Il sindaco di Bologna e i Comuni di Udine, Milano, Roma e Napoli contro il ministro dell’Interno sul divieto di trascrizione in Italia delle nozze omosessuali celebrate all’estero. Per Angelino Alfano i matrimoni di persone dello stesso sesso non sono conformi alle nostre leggi. Pertanto non si possono registrare in Italia e per quelli già trascritti si procederà all’annullamento. Questo, in sostanza, è il contenuto di una circolare che il ministro ha annunciato di inviare ai prefetti (“questa mattina”, ha detto ai microfoni di Rtl 102.5) mentre alcuni comuni italiani hanno dato da tempo il via libera alle trascrizioni e il governo lavora alla bozza per le unioni civili.
Ed è Bologna a rispedire per prima al mittente l’ordine del Viminale, con una presa di posizione netta e senza spiragli di mediazione. Il primo cittadino del capoluogo emiliano Virginio Merola, che sul tema si era già scontrato col rappresentante del governo nella provincia, ha esplicitamente dichiarato che non obbedirà alla “stupida circolare” di Alfano, perché rispondere così “a questioni che riguardano la vita concreta di tante persone non è solo burocratico, ma è anche tragicomico. Nessun motivo di ordine pubblico impedisce la trascrizione. Se vogliono annullare gli atti delle trascrizioni dei matrimoni contratti all’estero lo facciano – dice -. Io non ritiro la mia firma. Lo facciano dunque ma non nel nome di Bologna, che come sindaco rappresento. Io non obbedisco”.
E sulla scia di Merola altre amministrazioni si oppongono alla circolare. A partire dal primo cittadino di Udine Furio Honsell, che nei giorni scorsi per primo in Friuli Venezia Giulia ha trascritto un’unione gay. Secondo Honsell “una questione come questa non va risolta con circolari burocratiche, ma deve essere portata in parlamento o davanti alla Corte costituzionale”. Dalla parte “dei sindaci che resisteranno a questa indicazione medievale (la circolare, ndr)” è il vicesindaco di Roma Luigi Nieri che, dice, si batterà “con ancora maggior decisione, per introdurre al più presto questa misura di civiltà anche a Roma”. Il Comune di Napoli invece “ricorrerà nelle sedi giudiziarie competenti” perché “la circolare per annullare le trascrizioni è contraria al principio costituzionale di uguaglianza dei diritti”. E a Milano esponenti del Consiglio comunale, che il 6 ottobre ha incassato l’ok a maggioranza per la trascrizione dei matrimoni gay, esprimono il loro dissenso per la decisione di Alfano.
Contro Alfano anche i senatori del Pd Andrea Marcucci e Laura Cantini, primi firmatari del ddl che istituisce le unioni civili e la stepchild adoption (adozione da parte di coppie dello stesso sesso) che ribadiscono la necessità di una “legge che riconosca le unioni civili per le coppie gay. Entro la fine dell’anno, come ha confermato il premier Renzi – hanno precisato – in Senato andrà avanti il testo base che risolverà anche la questione dei registri dei Comuni“. Allineato ai due senatori sulla necessità di una legge anche il presidente del Partito democratico Matteo Orfini che su Twitter si rivolge direttamente al ministro: “Caro Angelino Alfano – scrive – invece di annullare le trascrizioni dei matrimoni gay preoccupiamoci di renderle possibili anche in Italia“.
I ‘precedenti’ a Bologna – Quello della trascrizione delle nozze gay è un tema controverso, che già a settembre era stato oggetto di scontro tra il sindaco di Bologna Virginio Merola, che aveva dato il via libera alla trascrizione sui registri dello stato civile, e il prefetto della città Ennio Maria Sodano, che in una lettera aveva chiesto all’amministrazione comunale di annullare la direttiva. Una decisione a suo parere necessaria perché si trattava di un provvedimento non previsto dall’ordinamento italiano. Proprio come ha detto oggi Alfano. Ma il primo cittadino di Bologna aveva ribadito che il Comune sarebbe andato avanti fino a che il ministero stesso non fosse intervenuto ‘di persona’ per dipanare la questione. “La nostra è una battaglia di civiltà – aveva detto Merola – per cui non revoco il provvedimento e se riterrà opportuno interverrà il prefetto. Io l’ho informato tempo fa. Questo non è un tema di sua competenza, ma risponde a indirizzi ministeriali”. E anche la Curia di Bologna, nel suo settimanale ‘Bologna Sette’, in un intervento affidato al giurista Paolo Cavana e intitolato ‘Errore da correggere’ parlava di “provvedimento formalmente illegittimo e privo di ogni rilevanza giuridica”.
Alfano contro le unioni gay – Eppure l’esecutivo a cui Alfano appartiene ha annunciato prima dell’estate un ddl, da presentare in Parlamento in autunno, in cui le unioni civili tra persone dello stesso sesso potranno godere di tutti i diritti previsti dal matrimonio tranne uno, quello di adottare. Un modello che ricalca quello tedesco delle civil partnership. Tuttavia l’opposizione del ministro dell’Interno alle unioni gay era sempre stata netta e su quella, eventualmente, si sarebbe anche giocata la tenuta del governo. “Se propongono il matrimonio gay – aveva detto a gennaio quando Letta era ancora a Palazzo Chigi – ce ne andiamo a gambe levate denunciandolo all’opinione pubblica”. E ancor prima aveva già frenato il segretario del Pd Matteo Renzi sull’ipotesi di inserire le unioni civili nel patto di coalizione.
Le trascrizioni nei Comuni – Sono state adottate da diverse amministrazioni in tutta Italia. A Grosseto, ad esempio, a seguito di un’ordinanza del Tribunale, il Comune ha dichiarato ‘sposo’ e ‘sposo’ Giuseppe Chigiotti e Stefano Bucci, trascrivendo il loro matrimonio avvenuto a New York il 6 dicembre 2012 nel registro di stato civile. Fano, invece, è stata la prima città in Italia a trascrivere un matrimonio gay con un atto diretto del sindaco. E a luglio il sindaco di Napoli Luigi De Magistris ha iscritto all’anagrafe i primi due sposi dello stesso sesso, che nel 2008 si sono uniti in matrimonio in Spagna. Sul fronte dei diritti gay, inoltre, a Palermo una coppia omosessuale ha ottenuto il congedo matrimoniale da azienda comunale, mentre ad agosto il tribunale di Roma ha riconosciuto l’adozione di una bimba che vive in una coppia omosessuale (lesbiche), estendendo i diritti alla convivente della madre biologica.