Sul campo di battaglia, Londra resta impegnata a fornire un supporto militare di 3 miliardi di sterline all'anno per mettere l'Ucraina nella migliore posizione possibile e siamo pronti a contribuire con truppe britanniche alle forze di mantenimento della pace, se necessario".
(Adnkronos) - “La notte è trascorsa tranquilla, il Papa ha riposato”. Lo fa sapere oggi 23 febbraio il Vaticano aggiornando sulle condizioni di Papa Francesco ricoverato al Gemelli da venerdì della scorsa settimana.
Ieri sera l’ultimo bollettino diramato dalla Santa Sede sulle condizioni di salute di Bergoglio avevano restituito una situazione in aggravamento con una serie di criticità che i bollettini precedenti non avevano mai evidenziato. Nel dettaglio ieri il bollettino ha riferito che le “condizioni del Santo Padre continuano ad essere critiche, pertanto, come spiegato" dall’équipe medica che lo ha in cura, “il Papa non è fuori pericolo”.
Ieri mattina, si spiegava, “Papa Francesco ha presentato una crisi respiratoriaasmatiforme di entità prolungata nel tempo, che ha richiesto anche l'applicazione di ossigeno ad alti flussi. Gli esami del sangue odierni hanno inoltre evidenziato una piastrinopenia, associata ad un'anemia, che ha richiesto la somministrazione di emotrasfusioni. Il Santo Padre continua ad essere vigile e ha trascorso la giornata in poltrona anche se più sofferente rispetto a ieri. Al momento la prognosi è riservata”. Per Francesco è scattata una maratona di preghiere nelle chiese di tutto il mondo.
Kiev, 23 feb. (Adnkronos) - La Russia ha lanciato un attacco missilistico sulla città di Kryvy Rih, nell'oblast' di Dnipropetrovsk, nella tarda serata di ieri, uccidendo una persona e ferendone altre cinque. Lo ha riferito Oleksandr Vilkul, capo dell'amministrazione militare della città dove è nato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Tra i feriti ricoverati in ospedale, una donna sarebbe in condizioni critiche.
L'attacco ha inflitto gravi danni alle infrastrutture civili della città, ha detto Vilkul. Dodici edifici residenziali, una struttura infrastrutturale, una casa di riposo e una chiesa hanno subito danni. L'attacco ha inoltre colpito edifici sociali e industriali, una stazione di servizio e numerosi veicoli.