La Procura di Palermo, in una memoria depositata alla Corte d’Assise, ha dato parere favorevole alla partecipazione dei boss Totò Riina e Leoluca Bagarella e dell’ex ministro Nicola Mancino alla deposizione, al Quirinale, del Capo dello Stato al processo sulla trattativa Stato-Mafia. I capimafia, qualora la Corte accogliesse la loro istanza di assistere alla deposizione, parteciperebbero in videoconferenza dal carcere, mentre Mancino potrebbe assistere dal Quirinale.
Esclusione degli imputati potrebbe determinare nullità processuale. Secondo i pm, infatti, la possibilità di partecipare all’udienza, seppure con le forme della videoconferenza, sarebbe prevista dalla norma richiamata dalla Corte d’Assise per lo svolgimento dell’udienza al Quirinale, cioè l’articolo che disciplina l’audizione del teste sentito a domicilio. Inoltre – per la Procura – alla luce dei principi generali che consentono all’imputato di partecipare al processo, un’eventuale esclusione, a fronte di una precisa istanza, potrebbe determinare una nullità processuale. Da qui il parere favorevole della Procura. I giudici della corte d’Assise di Palermo decideranno alla prossima udienza fissata giovedì 9 ottobre.
L’ammissione di Napolitano decisa due settimane fa. Due settimane fa il presidente della corte Alfredo Montalto aveva ammesso la citazione del capo dello Stato come teste: ma non esistendo una norma che ne regolasse nello specifico le modalità, il giudice aveva applicato per analogia l’articolo 502 del codice di procedura penale. L’udienza, in pratica, si svolgerà alla presenza dell’accusa – rappresentata dai pm Vittorio Teresi, Roberto Tartaglia, Nino Di Matteo e Francesco Del Bene – e degli avvocati difensori: la norma non prevede infatti che siano presenti gli imputati, le parti private e il pubblico. Lo stesso articolo applicato da Montalto, però, al secondo comma specifica che nel caso in cui uno degli imputati chiedesse di essere presente all’udienza, tale richiesta dovrà essere accolta. Lo svolgimento di un’udienza in assenza degli imputati potrebbe infatti comportare la nullità dell’intero processo.
Il Pd all’attacco dei pm di Palermo: “Grave caduta di stile”. La posizione della Procura di Palermo però è sgradita al Pd. “Ho sempre rispettato le decisioni della magistratura e rispetto quindi anche il parere della Procura di Palermo sulla partecipazione di Riina e Bagarella alla deposizione del Capo dello Stato al processo sulla trattativa Stato-mafia – dice il presidente dei senatori del Pd Luigi Zanda – Debbo però sottolineare che non comprendo il significato, né processuale né istituzionale, della decisione della Procura”. Ancora più duri i deputati Federico Gelli ed Ernesto Magorno, quest’ultimo componente della commissione Antimafia: “La decisione della Procura di Palermo di esprimere parere favorevole alla presenza dei boss mafiosi per l’udienza del Capo dello Stato appare quantomeno una grave caduta di stile. Permettere a degli assassini conclamati, boss stragisti – aggiungono – che si sono macchiati dei peggiori delitti contro lo Stato, di trovarsi di fronte al vertice della Repubblica, il garante della Costituzione e dell’ordine democratico, appare una scelta poco condivisibile. Senza entrare ovviamente nelle questioni processuali, dalla Procura probabilmente ci si sarebbe attesa una maggiore sensibilità istituzionale”. Anche la senatrice del Pd Anna Finocchiaro, presidente della commissione Affari costituzionali del Senato critica la decisione dei pm: “Credo giusto conoscere la verità sulla trattativa Stato-mafia e ho pieno rispetto dell’autonomia della magistratura e quindi anche delle scelte della Procura di Palermo. Ma proprio per questo stupisce e non mi spiego, sia ai fini processuali sia per motivi istituzionali, il parere favorevole che la stessa Procura ha dato alla partecipazione di boss mafiosi alla deposizione del Capo dello Stato”.
