Per Genova, sommersa di fango e macerie, l’incubo non è ancora finito. Le previsioni meteo dell’Arpal annunciano l’arrivo di una nuova intensa perturbazione che in giornata raggiungerà il Nordovest, per poi estendersi tra la notte e lunedì a gran parte del Nord e alla Toscana. In particolare in Liguria, fanno sapere dal Centro Epson Meteo. Tra questa notte e la prima parte di domani sono attesi anche temporali. Poi le precipitazioni si estenderanno a tutta la Liguria di Levante dove il maltempo proseguirà per tutto domani. Non si escludono quindi – a suo avviso – nubifragi e quantitativi di pioggia alche oltre i 100 mm. Solo nella notte tra lunedì e martedì questa nuova ondata di maltempo tenderà ad abbandonare la Liguria di Levante. La Protezione civile ha emanato una nuova Allerta 2, il massimo grado del rischio, fino a lunedì alle ore 24. Restano chiusi parchi, cimiteri, impianti sportivi. Resteranno chiuse lunedì le scuole di ogni ordine e grado. Non solo a Genova, ma anche nelle province della Spezia e Savona.

Nell’entroterra si trovano Paesi devastati dall’esondazione di torrenti, come Montoggio e Savignone in alta Valle Scrivia e paesi isolati raggiungibili solo a piedi per vecchi sentieri, come succede a Pentema in alta Val Trebbia o in alcune frazioni della Valbrevenna: l’alluvione ha messo in ginocchio l’entroterra genovese con danni ancora tutti da calcolare. Sono moltissimi i tratti delle strade provinciali colpiti di frane e smottamenti. La Provincia quindi calcola danni per 7 milioni di euro solo per le strade provinciali “è la cifra necessaria per riaprire con i primi interventi tutti i tratti colpiti, ma serviranno altre risorse per le messe in sicurezza definitive”, spiega il commissario straordinario provinciale Piero Fossati.

La rabbia nelle strade del capoluogo ligure è palpabile, la tensione di questi giorni deve trovare sfogo. Il sindaco, Marco Doria, è stato pesantemente contestato dai commercianti del centro storico durante un sopralluogo. “Pagliacci, ancora parlate, dimezzatevi gli stipendi”, hanno detto i commercianti. “Prendi la pala e pulisci”, ha detto un altro. Il sindaco è stato anche offeso.”Vai a casa“, gli è stato detto. Vicino al sindaco anche la polizia. Nonostante le offese ricevute e le accuse il sindaco ha continuato a incontrare i commercianti che gli hanno anche detto: “Non pulite neppure i tombini“. Un giovane gli ha urlato: “Se fossi stato il sindaco mi sarei incatenato a Roma, la gente è rovinata e voi la Tasi la mandate comunque a Roma. Siete spazzatura“. Altri gli hanno gridato: “Hai paura? Verrà anche il momento che prenderete gli schiaffi“. Un commerciante anziano, che ha subito diverse alluvioni, lo ha implorato: “Fate qualcosa“. 

 

Dal Canale youtube di Ricordi confusi

“Come Comune abbiamo fatto una riunione straordinaria di giunta – spiega poi Doria ai microfoni di SkyTg24 – sospendiamo per tutti coloro che sono stati danneggiati dall’evento alluvionale Tasi, Imu e Tari” 2014. “Chiedo che anche il governo”, ha aggiunto, proceda con “la sospensione del pagamento delle imposte per i danneggiati”. “Attiveremo un conto corrente”, continua il sindaco,  dove chiunque potrà versare denaro per gli alluvionati e il Comune di Genova “sarà il primo” a versare dei fondi. Al giornalista che gli domanda se  fosse o meno in grado di sbloccare i fondi per la risistemazione del Bisagno, il sindaco risponde: “Non ero in grado”. “Le dimissioni? Posso anche pensarci e se fossi sicuro che le mie dimissioni accelerassero le procedure per gli interventi lo farei anche subito”, ha detto ancora il sindaco. Domani potrebbe essere Beppe Grillo, genovese, a chiederle: “Andremo martedì a Genova a spalare, anche perché i nostri parlamentari sono abituati a spalare merda in Parlamento. Domani non si può perchè hanno dato Allerta 2, vuol dire che non è più il caso”. A chi in piazza poco prima gli domandava se chiederà le dimissioni del sindaco Doria, Grillo rispondeva: “Vedremo“.

