Leo Messi continua a dribblare i difensori avversari, ma non il Fisco spagnolo. E ora dovrà rispondere in aula della presunta frode fiscale orchestrata dal padre Jorge Horacio. Il tribunale di Gavà, nel distretto di Barcellona, ha respinto il ricorso presentato dalla stella argentina dei blaugrana. Il giudice ha stabilito che “non poteva non sapere” che suo papà, nonché suo agente e amministratore economico, aveva omesso di dichiarare i guadagni sui diritti di immagine tra il 2007 e il 2009 per un mancato versamento di oltre 4 milioni di euro. Una faccenda seria. Per i reati fiscali, infatti, la legge spagnola prevede pene detentive tra i 2 e i 6 anni di carcere e sanzioni pecuniarie salate con multe che vanno da due a sei volte la cifra evasa se questa supera i 600mila euro.
Secondo quanto ricostruito dal procuratore Raquel Amado, dal radar del fisco spagnolo sarebbero scomparsi poco più di 1 milione di euro nel 2007 e circa un milione e mezzo nei due anni successivi. Il sistema escogitato, afferma l’accusa, prevedeva la simulazione della cessione dei diritti d’immagine a società di comodo create in Belize e Uruguay, noti paradisi fiscali. Da queste scatole appositamente ideate dal padre nel 2005, quando Messi era ancora minorenne, il denaro sarebbe poi stato trasferito in società “domiciliate in giurisdizioni di convenienza” come Regno Unito e Svizzera sfruttando accordi di licenza o forniture di servizi. Con un unico obiettivo, ritiene il magistrato: evadere le tasse.
La questione rimane aperta nonostante per i tre anni di presunta truffa al fisco Messi abbia già versato circa 4 milioni di euro di multa, ripianando di fatto quello che secondo il tribunale aveva evaso. Ed altri 22,4 milioni sono stati recentemente sborsati dal campione argentino (primo contribuente spagnolo) per le dichiarazioni errate degli anni 2010, 2011, 2012. Anni, questi, che non rientrano nel processo. Inoltre, il 17 giugno scorso, la Procura di Barcellona, proprio in virtù del pagamento riparatore aveva chiesto l’archiviazione della sua posizione. Ha vinto invece l’Avvocatura di Stato, che in rappresentanza dell’Agenzia tributaria spagnola ha chiesto di portare la Pulce in aula. La discriminante tra il processo e il proscioglimento è stata l’interpretazione della dichiarazione di un perito, ritenuta ‘soggettiva’, che sosteneva che Messi “firma ciò che gli viene detto di firmare, non avendo né tempo né voglia di occuparsi di questioni economiche”.
La Spagna non fa più sconti ai vip, non solo al tre volte Pallone d’oro. A maggio, secondo quanto riportato dal quotidiano La Vanguardia, nel mirino del Fisco erano finiti altri sette giocatori della Liga. Tra questi Iker Casillas, Xabi Alonso e David Villa. La posizione del portiere del Real Madrid era quella più nota: ha dovuto restituire 1,6 milioni di euro poiché aveva sfruttato trattamenti fiscali agevolati dei quali non avrebbe dovuto godere. “Si è trattato solo di un’errata interpretazione della normativa”, spiegarono gli agenti dello spagnolo. Non proprio come Messi, che abituato ad attaccare dovrà invece difendersi in aula.