Anche i capigruppo Ncd, Nunzia De Girolamo e Maurizio Sacconi sembrano sorpresi: “Noi abbiamo sempre rispettato la magistratura e lo facciamo anche in questo caso. Ma la decisione della Procura di Palermo di esprimere parere favorevole alla presenza dei boss mafiosi per l’udienza del Capo dello Stato ci risulta quanto meno inspiegabile da un punto di vista processuale e istituzionale”.
Anche i giornalisti chiedono di assistere all’audizione del capo dello Stato. All’audizione del testimone Napolitano vorrebbero assistere anche i cronisti. E così sul tavolo dei magistrati è arrivata anche la richiesta dell’ordine dei giornalisti della Sicilia di voler consentire l’esercizio del diritto di cronaca sulla deposizione del Capo dello Stato. L’Ordine ha chiesto che anche i cronisti vengano messi in condizione di seguire la testimonianza,”senza filtri e versioni riferite dai presenti, che – anche involontariamente – potrebbero risultare parziali e condizionanti, specie in un’occasione così importante”.
Se la Corte non dovesse ammettere i giornalisti nella sala che verrà adibita ad aula di udienza, l’Ordine chiede di farli stare in un ambiente collegato in videoconferenza o quanto meno con un segnale audio, non necessariamente all’interno del Palazzo del Quirinale. Questo “in considerazione delle difficoltà tecnico-giuridiche affrontate dai giudici per lo svolgimento di questa udienza”. Nella lettera indirizzata anche al presidente Napolitano, l’Ordine di Sicilia spiega di ritenere che rientri tra gli interessi della giustizia, evocati dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo, riguardo al ruolo della stampa nel processo, fare in modo che i giornalisti possano dare una rappresentazione più fedele possibile dei fatti. Sull’istanza la Corte d’assise deciderà giovedì, all’udienza del dibattimento, in corso all’aula bunker dell’Ucciardone.
Mafie
Trattativa, pm : “Sì a presenza dei boss e di Mancino” a deposizione Napolitano
Per la Procura di Palermo, alla luce dei principi generali che consentono all’imputato di partecipare al processo, un’eventuale esclusione, a fronte di una precisa istanza, potrebbe determinare una nullità processuale. La posizione della Procura di Palermo però è sgradita al Pd: "Grave caduta di stile"
La Procura di Palermo, in una memoria depositata alla Corte d’Assise, ha dato parere favorevole alla partecipazione dei boss Totò Riina e Leoluca Bagarella e dell’ex ministro Nicola Mancino alla deposizione, al Quirinale, del Capo dello Stato al processo sulla trattativa Stato-Mafia. I capimafia, qualora la Corte accogliesse la loro istanza di assistere alla deposizione, parteciperebbero in videoconferenza dal carcere, mentre Mancino potrebbe assistere dal Quirinale.
Esclusione degli imputati potrebbe determinare nullità processuale. Secondo i pm, infatti, la possibilità di partecipare all’udienza, seppure con le forme della videoconferenza, sarebbe prevista dalla norma richiamata dalla Corte d’Assise per lo svolgimento dell’udienza al Quirinale, cioè l’articolo che disciplina l’audizione del teste sentito a domicilio. Inoltre – per la Procura – alla luce dei principi generali che consentono all’imputato di partecipare al processo, un’eventuale esclusione, a fronte di una precisa istanza, potrebbe determinare una nullità processuale. Da qui il parere favorevole della Procura. I giudici della corte d’Assise di Palermo decideranno alla prossima udienza fissata giovedì 9 ottobre.
L’ammissione di Napolitano decisa due settimane fa. Due settimane fa il presidente della corte Alfredo Montalto aveva ammesso la citazione del capo dello Stato come teste: ma non esistendo una norma che ne regolasse nello specifico le modalità, il giudice aveva applicato per analogia l’articolo 502 del codice di procedura penale. L’udienza, in pratica, si svolgerà alla presenza dell’accusa – rappresentata dai pm Vittorio Teresi, Roberto Tartaglia, Nino Di Matteo e Francesco Del Bene – e degli avvocati difensori: la norma non prevede infatti che siano presenti gli imputati, le parti private e il pubblico. Lo stesso articolo applicato da Montalto, però, al secondo comma specifica che nel caso in cui uno degli imputati chiedesse di essere presente all’udienza, tale richiesta dovrà essere accolta. Lo svolgimento di un’udienza in assenza degli imputati potrebbe infatti comportare la nullità dell’intero processo.