Intanto scoppia un caso nel caso: quattro dirigenti del Comune, denuncia l’ex candidato sindaco Enrico Musso, nel 2014 hanno ottenuto “retribuzioni di risultato” tra i 6 mila e i 17 mila euro oltre lo stipendio “visto il loro buon lavoro per la sicurezza idrogeologica della città”, si legge nelle motivazioni. “Il sindaco Marco Doria e la sua giunta hanno ritenuto evidentemente ‘conseguitì i seguenti risultati – spiega Musso -: per il dirigente 1 gli obiettivi erano la mitigazione del rischio per gli edifici ubicati nelle aree di maggior rischio idrogeologico, sviluppo e promozione della conoscenza delle attività di Protezione civile. La retribuzione di risultato è stata di 7.171,74 (lordo annuo 93.886,75). Il dirigente 2 aveva come obiettivi il monitoraggio del territorio e gli appalti di idrodrenaggio urbano. La retribuzione di risultato è stata 6.131,27 (lordo annuo 79.811,17)”. La lista prosegue: “Il dirigente 3 aveva per obiettivi lo scolmatore dei torrenti Bisagno e Chiaravagna, e gli interventi di adeguamenti idraulici per una retribuzione di risultato 9.405,44 (lordo annuo 109.558,76) mentre il dirigente 4 aveva come obiettivo, tra gli altri, la messa in sicurezza del territorio e la retribuzione di risultato è stata di 17.614,53 euro per un lordo annuo di 123.653,19″. Una delle dirigenti sotto accusa, Monica Bocchiardo, si difende su SkyTg24: “Io non posso conseguire un premio per fermare l’acqua con le mani. Abbiamo mitigato il rischio lavorando insieme a quelle che sono le altre istituzioni per raggiungere una maggiore sicurezza delle persone che vivono e che abitano in quelle zone”.

Tra i volontari che scavano nel fango e i genovesi che tentano di riprendersi le loro vite, è tempo di contare i danni. La stima si aggira attorno ai 300 milioni (200 per la parte pubblica, ha detto il governatore Burlando, oltre 100 per quella privata, dicono le associazioni di categoria). L’esercito è arrivato ieri in città, ma il problema non è solo quello di raccogliere il fango, quanto di evitare che con l’arrivo dell’autunno l’Italia venga giù come accade praticamente ogni anno e intervenire velocemente per ripristinare la normalità. “Avere il coraggio di semplificare la burocrazia e nei casi eccezionali come questo avviare subito gli interventi senza pretendere carte, timbri e via discorrendo, perché la gente vive giorno per giorno e non può aspettare”, ha detto il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale e arcivescovo di Genova, ai microfoni di Sky Tg24, rispondendo a una domanda su cosa chiederebbe alla politica. “Ci vuole lo sblocco di fondi immediatamente”, ha aggiunto, “e pensare a una giusta sistemazione delle vie” che negli anni scorsi è mancata. “Nessuno deve vedere lo Stato distratto e lento rifugiarsi dietro il primato delle responsabilità, dietro un’accettabile e macchinosa burocrazia che per assicurare legalità e trasparenza fa affondare nel fango chi ha perso tutto – ha proseguito Bagnasco – è nelle sventure che si misura il grado di civiltà di un popolo, di una nazione, la capacità di governo e la maturità di coloro che devono vigilare e provvedere ai singoli affinché possano riprendersi e le calamità naturali non si ripetano”. L’arcivescovo ha poi spiegato che “domenica prossima ci sarà una raccolta nelle chiese, come vescovi abbiamo stanziato un milione subito, ho chiesto ai parroci di fare una mappa precisa delle richieste su cui intervenire”. 

A scattare un’impietosa fotografia della situazione è Franco Gabrielli: “Lo Stato è impotente. Nelle condizioni attuali, come s’è visto giovedì a Genova, non è in grado di tutelare le vite dei cittadini. E la Protezione civile è senza mezzi, è come se mi avessero mandato sul fronte con una scatola di aspirine per una guerra non voluta da me”, ha detto il capo della Protezione civile, intervistato da Repubblica. Attribuire la responsabilità ai meteorologi? “Una previsione meteo è stata sbagliata, ma da qui a crocifiggere chi ha sbagliato ne corre. La colpa di Genova, e di tutte le calamità che stanno accadendo, è del grande deficit culturale del nostro Paese sul tema della protezione civile”. “Nel 2013 il governo s’è dimenticato di finanziare il Fen, il Fondo per l’emergenza nazionale. Lo ha fatto poi nel 2014 stanziando 70 milioni di euro“.

Ma le emergenze nazionali dichiarate negli ultimi tre anni, continua il prefetto, hanno provocato danni accertati per “due miliardi e 300 milioni“. Per questi danni, “ci sono solo 70 milioni. E questo fondo, nella metafora della guerra, sarebbe la famosa cassetta delle aspirine“. “E allora perché ci si stupisce della sua esiguità solo quando ci sono disastri e morti?”. Gabrielli attacca anche la burocrazia: “Io pongo il problema che in questo Paese, a distanza di 30 mesi da quando sono stati stanziati i fondi, si stia ancora dietro alla carta bollata”. “I 35 milioni per il torrente Bisagno, non spesi per una girandola di ricorsi dopo l’assegnazione della gara, è uno scandalo della burocrazia pubblica”.

Un pensiero per la difficile situazione del capoluogo ligure arriva anche da Papa Francesco. “In questo momento, – ha detto il pontefice dopo l’Angelus – il nostro pensiero va alla città di Genova duramente colpita dall’alluvione. Assicuro la mia preghiera per la vittima e per quanti hanno subito gravi danni. La Madonna della Guardia sostenga la cara popolazione genovese nell’impegno solidale per superare la dura prova”. E ha pregato con la piazza la Madonna della Guardia.

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