“Walter, ma è vero che ti stai dimettendo?”. Galleria dei presidenti di Montecitorio, ore sette della sera. Quando da Palazzo Madama rimbalza la notizia che il senatore dissidente Walter Tocci starebbe per dimettersi, un parlamentare democratico è incredulo, non crede alle parole del cronista. E senza perdere un secondo compone il numero di telefono del ribelle di Largo del Nazareno. “Pronto Walter, ma è vero che staresti per dimetterti? Attento, non fare cazzate…”.
Dall’altro capo del telefono Tocci non ne vuol sapere, ormai il dado è tratto. L’onorevole, però, insiste: “Walter, ti ripeto, non fare cazzate perché poi escono un paio di agenzie e finisce tutto”. Il senatore, però, spiega al deputato che voterà la fiducia sul disegno di delega ma poi lascerà lo scranno, non intende indietreggiare di mezzo centimetro. La decisione ormai è stata presa. Tuttavia il collega deputato cerca di convincerlo: “Tu sei stato eletto dal popolo con le primarie. Secondo me, stai facendo una cazzata. Oltretutto non ti fidare dei falsi amici che ti spingono a dimetterti perché poi dopo un paio di agenzie finisce tutto. Dai, ripensaci”. I telefoni si spengono, e il giovane parlamentare Pd, ancora choccato dalla notizia, si lascia andare con ilfattoquotidiano.it: “Walter è una persona seria, ha una storia di sinistra alle spalle e se lo farà saranno problemi…”. Dopo qualche minuto nel Transatlantico di Montecitorio Pippo Civati, che nel pomeriggio aveva annunciato “che alcuni sono pronti a dimettersi” e che considera il disegno di legge sul jobs act “la cosa più di destra della storia della sinistra”, invia un messaggio ai vertici di Largo del Nazareno: “Aspettiamo le nove di questa sera, ma se dovesse dimettersi si creerebbe un precedente….”.