Twitter: @AndreaTundo1
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Messi a processo per evasione fiscale: il giudice ha detto no ad archiviazione
Il tribunale di Gavà ha respinto il ricorso dell'argentino: “non poteva non sapere” che suo papà, nonché suo amministratore economico, non aveva dichiarato guadagni sui diritti di immagine
Leo Messi continua a dribblare i difensori avversari, ma non il Fisco spagnolo. E ora dovrà rispondere in aula della presunta frode fiscale orchestrata dal padre Jorge Horacio. Il tribunale di Gavà, nel distretto di Barcellona, ha respinto il ricorso presentato dalla stella argentina dei blaugrana. Il giudice ha stabilito che “non poteva non sapere” che suo papà, nonché suo agente e amministratore economico, aveva omesso di dichiarare i guadagni sui diritti di immagine tra il 2007 e il 2009 per un mancato versamento di oltre 4 milioni di euro. Una faccenda seria. Per i reati fiscali, infatti, la legge spagnola prevede pene detentive tra i 2 e i 6 anni di carcere e sanzioni pecuniarie salate con multe che vanno da due a sei volte la cifra evasa se questa supera i 600mila euro.
Secondo quanto ricostruito dal procuratore Raquel Amado, dal radar del fisco spagnolo sarebbero scomparsi poco più di 1 milione di euro nel 2007 e circa un milione e mezzo nei due anni successivi. Il sistema escogitato, afferma l’accusa, prevedeva la simulazione della cessione dei diritti d’immagine a società di comodo create in Belize e Uruguay, noti paradisi fiscali. Da queste scatole appositamente ideate dal padre nel 2005, quando Messi era ancora minorenne, il denaro sarebbe poi stato trasferito in società “domiciliate in giurisdizioni di convenienza” come Regno Unito e Svizzera sfruttando accordi di licenza o forniture di servizi. Con un unico obiettivo, ritiene il magistrato: evadere le tasse.
La questione rimane aperta nonostante per i tre anni di presunta truffa al fisco Messi abbia già versato circa 4 milioni di euro di multa, ripianando di fatto quello che secondo il tribunale aveva evaso. Ed altri 22,4 milioni sono stati recentemente sborsati dal campione argentino (primo contribuente spagnolo) per le dichiarazioni errate degli anni 2010, 2011, 2012. Anni, questi, che non rientrano nel processo. Inoltre, il 17 giugno scorso, la Procura di Barcellona, proprio in virtù del pagamento riparatore aveva chiesto l’archiviazione della sua posizione. Ha vinto invece l’Avvocatura di Stato, che in rappresentanza dell’Agenzia tributaria spagnola ha chiesto di portare la Pulce in aula. La discriminante tra il processo e il proscioglimento è stata l’interpretazione della dichiarazione di un perito, ritenuta ‘soggettiva’, che sosteneva che Messi “firma ciò che gli viene detto di firmare, non avendo né tempo né voglia di occuparsi di questioni economiche”.
La Spagna non fa più sconti ai vip, non solo al tre volte Pallone d’oro. A maggio, secondo quanto riportato dal quotidiano La Vanguardia, nel mirino del Fisco erano finiti altri sette giocatori della Liga. Tra questi Iker Casillas, Xabi Alonso e David Villa. La posizione del portiere del Real Madrid era quella più nota: ha dovuto restituire 1,6 milioni di euro poiché aveva sfruttato trattamenti fiscali agevolati dei quali non avrebbe dovuto godere. “Si è trattato solo di un’errata interpretazione della normativa”, spiegarono gli agenti dello spagnolo. Non proprio come Messi, che abituato ad attaccare dovrà invece difendersi in aula.
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Washington, 25 feb. (Adnkronos) - La portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, ha dichiarato durante il briefing di oggi che l'amministrazione determinerà quali organi di stampa faranno parte del pool stampa della Casa Bianca. Attualmente la White House Correspondents Association aiuta a coordinare la copertura del pool.
La Leavitt ha affermato che alle "testate tradizionali" sarà comunque consentito di unirsi al pool, ma ha osservato che l'amministrazione consentirà l'adesione anche ad altri siti. "Sono orgogliosa di annunciare che restituiremo il potere alle persone che leggono i vostri giornali, che guardano i vostri programmi televisivi e che ascoltano le vostre stazioni radio", ha aggiunto.
