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Inchiesta Mose, Galan lascia il carcere di Opera. Il gip dice sì agli arresti domiciliari

L’ex governatore del Veneto è uscito dal penitenziario milanese di Opera, dove era detenuto in seguito alle accuse di corruzione. Ad attenderlo all'uscita c'era la moglie. La scarcerazione è avvenuta dopo l’accordo raggiunto con la Procura per il patteggiamento a una pena di 2 anni e 10 mesi ed una confisca di 2 milioni e 600 mila euro
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Giancarlo Galan è stato scarcerato. Dopo il sì della Procura al patteggiamento per le accuse di corruzione nell’ambito dell’inchiesta sul caso Mose, il deputato di Forza Italia Galan è stato messo ai domiciliari dal gip di Venezia. Ad aspettare Galan all’uscita dal carcere milanese di Opera, dove era recluso, c’era la moglie Alessandra Persegato, che ha portato l’ex ministro nella loro casa, a Villa Rodella a Cinto sui Colli Euganei.

Il passaggio giudiziario decisivo è previsto il 16 ottobre, quando i legali dell’ex governatore del Veneto Antonio Franchini e Niccolò Ghedini, andranno davanti al giudice e ai pm per entrare nel merito del patteggiamento e il gip Giuliana Galasso dovrà deciderne la congruità con i capi d’accusa. La proposta è di 2 anni e 10 mesi di reclusione ed una multa di 2,6 mlioni di euro. Per l’inchiesta Mose sono già più di una ventina i patteggiamenti richiesti per il 16 ottobre, su un totale di 35 indagati. Uno solo finora è stato respinto, dell’ex sindaco di Venezia Giorgio Orsoni (pena incongrua), il primo a chiederlo dopo che era stato ai domiciliari per finanziamento illecito dei partiti.

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