Come è potuto avvenire il contagio? “Forse mentre mi toglievo la tuta protettiva dopo i trattamenti su Manuel Garcia Viejo”. Così, in un’intervista a El Mundo condotta via telefono, l’infermiera spagnola contagiata dal virus ebola e attualmente ricoverata in isolamento all’ospedale Carlos III di Madrid. Alla domanda se abbia seguito i protocolli di sicurezza, la donna, Maria Teresa Romero Ramos, risponde di sì, così come nega di aver fatto qualcosa di sbagliato. Uno dei medici dell’ospedale, German Rodriguez, sostiene però che la donna potrebbe essersi toccata il viso mentre indossava ancora i guanti protettivi. Lo avrebbe confessato la stessa infermiera al dottore. La Procura di Madrid ha comunque deciso di aprire un’inchiesta per accertare se vi siano responsabilità penali. Il marito, Javier Limon, spiega a El Mundo che la moglie è andata in ferie dopo la morte del missionario Manuel Garcia Viejo al Carlos III e ha iniziato a sentirsi male con una leggera febbre il 30 settembre, ma ha partecipato a un esame professionale con altri candidati. Le autorità sanitarie hanno confermato che la donna non ha lasciato l’area di Madrid. Intanto, l’ospedale di Dallas comunica la morte di Thomas Eric Duncan, il cittadino liberiano, definito anche “Paziente zero”, a cui era stato diagnosticato il virus negli Stati Uniti.
Un’altra infermiera ricoverata: è la quarta
Un’altra infermiera di circa 40 anni, sposata e con due figli piccoli, è stata ricoverata questa mattina in osservazione all’ospedale madrileno Carlo III-La Paz, per sospetto contagio di Ebola. La sanitaria, che faceva parte della squadra che ha assistito i due missionari spagnoli rimpatriati e deceduti nell’ospedale, è stata posta in isolamento per un aumento della febbre che ha provocato il suo ricovero, secondo fonti sanitarie del nosocomio. L’infermiera, che lavora da un decennio nella struttura sanitaria, è la sesta persona ricoverata al Carlo III-La Paz, delle quali quatto ausiliari di infermeria.
Morto il “Paziente Zero”
Non ce l’ha fatta Thomas Eric Duncan, il cittadino liberiano a cui era stata diagnosticata l’Ebola negli Stati Uniti, dopo un viaggio in aereo da Monrovia, capitale del paese africano colpito dal virus. Il 42enne è stato il primo uomo risultato positivo alle analisi in un paese occidentale. “Ha ceduto ad una malattia insidiosa. Ha combattuto con coraggio in questa battaglia”, si legge in un comunicato diffuso dal Texas Health Presbyterian Hospital di Dallas. Duncan aveva contratto il virus a Monrovia, aiutando la figlia di una coppia di amici a recarsi in ospedale e, quando ancora non aveva sintomi visibili, era arrivato negli Stati Uniti per una visita ad alcuni suoi parenti.
Ucciso il cane della donna, scontri animalisti-polizia
Le autorità hanno fatto abbattere Excalibur, il cane dell’infermiera per il quale esisteva un rischio di contagio. L’animale non mostrava alcun sintomo della malattia, ma il giudice ha deciso di non correre un ulteriore rischio di diffusione del virus. Uno studio internazionale mostra che i cani possono ammalarsi di Ebola senza mostrarne i sintomi, tuttavia non è ancora stata provata la trasmissibilità da loro agli esseri umani. A niente sono servite le proteste degli animalisti che, una cinquantina circa, si sono barricati di fronte casa della coppia cercando di impedire agli operatori sanitari di entrare per prelevare Excalibur. Dopo che le forze dell’ordine sono riuscite a portare via il cane sono nati scontri tra animalisti e uomini in divisa. Decine le persone arrestate dopo aver tentato di bloccare l’ambulanza. In molti si sono battuti per evitare l’uccisione di Excalibur, dopo che il Partito animalista spagnolo ha deciso di battersi per salvare l’animale dall’eutanasia, raccogliendo 300 mila firme in poche ore con una petizione sul web. Anche Maria Teresa Ramos e suo marito avevano fatto sapere, tramite gli avvocati, di non autorizzare l’uccisione dell’animale, ma entrambi sono tenuti in quarantena per monitorare le loro condizioni di salute ed evitare contagi.
Ebola costerà 32,6 miliardi di dollari. Un calcolo effettuato dalla Banca Mondiale rivela che, entro la fine del 2015, si saranno spesi circa 32,6 miliardi di dollari per combattere l’epidemia di Ebola che ha colpito l’Africa occidentale. Nello studio della Wb non si esclude che il virus possa espandersi territorialmente e contagiare anche altri paesi, vista la rapida diffusione che ha fatto registrare da febbraio, mese in cui è stato diagnosticato il primo caso di febbre emorragica. Il rapporto, però, sostiene anche che c’è il modo per frenare il dilagare dell’epidemia: se la comunità internazionale riuscisse ad arginare l’epidemia con un’azione immediata e portare maggiore serenità nei paesi limitrofi, che per cautelarsi hanno chiuso i loro confini e bloccato di conseguenze gli scambi commerciali, si potrebbe riuscire ad isolare il virus e sconfiggerlo.