(Adnkronos) - L'indagine su Twitter International Uk vede due indagati - si tratta di due ex amministratori (un irlandese e un indiano) - che si sono succeduti negli ultimi anni alla guida del social poi rilevato da Elon Musk a fine 2022. L'indagine nasce da un controllo fiscale della Gdf, concluso ad aprile 2024, proprio sulla piattaforma americana, che oggi si chiama 'X', sulla scia delle stesse verifiche fatte su Meta. Il fascicolo è affidato dal pm Giovanni Polizzi, già protagonista di altre indagini sui colossi del web.
Il punto centrale del fascicolo affidato a Polizzi, lo stesso che si è occupato dell'inchiesta su Meta, è l'idea che debbano essere tassate come transazioni commerciali le iscrizioni gratuite alle piattaforme online in cambio della cessione dei propri dati personali, che hanno un valore economico, visto che consentono la profilazione degli utenti.
Solo lo scorso dicembre la procura di Milano ha notificato l'avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti dei rappresentanti legali della società di diritto irlandese Meta, titolare dei social Facebook e Instagram. L'inchiesta - ancora aperta - ipotizza per il colosso l'omessa dichiarazione e mancato pagamento - tra il 2015 e il 2021 - dell'Iva per un totale di oltre 877 milioni di euro.
Washington, 25 feb. (Adnkronos) - La Casa Bianca attribuisce il grosso livido sulla mano destra di Donald Trump, che era visibile durante l'incontro di ieri con il presidente francese Emmanuel Macron, alle strette di mano del presidente americano.
"Il presidente Trump è un uomo del popolo", ha affermato la portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt, aggiungendo: "Il suo impegno è incrollabile e lo dimostra ogni singolo giorno. Il presidente Trump ha lividi sulla mano perché lavora costantemente e stringe mani tutto il giorno, tutti i giorni".
Roma, 25 feb. (Adnkronos) - Sono due i momenti della replica di Daniela Santanchè sottolineati dalle opposizioni, che oggi hanno votato compatte la mozione di sfiducia alla ministra del Turismo. Il primo quello sull''intemerata' del tacco 12 e il glamour, della sinistra che odia la ricchezza. Un tentativo di 'buttarla in caciara' e uscire dal merito, grave, della vicenda, dicono le opposizioni. L'altro passaggio è meno di colore e più inquietante, sostengono, ed è quando la ministra ha detto che alla prossima udienza valuterà le dimissioni "ma lo farò da sola - ha scandito- con me stessa, senza nessuna costrizione e forzatura". Una sottolineatura che, secondo le opposizioni, è un chiaro messaggio a Giorgia Meloni. E fa crescere l'interrogativo: perché la premier Meloni si fa trattare in questo modo? E' la domanda dei parlamentari di minoranza in Transatlantico.
Giuseppe Conte intervenendo in aula nelle dichiarazioni di voto ha dato una sua versione: "Ci sono solo due plausibili spiegazioni. La prima è che lei, Santanchè, ricatta Meloni. Può darsi che all'opposizione abbiate condiviso segreti che oggi mettono in imbarazzo la presidente del Consiglio e allora comprenderemmo perché ogni giorno Meloni dice che non è ricattabile... La seconda è che Fdi dopo aver avuto come motto 'legge e ordine', oggi che siete al potere si sentite casta intoccabile. Il caso Delmastro è l'esempio di questa vostra convinzione di essere al di sopra della legge".
Anche Elly Schlein si rivolge alla premier Meloni: "Cosa le impedisce di far dimettere Santanchè? Come è possibile accettare in silenzio, dopo che Santanchè ha detto che del pressing di Fdi se ne frega, che lei e solo lei decide se dimettersi come se non esistesse una presidente del Consiglio?". E insiste: "Meloni è stata campionessa mondiale di richieste di dimissioni e oggi ha disertato quest'aula, come fa non vergognarsi della sua incoerenza, come fa a non rendersi conto di quanto sia vigliacco il suo atteggiamento di continua fuga da quest'aula e dalla realtà? Dove si è nascosta la premier? Forse sta registrando un altro video, un contributo da inviare a una convention fra motoseghe e saluti nazisti?".