Il Pd all’attacco dei pm di Palermo: “Grave caduta di stile”. La posizione della Procura di Palermo però è sgradita al Pd. “Ho sempre rispettato le decisioni della magistratura e rispetto quindi anche il parere della Procura di Palermo sulla partecipazione di Riina e Bagarella alla deposizione del Capo dello Stato al processo sulla trattativa Stato-mafia – dice il presidente dei senatori del Pd Luigi Zanda – Debbo però sottolineare che non comprendo il significato, né processuale né istituzionale, della decisione della Procura”. Ancora più duri i deputati Federico Gelli ed Ernesto Magorno, quest’ultimo componente della commissione Antimafia: “La decisione della Procura di Palermo di esprimere parere favorevole alla presenza dei boss mafiosi per l’udienza del Capo dello Stato appare quantomeno una grave caduta di stile. Permettere a degli assassini conclamati, boss stragisti – aggiungono – che si sono macchiati dei peggiori delitti contro lo Stato, di trovarsi di fronte al vertice della Repubblica, il garante della Costituzione e dell’ordine democratico, appare una scelta poco condivisibile. Senza entrare ovviamente nelle questioni processuali, dalla Procura probabilmente ci si sarebbe attesa una maggiore sensibilità istituzionale”. Anche la senatrice del Pd Anna Finocchiaro, presidente della commissione Affari costituzionali del Senato critica la decisione dei pm: “Credo giusto conoscere la verità sulla trattativa Stato-mafia e ho pieno rispetto dell’autonomia della magistratura e quindi anche delle scelte della Procura di Palermo. Ma proprio per questo stupisce e non mi spiego, sia ai fini processuali sia per motivi istituzionali, il parere favorevole che la stessa Procura ha dato alla partecipazione di boss mafiosi alla deposizione del Capo dello Stato”.
Anche i capigruppo Ncd, Nunzia De Girolamo e Maurizio Sacconi sembrano sorpresi: “Noi abbiamo sempre rispettato la magistratura e lo facciamo anche in questo caso. Ma la decisione della Procura di Palermo di esprimere parere favorevole alla presenza dei boss mafiosi per l’udienza del Capo dello Stato ci risulta quanto meno inspiegabile da un punto di vista processuale e istituzionale”.
Anche i giornalisti chiedono di assistere all’audizione del capo dello Stato. All’audizione del testimone Napolitano vorrebbero assistere anche i cronisti. E così sul tavolo dei magistrati è arrivata anche la richiesta dell’ordine dei giornalisti della Sicilia di voler consentire l’esercizio del diritto di cronaca sulla deposizione del Capo dello Stato. L’Ordine ha chiesto che anche i cronisti vengano messi in condizione di seguire la testimonianza,”senza filtri e versioni riferite dai presenti, che – anche involontariamente – potrebbero risultare parziali e condizionanti, specie in un’occasione così importante”.
Se la Corte non dovesse ammettere i giornalisti nella sala che verrà adibita ad aula di udienza, l’Ordine chiede di farli stare in un ambiente collegato in videoconferenza o quanto meno con un segnale audio, non necessariamente all’interno del Palazzo del Quirinale. Questo “in considerazione delle difficoltà tecnico-giuridiche affrontate dai giudici per lo svolgimento di questa udienza”. Nella lettera indirizzata anche al presidente Napolitano, l’Ordine di Sicilia spiega di ritenere che rientri tra gli interessi della giustizia, evocati dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo, riguardo al ruolo della stampa nel processo, fare in modo che i giornalisti possano dare una rappresentazione più fedele possibile dei fatti. Sull’istanza la Corte d’assise deciderà giovedì, all’udienza del dibattimento, in corso all’aula bunker dell’Ucciardone.
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Trattativa, dopo i boss anche Mancino vuole assistere a deposizione Napolitano
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Roma, 18 feb. (Adnkronos) - Martedì 25 alle ore 15.30 si svolgeranno le commemorazioni dell'Ambasciatore Attanasio e del carabiniere Iacovacci. Poi il primo punto all'ordine del giorno è la mozione di sfiducia a Daniela Santanchè.
