Sul palco di Ferrara i contestatori gli avevano lanciato alcune uova. A Bergamo, invece, sono 200 lavoratori Fiom ad accogliere tra i fischi il presidente del Consiglio Matteo Renzi, per protestare contro il Jobs Act e la riforma del lavoro. Succede pochi minuti prima dell’intervento del premier all’assemblea generale di Confindustria Bergamo organizzata all’interno dell’azienda Persico, a Nembro. Un’occasione in cui Renzi annuncia che la componente lavoro dell’Irap, che vale “circa 6,5 miliardi di euro” e che “dà un messaggio che il lavoro sia solo un costo”, nel 2015 sarà abolita e che non ci saranno contributi per tre anni per i neoassunti.
Legge di stabilità e taglio tasse – Tanti gli obiettivi e le cifre elencati dal palco, dalla manovra al fiscal compact. Che promette di rispettare, ma garantendo lo sblocco di risorse per il Paese: “Non sforo il 3% ma comunque arrivo al 2,9% e libero 11,5 miliardi”. Spiega che la legge di stabilità sarà da 30 miliardi e aggiunge che il governo taglierà “18 miliardi di tasse” tra il 2014 e il 2015. Una misura che sintetizza come la “più grande opera di riduzione delle tasse mai fatta”. Dieci vanno a finanziare il bonus di 80 euro, 500 milioni sono destinati alle detrazioni per le famiglie e il resto riguarda anche gli incentivi “che permetteranno per 3 anni di non pagare contributi a chi fa assunzioni a tempo indeterminato”.
Patto di stabilità e Tfr – E anche per i Comuni, spiega il presidente del Consiglio, già nel cdm di mercoledì 15 ottobre si liberano “spazi di patto di stabilità per un miliardo di euro”. Renzi parla poi di “contrazione dei consumi” come di un “passaggio importante e serio” e, sulla possibilità del Tfr in busta paga, precisa: “Dobbiamo consentire a chi vuole attraverso un’operazione con le banche di sostegno alle pmi, che presenteremo nelle prossime ore, la possibilità di lasciare il tfr su base mensile”.
“Riforme fondamentali” – Poi prosegue ricordando i punti di sempre. La necessità di “cambiare tutti un po’” e la convinzione che “recuperare fiducia non è training autogeno, ma la consapevolezza della forza della nostra economia“. Sottolinea che prima di tutto “deve cambiare la politica” e che la priorità “è dare il buon esempio”. E a dimostrare la bontà delle riforme – “fondamentali” – a cui sta lavorando il governo parla dell’alluvione di Genova. “Se un’opera pubblica viene bloccata dai ricorsi e dai controricorsi – dice – se lavorano più gli avvocati e i giudici che i manovali, ecco perché va cambiata la giustizia civile, ecco perché lo Sblocca Italia, ecco perché bisogna prendersi le responsabilità”. Quello che è inaccettabile “è lo scaricabarile – aggiunge – sei mesi a discutere su chi l’ha fatto, su chi ha la colpa, e poi si ricomincia. Questo porta alla stagnazione e alla crisi“.
Maroni: “Cancellare il patto di stabilità” – Prima dei fischi al premier, i lavoratori fuori dai cancelli avevano tirato sacchi di farina contro le macchine dei partecipanti all’assemblea. Ad accogliere Renzi, accompagnato dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Graziano Delrio, c’erano, tra gli altri, il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, il presidente della Regione Roberto Maroni, il sindaco di Bergamo Giorgio Gori.
All’inizio dei lavori prende la parola il presidente della Regione Roberto Maroni che chiede al governo, già nella manovra, di cancellare “il patto di stabilità” e di permettere agli enti locali di spendere soldi anche per affrontare il rischio idrogeologico. Una richiesta applaudita da imprenditori e sindaci presenti e alla quale Renzi risponde confermando l’impostazione della legge di stabilità: “E’ vero che il patto è stupido – ha detto -, ma dobbiamo dimostrare credibilità ai partner europei e ai mercati manterremo gli impegni presi dagli altri governi. A me non piace il fiscal compact – ha proseguito – ma è stato votato e ora non posso dire che non lo rispetto. Non sforo il 3% ma comunque arrivo al 2,9% e libero 11,5 miliardi”.
Secondo Maroni “abbiamo un residuo fiscale che ci penalizza più di ogni altro, un miliardo a settimana. Non pretendiamo di tenerci tutti i soldi – prosegue – ma chiediamo al governo di lasciare a Regione ed enti locali di usare le risorse che abbiamo risparmiato, abolendo il patto di stabilità che è iniquo, ingiusto lei stesso da sindaco di Firenze lo aveva definito patto di stupidità”. Il presidente della Lombardia sollecita quindi, anche grazie a quelle risorse, un “grande intervento per rendere sicure le nostre contrade le nostre città, in particolare Milano”, dal punto di vista del dissesto idrogeologico che ha colpito di recente anche Genova. E conclude facendo “appello a nome di tutti i sindaci, senza distinzioni politiche”.