Conte ribatte anche al passaggio 'tacco 12' della ministra: "Lei ha detto che odiamo la ricchezza, ma non dica baggianate, siete voi che avete fatto la guerra ai poveri, che odiate i poveri. Noi odiamo o meglio ancora contrastiamo, la disonestà". Una questione, quella dei tacchi e delle borsette, che fa sbottare Schlein: "Lei viene qui a difendere le borsette, chi difende gli italiani dalla bollette? Noi non siamo qui per fare un processo ma per porre una gigantesca questione di opportunità politica: davanti ad accuse così gravi, per non ledere le istituzioni, avrebbe dovuto dimettersi".
La segretaria del Pd si rivolge quindi alla maggioranza: "Speriamo in un sussulto della maggioranza e dei singoli parlamentari. Se oggi salvate Santanchè dimostrate che a voi interessa difendere i vostri più che difendere l'onore delle istituzioni. Questa non è difesa nazionale, è difesa tribale". Per Elisabetta Piccolotti che interviene a nome di Avs, "il problema non è la ricchezza della ministra, il problema è che quando si è ricchi e non si pagano" gli stipendi ai lavoratori e si umiliano "le persone più povere".
Anche Iv, Più Europa e Azione che non avevano sottoscritto la mozione di sfiducia, hanno comunque dichiarato il voto a favore in aula. "Noi sappiamo che la mozione di sfiducia non sarà approvata, ma chiunque si è accorto che la ministra Santanchè non è sfiduciata da coloro che hanno presentato questa mozione ma dalla sua stessa maggioranza, dalla premier Meloni", dice Davide Faraone di Iv. Per Azione Antonio D'Alessio spiega: "Le mozioni di sfiducia non ci piacciono" e "la ministra non è colpevole fino a prova contraria" ma "è il quadro complessivo che finisce con il restituirci una politica rispetto alla quale scivolano via situazioni che non consentono una azione della ministra libera di condizionamenti". Linea simile a Riccardo Magi di Più Europa: "Per noi Santanché dovrebbe dimettersi" non per le questioni giudiziarie, ma "perché ha inanellato una serie di fallimenti da ministro". Intanto in serata l'aula ha respinto la sfiducia con 206 voti.
Londra, 25 feb. (Adnkronos/Afp) - Il primo ministro britannico Keir Starmer ha confermato che ospiterà colloqui sull'Ucraina con gli alleati nel fine settimana, dopo essere tornato dall'incontro con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump alla Casa Bianca. "Ospiterò diversi paesi questo fine settimana per continuare a discutere di come procedere insieme come alleati alla luce della situazione che ci troviamo ad affrontare", ha detto ai giornalisti.
Tel Aviv, 25 feb. (Adnkronos) - Le Idf e lo Shin Bet hanno sventato un piano terroristico che prevedeva l'uso di una bomba da 100 kg a Kabatiya, in Cisgiordania. Lo ha reso noto l'Idf, aggiungendo che nel corso dell'operazione, i soldati hanno perquisito decine di siti, arrestato 15 terroristi, localizzato armi e smantellato esplosivi.
Washington, 25 feb. (Adnkronos) - "Sono stata rapita dai terroristi di Hamas il 7 ottobre dal Nova Festival insieme al mio compagno, Avinatan Or. Siamo stati presi con la forza, separati e siamo entrati nell'inferno sulla terra". Lo ha detto l'ostaggio liberato Noa Argamani al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, aggiungendo che "non abbiamo più tempo! Sono qui oggi, il che è un miracolo, ma ci sono ancora 63 ostaggi che stanno vivendo questo incubo, senza sapere se vivranno o moriranno. Non c'è bisogno che vi racconti di Kfir e Ariel Bibas e della loro madre Shiri. Una madre e i suoi bambini che sono stati brutalmente assassinati in prigionia".