(Adnkronos) - La sede opportuna, ha sottolineato Ciriani, "è il Copasir che è un organo del Parlamento e non del governo, ed è presieduto da un componente delle opposizioni. E' quella la sede in cui il governo fornisce tutte le informazioni del caso: oggi è stato audito Valensise, la settimana scorsa Caravelli e la prossima settimana sarà audito Frattasi. Da parte del governo non c'è alcun volontà di non dare informazioni, ma di darle nelle sedi opportune".
E anche sulla richiesta delle opposizioni di sapere se Paragon sia stato utilizzato dalla polizia penitenziaria, Ciriani ribadisce che saranno date "riposte nelle sedi opportune. C'e' un luogo in cui dare risposte e un altro luogo in cui non si possono dare, ma questo è la legge a disporlo, non è il governo". Infine viste le proteste dei gruppi più piccoli che non sono rappresentati nel Copasir, Ciriani ha ricordato che "è la legge che lo prevede, non dipende dal governo".
Roma, 18 feb. (Adnkronos) - Martedì 25 al mattino si terrà discussione generale sulla mozione di sfiducia al ministro Carlo Nordio. Lo ha stabilito la conferenza dei capigruppo della Camera.
Roma, 18 feb. (Adnkronos) - La conferenza dei capigruppo ha stabilito che domani dalle 18 votazione si svolgerà la chiama per la fiducia sul dl Milleproroghe. Le dichiarazioni di voto inizieranno alle 16 e 20. Il voto finale sul provvedimento è previsto per giovedì.
Roma, 18 feb. (Adnkronos) - Le opposizioni protestano con il governo e con il presidente della Camera Lorenzo Fontana sulla mancata interrogazione al question time sul caso Paragon. "Il governo si sottrae al confronto con il Parlamento. Siamo totalmente insoddisfatti sulle motivazioni apportate dal ministro Ciriani" che ha ribadito come il governo ritenga "non divulgabili" le informazioni sul caso, ha detto la presidente dei deputati Pd, Chiara Braga, al termine della capigruppo a Montecitorio. "E abbiamo chiesto anche al presidente Fontana di rivalutare la sua scelta".
"Il governo ha avuto l'atteggiamento di chi è stato preso con le mani nella marmellata: tutti hanno parlato, ma ora che abbiamo chiesto se lo spyware fosse utilizzato dalla polizia penitenziaria scatta il segreto...", osserva il capogruppo di Iv, Davide Faraone. Per Riccardo Magi di Più Europa si tratta "di un altro colpo alle prerogative del Parlamento. Si toglie forza a uno dei pochissimi strumenti che si hanno per ottenere risposte dal governo".
Roma, 18 (Adnkronos) - "Si tratta di informazioni non divulgabili" e come tali "possono essere divulgate solo nelle sedi opportune" come il Copasir. Lo ha detto il ministro Luca Ciriani al termine della capigruppo alla Camera a proposito delle interrogazioni al governo da parte delle opposizioni sul caso Paragon. "Da parte del governo non c'è alcun volontà di non dare informazioni, ma di darle nelle sedi opportune".
Milano, 18 feb. (Adnkronos) - "Sono molto sollevato per la decisione del giudice Iannelli che ha escluso la richiesta di arresti domiciliari a mio carico. Ciò mi permette di proseguire il mio lavoro di architetto e anche di portare a termine l’incarico di presidente di Triennale e di docente del Politecnico di Milano". Lo afferma Stefano Boeri dopo la decisione del gip di Milano che ha disposto un'interdittiva che gli vieta per un anno di far parte di commissioni giudicatrici per procedure di affidamento di contratti pubblici.
L'archistar è indagato insieme a Cino Paolo Zucchi e Pier Paolo Tamburelli per turbativa d'asta nell'inchiesta per la realizzazione della Beic, la Biblioteca Europea di Informazione e Cultura. "Ribadisco la mia piena fiducia nel lavoro della magistratura e non vedo l’ora di poter chiarire ulteriormente la mia posizione. Non nascondo però la mia inquietudine per tutto quello che ho subito in queste settimane e per i danni irreversibili generati alla mia vita privata e professionale" conclude Boeri in una nota.