Arresto per un dirigente della Regione Veneto, Fabio Fior – a cui sono stati concessi i domiciliari – e obbligo di dimora per due imprenditori del settore dei rifiuti, venti iscritti nel registro degli indagati tra cui ex assessori regionali, sindaci, funzionari e imprenditori. Il vento del Mose soffia nuovamente sul Veneto scompigliando i palazzi della politica regionale.
Al cuore dell’indagine c’è Fabio Fior, dirigente regionale di lungo corso, considerato vicino all’ex assessore alle infrastrutture Renato Chisso anche lui indagato in questa inchiesta e ancora in carcere in relazione all’inchiesta Mose. Fior, membro della commissione di valutazione d’impatto ambientale e della commissione tecnica regionale dell’ambiente, suggeriva, secondo gli inquirenti, alle ditte che richiedevano alla Regione autorizzazioni per progetti riguardanti impianti di trattamento rifiuti o discariche di farsi incaricare come collaudatore. In questa veste suggeriva le modifiche necessarie a concludere l’iter della pratica. Per questo servizio il dirigente si faceva pagare “compensi sproporzionati rispetto all’attività svolta” ma promettendo “una sorta di protezione istituzionale“. Colpisce che ad approfittare di questo oneroso “servizio” siano state anche società pubbliche come la Sesa di Este o la Etra di Cittadella. Per poter condurre questo molteplice ruolo Fior avrebbe goduto di coperture istituzionali garantite dal dirigente all’ambiente Roberto Casarin e dall’ex assessore Chisso.
Fior inoltre compariva, secondo l’accusa, come “socio occulto” in alcune società che venivano nominate, grazie ai suoi incarichi e le sue influenze in Regione, come “terzi controllori” delle società operanti nel campo dei rifiuti. L’istituto del “terzo controllore”, da un paio d’anni cancellato, era una particolarità tutta veneta per cui le ditte si rivolgevano ad alcune società per effettuare i controlli previsti dalla normativa. Con questo istituto di fatto i controllori erano clienti dei controllati.
Sempre una società di Fior era stata beneficiata dell’incarico di monitoraggio satellitare delle discariche della pianura veneta. Progetto meritorio se non fosse stato affidato senza gara al al Magistrato delle acque di Venezia per l’individuazione del soggetto esecutore che l’aveva affidato al Consorzio Venezia Nuova. E qui troviamo le consonanze con la vicenda del Mose. Per questo disinvolta procedura sono indagati per abuso d’ufficio gli ex assessori all’ambiente Giancarlo Conta e Renato Chisso e i magistrati alle acque Maria Giovanna Piva e Patrizio Cuccioletta, (entrambi già arrestati nell’ambito dell’inchiesta Mose, così come di Chisso) hanno affidato l’incarico direttamente al Consorzio Venezia Nuova, aggirando la normativa sugli appalti. Ed è così che i lavori – costo: 2,5 milioni di euro – per il monitoraggio satellitare delle discariche sono stati assegnati ad una società di cui Fior è socio occulto.
Ma le modalità di fare business con l’ambiente erano infiniti: una società riconducibile al dirigente regionale è riuscita ad ottenere la gestione di un fondo pubblico per la riduzione delle emissioni di anidride carbonica finanziato con parte della tassa sui rifiuti. La società avrebbe dovuto provvedere alla forestazione del terreno di una discarica di un paese del padovano. I lavori di forestazione, iniziati e subito abbandonati, hanno procurato una serie di contenziosi con la Regione. Fabio Fior con il cambio di amministrazione regionale aveva perso negli ultimi anni un po’ del suo potere. Ma il sistema che ha alimentato il malaffare in veneto sembra lontano dall’essere smantellato: ancor oggi, come ha denunciato l’Osservatorio ambiente e legalità di Legambiente Veneto, molti dei componenti della commissione regionale di valutazione d’impatto ambientale “hanno interessi rilevanti in progetti che vengono presi in esame dalla commissione” denuncia Luigi Lazzaro presidente di Legambiente Veneto. I reati contestati sono: peculato, malversazione a danno dello Stato, abuso d’ufficio, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico.